Piccola Biblioteca Adelphi
1994, 18ª ediz., pp. 107 — 10 EURO, ONLINE EURO 8,50
WILLIAM S. BURROUGHS NEL 1983–nasce a Saint Louis nel 1914 – e muore a Lawrence nel 1997), è stato uno scrittore, saggista e pittore statunitense, vicino al movimento della Beat Generation. Considerato uno degli artisti più importanti e innovativi del ventesimo secolo, ha esercitato una notevole influenza sulla cultura di massa e sulla letteratura. Apparve in vari film e collaborò con numerosi musicisti e performer. (wiki)
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William S. Burroughs. “Il gatto in noi”. Prima parte: il “Guardiano” e Ruski.
“Non si compra l’amore con niente. Come tutte le creature pure, i gatti sono pratici.” Dedicato a tutti quelli che riescono a sentire “il gatto in loro”…
Adriana Silvestro
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Chi è William S. Burroughs?
E’ stato un uomo che si definì: “Drogato Omosessule Pecora Nera di Buona Famiglia. ” Non solo si definì così. Lo fu. Padre della “beat generation”, tossicomane tutta la vita (ma visse ben 83 anni), laurea ad Harvard stracciata per rincorrere la strada, omosessuale che sposò una donna. Scrittore.. Dissacrante?… Tremendo?… O- come vengono definiti quelli che non temono di fissare la realtà. fino a “morirne”- … “lucido”? Jack Kerouac lo descrive così nel romanzo “On the road”: “Aveva un debole sentimentale per l’America dei vecchi tempi, specialmente degli anni Dieci, quando il Paese era selvaggio, rissoso e libero, libertà di ogni genere, in abbondanza, per tutti…”. Ed ecco che già vediamo spuntare la coda di un gatto… (“selvaggio, rissoso”… “libertà di ogni genere, in abbondanza, per tutti…”).
Dire che “amò i gatti”, dopo aver letto “The cat inside”, ci sembra deviante. Non è questo il termine questa volta. Ne divenne il Guardiano, invece,qualcosa di molto più difficIlmente immaginabile. Perché in questo libro i gatti saltano sugli alberi e fanno cadere scatolette -come tutti i gatti- ma diventano i tramiti che ci portano a tastare insondabili dimensioni interne. C’è, in queste pagine, una continuità, fisica e psichica, tra “uomo” e “gatto” fatta di lacrime, terrore e gesti minimi. La costante di questo libro è, forse, una visionaria pietà. Ma chiunque, sulle tracce del gatto dentro di sé, potrà trovarne altre.
FRAMMENTI
“In questi ultimi anni sono diventato un devoto amante del gatto, e ora a questa creatura riconosco senz’altro l’essenza di spirito felino, di piccolo dio del focolare. (…) Quindici anni fa sognai di aver preso con la canna da pesca un gatto bianco. Per una qualche ragione stavo poi per ributtarlo via, ma si strofinava contro di me, miagolando pietosamente.
“Da quando ho adottato Ruski, i sogni coi gatti sono vividi e frequenti. Spesso sogno che Ruski è saltato sul mio letto. (…) La Terra dei Morti… Olezzi di scoli fumanti, di gas e plastica che brucia…chiazze d’olio…montagne russe e ruote panoramiche ricoperte d’erbe selvagge e rampicanti. Non riesco a trovare Ruski. Lo chiamo… “Ruski! Ruski! Ruski!”. Un senso profondo di tristezza e di presentimento. “Non avrei dovuto portarlo qui!”. Mi sveglio che le lacrime mi corrono giù per la faccia.”
“Molto dopo avrei capito che mi spetta i ruolo del Guardiano, per dare vita e nutrimento ad una creatura che è in parte gatto, in parte uomo, e in parte qualcosa di ancora inimmaginabile, che potrebbe essere il risultato di un’unione non consumata per milioni di anni.”
“Il gatto non offre servigi. Il gatto offre se setsso. Naturalmente vuole cura ed un tetto. Non si compra l’amore con niente. Come tutte le creature pure, i gatti sono pratici. Per capire una questione antica, bisogna riportarla al presente. Il mio incontro con Ruski e la mia mutazione in uomo-gatto rimettono in scena il rapporto tra i primi gatti domestici e i loro protettori umani”
Nota. Altri brani di William S.. Burroughs, “Il gatto in noi”, Milano, Adelphi 2006, negli articoli:
“Seconda Parte: il Gatto Bianco”.
“Terza parte: Fletch, il nero trovatello”
“Quarta parte. i Gattini. E la madre”
“Quinta parte: un gatto grigioazzurro… Ruski.”
“Sesta parte: la mancanza di Ed.”
“Settima parte: sui gatti. Varietà, fascino, praticità.”
“Ottava parte: il grido d’aiuto di Ruski.”
“Nona parte: il Gatto psichico. E le lacrime negli occhi.”
19 Novembre 2008
Dolcissimo e selvaggio, il gatto è un nostro parente. Lo mettiamo tra i nostri antenati e tra i nostri discendenti, sperando che ci stia vicino e che ci protegga.
A proposito di bellezza, ieri abbiamo visto un film molto bello, su TV2000, che è la televisione del Vaticano ( fatta egregiamente). Il titolo è “Tangerines-mandarini”. Siamo nel 1992 in Georgia, dove si sta svolgendo una guerra feroce con la repubblica secessionista di Abcasia. La divisione è anche culturale e affonda le sue radici nella storia: da una parte i georgiani cristiani, dall’altra gli abcasi musulmani. Ivo, anziano estone in esilio, si prende cura della piantagione di mandarini insieme al compatriota Margus, che desidera fare un ultimo raccolto prima di tornarsene in patria. I due non prendono parte alla guerra, ma la guerra arriva anche nella loro campagna sperduta: un combattimento tra opposte fazioni lascia sul terreno numerosi morti, tutti giovanissimi. Solo due sono i sopravvissuti, nemici tra loro, che Ivo riesce a strappare alla morte. La saggezza , l’umanità, la lucidità e l’ironia di Ivo riusciranno a smorzare l’odio che inizialmente c’è tra i due nemici, che riconosceranno fino in fondo la propria e l’altrui comune umanità contro la scelleratezza e la bestialità della guerra. Il film, che tratta di temi così seri e tremendi, è svolto con una certa leggerezza di tono, che fa risaltare , grazie all’intelligenza e all’umanità del protagonista, l’assurdità, il dolore, persino l’allegria di certe situazioni paradossali. La raccolta dei mandarini che si deve fare anche durante la guerra perché sarebbe peccato lasciarli andare a male è il tentativo, coraggiosamente riuscito, di salvaguardare quella parte di buono che c’è nell’animo umano e che va coltivata malgrado tutto. La guerra continuerà con le sue atrocità e con la negazione della ragione, ma sappiamo che c’è la possibilità di opporvisi, con umanità ed intelligenza.
Il film,il cui titolo originale è “Tangerines”, prodotto da Estonia e Georgia nel 2013, è diretto da Zaza Urushadze. Interpreti ( bravissimi):Lembit Ulfsak, Giorgi Nakashidze, Elmo Nùganen. L’opera è stata candidata all’Oscar nel 2015 per il miglior film straniero.
Altro film molto bello che ho rivisto ieri sul canale Tre della RAI: Pride. La vicenda si svolge durante la lotta dei minatori contro la Lady di Ferro. Un gruppo di gay e di lesbiche di Londra decide di appoggiare i minatori in sciopero, facendo delle collette e degli spettacoli. Bellissimo è l’incontro-scontro con il sindacato dei minatori del Galles. Tra solidarietà, incomprensioni, luoghi comuni superati con difficoltà, vere e proprie amicizie che si sviluppano tra gruppi così differenti per storie e per epoche, si arriverà alla grande manifestazione Pride a Londra del 1985: in prima fila a sfilare il sindacato dei minatori del Galles. I fatti sono realmente avvenuti, tra l’altro mentre imperversava tra i gay la terribile e allora non ancora curabile epidemia di AIDS. E’ un film allegro, paradossale e ci si stupisce che i fatti narrati siano realmente avvenuti. Sembra dirci che se gli esclusi, gli ultimi della fila si mettono insieme vincendo divisioni e pregiudizi, riescono almeno a superare la solitudine infinita che in questo periodo storico ( ma forse in tutti) colpisce l’umanità e soprattutto i ceti più disagiati.
qualcosa mi dice che mi ci volete mettere in mezzo ma io mi scanso e vi propongo due piccolissime “poesiole” di 59 anni fa:
Sono come il ragno
che tesse la tela
che la rondine
con un volo spezza.
Vagabondo vado
con la cassetta dei sogni
aspettando qualcuno
che l’apra.
Comprerò un mazzo
di garofani bianchi
da posare
su un’ara al cielo
Pegno e ricordo
di vita.
mattinata in Liguria
In questa giornata di sole
davanti al Mediterraneo
i miei occhi
hanno varcato i confini.
Il ritorno dalla pesca
Anche questa sera tornano le barche
si vedono da lontano gli alberi scarni
le vele tese
al lavoro tutto il giorno coi pescatori
e si ripete il rito vecchio di secoli
dormono ora nella penombra
tra panfili dispotici e superbi
Tra i vicoli della città alta
tra arcate fuligginose
e panni stesi al sole
non si vede pescatore intorno
Pendono l’edere dalle arcate
come tanti ricami a processione
e le processioni cantano nei vicoli
fin su al Santuario
Tra casa e casa fanno ponte i richiami
s’intrecciano le grida sulle teste
ma il pescatore non le sente più
è caduto a sognare la sua barca d’oro.
I ragazzi della città alta
C’è il capo
e li comanda tutti
ma Piero è grasso
con gli occhiali
e non sarà pescatore
è l’intellettuale
e non vuole soprannome
soffre il mal di mare
e non va in giro scalzo
con brache di sole toppe
e non fa il ligera
coi pollici nella cintura
sarà quel che sarà
ma non pescherà nel mare
E il capo li comanda tutti
i ragazzi della città alta
ma Piero
tutti lo sanno
non pescherà pesci nella vita.
……………………. e non ho trovato neppure un gatto: se li saranno mangiati i topi? 🙂