SILVANA SILVESTRI, IL MANIFESTO DEL 28 SETTEMBRE 2013::: RECENSIONE AL LIBRO DI GIANCARLO BOCCHI, ” IL RIBELLE. GUIDO PICELLI UNA VITA DA RIVOLUZIONARIO “, IMP- LIBRO E DVD DEL FILM A 22 EURO, DISTRIBUITO DA NDA

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Guido Picelli
 (Parma9 ottobre 1889 – Algora4 o 5 gennaio 1937) è stato un politico e antifascista italiano, animatore della resistenza armata di Parma alle milizie fasciste, nel 1922; caduto combattendo volontario nella Guerra civile spagnola, colpito alle spalle da una pallottola che continua anonima. 

+++ guido picelli-wikipedia

https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Picelli

 

ALIAS

Il Ribelle, la leggenda proletaria

Recensione. Un libro racconta per la prima volta con documenti scoperti negli archivi segreti la storia di Guido Picelli, il rivoluzionario che “terrorizzò” Mussolini

Alcuni arditi del popolo di Guido Picelli in esilio a Pargi

Come Antonio Gramsci, anche Guido Picelli credeva in una sinistra coraggiosa, democratica, antidogmatica e aveva un’estrema fiducia nella capacità di riscatto e liberazione dell’uomo. Ma il suo sogno svanì quando vide affermarsi un’altra sinistra italiana: pavida, dogmatica e opportunista.

A far cadere nell’oblio la memoria delle sue azioni e delle sue idee, che sono ancora oggi di una grande attualità, fu una pallottola senza nome. Sul fronte di Siguenza della Guerra di Spagna, Il 5 gennaio del 1937, un colpo alle spalle fermò per sempre la “leggenda” del proletariato, l’uomo d’azione della sinistra di cui il fascismo aveva paura, l’antifascista che “terrorizzava” Mussolini, ma che era troppo ribelle per Stalin.

“Il Ribelle. Guido Picelli una vita da Rivoluzionario” di Giancarlo Bocchi (IMP editore, libro e dvd del film a 22 euro, distribuiti da NDA) racconta per la prima volta in maniera completa l’avventura umana e politica di Guido Picelli, da quelle più battagliere a quelle confidenziali, cucite da un unico filo rosso fatto di coraggio, amore per la verità e per la giustizia sociale. Una storia fino ad ora nascosta, una vera e propria riscoperta di azioni, scritti e documenti degli archivi riservati sovietici, spagnoli e italiani, attuali anche ai nostri giorni.

“Come la luce e l’aria, le idee di libertà e di uguaglianza penetrano ovunque e nessuna forza può contenerle”, scrive Guido Picelli nel 1922 dopo aver abbandonato il teatro per scenari più grandiosi nel cuore pulsante della storia. Dopo il 1919 gli bastano pochi anni, e più di un’impresa memorabile da sindacalista unitario, da fondatore delle Guardie rosse, da deputato tirato fuori di galera con un plebiscito popolare, per indossare le vesti dell’eroe popolare, nobile, audace e beffardo.

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NANNI BALESTRINI–RADIODRAMMA

PARMA 1922, UNA RESISTENZA ANTIFASCISTA

Barricate di Parma, l'erezione in via Bixio.jpg

Barricate di Parma, l’erezione in via Bixio, 1° AGOSTO DEL 1922  (ISTITUTO PARRI DI BOLOGNA), con i lastroni del selciato

91° anniversario delle Barricate

Paolo Bertoletti delegato dalla CGIL di Parma alla Memoria e alla Storia del Movimento sindacale.

“Il 5 agosto del 1922 si conclusero le giornate delle Barricate. I fascisti costretti a lasciare Parma senza essere riusciti ad entrare in Oltretorrente. Fu una vittoria di tutta Parma. Come ricorda bene il filmato del Sindacato Pensionati della CGIL di Parma “Si erano vestiti della festa” uscito nel settembre scorso in occasione del 90° anniversario e liberamente visibile su You Tube digitando il titolo.L’attualità ci riporta a quello spirito. All’idea che insieme si possa contrastare e sconfiggere ogni sopruso. Ogni messa in discussione della libertà.Parma ha ancora bisogno di quello spirito. Dobbiamo difendere le nostre istituzioni e i loro ruoli. Anche quello del Consiglio comunale, liberamente eletto.
Dobbiamo dare risposte alle persone colpite dalla crisi. Non lasciarle sole. Infondere speranza che, come ci hanno insegnato gli Arditi del Popolo, anche l’ostacolo che sembra insormontabile si può superare. Facciamo vivere gli ultimi versi della bella poesia di Attilio Bertolucci sulle Barricate del ’22 “….Vincenti per un giorno, vincenti per tutta la vita.”

Nota del sindaco Federico Pizzarotti, dopo la commemorazione ufficiale avvenuta nella mattinata di oggi in piazzale Rondani.
“Riempie di orgoglio ricordare come la nostra città sia stata da sempre impermeabile al fascismo. Giorni come questi servono per riportare all’attualità il ricordo di quella storica generazione di parmigiani, e del loro sacrificio per un sentimento nobile come la libertà da ogni sopruso. Oggi, purtroppo, i mali del nostro tempo si chiamano soprattutto debolezza sociale e crisi economica, i quali moltiplicano le disuguaglianze tra gli stessi cittadini. Metaforicamente siamo chiamati ad ergere nuove barricate con un rinnovato spirito di tutela e difesa della società da questi nuovi mali, dando speranza alla nostra generazione e a quella futura, come avvenne 91 anni fa”

SQUADRE IN TRANSITO A PARMA NELL’EPOCA DELLE BARRICATE -1922

 

Targa nel quartiere Oltretorrente sui fatti del 1922

WIKIPEDIA/ FATTI DI PARMA

https://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_di_Parma

È Picelli nel 1922 a guidare a Parma poche centinaia di suoi Arditi del popolo, uomini male armati, comunisti, popolari, anarchici, repubblicani e socialisti, che si oppongo per sei giorni a oltre diecimila fascisti guidati da Italo Balbo, che preoccupato scrive nel suo diario: «Se Picelli dovesse vincere, i sovversivi di tutta Italia rialzerebbero la testa…». E la “Battaglia di Parma” si risolve in una disfatta clamorosa per i fascisti che lasciano sul campo trentanove morti e centocinquanta feriti. E’ la prima vittoria militare del fronte antifascista in Europa, ma l’idea del “Fronte unico”, che unisce per la prima volta anarchici, socialisti, comunisti, popolari, repubblicani, e determina la vittoria di Parma, viene osteggiata dai leader dei partiti della sinistra. “Noi siamo una forza immensa, ma sbandata, organizzata e disciplinata diventerebbe così potente da distruggere non una ma mille volte il fascismo…” scrive Picelli.  Dalle pagine del suo giornale “L’ardito del Popolo”, il primo di ottobre 1922, lancia un appello profetico, che rimarrà inascoltato, per la costituzione dell’“Esercito rosso”, un “fronte unico”, che insorga e combatta per la libertà.

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Termini come Etica, Solidarietà, Unità, Democrazia, Coerenza, oggi abusati per giustificare ogni sorta di opportunismo, ritrovano nel romanzo della vita di Picelli il loro significato più autentico.

Dopo la “marcia su Roma” è lui ha lottare con tutte le sue forze per convincere i partiti democratici all’insurrezione militare contro il fascismo. È lui a inalberare, il 1° maggio del  ’24, un enorme drappo rosso sul parlamento per ridicolizzare Mussolini. È lui che su indicazioni di Gramsci cerca segretamente di costruire una struttura insurrezionale clandestina sfuggendo ai numerosi agguati mortali fascisti. E’ lui l’uomo temuto che il regime fascista perseguita, spia (come documentato da un rapporto della polizia segreta pubblicato qui a fianco) e tenta più volte di far fuori. È Picelli che dopo cinque anni di galera e di confino, giunto in URSS viene emarginato, perseguitato dagli stalinisti. Scampato alla deportazione, giunge in Spagna, dove al comando del Battaglione Garibaldi ottiene a Mirabueno la prima e importante vittoria repubblicana sul fronte di Madrid. Ma dopo soli cinque giorni viene ucciso con un colpo alle spalle mentre si appresta ad attaccare le postazioni fortificate franchiste sullo sperone del S. Cristobal nei pressi di Siguenza.

E’ anche l’unico italiano che ebbe nel 1937 tre imponenti funerali di Stato, a Madrid, Valencia, Barcellona. Ma quando ad un anno dalla morte, alti ufficiali delle Brigate internazionali di Spagna proposero di conferire alla sua memoria l’Ordine di Lenin, la più alta onorificenza sovietica, i funzionari comunisti italiani – come viene documentato ne “Il Ribelle” con documenti segreti degli archivi sovietici – stilarono un rapporto segreto per il Comintern, sui contatti tra Picelli e gli antistalinisti del Poum che di fatto bloccò il riconoscimento. Non sarà nemmeno quest’ultimo tradimento a cancellare dalla storia dell’antifascismo la figura del grande rivoluzionario.

“Il Ribelle” è infatti  un film con le voci di Valerio Mastandrea e Francesco Pannofino e un libro, una sorprendente biografia composta di lettere, manifesti, articoli, foto e documenti inediti del “Che Guevara italiano”, del comunista democratico che combatté il fascismo e quella sinistra dei “piccoli uomini che tengono divise le masse in nome dei loro interessi personali”.

 

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