STEFANO FELTRI — qui giovanissimo…
editore Paper First, 2018
editore einaudi 2018
Deficit e poteri forti. Possiamo sottrarci a chi vuole condizionare le nostre scelte?
Fino a che l’Europa non si doterà di una agenzia di rating indipendente, al pari delle tre streghe americane Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, che possa arginare le loro sordide manovre, noi saremo sempre sottoposti ai loro ricatti che, pilotati dai poteri forti attraverso banche d’affari e soggetti come McKinsey, Morgan Stanley, JP Morgan, BlackRock, George Soros continueranno a influenzare la nostra politica economica. Ora ci ammoniscono che il rapporto deficit/Pil non può superare l’1,6 per cento o sarà la catastrofe. Ma non esiste un solo libro di economia che riporti che il rapporto deficit/Pil debba stare sotto il 3 per cento come stabilito da Maastricht. E molti ignorano che questo numero fu scelto da un oscuro funzionario di Mitterrand, funzionario che essendo molto religioso, adorava il numero 3 come riferimento alla Santissima Trinità.
Enrico Costantini
Caro Costantini, un po’ invidio la visione del mondo di voi complottisti, è tutto sommato rassicurante: ci sono i cattivi che tramano contro di noi, basta smontare i loro piani e, come in certi fumetti, il bene trionferà. Gran parte delle cose che lei scrive sono bufale da web. Il limite al 3 per cento del rapporto tra deficit e Pil ha un senso preciso: era il valore che serviva a stabilizzare il rapporto debito-Pil al valore medio dell’epoca (60 per cento) e a condizione che il Pil reale crescesse, in media, intorno al 3 per cento annuo. Poi la crescita ha rallentato e quindi forse quel parametro doveva essere rivisto, perché basato su una crescita del Pil eccessiva. E infatti nella crisi del 2011-2012 i dubbi sulla tenuta dell’euro hanno spinto i Paesi membri (su input della Germania) a rendere quel vincolo ancora più stringente, per cui ora il punto cruciale è tendere al pareggio strutturale del bilancio (cioè al netto degli effetti del ciclo economico). Un deficit 2019 all’1,6 per cento è quello massimo compatibile con una riduzione, sia pure infinitesimale (0,1) del debito pubblico, per questo il ministro del Tesoro Tria lo ha indicato come soglia insuperabile. Perché l’Italia, con il suo debito al 131,8 per cento del Pil, deve convincere i mercati a rifinanziare i suoi titoli in scadenza. E non basterà un’agenzia di rating europea più compiacente o qualche insulto a George Soros, che da parecchio non fa più speculazioni finanziarie, ma si dedica alla filantropia (ed è il regista di tutte le migrazioni per sostituire gli italiani come lei con immigrati dall’Africa, appositamente palestrati, come lei già saprà sicuramente, avendolo letto in qualche fogna di Internet). Saluti.
Secca, chiarificatrice e utile la risposta di Stefano Feltri al lettore complottista. Se le cose venissero spiegate con chiarezza da chi le conosce, credo che saremmo tutti o quasi capaci di capirle, anche quelle economiche, particolarmente oscure per i non iniziati.