NEMO, grazie a! ADAM GOPNIK (qualcosa in fondo, libri), L’ATTACCO AL LIBERALISMO, IL PRIMO NEMICO DI PUTIN –REPUBBLICA DEL 27 LUGLIO 2019, pag. 35

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REPUBBLICA DEL 27 LUGLIO 2019 –pag. 35

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L’attacco al liberalismo

Il primo nemico di Putin

di Adam Gopnik

 

Siamo in debito nei confronti di Putin, molto. Prima delle sue dichiarazioni al Financial Times , la sinistra antiliberale e la destra populista potevano sbeffeggiare insieme l’irrilevanza dei principi liberali e l’immaginario liberale. Potevano schernire l’idea che il liberalismo fosse il vero obiettivo della mentalità assolutistica del XXI secolo. Il liberalismo era una strada senza uscita, insignificante, fallita, senza più importanza, giunta al capolinea, estromessa dai giochi.

Putin ha affermato chiaramente che non è così. Il liberalismo è il suo nemico numero uno. È il suo bersaglio.

In quanto tale, è l’idea numero uno da difendere. Oppure, se proprio insistete a dire che il liberalismo è obsoleto, dovete quanto meno riconoscere da che parte vi schierate quando esprimete un giudizio.

Non fraintendete. Putin non ha motivi di contrasto con il socialismo, e di sicuro nemmeno con il marxismo — per la forma sovietica del quale prova un rammarico nostalgico — e neppure con il nazionalismo autocratico, che ammira.

Neanche la socialdemocrazia lo preoccupa, perché di certo può sopravvivere sotto forma di accordo economico e strumento del suo potere. Il suo odio profondo è per il “liberalismo occidentale”. Quello è il bersaglio che prendono di mira gli autocrati dei nostri tempi, e coloro che lo difendono sono quindi sulla linea del fronte dello spirito umanistico.

Che cosa intende Putin per liberalismo? Non la pratica del capitalismo, ovviamente, e neanche il libero mercato, che è pronto a usare e sfruttare cinicamente nelle sue forme oligarchiche e cleptocratiche. Il suo potere dipende da questo tipo di capitalismo. No, con la definizione di “capitalismo occidentale” Putin intende le istituzioni liberali della democrazia liberale, le sue garanzie “puramente formali” di libertà, libertà di stampa, libertà di ricerca nelle università, libertà degli apparati delle forze dell’ordine e della magistratura di non essere soggette ad aperte pressioni politiche, il diritto d’appello, la tutela del dissenso, la possibilità per i cittadini di riunirsi senza alcuna sorveglianza in classe o nei caffè per esprimere i loro pareri, la prevalenza di procedure corrette — in sintesi, tutto ciò a cui noi alludiamo dicendo “legalità” e diritti dell’individuo.

Quello è il suo nemico. Come i nemici del liberalismo a sinistra, egli condivide l’idea che esista soltanto il potere e nient’altro che il potere, e che il faticoso lavoro dei parlamenti e le varie procedure siano soltanto mistificazioni, perché il potere è l’unico arbitro assoluto della politica. Come i nemici del liberalismo a destra, accetta che l’ideale cosmopolita sia una messinscena in declino, e che i clan e le razze del Paese siano gli unici depositari dell’identità nazionale.

Più di ogni altra cosa, Putin odia e teme l’abitudine del principio umanistico — dal successo intermittente, ma pur sempre articolato — di collocare la compassione tra i valori umani più importanti. È essenziale comprendere che, di tutti i mali del liberalismo che egli ritiene obsoleto, è proprio questo quello che odia di più. La compassione per i rifugiati, come il benvenuto dato dalla Germania agli immigrati siriani, la compassione per i perseguitati, la compassione per i prigionieri, addirittura la compassione per i nostri nemici. Non è un caso che egli abbia affermato il suo diritto di assassinare i dissidenti russi anche quando avevano trovato rifugio in un Paese straniero. Nella mente dell’autocrate ci sono due categorie di persone: i cittadini leali intimiditi e i cittadini “traditori” dissidenti verso i quali non si deve mostrare pietà. Quella che teme e odia non è la compassione cristiana, legata a un programma di salvezza eterna. No, quello che teme e odia è l’immaginario liberale, legato soltanto ad alleviare le sofferenze di oggi per il bene in sé, e per proteggere le persone dalle persecuzioni odierne.

Il liberalismo è suo nemico perché mette in discussione il primato del potere. In tutte queste sue strade, il suo pupillo rimbambito Trump lo segue istintivamente, senza comprenderlo a livello razionale. In uno dei momenti più bassi della storia americana, Trump si è prostrato davanti a Putin, prima di chiarire di aver pensato che la definizione di “liberalismo occidentale” si riferisse ai governi comunali californiani! L’idiozia e il servilismo sono stati entrambi orribili, e ogni americano che si rispetti si è sentito salire le lacrime agli occhi osservando il suo presidente strisciare in modo meschino e inchinarsi davanti al suo boss.

Che cosa possono ribattere il liberalismo e i liberali? È impossibile leggere nel futuro, ma dovremmo tenere presente che il liberalismo è sembrato debole e obsoleto in ogni periodo dei nostri tempi moderni. Negli anni Trenta del Novecento, quando il fascismo e il comunismo erano entrambi in ascesa, tra gli intellettuali si andò vicini a raggiungere un consenso sul fatto che l’ordinamento liberale fosse finito e obsoleto. Come ha dimostrato la storia dell’Europa occidentale, non era vero. Poi, durante la Guerra Fredda, divenne un luogo comune ripetere che la democrazia liberale non poteva competere con le certezze rigidamente controllate del comunismo. E quello era sbagliato. Perfino dopo l’11 settembre ci è stato detto che l’immaginario liberale, con il suo ironico “relativismo” decadente, non poteva reggere agli assalti dei fanatici religiosi militanti. Ed era sbagliato. Il liberalismo è sembrato obsoleto in ogni periodo della storia moderna, e in ogni periodo i suoi valori si sono rivelati imprescindibili.

Potrebbe non accadere più. Spetta a noi il compito umanistico di assicurarci che accada.

Traduzione di Anna Bissanti

 

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Adam Gopnik (1956 ), scrittore, saggista e opinionista canadese-statunitense, fa parte dello staff del The New Yorker.

 

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1 risposta a NEMO, grazie a! ADAM GOPNIK (qualcosa in fondo, libri), L’ATTACCO AL LIBERALISMO, IL PRIMO NEMICO DI PUTIN –REPUBBLICA DEL 27 LUGLIO 2019, pag. 35

  1. Donatella scrive:

    Chissà come mai il liberalismo, nel senso più alto della parola, viene considerato obsoleto. E’ una delle grandi conquiste del genere umano ( la proclamazione dei diritti dell’uomo e del cittadino). E’ vero che siamo ben distanti dall’affermazione concreta di quei diritti, però la strada giusta è quella di renderli il più effettivi possibile, non di cancellarli.

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