JOHN FOOT ( notizie in fondo ) :: STORIE DI ANTIFASCISTI ITALIANI :: ” La donna che ci ha svegliate “, una canzone su ARGENTINA ALTOBELLI ( 1866-1942 ) —INTERNAZIONALE DEL 3 APRILE 2020 

 

 

 

Canzoni contro la guerra - Evviva la Maria Goia!

ARGENTINA ALTOBELLI

 

Fondazione Argentina Altobelli

 

Argentina Altobelli

PIERO LACAITA EDITORE — DI SILVIA BIANCIARDI

 

 

UNA SAGGIO DI 13 PAGINE SU LA ALTOBELLI DI GABRIELE PEPE DELLA FONDAZIONE DI VITTORIO

https://www.yumpu.com/it/document/read/3875620/un-profilo-di-argentina-altobelli-adolfo-pepe-fondazione-

 

 

INTERNAZIONALE DEL 3 APRILE 2020 

https://www.internazionale.it/notizie/john-foot/2020/04/03/altobelli-storia-vita

 

Storie di antifascisti

Una serie di articoli scritti dallo storico britannico John Foot dedicati ad antifascisti italiani prima e dopo la marcia su Roma di Mussolini del 28 ottobre 1922.

(Illustrazione di Ale + Ale per Internazionale)

 

 

La donna che ci ha svegliate

John Foot, storico

3 aprile 2020

Questo è il terzo di una serie di articoli di John Foot pubblicati da Internazionale e dedicati ad antifascisti italiani. Questo articolo è uscito sul numero 1344 di Internazionale.

 

“L’idea non si distrugge col bastone né con la rivoltella né con gli incendi, essa sola è immortale!”.  Argentina Altobelli, 1922

 

Sono pochissime le donne italiane che arrivarono ai vertici del movimento socialista e dei sindacati. Fino al 1946 in Italia avevano diritto di voto solo gli uomini, quindi ovviamente i parlamentari erano solo maschi. Le donne erano emarginate dalla politica in generale, e perfino molti socialisti erano contrari al suffragio universale. Un’eccezione fu Argentina Altobelli, donna in un mondo di uomini, spesso criticata o emarginata proprio per il suo genere.

Nata a Imola nel 1866, Altobelli militò in difesa delle lavoratrici dei campi e delle mondine. Veniva da una famiglia di opinioni politiche radicali, e suo padre aveva combattuto al fianco di Garibaldi. Avida lettrice, era molto colta. Nella base del movimento contadino fu così popolare da ispirare un canto che dice: “È stata Argentina Altobelli che ci ha svegliate”.

Sembra inoltre che fosse un’abile oratrice, oltre che buona conoscitrice delle questioni legali. A quei tempi erano davvero pochissime le donne che prendevano la parola in pubblico; Argentina Altobelli cominciò ad arringare le folle negli anni ottanta dell’ottocento e non smise mai di farlo. Suo marito morì nel 1909 lasciandola sola con due figli. Argentina fondò un giornale per le lavoratrici e nel 1909 fu eletta nella direzione del Partito socialista italiano. Fu nominata segretaria nazionale della Federterra, il sindacato nazionale dei lavoratori della terra, e la rappresentò nella lotta per la previdenza sociale che poi sfociò nell’istituzione dell’Inps.

Argentina Altobelli cercò sempre di comprendere il fascismo e dedicò molti articoli al tentativo di capire da dove venissero i fascisti

La polizia cominciò a interessarsi ad Altobelli ben prima del fascismo e la sua vita pubblica e privata fu sempre tenuta d’occhio. In un’informativa su di lei si legge: “Si occupa con slancio ed attività speciale nell’organizzazione del proletariato agricolo locale. È sempre in giro per vari comuni a catechizzare le turbe che l’accolgono con grande simpatia (specie le donne). Giovane piacente e disinvolta parlatrice, esercita un autorevole ascendente sulle masse ignoranti che l’ascoltano e ne seguono gli ordini e i consigli”.

Nel gennaio del 1921 le fu affidata la presidenza del congresso del Partito socialista a Livorno, un compito quasi impossibile perché le sessioni furono tumultuose, tra accuse violente, insulti e perfino minacce con armi da fuoco. Altobelli faticò a tenere sotto controllo le emozioni e la rabbia, e il congresso si concluse con la secessione di un gruppo di delegati che abbandonò l’aula per dar vita a una formazione nuova, il Partito comunista italiano.

 

In quegli anni, i socialisti davano spesso ai figli dei nomi che riflettevano ideali politici e filosofici, come Libero o Spartaco. Argentina chiamò il suo primogenito Demostene, da tutti abbreviato in Demos, e la secondogenita Trieste. Demos Altobelli diventò anche lui socialista e fu nominato assessore al comune di Bologna, dove nel 1915, ben prima che fossero formate le squadracce fasciste nel 1919, fu vittima di un’aggressione di nazionalisti.

Dopo la grande guerra, Argentina Altobelli cercò sempre di comprendere il fascismo e dedicò molti articoli al tentativo di capire da dove venissero i fascisti. Nel 1922, per esempio, si rivolse direttamente ai “proletari” fascisti che avevano dato vita alle squadracce:

Io ti conosco, fascista dal berretto nero e con l’insegna della morte, che terrorizzi i lavoratori. Sei nato nella palude del ferrarese che confina con il Polesine. Sei figlio dei lavoratori della terra anche tu, ed i tuoi diedero sudore e vita al solco per produrre il grano ed il riso per i padroni. La tua infanzia non ebbe sorrisi e carezze e fu martirizzata da ogni sofferenza. Tu crescesti più nella strada che nella casa, più ignudo che vestito. Oggi sei fascista, sicario pagato dagli agrari per distrugger col bastone le conquiste che i tuoi compagni lavoratori hanno ottenuto.

Altobelli subì spesso minacce e intimidazioni dai fascisti. A un certo punto anche lei, come tanti altri sindacalisti, “si ritirò a vita privata”, una frase fatta che esprime una scelta dettata dalla necessità di sopravvivere. Il suo ritiro potrebbe sembrare un gesto di sottomissione al regime; lei stessa descrisse la sua situazione sotto il fascismo come quella dei “vinti”, e aggiunse: “Siamo dei naufraghi politici e non abbiamo diritto alla parola”. Si trasferì da sua figlia a Roma, dove per mantenersi fece diversi lavori, tra cui insegnare il francese e scrivere per pochi soldi articoli tecnici (mai firmati) sui sistemi previdenziali.

 

Ha scritto Adolfo Pepe, direttore della Fondazione Giuseppe Di Vittorio di Roma: “La fase finale della vita di Argentina Altobelli credo debba essere considerata come appartenente a una salvaguardia di un patrimonio di valori a cui lei rimane fedele e rispetto ai quali il regime fascista appare comunque estraneo e ostile”. Negli anni trenta, in una riflessione sulla sua vita e sulle difficoltà di essere madre e militante, lei stessa scrisse: “Lo sforzo fatto per essere una donna superiore alla volgarità comune è stato faticoso, gigantesco. La mia vita di donna politica è stata guidata dall’amore verso l’umanità, da un orientamento sincero e profondo del pensiero e della coscienza”.

Nel 1941 morì il figlio Demos e in quell’occasione Argentina scrisse poesie commoventi. Morì quasi dimenticata l’anno seguente a Roma.

(Traduzione di Marina Astrologo)

 

La Repubblica dei matti: un dialogo tra John Foot e Marcello ...

Foot, John - Festivaletteratura

 

John Foot (Londra, 8 novembre 1964) è uno storico britannico specializzato in storia italiana.

Dal 1996 al 2000 ha lavorato presso il Dipartimento di Italiano dello University College of London (UCL), per poi diventare, fino al 2004, docente di storia italiana per il medesimo istituto.

Dal 1994 al 1997 è stato segretario della Association for the Study of Modern Italy, rimanendo nel comitato esecutivo fino al 1999.

Nel 1999 è stato insignito dall’università di Cambridge del Premio Dyos per la Storia Urbana (Dyos Prize in Urban History).

Oggi insegna Storia moderna italiana presso lo University College.

 

Foot ha collaborato a numerose pubblicazioni, tra cui alcune per Feltrinelli e Il Saggiatore. Inoltre dal 2003 fa parte del comitato editoriale di Novecento, una rassegna di storia contemporanea a pubblicazione semestrale, edita dall’Istituto storico di Modena.

A partire dal 1992 ha tenuto cicli di conferenze presso prestigiose università italiane (Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio”, IULM e Interaction Design Institute Ivrea), sui temi dei moti migratori post-bellici e delle evoluzioni urbanistiche delle città italiane, specialmente riguardo al caso di Milano. Oltre a questi temi principali, l’attività editoriale di Foot ha riguardato anche altri aspetti della cultura italiana, quali il periodo del boom economico, le prigioni belliche milanesi, il ruolo del capoluogo lombardo nel cinema e nei media, le stagioni terroristiche e, di recente, lo studio critico della storia del calcio italiano e delle sue influenze nella vita politica, sociale ed economica della nazione. Sull’onda del successo di quest’ultimo volume, è in preparazione uno studio analogo sul mondo del ciclismo.

Nel 2006 ha fatto parte della giuria del concorso La Città di Città, organizzato dalla Provincia di Milano, e nel 2007 è stato nella giuria del premio DH Lawrence organizzato dalla Provincia di Cagliari.

 

opere e articoli, se vi interessa, le trovate nel link sotto :

https://it.wikipedia.org/wiki/John_Foot

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