Kader Abdolah (Arak, 12 dicembre 1954), è pseudonimo di Hossein Sadjadi Ghaemmaghami Farahani, dal nome di due esponenti dell’opposizione iraniana, Kader e Abdolah, assassinati dal regime degli ayatollah. Membro attivo dell’opposizione, fu costretto ad abbandonare il suo paese nel 1985, insieme alla moglie, per trasferirsi in Turchia. Vi rimase tre anni, fino a quando entrò in contatto ad Ankara con una delegazione olandese delle Nazioni Unite. Decise così di rifugiarsi nei Paesi Bassi dove ottenne lo status di rifugiato politico.
Imparò l’olandese essenzialmente da autodidatta, aiutandosi con libri per bambini e raccolte di poesia, e debuttò come scrittore in lingua olandese nel 1993 con la raccolta di novelle De adelaars (Le aquile), incentrate sull’esperienza di esule: l’opera gli vale il Gouden Ezelsoor, premio olandese destinato agli esordienti. Nel 1995 uscì una seconda raccolta, sullo stesso tema, intitolata De meisjes en de partizanen (“Le ragazze e i partigiani”). Ha pubblicato un numero crescente di libri sotto lo pseudonimo di Kader Abdolah e tiene ogni settimana una rubrica nel giornale “de Volkskrant”, sotto lo pseudonimo di Mirza, che significa “cronista”, e che è anche il nome di suo padre morto. La sua opera è quasi sempre incentrata sulla vita tra due culture, quella originaria dell’Iran e quella adottiva dei Paesi Bassi, e sulla vita nella diaspora.
più notizie, soprattutto sulle opere nel link::
https://it.wikipedia.org/wiki/Kader_Abdolah
ARAK, IN IRAN
Un pappagallo volò sull’Ijssel
Kader Abdolah
6 recensioni
acquistabile con Carta del Docente
Traduttore: Elisabetta Svaluto Moreolo
Editore: Iperborea
Collana: Narrativa
Anno edizione: 2016
In commercio dal: 8 settembre 2016
Pagine: 530 p.,
Brossura
19.50, prezzo pieno
Memed, Pari, Lina, Khalid, un ex-colonnello siriano, questi sono gli indimenticabili protagonisti del nuovo romanzo di Kader Abdolah, immigrati che il caso ha condotto in Olanda, uomini e donne scissi tra passato e presente, diversità e desiderio d’integrazione.
“Parlare con il fiume faceva parte della tradizione orientale. Ora Atefe si confidava con l’IJssel, ma questo fiume olandese non rispondeva”
Lungo le placide sponde del fiume IJssel, quattro paesini dell’Olanda profonda si ritrovano ad accogliere un gruppo di rifugiati. Provenienti da diversi angoli del Medioriente ma uniti dalla comune cultura islamica, sono i primi stranieri ad arrivare negli anni ’80 in questi centri di rigorosa tradizione protestante, incontrando la spontanea solidarietà dei locali e un nuovo mondo che li obbliga a interrogarsi sulla propria identità. Dall’affascinante Memed, che allaccia una difficile relazione con un’olandese, all’interprete Lina, che si adopera per l’integrazione fino a essere eletta in Parlamento, a Khalid, discendente da una famiglia di miniatori del Corano, che si fa strada come restauratore museale e «pittore di gay». Dai fieri «dodici anziani» che tengono vive le antiche radici, alla ribelle Pari, che lascia il marito, studia l’olandese e comincia a scrivere per un giornale, pagando a caro prezzo la propria emancipazione. Ma le nuove ondate di profughi e populismi, l’11 settembre e l’omicidio di Theo van Gogh rompono i loro precari equilibri. In un imponente romanzo corale Kader Abdolah racconta dall’interno, con gli occhi degli immigrati, l’Olanda della proverbiale tolleranza che degenera in contrapposti radicalismi. E trasportando nell’Europa di oggi la poesia delle fiabe persiane, affida al pappagallo di una vecchia guaritrice olandese il ruolo di testimone delle umane vicende e mediatore, attraverso la letteratura, tra Oriente e Occidente. Mentre la Storia scorre inarrestabile come il fiume IJssel, a cui i profughi, per antica usanza, continuano a confidare sogni, dolori e paure, attendendo speranzosi una risposta.
QUALCHE IMMAGINE SUL FIUME IJSSEL
Il fiume Ijssel è un ramo del Reno che attraversa le province olandesi della Gheldria e dell’Overijssel.
Il fiume è uno dei tre rami principali in cui si divide il Reno, dopo aver attraversato la frontiera tra Germania e Paesi Bassi, insieme al Nederrijn e al Waal.
Anticamente indicato dai Romani con il nome Isala (o Sala), da esso prende il nome l’antica tribù dei Franchi Salii.
wikipedia Ijssel
IL FIUME IJSSEL
VICINO A ZALK ( Paese del romanzo )
RECENSIONE DA ” MANGIALIBRI “:::
http://www.mangialibri.com/libri/un-pappagallo-vol%C3%B2-sull%E2%80%99ijssel
Lisa Puzella
Memed ha un segreto. Ha distrutto il proprio documento falso nella toilette dell’aereo non appena i motori si sono spenti sulla pista di Amsterdam, e mentre si avvia verso un ineludibile destino di controlli di polizia, il suo segreto gli sonnecchia sul petto come un uccellino ferito: è stanca, malata, sorda, bisognosa di cure e soprattutto di speranza. Memed ha un segreto: è iraniano, fa il meccanico, non è un perseguitato politico ma un uomo che rifiuta di rassegnarsi al destino di morte che i medici di Teheran hanno decretato per la sua bambina di sei anni. Memed non è mai stato disoccupato, mai stato senza una donna troppo a lungo, mai stato fuori dalla metropoli in cui è nato, non ha mai vissuto in un paese di meno di 800 anime, non ha mai saputo che potessero esserci differenze tra religione cattolica e protestante o correnti all’interno di una stessa religione, non ha mai visto un quadro di Vermeer, ma conosce le auto. Può resuscitare qualunque carcassa, azzerare qualsiasi contachilometri, con il socio giusto può regalare a ciascun contadino olandese l’agognata Mercedes, può sistemare sia vecchie pendole che la campana del vecchio campanile. Memed non si innamora spesso, ma sin da quando incontra Pari al campo profughi ne rimane turbato, negli anni ne segue l’evoluzione da repressa donna musulmana a farfalla baluginante nel panorama letterario olandese, ma Memed è anche realista e finirà per farsi piacere la burrosa, placida Catharina. Memed è il capofila di un’invasione di profughi che si riversano nelle vie di Zalk; come pifferai magici lui e Tala attireranno una folla di ben dodici anziani notabili afghani. La fine del mondo è vicina, lo intuisce Pieter, che teme che i vecchi acquartierati al tavolo del suo caffè allontanino i turisti; lo hanno intuito il Pastore che si ritrova il cortile e il cimitero pieni di cicche; lo intuisce Iris che coglie il vento nuovo portato dall’affascinante Khalid che ha resuscitato il mestiere di battelliere tra le due sponde dell’Ijssel, lo intuiscono Jaad che insegna a Pari l’olandese e l’amore e la guaritrice Klazien, proprietaria di un inquieto pappagallo…
Kader Abdollah con il suo poetico, struggente, divertente e nonostante tutto leggero pappagallo che si libra sulle rive dell’Ijsell confeziona uno dei più toccanti omaggi che siano mai stati resi ad un Paese adottivo. L’Olanda che intuiamo deve averlo accolto con la guardinga curiosità e la inizialmente restia generosità che il popolo di Zalk riserva a Memet gli ha fatto negli anni il dono più prezioso, accogliendolo, integrandolo e rendendolo partecipe delle dinamiche sociali e non è difficile immaginare che il suo percorso di scrittore non sia stato meno accidentato ed entusiasta di quello di Pari e dei suoi claudicanti racconti. Non c’è un briciolo di retorica né un accento rabbioso, tra le righe di questo romanzo corale, fatto di voci dissonanti e comunque solidali, di discussioni e polemiche che hanno come colonna il clangore delle lamiere che tornano alla vita, i clamori degli scandali politici, dal boato della pallottola che uccide Theo Van Gogh.
Mi sembra una bellissima storia, nata da difficoltà e dolori difficilmente superabili.