ROBERTO RODODENDRO :: UN RACCONTO IN POESIA :::: ” Le strade e la solitudine / O la notte che non puoi stare / Da nessuna parte “

 

un pensiero per Roberto : 

Je chante pour passer le temps /Petit qu’il me reste de vivre…

Secondo me è così che tu canti…ch.

 

 

 

scusa Ch. ma era una pagina vuota, un numero senza titolo e mi faceva tristezza ed io avevo una poesia “quasi” fresca, ma senza una casa così l’ho occupata…

ed ora mandami la forza bruta a cacciarmi se ce la fai 🙂

E nota che erano forse e più o meno vent’anni ma forse no che non scrivevo una poesia.

Difatti, anche per me, era in un angolo dimenticata.
Forse doveva essere un racconto e invece ne è uscita questa cosa.

Giusto per inciso: è una storia vera di almeno una ventina e più di anni fa…insomma lontano lontano nel tempo

buonanotte a te 🙂

 

 

 

 

 

acquarello di bardelli

 

 

 

Le strade e la solitudine

O la notte che non puoi stare

Da nessuna parte

 

 

Era un periodo di quelli

Così
sentivo la solitudine
E non era la prima volta

Così
Quella sera come altre sere
Presi la macchina
E forse erano le due
O le tre di notte
Proprio non lo so:
umido e freddo
forse anche pioveva
o forse era quell’altra
la volta del cielo splendente di stelle
insomma, si capiva che una volta
c’erano state e tante che non le immaginiamo più.

Così
Avevo preso la macchina e andavo
E vidi una “cosa” mentre andavo
Non una cosa, una ragazza o una donna
O un trans, insomma: una persona
E capii che dovevo fermarmi anche se sapevo
che cercava qualcosa che da me non avrebbe trovato
Ma nulla cambia e così mi fermai

Così
La persona sali e subito mi chiese
“ lo vuoi un pompino sono trenta”
Ma io dissi no e allora mi chiese perché
” Perché l’avevo fatta salire” ed io a questa domanda
No, a questa domanda non sapevo rispondere
Oh se me ne fece di domande ed era sempre
più nervosa irritata e insofferente che stavo per fermarmi
quando mi chiese “ ma allora portami in un posto ”

Così
La portai dove chiedeva. Inversione di marcia
Verso Montesacro alto piazzale Jonio o da quelle parti
E nel più bel nulla mi chiese di fermarmi
E “ per favore ” d’aspettarla
dieci minuti, dopo sarei potuto andare.
E mi fermai lì pensando che ci stavo a fare
E mi veniva da ridere e da piangere per lei e per me
Ed eccola tornare quasi sorridente
Come se ci fosse il sole
O domani
Sarebbe stata una bella giornata
E invece era solo una dose
E domani sarebbe stato lo stesso giorno
“ E dai che il pompino te lo faccio gratis”
Pareva difficile spiegarle che io non lo volevo

Così la portai a casa
O da quelle parti oltre via Togliatti
Quella che era una volta
E nuovamente la lasciai nel nulla.
Una carezza e “tu sei buono” mi disse
”“finirai male”.

 

12.11.2019 ore 0.06

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9 risposte a ROBERTO RODODENDRO :: UN RACCONTO IN POESIA :::: ” Le strade e la solitudine / O la notte che non puoi stare / Da nessuna parte “

  1. roberto scrive:

    Scusa Chiara, a parte il titolo evidenziato azzurrino …………. (che tra l’altro è più bello della cosiddetta poesia), per il resto, me l’hai un po’ impastrocchiato. Anche se forse non sembravano, erano e sono dei versi, almeno fino alla prossima guerra mondial/batterica, dicono le fonti ben informate, che chiacchierano invece di bere!

    • Chiara Salvini scrive:

      Hai perfettamente ragione, è successo che copiandola, ho provato due volte, è andata tutta insieme come fosse un testo di prosa e ho dovuto malamente ricostruirlo. Adesso penserò una soluzione, se vuoi non la pubblico, anzi, così è meglio. Se riesco a stamparla e ad averla davanti posso ricopiarla giusta.

  2. roberto scrive:

    a parte il fatto che hai messo un meraviglioso pastello (?) del Bardelli che come l’ho visto ho pensato che non poteva che essere un’ottima stesura.
    grazie!
    Se vogliamo guardare per il sottile e se puoi dopo “e non era la prima volta” dovresti staccare perchè il “Così” fa da stacco. Lo stesso al punto successivo dopo “c’erano state e tante che non le immaginiamo più.” Il “così ” diventa il primo verso e via di seguito. Ultimo stacco: “E così la portai a casa” togliere la “E” e iniziare col “così” (Questa è una correzione fatta adesso 🙂 )
    Ultima correzione di bozza “O un trans, insomma: una personaù” ovviamente c’è una “ù” di troppo.
    Un sorriso che se pensi in normale non riesci ad immaginarlo quant’ è enorme!

    p.s. il settimana entrante ho pronta quella cosa di 132 pagine. Là gli stacchi saranno fondamentali, perchè già si capisce poco, senza stacchi non si capisce niente e poi… gli stacchi fanno “prendere aria” 🙂

  3. roberto scrive:

    sei stata un tesoro! e per di più, si, quella bella, bellissima canzone di Aragon con Lèo Ferrè … Per dire, se canta Ferrè tutto mi piace e se scrive Aragon ..quasi tutto 🙂

    • Chiara Salvini scrive:

      GRAZIE PER LE PROFUSE AFFETTUOSITA’… QUESTA VOLTA QUASI MERITATE… PREPARATI ALTRI BIDONI DI DOLCEZZE PER QUANDO ARRIVERA’ IL MALLOPPO… CIAO, CARO, UN ABBRACCIO, CH.

  4. MGP scrive:

    Caro Roberto mi piace la tua poesia, racconti con toni di quotidianità, quasi di non curanza qualcosa di molto triste: la solitudine e la ricerca d’amore o almeno di solidarietà.
    Una notte come tante notti, un periodo così, come tanti periodi, forse la pioggia, forse le stelle, il freddo o il cielo. In giro di notte, il sesso si trova, si può, subito, quando vuoi, dove vuoi, anche gratis.
    L’amore non c’è in giro per Roma. Non c’è la voce che consola, non c’è la mano che accarezza e tace.
    Mi commuove la richiesta taciuta di fronte all’evidenza della volgarità come costume usuale, nel quale siamo immersi senza neppure accorgerci più.
    Credo che la richiesta dell’uomo nella notte sia ben diversa, egli non riesce neppure a esprimerla, ormai pare senza senso.
    Un caro abbraccio MGP

  5. roberto scrive:

    Grazie M., sono riuscito a “sbottonare ” la perfida Chiara solo da poco ed ho collegato l’MPG a te 🙂
    Quell’MPG mi dava un certo fastidio: l’incognito da un lato è molto comodo perchè permette, ai dubbiosi, agli incerti ai timidi, agli insicuri ecc. ecc. di essere più se stessi. Di aprirsi. ( Però tu non mi sembri appartenere a nessuna di queste categorie, possibile che sbaglio così grossolanamente? 🙂
    Però per lo stesso motivo può essere fastidioso per chi legge.
    Io, tante volte mi son detto “creo un alias”e poi, non per coraggio ma per distrazione mi son sempre esposto col mio nome. Ma da sempre.
    Ci troveremo ancora qui, lo immagino e lo spero.
    Ti prego in quei casi, di essere possibilmente spietata, corretta ma spietata e ovviamente motivata.
    Altrimenti che gusto c’è.
    A questo propositò però dovrò fare un saldo indietro sul tuo raccnto per rileggerlo bene. Come ho scritto a Chiara ho anche un po’ barato, come fanno normalmente quei vigliacchi dei lettori nelle case editrici: davanti ad una mole di manoscritti saltellano qua e là e se non vengono acchiappati al volo … spizzicano.
    E’ il problema su questo blog di Chiara: la difficoltà di reperire un “pezzo” una volta passato un giorno o due se nessuno nel frattempo l’ha nominato: sparisce nel mondo dei racconti perduti!
    Tornando alla poesie o pseudo tale a volte escono casualmente reminescienze , ricordi di per se minimi eppure in un certo momento importanti.
    Ho sempre avuto un rapporto ideale e romantico con le prostitute, assolutamente platonico ( 🙂 schizzinoso come sono farei 10 docce e 10 visite mediche, immagino) eppure ne ho raccolte a decine alla “chiusura” la notte, Capitati momenti quasi lirici … visto che son sentimentalmente perduto? Ma ..vabbè. ora vado a dormire.
    Piacere averti incontrata!

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