RICCARDO BOTTAZZO : Com’è cambiata Ferrara dopo un anno di Lega — FRONTIERE, 27 LUGLIO 2020

 

Frontiere News

 

27 LUGLIO 2020

 

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Com’è cambiata Ferrara dopo un anno di Lega

 

27 Luglio 2020

Ruspe, tagli al welfare e acquisti sproporzionati di crocefissi. Viaggio a Ferrara un anno dopo l’elezione della prima Giunta leghista. Cosa hanno fatto finora gli amministratori guidati dal volto rassicurante di Alan Fabbri e dal “metodo Naomo” del suo vice Nicola Lodo? 

 

Articolo di Riccardo Bottazzo

 

 

Ferrara è esplosa di odio e di rabbia poco dopo la mezzanotte. Lo spoglio delle urne non è ancora concluso ma bastano i primi exit poll a far capire che tutto era andato come doveva andare. Il capoluogo della provincia emiliana è conquistato alla Lega che spazza via un centro sinistra frammentato, presuntuoso e rancoroso.

E così, quel 9 giugno di un anno fa, la notte ferrarese si accende di urla, schiamazzi, saluti romani, slogan violenti contro “i negri, i froci e gli zingari”. Le solite categorie “colpevoli” di tutto quanto accade di male in Italia. Qualcuno spara in aria colpi di pistola e nemmeno la polizia interviene. Erano solo “festeggiamenti”, racconteranno il giorno dopo. La cagnare legaiola arriva sino allo scalone del municipio e copre con la bandiera di “Salvini premier” lo striscione di Amnesty dedicato a Giulio Regeni. È soltanto il “trailer” di quanto sta per andare in scena a Palazzo Municipale.

Per la prima volta dalla Liberazione, Ferrara – la colta Ferrara, la città scelta da Internazionale come sede del suo festival, la città dei Finzi Contini, dell’università e della biblioteca Ariostea – cade in mano alla  destra più becera ed ignorate, quella sovranista della lega salviniana.

 

 

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ALAN FABBRI ( BONDENO, 1979 ), LEGA SALVINI

 

Più che una caduta, un crollo. Il candidato della destra, Alan Fabbri, ha staccato con più di 13 punti percentuali il rivale Aldo Modonesi schierato dal centro sinistra: 56,8 per cento contro il 43,2.

Del nuovo sindaco di Ferrara c’è da dire che è uno che fa la sua figura. Anzi, che fa solo quella. Barbetta finto-incolta, codino sbarazzino e un po’ ribelle dietro la nuca, aspetto giovanile e piacente. A vederlo sui manifesti elettorali, gli davi pure del progressista. E il progressista, il nostro Alan Fabbri, prova pure a farlo. Appena eletto incontra la madre di Federico Aldrovandi, per dare una impressione di riappacificazione con la città. Gira per le numerose biblioteche cittadine – dove certo non rischia di incontrare i suoi elettori – assicurando che le attività culturali continueranno come prima. Anche il festival di Internazionale continuerà ad essere il fiore all’occhiello della città.

Non alza mai la voce, Alan Fabbri, neppure in consiglio comunale. Con i cittadini che incontra per strada è comprensivo, ti dà sempre regione e, qualsiasi cosa gli si chieda, promette che la sua amministrazione si occuperà del problema. Interpreta il suo ruolo di primo cittadino con un tono talmente sottomesso che ben presto anche i giornalisti locali cominceranno ad ignorarlo e il suo nome scomparirà dai titoli alti dei giornali.

 

 

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NICOLA LODI, VICESINDACO DI FERRARA DETTO ” NAOMO ”

 

Ma le notizie da pubblicare negli spazi della Cronaca Cittadina non mancheranno di sicuro, soltanto che il protagonista non sarà Alan Fabbri, ma colui che è il vero “sindaco” di Ferrara, il fiore all’occhiello della nuova amministrazione. E qui, ci vorrebbe un bel rullo di tamburi, perché entra in scena lui: il (vice) sindaco Nicola Lodi, meglio conosciuto come “Naomo” per le sue capacità imitative di Panariello.

Naomo è il classico “impresentabile” che si è presentato ed ha vinto. Anzi, stravinto. Con più di mille preferenze è lui il più votato di Ferrara.

Perché abbiamo scritto “impresentabile”? Perché il passato del nostro Naomo ha ben più di un’ombra, con ben quattro sentenze penali e una ammonizione del giudice a suo carico.

È stato condannato per furto, sottrazione di beni sottoposti a pignoramento, usurpazione di funzioni pubbliche (fermava i passanti con la pelle scura per chiedere loro i documenti come fosse un carabiniere), una manifestazione non autorizzata, falsa denuncia di infortuni sul lavoro (condanne patteggiate e con il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale, stando a quanto ricostruito dal quotidiano ferrarese estense.com).

Non che queste faccende gli tormentino la coscienza. “I miei sono solo reati comuni” spiega facendo spallucce ai giornalisti che gliene chiedono conto. E se il giornalista fa notare che non è mica obbligatorio, per una persona perbene, rubare o frodare, arrivano gli insulti. Già, perché il nostro Naomo è un grande moralizzatore di giornalisti. Quelli cui va bene vengono solo etichettati come “vermi”. Quelli a cui va male, come ai colleghi di La7, si sentono minacciare: Vi faremo un culo così. Vi farò male, vi colpirò politicamente. Da lunedì sparirete, tornerete nei meandri da cui siete venuti”.

Avrete capito che il nostro rancoroso pitbull dell’Emilia Romagna, come lo hanno chiamato alcuni colleghi insultati, non è uno che te le manda a dire ma anzi che corre volentieri a cantartele di persona se appena appena gli stai sulle palle o se osi criticare il suo operato. È finita la cuccagna, vedrai il prossimo anno dove ti manderemo!” si è sentita dire la segretaria del Comune, Graziana Bersanetti.

Ma se continuiamo col capitolo “Gli insulti di Naomo” non la finiamo più. Vediamo invece chi è questo personaggio. E, già che ci siamo, saltiamo a piedi pari anche il capitolo “Scuola ed istruzione” dove c’è poca ciccia da mettere sul fuoco. Cominciamo quindi col raccontare che il nostro Naomo di professione è barbiere e, se avete presente i discorsi che si sentono quando si va a tagliarsi i capelli, vi siete già fatti una idea della scuola politica in cui il nostro si è specializzato. Vita travagliata, la sua, perlomeno prima di trovare la fortuna nella politica. Per un periodo della sua storia si è trovato senza dimora ed è stato aiutato da un prete di strada, don Bedin, che ha una associazione che si occupa di poveri e disagiati. La gratitudine non ha mai impedito al nostro Naomo di insultare anche don Bedin quando costui lo ha implorato di risparmiare le ruspe sul campo nomadi. La memoria corta è una qualità molto utile in politica.

A merito del nostro Naomo va sottolineato che, pur senza aver fatto grandi studi di comunicazione, è uno che alla gente sa parlare. E sa anche offrire soluzioni. Anzi, una sola è la soluzione che offre, ma che risolve tutti problemi. L’ha chiamata lui stesso “metodo Naomo” e consiste nel dare “pedate sul culo”. Proprio così! Trovate una sintesi di questo metodo sulla cui efficacia è lecito nutrire qualche dubbio, nel banner della sua pagina Facebook dove lo si vede col piedone alzato rivolto contro i malcapitati di turno. Che poi son sempre gli stessi: “zingari” (rom o sinti, per lui non fa differenza), “clandestini” (il termine “irregolari” è troppo difficile e non rende altrettanto bene lidea), “poveri e senza dimora” (dei vantaggi della memoria corta abbiamo già accennato), “miscredenti” (Naomo è un grande difensore della Romana Chiesa Santa e Apostolica, salvo poi bestemmiare quando pensa che le telecamere non lo stiano registrando).

 

 

In una città in cui il centrosinistra ha perso la sua capacità di dialogare con i cittadini, lui piazza nella sua bottega da barbiere un tavolino con una risma di carta sotto la scritta “Ditelo a Naomo” che raccoglie centinaia e centinaia di segnalazioni. Lui risponde a tutti. Per ogni paura, per ogni rancore, per ogni malessere, lui risponde con la sua panacea: il “metodo Naomo”. Quello del “calcio in culo”. Gli slogan che riesce ad inventarsi, corrono sulla bocca di tutta Ferrara. Anche di chi lo contesta. E lui li sfoggia orgogliosamente anche sulle magliette che si fa stampare e con le quali si pavoneggia per le piazze mentre si concede ai selfie dei suoi aficionados, come un generico di Salvini. Celeberrimo è il suo “Più rum e meno rom”. La promozione di se stesso e del suo personaggio è la sua specialità. Le forze dell’ordine multano o chiudono un negozio di stranieri per un qualsiasi motivo? State certi che arriva subito Naomo a fargli una foto, postarla su Fb e scrivere che è tutto merito suo!

E cose da dire ce ne sarebbero tante altre: dal pass per invalidi che usava in maniera quanto meno impropria, alla vasca di idromassaggio che si è fatto montare nel suo alloggio Acer dove non poteva fare modifiche e di cui non aveva neppure diritto ma che ha mantenuto mentendo sulle proprietà immobiliari della compagna.

Ma noi ci fermiamo qua. Anche perché Naomo è solo il domatore di quel vero e proprio circo delle meraviglie che oggi amministra Ferrara. Da raccontare ce ne sarebbero un bel po’ anche su Stefano Solaroli, capogruppo della Lega in consiglio, che si filma su You Tube con la pistola in mano e la piazza sotto il cuscino prima di andare a dormire. “Ho lei con me. So che qualcuno mi criticherà, ma spero che questo video venga condiviso e diventi contagioso”. Fedelissimo di Naomo, Solaroli è usato dal (vice) sindaco per fare pulizia all’interno del suo stesso partito ed espellere chi gli rema contro. Emblematico il caso della consigliera leghista Anna Ferraresi alla quale il capogruppo ha spudoratamente offerto un lavoro a tempo pieno in cambio delle sue dimissioni. La proposta indecente è finita anche su Piazza Pulita ed è costata alla consigliera, poi approdata al Gruppo Misto, una pesante bullizzazione da parte di Naomo e dei suoi fedelissimi.

E che dire dell’assessora alle pari opportunità Dorota Kusiak che pretenderebbe di essere chiamata alla maschile, “assessore” ma che ci perdonerà se diamo più credito all’Accademia della Crusca che alle sue competenze linguistiche e continueremo a declinare al femminile il sostantivo? Il suo unico contributo è stato quello di far acquistare al Comune 385 crocifissi per portarli in processione nelle scuole pubbliche con tanto di fanfare mediatiche al seguito. Altro per le scuole, il Comune non ha fatto. C’è da sperare che ci pensino i Gesù Cristi alla riapertura!

 

Poi c’è la storia delle panchine del Gad. Che le giunte leghiste come primo provvedimento sradichino le panchine dai parchi è una prassi consolidata. Gli spacciatori, ovviamente, continuano a spacciare esattamente come prima ma perlomeno si devono portare le sedie da casa. E va bene così. L’incredibile è che il quartiere Giardino Arianuova Doro, meglio conosciuto come Gad, è uno dei più tranquilli del mondo. È vero che è la zona di Ferrara in cui molti migranti sono andati a vivere e vi ci trovate botteghe gestite da pakistani, negozi cinesi e sale di preghiera protestanti. Qualcuno spaccia? Può anche essere. Esattamente come in tutto il resto della città. Fatto sta che, scorrendo le cronache nere ferraresi, non ci beccate un episodio di malavita in più che negli altri quartieri neanche a pagarlo oro. Bisogna dare merito alla propaganda leghista se il quartiere è diventato nell’immaginario dei ferraresi uno slum di Città del Capo.

 

In campagna elettorale ci han pestato duro, sul Gad. Sono scoppiate anche delle risse appositamente provocate da elementi di destra. Anzi, tentativi di rissa, perché la gente del quartiere non mai ha accettato la zuffa. Ma le tv Mediaset ci hanno cucito sopra intere trasmissioni urlate come solo loro sanno urlare. Per la cronaca, un mese fa, il 25 giugno, il Gad è stato oggetto di una maxi-operazione di polizia fortemente voluta dall’amministrazione comunale. Cento uomini con mezzi blindati a supporto hanno perquisito l’area dell’ex grattacielo. Ci hanno trovato circa cento grammi di marijuana, una discreta quantità di affittanze in nero ai danni di famiglie migranti praticate da rispettabilissimi cittadini ferraresi e hanno applicato qualche fermo. Ma c’è speranza che, continuando così, emarginando e ghettizzando, il Gad diventi davvero quel ricettacolo di violenza che i leghisti si augurano.

Che altro rimane da dire per completare la descrizione di questo circo estense? Magari rispondere alla domanda: che cosa ha combinato questa amministrazione nel suo primo anno di attività? A parte le panchine, con la rimozione delle quali hanno sconfitto la mafia, e l’acquisto dei crocifissi che ha riportato nella retta via le traviate scuole ferraresi, non c’è altro da registrare se non lo sgombero di un campo rom che ha avuto come unico effetto lo spostamento delle famiglie nei comuni adiacenti e una invidiabile collezione di selfie di Naomo che ghignava a bordo delle sue amatissime ruspe.

Che Naomo & Co. non fossero dei grandi amministratori, lo si sapeva già dall’inizio e ne hanno dato prova durante l’emergenza coronavirus quando la Giunta ha preteso di gestire da sola l’erogazione dei buoni spesa, imponendo per l’accesso dei personalissimi criteri di cittadinanza che lo stesso Tribunale ha poi bocciato definendoli “discriminatori“. Ma il risultato è stato che 34 mila euro già assegnati dalla Regione non sono stati distribuiti e tante famiglie di migranti – ma anche di italiani perché la procedura di richiesta è stata inutilmente complicata – hanno patito la fame, e si son dovute affidare al buon cuore dei vicini o ad associazioni di carità.

 

A compensare i tagli sul welfare, ci hanno pensato le spese infilate sotto la voce “Rilancio di Ferrara” e che riguardano l’assunzione di portaborse e comunicatori che si son fatti le suole nella Bestia di Salvini. Assunzioni che non destano sorpresa, considerando l’importanza che la destra sovranista giustamente dà alla comunicazione. Soprattutto a quella che fabbrica fake news. Così come non desta sorpresa il primo provvedimento che la Giunta appena insediatasi ha varato. Prima ancora di far rimuovere le infide panchine, sindaco e assessori si sono aumentati lo stipendio del 10 per cento. La neo-assessora al Personale, Lavoro e Attività Produttive, Angela Travagli, ha giustificato l’aumento dovuto alla necessità di avere una “visione macroeconomica molto più ampia, positiva e sistemica da parte di chi amministra”.

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