UMBERTO GALIMBERTI:: IL LATO OSCURO DELLA NOSTRA PERSONALITA’ — REPUBBLICA DEL 29 AGOSTO 2020

 

 

REPUBBLICA DEL 29 AGOSTO 2020

https://rep.repubblica.it/pwa/d/2020/08/29/news/il_lato_oscuro_della_nostra_personalita_-265611715/

 

 

FOTO MAKI GALIMBERTI

 

 

Umberto Galimberti (Monza, 2 maggio 1942) è un filosofo, psicoanalista, sociologo e accademico italiano, nonché giornalista de La Repubblica.

Di umili origini, nasce a Monza nel 1942, da una famiglia di 10 fratelli, la mamma maestra di elementari e il padre deceduto. Le necessità della famiglia obbligano Umberto, così come gli altri fratelli, a lavorare sin dalla tenera età. Fu grazie alla magnanimità di un sacerdote che Umberto poté frequentare le scuole superiori in seminario. Terminati gli studi liceali classici nel 1960, si iscrive, grazie a una borsa di studio di 800.000 lire, al corso di laurea in Filosofia dell’Università Cattolica di Milano, ma è costretto, dopo solo due anni, a interrompere gli studi per mancanza di soldi. Trascorre dunque un periodo di tempo in Germania, dove svolge la mansione di operaio in una grande fabbrica, per mettere da parte abbastanza soldi per le rette e le spese universitarie, riuscendo infine a riprendere gli studi.

 

SE VUOI, CONTINUA NEL LINK:

https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Galimberti

 

 

Il lato oscuro della nostra personalità

29 AGOSTO 2020

Lettere dei lettori di D a uno dei filosofi più attenti alla nostra contemporaneità. Eccone una: le parti di noi che non accettiamo, quando sono rifiutate, sottraggono energia al nostro Io

DI UMBERTO GALIMBERTI

Le riporto alcune riflessioni, che spesso non condivido con nessuno perché il più delle volte non vengono capite da chi mi vive a fianco. Mi chiedo: di un comportamento altrui, quanto fa parte del mio vissuto e intimo sentire, e quanto invece è oggettivamente vero e reale? Voglio dire che ancora oggi, che la ragazza che ero ha lasciato il posto a una donna matura, ci sono degli atteggiamenti negli altri  (estranei, amici, conoscenti, parenti) che mi colpiscono. Se a colpirmi è qualcosa di positivo, quel positivo ha meno peso di qualcosa di negativo che invece riesce spesso a ferirmi. Mi si rinfaccia di essere “troppo” sensibile, di far caso a comportamenti insignificanti, insomma agli occhi degli altri sono “esagerata” nel mio sentire. Ma io sono capace di sentire solo in questo modo! Di vivere gli altri e con gli altri, così. Da un lato mi sento con una dote in più, dall’altro è come se camminassi attraverso una moltitudine che non conosco.

Luisa

Tante volte riferiamo alla nostra sensibilità vissuti che appartengono alla nostra insicurezza, se non addirittura al nostro narcisismo. Nel suo caso mi sentieri cdi escludere la seconda ipotesi perché, a differenza dei narcisisti, lei non è particolarmente gratificata dalle cose positive che le giungono sul suo conto. Dobbiamo allora pensare all’insicurezza, dovuta al fatto che lei forse non ha ancora raggiunto un concetto rassicurante di sé, che le consentirebbe di lasciarsi scivolare addosso i giudizi negativi che la feriscono. Per raggiungere questa sicurezza dovrebbe seguire l’indicazione di Jung che la inviterebbe a far pace con la sua ombra.

 

Jung chiama “ombra” quegli aspetti della nostra personalità che non accettiamo, tali sono le nostre parti infantili, che, crescendo, dovrebbero essere liquidati, perché non più funzionali alla nostra personalità adulta, o anche il lato oscuro della nostra personalità che, quanto più viene da noi rifiutato, tanto più diventa nero e denso. Lo riconosciamo quando, ogni volta che qualcuno lo coglie, ci sentiamo “punti nel vivo”.

Tutti abbiamo un’ombra, come l’hanno tutti i dipinti che, senza ombra, non riuscirebbero a esprimere la figura. Il problema è di vedere che rapporti abbiamo con la nostra ombra. Se la rifiutiamo, tendiamo a proiettarla sugli altri, e questa dinamica spiega le antipatie e le idiosincrasie che proviamo nei confronti di alcuni, quando riferiamo a loro ciò che vi è di umbratile nella nostra personalità.

Basterebbe avere il coraggio di esaminare le nostre proiezioni e giungeremmo a conoscere la nostra ombra. Se invece non ne vogliamo sapere della nostra ombra, questa, con tutta la sua energia, vive separata e scissa dal nostro Io, e noi corriamo il rischio che una parte della nostra personalità si identifichi con l’ombra, come è ben illustrato dal racconto di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.

Per evitare questa situazione-limite incresciosa, per non dire devastante (non è il suo caso), occorre, dopo aver riconosciuto la propria ombra, integrarla nella propria personalità, accettandola.
E quando “siamo punti nel vivo”, invece di risentirci o di proiettare sull’altro la nostra parte umbratile, dire a noi stessi e anche agli altri: “Ebbene sì, io sono anche questo”. Solo allora l’energia psichica, che prima veniva trattenuta dall’ombra non riconosciuta o addirittura rifiutata, diventa disponibile per il nostro Io.
Per Jung, l’integrazione dell’ombra è un passo essenziale nel processo di individuazione che, sempre a parere di  Jung, è lo scopo di ogni psicoterapia. Un processo che già Nietzsche aveva indicato nel suo: “Diventa ciò che sei”. Noi invece tendiamo a rappresentarci ostentando unicamente i nostri aspetti positivi e nascondendo accuratamente quelli negativi che non accettiamo. In questo modo non offriamo agli altri quel che davvero siamo, ma unicamente una nostra falsificazione, che prima o poi qualcuno riuscirà a smascherare, ferendoci. Quando lei dice: “sono fatta così” è già sulla strada dell’accettazione dell’ombra. Percorra per intero questo cammino fino all’integrazione, e troverà non solo la sua pace, ma anche tutta l’energia che la sua ombra, per effetto dell’accettazione, avrà ceduto al suo Io.
umbertogalimberti@repubblica.it
Scrivete una email oppure indirizzate la vostra posta a “Lettere a Umberto Galimberti”, D la Repubblica.
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4 risposte a UMBERTO GALIMBERTI:: IL LATO OSCURO DELLA NOSTRA PERSONALITA’ — REPUBBLICA DEL 29 AGOSTO 2020

  1. Donatella scrive:

    Bellissima ed espressa in un linguaggio facile da comprendere questa spiegazione dei nostri lati oscuri, che invano cerchiamo di nascondere a noi stessi e agli altri.

  2. Donatella scrive:

    Bello il viso del filosofo, soprattutto quando sorride.

  3. Patrizia Orsucci scrive:

    Che bella questa biografia! Sa di forza e sacrifici; profuma di dignità e sentimento. Sacrifici fatti con amore e passione, sublimati nella sua generosa capacità riflessiva e comunicativa che tutti noi possiamo ascoltare.

    • Chiara Salvini scrive:

      Grazie cara Patrizia di averci fatto visita e di averci regalato un po’ del tuo entusiasmo in tempi in cui, come saprai, scarseggia per tutti noi, ciao, speriamo di ri-vederti, chiara per il blog

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