LE STELLE DI ARTURO MARTINI, 1932, MUSERO DEL NOVECENTO, MILANO
DOPO I DANNI DELLA GUERRA, LE MANI E LA TESTA
E’ il gruppo più grande realizzato da Arturo Martini in terracotta ed è anche uno dei pochi di cui abbiamo documentazione fotografica riferita al luogo dove è stato foggiato: lo studio-forno presso l’ILVA di Vado Ligure, appositamente allestito dall’ingegner Polibio Fusconi e da Giuseppe Trucco affinché lo scultore potesse portarvi a termine le opere di grandi dimensioni, direttamente, senza spostarle, e poterle cuocere quindi senza pericolo di rotture allo stato di crudo.
E’ accaduto così che, con questo espediente, Martini ha potuto evitare le rotture che avvenivano nei forni continui e inoltre egli ha potuto pensare in grande un vero e proprio ciclo di statue in un materiale a lui molto vicino, l’argilla, che aveva imparato a modellare fin da giovanissimo.
Questo grande gruppo si distingue dagli altri non solo per le eccezionali misure, ma anche per il fatto di essere stato frutto della committenza dell’arch. Marcello Piacentini, che lo collocò all’aperto nel parco della sua villa a Roma, e inoltre per essere l’unica terracotta direttamente ispirata all’antico e in particolare a uno dei gruppi più celebrati della scultura greca classica.
HESTIA, DIONE E AFRODITE
FIDIA (Atene, 490 a.C. circa – Atene, 431 a.C. circa), Scultore, architetto, pittore
DA : https://quellodiarte.com/stili/grecia-il-classico/fidia/
Il riferimento, come si può notare agevolmente, è infatti al celeberrimo gruppo di Fidia con Dione e Afrodite, dal Partenone, quindi a Londra dai primi dell’800; un gruppo marmoreo che Martini non ha mai avuto occasione di conoscere dal vero, non essendosi mai egli recato a Londra, ma che era presente, in calco, in tutte le Accademie di Belle Arti.
La presente terracotta partecipa per la prima volta ad una esposizione fuori dalla sede dove è sempre stata conservata: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dove è giunta per dono di M. Piacentini nel 1948.
Aviatore, 1931-32. Palazzo Fava (Credits: Paolo Righi – Meridiana Immagini)
Tra le grandi terrecotte refrattarie di Arturo Martini, questa è una delle più difficili non solo dal punto di vista esecutivo ma anche dal lato dell’apprezzamento, sia del pubblico che della critica d’arte.Esposta per la prima volta nella primavera del 1932 alla XVIII Biennale di Venezia, al centro della sala individuale, la scultura ha avuto letture e apprezzamenti contrapposti, essendo evidentemente agli antipodi rispetto alle opere celebrative del regime fascista, che stava utilizzando ampiamente, in funzione del consenso, le conquiste dell’aviazione civile italiana.
Il tema, ostico per la scultura e invece frequentatissimo (ma con scarsi esiti) dalla aeropittura futurista, è un unicum nella statuaria italiana e forse anche europea dell’epoca; i monumenti, pur riusciti come quello dedicato a Francesco Baracca, a Lugo, realizzato da Domenico Rambelli, si tenevano infatti ben lontani dall’affrontare la scultura sospesa nel vuoto e puntavano, invece, sul fascino dell’eroe in tuta, dell’ala maestosa dell’aereo, della figura mitologica di Pegaso e così via.
L’Aviatore di Martini, per il quale ha posato un famoso calciatore dell’epoca, Valerio Bacigalupo, è invece una figura maschile ignuda che sfida con le proprie energie la forza di gravità, mettendo in dubbio la stabilità stessa della Scultura, sovvertendone i criteri di base e riducendo a un solo punto, invisibile, il contatto con la terra.
In questo caso il nudo, così importante nell’arte celebrativa di tutte le dittature moderne e nel debole revival neoclassico novecentesco, acquista tutta la sua importanza e la sua opportuna rivalutazione; e l’ideazione martiniana si presenta, in tutta la sua originalità, come un estremo omaggio alla tradizione proprio nel momento in cui dalla tradizione si allontana.
Nico Stringa curatore della mostra “Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta” a Palazzo Fava, Bologna
La mostra a Palazzo Fava propone per la prima volta assieme le grandi terrecotte ad esemplare unico realizzate direttamente dall’artista tra il 1928 e il 1932.
GENUS BONONIAE BLOG
Arturo Martini (Treviso, 11 agosto 1889 – Milano, 22 marzo 1947) è stato uno scultore, pittore, incisore e docente italiano.
CAVALLO, 1926 –FONDAZIONE CARIPLO
La Pisana, 1929 Museo Novecento, Firenze
Sailko – Opera propria
Terrecotte. Galleria Il Milione, Milano, 1963
Paolo Monti
Annunciazione. Milano, 1963.
Paolo Monti
Milano, 1963
Paolo Monti
Arturo Martini, Convalescente, 1932
Arturo Martini – Creature. Il sogno della terracotta – veduta della mostra presso Palazzo Fava, Bologna 2013
Arturo Martini, La pulzella d’Orleans, 1920, bronzo, cm 26x20x15 – Collezione privata
Arturo Martini, Lo spaventapasseri innamorato, 1928-29, terracotta, cm 38x28x20 – Collezione privata
SOLITUDINE