ANSA,IT — 28 DICEMBRE 2020 –15.30
Arabia Saudita: condannata attivista al-Hathloul.
A 5 anni e 8 mesi di carcere per violazione legge antiterrorismo
Mohammed bin Salman in Riyadh
(ANSAmed) – ROMA, 28 DIC – L’attivista saudita per i diritti umani Loujain al-Hathloul è stata condannata a cinque anni e otto mesi di prigione da un tribunale saudita specializzato in tema di antiterrorismo, riferiscono i media locali. E’ stata riconosciuta colpevole di “diverse attività proibite dalla legge antiterrorismo”.
Hathloul, 31 anni, fu arrestata nel 2018 – insieme ad altre attiviste – per aver guidato da sola poche settimane prima che il divieto fosse cancellato: una riforma per la quale si erano battute.
Dopo essere stata processata al tribunale penale di Riad, il caso è stato trasferito il mese scorso alla Corte criminale speciale (Scc), che si occupa di terrorismo.
Lì sono scattate accuse di aver contattato non meglio definite organizzazioni di stati esteri “non amici” di Riad. Del suo caso si sono occupate le maggiori ong internazionali per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch. (ANSAmed).
REPUBBLICA.IT — 28 DICEMBRE 2020
Arabia Saudita: condannata a 5 anni Loujain al-Hathloul, attivista per i diritti delle donne
In Arabia Saudita Loujain al Hathloul è stata condannata a 5 anni e 8 mesi per aver chiesto il rispetto dei diritti delle donne nel regno (afp)
Il governo tiene in carcere la più famosa detenuta politica: ma la libererà a marzo, per non irritare l’amministrazione Biden. Una soluzione di compromesso che è il segno delle difficoltà che nei prossimi mesi il regno dovrà affrontare con il cambio di rotta negli Usa
28 DICEMBRE 2020
RIAD – La militante saudita per i diritti umani, Loujain al-Hathloul, è stata condannata da una corte anti-terrorismo di Riad a 5 anni e 8 mesi di carcere. La giovane donna, arrestata nel 2018, per mesi è stata chiusa in carcere in condizioni molto severe: è stata sottoposta ad elettroshock, frustate e abusi sessuali.
Al Hathloul, 31 anni, da tempo in prima fila per chiedere la fine della tutela maschile obbligatoria per le saudite e il diritto a condurre l’auto, è stata arrestata nel maggio 2018, poche settimane prima della fine del bando alla guida femminile voluto dal principe ereditario Mohammed Bin Salman. Con lei erano state fermate altre attiviste, alcune delle quali sono ancora in carcere. Sottoposta a tortura e molestie, al Hathloul aveva iniziato a rifiutare il cibo in ottobre, denunciando le restrizioni e gli abusi.
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Era accusata di aver violato le norme sulla “sicurezza nazionale”, di aver passato informazioni a Paesi “non amici” dell’Arabia Saudita, di aver parlato con giornalisti e diplomatici e di aver fatto domanda per un impiego presso le Nazioni Unite. Nei mesi scorsi i carcerieri le avrebbero offerto la possibilità di uscire dal carcere se avesse dichiarato di non aver subito torture: ma al Hathloul ha rifiutato.
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Considerando il tempo già scontato in carcere e le attenuanti, l’attivista sarà libera a marzo: appena dopo l’insediamento dell’amministrazione Biden negli Stati Uniti: un governo che promette di rovesciare il sostegno incondizionato offerto da Donald Trump ai sauditi e di chiedere conto delle violazioni dei diritti umani nel regno e della giustizia – considerata sommaria dai governi occidentali e dalle Nazioni Unite – fatta per il caso di Jamal Khashoggi, il giornalista dissidente e residente negli Usa ucciso e smembrato nel consolato saudita di Istranbul da uomini vicini al principe MBS.
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Ci va davvero un coraggio incredibile per affrontare il potere di uno stato assoluto, come hanno fatto Loujain al-Hathloul e le altre militanti per i diritti delle donne. Speriamo che lei e tutte le altre vengano liberate.