GIORGIO SESTILI
fondatore della pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’
e del network di comunicazione della scienza ‘giorgiosestili.it’.
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 27 FEBBRAIO 2021
Allerta fino a metà marzo, l’Rt potrebbe essere a 1,21
La velocità – La fotografia dell’Iss risale a 15 giorni fa
di Giorgio Sestili
In Italia il rischio di una terza travolgente ondata è più forte che mai. Molti esperti già da diverse settimane stanno evidenziando alcuni segnali che lasciano presagire un imminente nuovo aumento dei contagi, come la diffusione di varianti del virus più contagiose e il repentino aumento di casi positivi in alcune province e regioni italiane particolarmente colpite negli ultimi tempi.
Io stesso, il 18 febbraio, proponevo l’abolizione delle zone gialle perché incompatibili con il nuovo scenario di una variante inglese tra il 35% e il 40% più contagiosa, che in una sola settimana è passata da una prevalenza del 20% a una del 40% sul territorio nazionale.
La proposta è stata rilanciata prima dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, e poi ieri dal virologo Andrea Crisanti. Parole rimaste inascoltate e quando la notizia della ripresa dei contagi torna a occupare nuovamente le prime pagine significa che è troppo tardi.
Purtroppo sembra che dagli errori non si impari mai, ma i dati sono inequivocabili. Negli ultimi sette giorni, i nuovi casi sono aumentati del 29% rispetto ai sette precedenti: un aumento importante e molto preoccupante dopo ben 5 settimane di assoluta stabilizzazione dei casi. È vero che nell’ultima settimana sono aumentati anche i tamponi, ma solo del 12%. L’altro dato incontrovertibile proviene dagli ingressi giornalieri nei reparti di terapia intensiva Covid, un dato molto sensibile che per primo è capace di indicare variazioni nell’andamento epidemiologico, e molto accurato perché non risente, a differenza dei casi positivi, del numero di tamponi effettuati.
Negli ultimi sette giorni gli ingressi in terapia intensiva sono aumentati del 21%.
Infine, l’Iss dice che Rt è a 0,99 ma sappiamo che questo è un dato che si riferisce ai contagi di due settimane fa, dunque vecchio e che non rispecchia la reale situazione attuale. Un parametro altrettanto affidabile e più aggiornato è il Covindex che abbiamo sviluppato all’interno della piattaforma Covidtrends.com e che dice che siamo a 1.21. E anche un’elaborazione del fisico Francesco Luchetta del nostro gruppo Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche, che calcola Rt a partire proprio dagli ingressi in terapia intensiva, indica un valore di 1,2.
La domanda sorge spontanea: perché non si è agito prima? Pur senza invocare gli spettri del lockdown, perché non si sono rafforzati i parametri e quindi le restrizioni in tutte le province, per far fronte al nuovo scenario? Eppure avevamo l’esempio inglese, dove la variante è nata, e che in un solo mese, da inizio dicembre a inizio gennaio, è stata capace di portare i contagi dai livelli italiani della scorsa settimana, con una media di 15 mila al giorno, al picco di quasi 70 mila casi e quasi 2.000 morti.
Cosa ci aspetta dunque? Con solo il 2,4% della popolazione vaccinata c’è poco da stare sereni. Qualsiasi misura presa oggi, ammesso che nuove misure saranno prese, non avrà effetto prima di 15-20 giorni. Questo significa che vedremo aumentare i contagi almeno fino a metà marzo e di conseguenza aumenteranno anche i ricoveri negli ospedali e i decessi. Ma quanto aumenteranno i contagi? Difficile dirlo, ma l’esempio inglese è inequivocabile.
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Allegria, allegria! Tristezza, per favore va via…