IL FATTO QUOTIDIANO DI LUNEDI’ 26 APRILE 2021
Il sangue dei partigiani “eretici” disprezzati dal Pci di Togliatti
Liberazione – Antifascisti dimenticati – Il gruppo “Stella Rossa”
di Massimo Novelli
| 26 APRILE 2021
La storiografia ufficiale della Resistenza italiana ha ignorato le formazioni partigiane minori, quelle che non aderivano al Comitato di liberazione nazionale:
dagli anarchici ai romani del Movimento comunista d’Italia, che pubblicavano il periodico clandestino Bandiera Rossa, e ai piemontesi di Stella rossa, propugnatori di un Partito comunista integrale in contrapposizione classista al Pci di Palmiro Togliatti.
Spesso e volentieri, durante i venti mesi di guerra partigiana, il Pci non esitò a sostenere come alcune di quelle formazioni fossero al soldo della Gestapo.
Il grido di Spartaco, uno dei fogli clandestini del Pci, il 26 dicembre del 1943 scriveva che Stella rossa “vive all’infuori della grande battaglia contro l’hitlerismo che stanno conducendo i popoli liberi e il nostro popolo che vuole riconquistare la libertà. Gli avventurieri ed i provocatori devono essere isolati ed additati al disprezzo di tutti gli operai”.
Eppure quei gruppi, come i militanti di Bandiera rossa a Roma, erano considerati nemici pericolosi dai nazifascisti. Quanto a Stella rossa, a Torino, poi, “nei primi mesi della lotta di liberazione, furono soprattutto i militanti del gruppo dissidente ad organizzare, anche con coraggiosi colpi di mano ed ‘espropri proletari’, il sostegno concreto ai primi nuclei partigiani in val di Lanzo”.
A ricordarlo è Roberto Gremmo, attento indagatore della sinistra radicale nell’Ottocento e nel Novecento, nel suo studio I partigiani di Stella Rossa – Il Partito Comunista Integrale nella Resistenza torinese, pubblicato come fascicolo monografico della rivista Storia ribelle (numero 55).
Il primo numero del giornale Stella rossa uscì a Torino nel novembre del 1943, con articoli in forte “contrasto con la politica unitaria e ‘collaborazionista’ con la Dinastia”, scrive Roberto Gremmo, “e le forze borghesi sostenuta invece dal Partito comunista ufficiale”.
Stella rossa, che presto si radicò nel movimento operaio torinese, come asserisce lo storico Giovanni Artero in uno scritto sul comunista Giovanni Boero, critica “il Pci per la collaborazione con il governo Badoglio e l’adesione al Cln”.
Ma non mette “in discussione lo stalinismo, a cui si richiama, e contrappone alla teoria della ‘democrazia progressiva’ quella leninista della distruzione del meccanismo statale borghese”. E “definisce fascismo e democrazia forme diverse del dominio del capitale”.
Il suo capo riconosciuto era Temistocle Vaccarella, un commerciante affiliato alla massoneria, che durante l’occupazione delle fabbriche del 1920 aveva fatto parte delle guardie rosse alla Fiat. Venne assassinato a Milano, in circostanze mai chiarite, il 19 giugno del 1944. La sua morte portò la dissoluzione del gruppo di Stella rossa, che sarebbe quindi confluito nel Pci.
Chi ordinò l’assassinio di Vaccarella? Gremmo scrive che per i comunisti di Togliatti e di Pietro Secchia era un uomo “da eliminare a ogni costo”. Il Pci, infatti, temeva che fosse “messa in crisi la propria egemonia politica”, e invece di confrontarsi con Vaccarella e i suoi compagni aveva bollato “sprezzantemente i capi della ‘Stella Rossa’ come agenti oggettivi della Gestapo e traditori, calunniandoli senza alcun ritegno”.
Di accuse “vergognose” e false parlò anche Luigi Cavallo (1920-2006), un altro degli esponenti principali di Stella Rossa. Rievocando le sue attività partigiane, Gremmo contribuisce a fare un po’ di chiarezza almeno sul passato resistenziale di un uomo che, tra gli Anni Cinquanta e Ottanta del Novecento, avrebbe fatto parlare moltissimo (e male) di sé.
Il suo nome compare in relazione ad alcuni grandi misteri italiani: dall’attività anticomunista del gruppo di Pace e Libertà, fondato da Cavallo (che però se ne andò quasi subito) a Edgardo Sogno, fino alle vicende riguardanti il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e le scorrerie finanziarie e mafiose di Michele Sindona.
Non è questa la sede per riesumare le gesta vere o presunte di Cavallo, ma va ricordato tuttavia che in un libro famoso, a lui dedicato, venne definito il “Provocatore”. E proprio per queste ragioni, per i tanti misteri della sua vita nel Dopoguerra, anche i trascorsi nella Resistenza, la militanza in Stella rossa, furono fatti passare per sospetti.
Invece Gremmo, carte alla mano, restituisce al Cavallo partigiano ciò che gli spetta, smontando le calunnie contro di lui e Stella Rossa.
UN PROFILO DELLO STORICO ROBERTO GREMMO :
https://www.wikiwand.com/it/Roberto_Gremmo
Roberto Gremmo, autore su ” La Nuova Padania “
LA NUOVA PADANIA
https://www.lanuovapadania.it/author/roberto-gremmo/
https://www.lanuovapadania.it/chi-siamo/