GIACOMO MONTANARI ( notizie-post sg ) : GENOVA: LA CITTA’ DEI MIRACOLI ( F. Braudel )—17 marzo 2020 — 26 minuti

 

 

GENOVA, la Superba, è stata secondo Fernand Braudel «una economia mondiale, uno stato globale, un impero senza territorio»

«Il suo tumultuoso gioco politico interno – scrive ancora Braudel – non avrà riflessi negativi sulle sue collettività all’ estero, una rete che va dal Mediterraneo orientale a Malaga e poi a Siviglia, a Nord a Londra, a Southampton e a Bruges, a Sud fino al Nord Africa. La sua forza è il sentimento di solidarietà e di lealtà delle collettività genovesi all’ estero..». Braudel, uno dei più importanti studiosi europei di questo secolo, era convinto che il capitalismo moderno fosse nato proprio a Genova. Nel suo saggio «Civiltà e imperi nel Mediterraneo nell’ età di Filippo II», Braudel definisce gli anni dal 1550 al 1640 «il secolo di Genova», perché nella città si sviluppò ogni tipo di commercio.

da :

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/07/27/braudel-impero-senza-territorio.html

 

 

 

 

 

 

IL MANIFESTO DEL 10 NOVEMBRE 2015

https://ilmanifesto.it/genova/

 

RUBRICHE

Genova

In una parola. La rubrica settimanale di Alberto Leiss

Alberto Leiss

 

EDIZIONE DEL  10.11.2015

PUBBLICATO9.11.2015, 23:55

 

È possibile che la parola Genova, nome della città in cui sono nato, derivi dal latino ianua, che significa porta. Per i romani era il limite verso i territori dei Galli. Come un Giano bifronte la città guarda il mare e il Mediterraneo, ma anche le colline e le pianure che ha alle spalle, fino a spingere lo sguardo sino ai paesi e i mari dell’Europa del Nord.

Come molti sanno, il grande storico Fernand Braudel indicò in Genova una delle capitali dell’economia-mondo capitalistica, tra il ’500 e il ’600, prima che investimenti finanziari un po’ avventati verso l’impero spagnolo e le sue guerre ne determinassero un drammatico crack. Sì, le «bolle» finanziarie globali che ogni tanto esplodono non sono una novità recente. Il primato è passato poi, sempre secondo Braudel, a Amsterdam, Londra, New York.

Ma da quel lontano tracollo Genova sembra afflitta da una ricorrente sindrome del declino. Ogni tanto rialza la testa – fu uno dei vertici , con Torino e Milano, del «triangolo industriale» che sostenne il boom italiano – per poi ripiombare nella più cupa depressione e autosvalutazione.

Ho letto sul Corriere della sera che il governo pensa di affidare all’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) un ruolo di progettazione e coordinamento per realizzare nell’area dell’ex Expo a Milano un nuovo centro per la ricerca scientifica e tecnologica. Questo IIT ha sede su una collina genovese, ed è una delle non moltissime cose buone – non solo a mio parere – fatte dalla politica nazionale e locale per la città negli anni scorsi.

(Grazie, voglio ricordarlo, all’intelligenza di amministratori di centrosinistra come il sindaco Pericu e il presidente della Regione Burlando, che hanno fortemente sostenuto il progetto nonostante provenisse inizialmente dall’esecrabile terzetto Tremonti, Bossi, Moratti).

Mi sono detto: be’ , un bel riconoscimento per la mia Genova ! Che ingenuo: a cena con amici liguri l’altra sera ho ascoltato il ritornello del tipico mugugno. Ecco, ora ci scipperanno l’IIT a vantaggio di Milano. Del resto ce lo meritiamo, siamo una città in declino! D’altra parte ho visto che anche a Milano non l’hanno presa bene: c’erano già dei progetti dell’Università meneghina sull’area Expo. Che cosa vogliono ora questi genovesi?

Meglio non parlare del corporativismo che spesso ottunde un’istituzione che dovrebbe essere votata all’esatto contrario, come, appunto l’Università. A Genova, per esempio, l’Università si è guadagnata un abbastanza universale discredito per non essere riuscita a decidere – nell’arco di un abbondante decennio – se si sarebbe trasferita nell’area di un costruendo parco scientifico tecnologico che accanto a industrie grandi e piccole a alta tecnologia, prevedeva – un po’ come si pensa per Milano – un campus di Ingegneria. Il relativo finanziamento pubblico forse non andrà perduto perché proprio l’IIT , che già accoglie più di un migliaio di scienziati e ricercatori di tutto il mondo, ne prenderà il posto.

Il direttore scientifico dell’istituto, Roberto Cingolani, assicura sui giornali genovesi che non ci sarà alcuna smobilitazione in Liguria, e su quelli milanesi che certo opererà insieme a tutti i soggetti scientifici della recentemente ribattezzata «capitale morale».

A me piacerebbe che, soprattutto dalle parti della sinistra, o meglio delle sinistre che sono di nuovo in creativa proliferazione, si prestasse la dovuta attenzione a questi processi che riguardano la formazione della cultura scientifica di un intero paese, e non solo. Addirittura, ci si dovrebbe ogni tanto chiedere se ciò che viene ideato e brevettato in questi affascinanti laboratori – una volta resi operativi – sarà davvero utile a migliorare la «qualità della vita», come viene solennemente annunciato.

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1 risposta a GIACOMO MONTANARI ( notizie-post sg ) : GENOVA: LA CITTA’ DEI MIRACOLI ( F. Braudel )—17 marzo 2020 — 26 minuti

  1. ueue scrive:

    Un bel dilemma: Milano o Genova? E perché non tutte e due?

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