ANSA.IT — 4 AGOSTO 2022 -11.53 :: Taiwan attiva sistemi di difesa: “La Cina ha lanciato missili”. Pechino contro il G7: “Gli Usa hanno creato la crisi”. L’Ue con Borrell condanna le “esercitazioni militari mirate” + storia di Taiwan- Treccani + La Presidente Tsai Ing-wen

 

 

 

carta di Limes : https://www.limesonline.com/rubrica/xi-jinping-lega-il-suo-futuro-al-risorgimento-della-cina/cina-pacifico-2

 

Mappa di: TaiwanTaiwan è subito di fronte alla Cina

 

 

ANSA.IT — 4 AGOSTO 2022 -11.53
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/08/04/cina-manovre-militari-intorno-a-taiwan.-taipei-preparati-alla-guerra-senza-cercarla_4d4b59bf-ddcd-4c5a-8dca-5d4e4e7bf23f.html

 

Taiwan attiva sistemi di difesa: “La Cina ha lanciato missili”. Pechino contro il G7: “Gli Usa hanno creato la crisi”.

L’Ue con Borrell condanna le “esercitazioni militari mirate”

 

VIDEO ANSA- 1.47::

Taiwan, elicotteri militari cinesi si avvicinano al confine

I mezzi hanno sorvolato un territorio di confine prima delle annunciate esercitazioni militari

 

 

Il ministero della Difesa di Taiwan ha confermato il lancio di “diversi missili balistici” da parte dell’Esercito popolare di liberazione (Pla) a partire dalle 13.46 locali (7.46 in Italia) nelle acque nordoccidentali e sudoccidentali dell’isola.

Lo ha detto il portavoce del ministero in conferenza stampa. In risposta, le forze armate di Taipei hanno attivato i sistemi di difesa.

Il ministero, inoltre, ha “condannato le azioni irrazionali” della Cina che ” minacciano la pace e la stabilità regionali”. Giornalisti dell’agenzia di stampa Afp hanno visto proiettili sparati dall’Esercito cinese in direzione dello Stretto di Taiwan.

La Cina attacca il G7 su Taiwan. “Sono gli Stati Uniti che hanno provocato i guai, la crisi e che continuano ad aumentare le tensioni”, ha affermato il ministro degli Esteri Wang Yi, commentando con toni aspri il comunicato congiunto del G7 che ieri ha chiesto a Pechino di evitare una “aggressiva attività militare” per il rischio di una “escalation non necessaria” e di “non cambiare unilateralmente lo status quo con la forza”. La palese provocazione Usa, con la visita a Taipei della speaker della Camera Nancy Pelosi, “ha creato un pessimo precedente se non viene corretto e contrastato”, ha aggiunto Wang in una nota ministeriale.

LE ESERCITAZIONI – Si tratta delle più grandi esercitazioni militari mai fatte intorno a Taiwan in un crescendo di tensioni in risposta alla visita sull’isola della presidente della Camera Usa Nancy Pelosi. I media ufficiali ricordano che si tratta “di manovre militari e d’addestramento su vasta scala” che includono lanci dal vivo di colpi di artiglieria e di missilli in sei aree marittime off-limits a navigazione e sorvolo, in una prova di forza dell’Esercito popolare di liberazione (Pla). Più aree sconfinano nelle acque territoriali e interne di Taiwan, oltre che nella zona economica esclusiva del Giappone. 

Le forze armate di Taiwan “operano come al solito e monitorano ciò che ci circonda in risposta alle attività irrazionali” della Repubblica popolare cinese “con l’obiettivo di cambiare lo status quo e di destabilizzare la sicurezza della regione”. Lo afferma in una nota il ministero della Difesa di Taipei all’avvio delle manovre militari cinesi su vasta scala intorno all’isola. “Non cerchiamo l’escalation, ma non ci fermiamo quando si tratta della nostra sicurezza e sovranità. Sosterremo il principio di prepararsi alla guerra senza cercare la guerra e con l’atteggiamento di ‘non intensificare i conflitti e non causare controversie'”.

MANOVRE FINO A LUNEDI’ – Il governo di Taiwan ha affermato che la Cina ha aggiunto un’altra area di interdizione per le sue manovre militari nelle acque orientali dell’isola, portando il totale a quota sette. La durata delle “manovre militari mirate” è estesa da domenica 7 agosto a lunedì 8 fino alle ore 10:00.

LA RISPOSTA DELLA CINA – La visita della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi a Taipei “non è una difesa della democrazia e della libertà, ma una provocazione e una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina”. Pertanto “prendere le contromisure necessarie è una mossa giusta”, ha detto Ma Xiaoguang, portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del governo di Pechino. La collusione con forze straniere porterà Taiwan alla “auto-distruzione” e “nell’abisso del disastro”, ha aggiunto Ma.

L’Esercito popolare di liberazione (Pla) ha “revocato il controllo marittimo e dello spazio aereo al largo della costa orientale dell’isola di Taiwan” con la riuscita delle manovre di lancio missilistiche che “hanno colpito con precisione tutti gli obiettivi”. Il colonnello Shi Yi, portavoce del Comando del teatro orientale della Pla, ha osservato che le attività sull’area di mare predeterminata al largo di Taiwan hanno permesso di “testare le capacità di attacco di precisione e di blocco dell’area. L’intera missione di addestramento al lancio di munizioni vere è stata completata con successo”.

LA CONDANNA DELL’UE – Il capo della diplomazia Ue Josep Borrell ha condannato le “esercitazioni militari mirate” della Cina intorno a Taiwan, osservando che la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi sull’isola non è una motivazione valida. “Non c’è alcuna giustificazione per usare una visita come pretesto per un’attività militare aggressiva nello Stretto di Taiwan”, ha scritto Borrell su Twitter. “È normale e di routine per i legislatori dei nostri Paesi viaggiare a livello internazionale. Incoraggiamo tutte le parti a mantenere la calma, esercitare moderazione e agire con trasparenza”, ha aggiunto Borrell, a Phnom Penh per l’Asean.

I ministri degli Esteri del’Asean, i 10 Paesi del sudest asiatico (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam), hanno avvertito che la crescente situazione di tensione intorno a Taiwan potrebbe innescare “conflitti aperti”.

 

Qualcosa sulla storia di Taiwan — da Treccani:

Terminata l’occupazione e la dominazione giapponese, durate fino alla sconfitta nipponica nella Seconda guerra mondiale, l’isola di Taiwan tornò sotto il governo della Repubblica di Cina, che era nelle mani del Guomindang (Gmd), il partito nazionalista retto da Chiang Kai-shek. Quando tuttavia il Gmd fu sconfitto nel 1949 nel corso della guerra civile cinese che lo vedeva opposto al Partito comunista di Mao, la scelta del suo leader fu quella di ritirarsi proprio sull’isola, con quanto rimaneva dell’esercito e delle riserve auree della Repubblica. Fu così che prese vita l’odierno stato di Taiwan.

Da allora, tanto Taipei quanto Pechino hanno sempre rivendicato di essere l’unico legittimo governo della Cina, ingaggiando così un braccio di ferro basato su un aut-aut diplomatico. Secondo gli assunti della ‘one China policy’, infatti, in base ai quali esiste una sola Cina, ma due governi distinti che ne reclamano la sovranità, qualunque paese che avesse riconosciuto ufficialmente uno dei due governi non avrebbe più potuto avere relazioni diplomatiche ufficiali con l’altro. Una situazione che, se ha favorito Taiwan nei primi vent’anni post 1949, quando la Cina comunista si attestava come un paese escluso da blocco occidentale e isolato da quello sovietico, è invece virata in favore di Pechino dall’inizio degli anni Settanta, contestualmente all’apertura diplomatica che il presidente statunitense Richard Nixon decise di accordare al Partito comunista cinese.

La scelta della coppia Nixon-Kissinger di riabilitare le relazioni tra Stati Uniti e Cina, infatti, diede il via a uno scongelamento politico rilevante tra Pechino e il resto del mondo, specie quello occidentale: numerosi furono così i paesi (tra cui Usa, Giappone, Canada, Australia, Italia e Germania dell’Ovest) che in quel decennio scelsero di riconoscere la legittimità della Repubblica Popolare Cinese, spostando così le proprie rappresentanze diplomatiche dall’isola alla terraferma. Anche nei forum multilaterali, d’altra parte, gli anni Settanta coincisero con una svolta decisiva in favore di Pechino: nell’ottobre del 1971, infatti, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (Un) decise di espellere la rappresentanza del Guomindang e assegnare il seggio in Consiglio di sicurezza previsto per la Cina, oltre che tutte le delegazioni negli altri organi del sistema Un, alla Repubblica Popolare Cinese.

Per Taiwan, dunque, le relazioni con il suo vicino sono da sempre la priorità assoluta e catalizzano la quasi totalità dell’attenzione dell’agenda politica nazionale. La partita si è giocata negli anni prevalentemente dal punto di vista politico e militare, con Pechino che, continuando a ritenere Taiwan una sua provincia ribelle, si è sempre opposta alla sua indipendenza de jure (come ratificato nella legge antisecessione del 2005), dichiarandosi disposta a un’invasione dell’isola in caso Taipei scegliesse di mutare lo status quo in questa direzione. Per questo motivo, dalla regione della terraferma antistante l’isola la Cina tiene schierati più di 1000 missili balistici a corto raggio, oltre che centinaia di migliaia di soldati pronti a intervenire in caso di guerra.

La posizione, ufficialmente condivisa dai due paesi e che considera Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese come parti di un medesimo stato, non è accettata da tutte le principali forze partitiche taiwanesi ed è fonte di tensioni politiche per il paese, tanto interne quanto esterne. Così, nel corso degli ultimi vent’anni, e in coincidenza con l’avvicendarsi al governo di Taipei del Gmd (sostenitore della ‘one China policy’) e del Partito progressista democratico (Dpp, fautore invece dell’indipendenza di Taiwan e quindi della sua separazione dalla Cina continentale), il rapporto con Pechino, pur rimanendo sempre teso, ha vissuto fasi altalenanti.

Il ritorno del Gmd al governo di Taipei (nel 2008) ha coinciso con la ripresa del dialogo tra le due sponde dello Stretto e ha portato nel 2010 alla conclusione di uno storico accordo commerciale, con cui i due paesi hanno abbassato o eliminato del tutto i dazi doganali su centinaia di prodotti e manufatti e hanno liberalizzato alcuni settori delle rispettive economie.

L’accordo, fortemente voluto dal presidente cinese Hu Jintao, è tuttavia stato fonte di proteste a Taiwan e accolto con scetticismo da una parte dell’opinione pubblica del paese: in molti, infatti, temono che l’intensificarsi dei rapporti economici tra i due paesi possa essere un preludio di una loro unificazione politica.

L’onnipresenza della relazione con la Cina nella politica di Taiwan

Il rapporto tra Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese (Rpc), tanto dal punto di vista politico, quanto da quello economico, diplomatico e militare, rappresenta il centro attorno al quale gravita tutta la politica taiwanese. Sul tema si organizza e si posiziona la stessa offerta partitica interna: da una parte la cosiddetta Coalizione pan-azzurra, guidata dal Gmd e fautrice di una linea di dialogo e collaborazione con Pechino, che tradizionalmente non ha mai abbandonato l’idea di una riunificazione con il continente; dall’altra la Coalizione pan-verde, dominata dal Partito progressista democratico (Dpp) e da sempre favorevole a un’identità indipendentista taiwanese.

Anche le varie formule con cui negli anni ci si è riferiti alle relazioni tra i due paesi hanno rispecchiato questa altalena di posizioni e la grande attenzione, con cui le rispettive leadership politiche guardano all’utilizzo di una denominazione piuttosto che di un’altra, restituisce immediatamente la complessità e la centralità della controversia. Dalle ‘special state-to-state relations’ dell’ex presidente Lee Tung-hui (1988-2000, del Gmd), si è passati infatti al presidente Chen Shui-bian (2000-08, del Dpp), che preferiva sottolineare la chiara esistenza ai due lati dello Stretto di due stati separati, fino ad arrivare all’attuale capo di stato taiwanese, Ma Ying-jeou (Gmd), che ha riutilizzato la formula dell’eccezionalità della relazione, ma tra due ‘aree’ distinte all’interno di un unico stato. Ma Ying-jeou, fautore di una linea più distensiva nei confronti di Pechino, è oggi sostenitore della cosiddetta ‘politica dei tre no’: no all’unificazione, no all’indipendenza e no all’uso della forza. La formula che invece si conferma più condivisa, oltre che maggiormente in uso, specie presso il mondo diplomatico, è quella più generica delle ‘relazioni attraverso lo Stretto’ (Cross-Strait Relations).

Quanto la forma si mischi alla sostanza politica si evince infine anche dal piano amministrativo: i due paesi, infatti, non trattano le reciproche relazioni come afferenti ai dipartimenti degli esteri, ma i due governi si relazionano tramite degli organi formalmente privati, seppur sotto il loro controllo – per quanto riguarda la Rpc, tramite l’Association for Relations Across the Taiwan Straits, per Taipei invece tramite la Straits Exchange Foundation.

 

segue sul rapporto con gli Usa nel link :
https://www.treccani.it/enciclopedia/taiwan_res-466ca2c4-00a3-11e2-b986-d5ce3506d72e_%28Atlante-Geopolitico%29/

 

 

LA PRESIDENTE TSAI ING-WEN

 

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Tsai Ing-wen ( Tsai è il cognome )

E’ l’attuale Presidente della Repubblica di Cina dal 2016; è la prima donna a ricoprire tale incarico. Nel 2020 è stata rieletta per un secondo mandato dopo la vittoria alle elezioni presidenziali. È membro del Partito Progressista Democratico (PPD) di cui è segretario.

“La repubblica di Cina è Taiwan, Taiwan è la repubblica di Cina e l’attuale governo della repubblica di Cina non è più governata da un potere politico non nativo.” — afferma.

Nel 2020 ha vinto con 57,1 % ( un punto in più del 2016 ) dei consensi. La votazione fa segnare un record storico: è la prima volta che un presidente di Taiwan è stato eletto con oltre otto milioni di voti (8.170.231); un risultato dovuto all’alta affluenza alle urne, precisamente del 74,9%, la più alta delle ultime tre elezioni presidenziali.
Tsai è stata inclusa nella lista delle 100 persone più influenti del 2020 della rivista Time.

Tsai sostiene i diritti LGBT e, sotto il suo mandato, è stato approvata la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso a Taiwan.

L’amministrazione Tsai ha intrapreso azioni per preservare le lingue che stanno pian piano sparendo, e tentare di elevarle sullo stesso piano del mandarino. Prima del suo mandato, l’unica lingua nazionale era appunto il mandarino; durante la sua amministrazione, le lingue nazionali di Taiwan furono ampliate includendo mandarinohokkien taiwanesehakka, 16 lingue indigene di Formosa, lingua dei segni taiwanese e dialetto Matsu, parlato sulle isole Matsu.

La legge sullo sviluppo delle lingue indigene è entrata in vigore il 14 giugno 2017.

Tsai non è sposata e non ha figli. Tsai è nota per essere un’amante dei gatti e i suoi due gatti, “Think Think” e “Ah Tsai”, hanno avuto un ruolo di primo piano nella sua campagna elettorale. Nell’ottobre 2016, ha adottato tre cani guida in pensione, di nome Bella, Bunny e Maru.

 

segue : 
https://it.wikipedia.org/wiki/Tsai_Ing-wen

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1 risposta a ANSA.IT — 4 AGOSTO 2022 -11.53 :: Taiwan attiva sistemi di difesa: “La Cina ha lanciato missili”. Pechino contro il G7: “Gli Usa hanno creato la crisi”. L’Ue con Borrell condanna le “esercitazioni militari mirate” + storia di Taiwan- Treccani + La Presidente Tsai Ing-wen

  1. DONATELLA scrive:

    Speriamo che l’amore per gli animali si estenda anche agli esseri umani.

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