Omaggio alla sardinara.
foto : Cuvea.com
E’ stato il primo segno di festa che ho visto in casa mia. Quando c’era un compleanno, un onomastico la mamma faceva la sardinara, ” a lùna” come diceva il mio zio giocherellone indicando il testo di rame rotondo in cui cuoceva. Tra di loro i miei la chiamavano ” sardenaira” in dialetto, per noi figli che dovevamo parlare italiano era ” sardinara”. Quando vedevamo mia mamma che impastava, poi copriva con amore la pasta che doveva lievitare senza essere disturbata da spifferi, sapevamo che una piccola festa ci sarebbe stata. Nei primi anni dopo la guerra, condita a dovere, sempre affettuosamente coperta da un telo, mio papà la portava al forno vicino a casa, da ” Silvano”, che la faceva riposare un po’ e poi la infornava. Meraviglioso e un po’ pauroso era lo spettacolo del nostro cibo inghiottito, tramite una pala, nell’antro del forno. Quando poi ci fu il forno per cuocerla in casa, furono nostri tutti i profumi che emanava cuocendo, come se volesse dichiarare a chi ansiosamente l’attendeva gli ingredienti di cui era fatta: farina, olio, pomodoro, aglio, alici, olive e, sovrana su tutti, ” a curnioera”, il regale origano, il profumo che per me risveglia immediatamente la Liguria, come se potessi per un momento sorvolare la mia terra d’origine e coglierne, rimanendone trafitta, la bellezza più profonda e intima. Insomma, un cibo per lo stomaco e per il cuore, come dovrebbe essere un vero cibo. Sotto il cielo di Lombardia provo sovente a riprodurre quell’ antica emozione: certo, non c’è la luce pura e tagliente della mio paese, occorre fare attenzione all’umidità del clima, ma la sardinara arriva anche lì puntualmente come una festa, fatta dalle mie mani che sono riuscite a ripercorrere i gesti sapienti di mia mamma. E’ proprio lei, la mamma, la sardinara, i profumi che rendono possibile la convivenza serena di tante parti di me.
A sinistra vedete la casa dove Donatella è cresciuta con suo fratello, il poeta, e la mamma, che faceva ” una sardinara così dolce, ma così dolce, che lo zucchero è rimasto in bocca alla figlia ancora oggi “; sotto il negozio del padre e, prima, dei nonni provenzali: è stata la più ricca drogheria di Sanremo fino a metà degli anni Sessanta, mi pare, quando hanno aperto, lì vicino, La Standa. La casa di Donatella è quella arabescata con un tono rosa e azzurro polvere…abitano l’ultimo piano, con un terrazzo più grande dell’appartamento, pienissimo di piante…e piccioni che loro nutrono e osservano.
BRUNO LAUZI, MA SE GHE PENSU
Non è Liguria di Ponente, men che meno Sanremo, ma la nostalgia è di tutto il mondo !
Grazie! Mi è venuta voglia di fare la sardinara: è un buon segno!