bardelli, 2014
Son depressa, sono ossessa
da una noia saturnina.
Non so più che cosa fare
dalla sera alla mattina.
Lente passano le ore
grigio nero il mio umore.
Se mi stendo un po’ sul letto
nel mio sogno sto sul tetto.
Da lì vedo tutto il mondo:
non mi piace così tondo,
lo vorrei un po’ più quadrato,
fatto come un grande prato
ma di soffice erba fina
o di piume, ancora meglio,
per far salti di livello
che mi portino alle stelle
e da lì vedere sotto
tutto il mondo bell’e rotto.
Quand’ero giovane
fui conquistata
dalla speranza
d’una grande ondata:
pace, benessere
in abbondanza,
amore , gioia e fratellanza.
Abbasso i padroni,
viva la gente;
non più barriere
ma solidi ponti,
che ci congiungano
senza più affronti.
Niente più guerre,
abbasso i “caimani”,
mettiamo su un mondo
con le nostre mani.
Dicevano in tanti:
spargiamo fiori,
non più violenze,
non più oppressioni,
che l’uomo diventi
per l’altro uomo
un buon fratello
e chieda perdono
per tutti i delitti
e le cose cattive
che in tanti secoli
hanno fatto soffrire.
Che la natura
ci sia sorella,
che la gallina
non cuocia in padella;
che gli alberi siano
nostri amici
insieme a ginestre,
rose e lombrichi.
Di tutto questo
ben poco rimane,
ma nel mio cuore
e nella mia mente
penso che quello
era un mondo decente.
Vassily Kandinsky, Blu cielo, 1934, Centre Pompidou, Paris.
Pillole di poesia ( vorrei chiamarle poesie a infradito, perché si possono mettere e levare con estrema facilità e vanno su tutto):
Tremule foglie
siamo esposte
ai venti.
Invano guardiamo
al cielo
che non ci risponde.
Non c’era niente di sovversivo:
volevamo solo una vita migliore,
una libertà del cuore.
Indifesi e puri,
amiamo ancora quei tempi.
In essi ci rispecchiamo.
Homo sapiens
Non posso
lasciar cadere Pinelli
da una finestra.
Non posso far nascere
il bambino in una grotta.
Sono sangue
del mio sangue-
Non posso contare le file
degli affamati
davanti al panettone.
Non posso amare
il bue e l’asinello
che scaldano il bambino,
che poi diventano carne da macello.
Non posso, non posso.
Siamo noi che contiamo le stelle,
le chiamiamo per nome.
Brillano per noi nella notte.
Ci riscaldiamo il cuore
e siamo soli
in questo universo tremendo.
Sconfiggiamo la morte
che festeggia i suoi riti.
Siamo noi che guardiamole stelle,
siamo noi
che le amiamo.
Non posso, non posso
essere indifferente
a questo universo crudele.
Non ho patria
e neppure il mondo intero lo è.
Vorrei trovare parole
che si incidano nel cuore.
Ho solo una matita:
mi sento naufraga
in un mare infinito.
Vorrei trovare pace
ma ho solo un fiore
che sta sfiorendo.
Canzone / Consolazione n. 3 di Liszt
Canzone
Quando sugli alberi
della notte
fiorisce la mia canzone,
profili di colli lontani
io vedo
ed aria pura
trasparente come vetro.
Frutti maturi
di generosa estate
profumano di bellezza
la terra scura
e dolcemente
si addormenta
il mare.
Mi sembra bello e utile affrontare il mondo gettandogli in faccia una filastrocca, meglio se con gli infradito ai piedi.