EDGAR MORIN, Il silenzio dell’Europa che non vuole la pace, il nuovo libro di Edgar Morin –REPUBBLICA.IT –9 FEBBRAIO 2023

 

REPUBBLICA.IT –9 FEBBRAIO 2023
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Il silenzio dell’Europa che non vuole la pace, il nuovo libro di Edgar Morin

 

La battaglia di Stalingrado (1943)La battaglia di Stalingrado (1943)

Il grande filosofo francese, in questo brano tratto dal suo ultimo saggio “Di guerra in guerra”, spiega il rischio di un nuovo conflitto mondiale. Se non si pone fine alla violenza in Ucraina

L’errore e l’illusione, molto spesso, hanno regnato nelle menti dei governanti e dei governati. Ci fu un decennio di sonnambulismo collettivo dal 1930 al 1940, e ci fu l’impossibilità di credere all’occupazione della Francia e a una Seconda guerra mondiale. Nel corso dei cosiddetti “trenta gloriosi” di sviluppo economico in direzione di una società dei consumi, fu impensabile immaginare che le stesse basi della nostra civiltà sarebbero state scosse e che lo sviluppo tecno-economico avrebbe condotto non solo al sottosviluppo etico-politico, ma anche a gigantesche crisi planetarie.

Nello stesso tempo fu ignorata e occultata la degradazione della biosfera che ingloba l’antroposfera, riconosciuta dal 1970 dai pionieri scientifici dell’ecologia. E la coscienza ecologica, rimossa per mezzo secolo, resta ancora insufficiente. Illusoria era la certezza dei politici e degli economisti secondo cui il neoliberalismo sarebbe il produttore di una crescita continua. La pandemia mondiale, suscitando una crisi planetaria enorme e multidimensionale, fu incompresa, dato il dominio di un pensiero meccanicista, lineare e incapace di concepire la complessità dei fenomeni. Mentre ci si rallegra di essere entrati nella società della conoscenza, si è sprofondati in una cecità tanto più grande in quanto crede di possedere i mezzi adeguati del sapere.

 

Il filosofo e sociologo francese Edgar Morin: ha compiuto cento anni nel 2021Il filosofo e sociologo francese Edgar Morin: ha compiuto cento anni nel 2021

Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi8 luglio 1921), è un filosofo e sociologo francese. È noto soprattutto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’epistemologia.

 

Questa cecità porta a ignorare che nel 1945 è iniziata una nuova era con la minaccia di morte per l’umanità, minaccia che è continuamente accresciuta dalla proliferazione delle armi nucleari, dalla loro sofisticazione e dal loro possibile utilizzo qualora l’escalation continui ad aggravare e ad amplificare la Guerra d’Ucraina. Siamo entrati nella crisi dell’umanità senza accedere all’Umanità; ma non si vede l’insieme, tutt’al più si vedono alcuni frammenti del grande problema.

Ed è in queste condizioni che è sopraggiunta l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Non solo vi si riproducono gli orrori e i crimini delle guerre precedenti, come quelli della Seconda guerra mondiale, non solo rimane assente la coscienza dell’inatteso, dell’imprevedibile, dell’errore, dell’illusione, che non hanno smesso di fare di noi dei giocattoli inconsapevoli della storia, ma appaiono anche nuovi orrori, nuovi errori, nuove illusioni, nuove sorprese, nuovi inattesi.

 

 

Si può ora comprendere la mia intenzione in questo riandare alle guerre che ho conosciuto. Perché ogni guerra comporta criminalità, più o meno grande secondo la natura dei combattenti; ogni guerra racchiude in sé manicheismo, propaganda unilaterale, isteria bellicosa, spionite, menzogna, preparazione di armi sempre più mortali, errori e illusioni, imprevisti e sorprese... E mi sembra essenziale che queste considerazioni siano presenti nel nostro sguardo sulla guerra attuale: la Guerra d’Ucraina non sfugge alle logiche di ogni guerra condotta tra avversari risoluti e accaniti.

Dobbiamo ora riconoscere, nello stesso tempo, ciò che è semplice (l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’opposizione fra democrazia occidentale e dispotismo russo) e ciò che è complesso (il contesto storico e geopolitico).

È sorprendente che in una congiuntura così pericolosa, il cui pericolo aumenta continuamente, si levino così poche voci in favore della pace nelle nazioni più esposte, in primo luogo in quelle europee. È sorprendente vedere così poca coscienza e così poca volontà in Europa, soprattutto nell’immaginare e nel promuovere una politica di pace. Parlare di cessate il fuoco, di negoziati, è denunciato come una ignominiosa capitolazione da parte dei bellicosi, che incoraggiano la guerra che vogliono a tutti i costi evitare a casa loro. Recentemente si sono levate alcune voci, fra cui quella di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio. Ma esse sono coperte dalla voce tonante dei sostenitori russi e americani del “sino alla fine” (dov’è la fine?).

L’urgenza è grande: questa guerra provoca una crisi considerevole che aggrava e aggraverà tutte le altre enormi crisi del secolo subite dall’umanità, come la crisi ecologica, la crisi economica, la crisi delle civiltà, la crisi del pensiero. Che a loro volta aggravano e aggraveranno la crisi e i mali nati da questa guerra.

Nel 2017 c’erano ottanta milioni di esseri umani sull’orlo della carestia. Poi, dopo la pandemia, duecentosettantasei milioni, e attualmente trecentoquarantacinque milioni.

 

80 MILIONI IN CARESTIA  —  — 2017
276 MILIONI   IN CARESTIA     —  2021
345 MILIONI   IN CARESTIA  —  2023

Più la guerra si aggrava, più la pace è difficile e più è urgente. Evitiamo una guerra mondiale. Sarebbe peggio della precedente.

 

Il libro
Di guerra in guerra 
di Edgar Morin (Raffaello Cortina, traduzione di Susanna Lazzari, pagg. 112, euro 12)
In libreria dal 14 febbraio

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1 risposta a EDGAR MORIN, Il silenzio dell’Europa che non vuole la pace, il nuovo libro di Edgar Morin –REPUBBLICA.IT –9 FEBBRAIO 2023

  1. DONATELLA scrive:

    L’Europa sembra cieca di fronte al pericolo, molto concreto, di una guerra nucleare, senza volere accorgersi, colpevolmente, di essere solo una pedina usata con spregiudicatezza nel gioco tra USA e Russia. D’altra parte la popolazione europea, che di guerra sicuramente non ha bisogno, sembra non riuscire a dire con forza e continuità il suo no alla guerra. Molti Stati europei, come l’Italia, sono sul bilico del fallimento: vengono tagliati i fondi per sanità, scuola, ambiente mentre vengono spesi miliardi per le armi: si diventa ciechi avanzando verso il baratro.

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