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LIMESONLINE.COM — 24 GENNAIO 2023
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Tutti gli errori della mafia sotto Matteo Messina Denaro

 

 

 

Carta di Laura Canali – 2021

 

 

La cattura del boss più importante di Cosa Nostra fotografa la sua (relativa) debolezza rispetto al passato. Oggi lo scenario criminale nazionale e internazionale è dominato da camorra e ‘ndrangheta, che hanno strutture più impermeabili. Non si rimane latitanti per decenni senza qualche appoggio nei gangli del potere legittimo.

 

di Isaia Sales

La cattura di Matteo Messina Denaro ha confermato l’esistenza di due opposte percezioni di ogni italiano verso il fenomeno mafioso. Quella di vivere in un paese in cui si può restare latitanti per 30 anni pur nascondendosi a due passi da casa; quella di essere cittadini di uno Stato che dispone di efficienti apparati investigativi capaci di dimostrare che nessun criminale è imprendibile.


La domanda che discende da questa palese contraddizione è la seguente: se abbiamo apparati investigativi così efficienti, come mai si può restare invisibili per tanti decenni?


Fa impressione snocciolare il numero di latitanti mafiosi che per anni e anni hanno potuto vivere tranquilli, fare figli e vedersi con i familiari, sicuri che nessuno li avrebbe riconosciuti. Comprese le forze dell’ordine. Nino Falzone lo è stato dal 1943 alla sua morte nel 1990 (47 anni); Bernardo Provenzano 43 anni; Vito Roberto Palazzolo, Salvatore Lo Piccolo e Pietro Bua 26, Totò Riina 24; Giovanni Arena 18; Vito Badalamenti 17; Luciano Liggio 16; Daniele Emmanuello 14, Nitto Santapaola 11 e i fratelli Graviano 10. Sono tutti boss di Cosa Nostra.


Stessa cosa è avvenuta con i boss della ‘ndrangheta: 23 anni Giuseppe Giorgi; 20 Ernesto Fazzolari; 19 Domenico Condello; 18 Pasquale Condello; 17 Giovanni Tegano, 16 Sebastiano Pelle e 15 Luigi Facchineri. Per la camorra si va dai 31 anni di Pasquale Scotti ai 16 di Michele Zagaria, dai 16 di Pasquale Russo ai 15 di Marco Di Lauro e ai 14 di Antonio Iovine, fino agli 11 di Carmine Alfieri.


In quale parte dell’Occidente sviluppato è avvenuto qualcosa del genere? La cosa singolare è che quasi tutti i latitanti si nascondevano nelle stesse zone dove esercitavano il loro potere. Nessuno di loro si era rifugiato all’estero, con l’eccezione del campano Pasquale Scotti, a differenza di gran parte dei terroristi rossi e neri ricercati. Nessuno di loro ha fatto ricorso a plastiche facciali per camuffarsi. Molte delle loro attività erano svolte alla luce del sole.


Si può restare latitanti per così tanto tempo solo grazie alla copertura dei locali? Certo, il consenso di una parte della popolazione è indispensabile per qualsiasi organizzazione che vìola le leggi dello Stato, ma nessuna forma criminale sopravvive (e si sottrare alla legge) per così lungo tempo solo grazie a questa copertura. Il banditismo e il brigantaggio, pur godendo di un consenso popolare superiore a quello riscosso dalle mafie, sono stati eliminati dalla storia italiana. Vicini di casa che non parlano e commercianti che mantengono il silenzio sui loro clienti ricercati sono la norma in alcune località, ma nessuno può restare latitante per 30 anni solo grazie a questi comportamenti.


Che c’entra il consenso popolare con il fatto che Riina è stato latitante assieme alla moglie e ai quattro figli per così tanti anni – uno dei pochissimi casi al mondo di latitanza dell’intera famiglia? I suoi figli sono tutti nati in una clinica di Palermo mentre lui era nei dintorni. E che dire del fatto che Leoluca Bagarella festeggiò da latitante il suo matrimonio con Vincenzina Marchese nell’albergo più famoso di Palermo, Villa Igiea! Fu forse il popolo di Palermo a consentire ciò? E all’arresto di Provenzano si poteva arrivare già nel 1995, in quanto era stato individuato (grazie a un infiltrato) il covo a Mezzojuso prima che egli si rifugiasse nelle campagne di Corleone. Ma i vertici del Ros dei carabinieri decisero diversamente. Provenzano fu catturato dalla Polizia solo nel 2006, consentendogli di esercitare il suo potere per altri 11 anni. La lunghissima latitanza di Riina e Provenzano è derivata dal silenzio della popolazione? Non diciamo cose ridicole.

 


mafia_sicilia_occidentale_orientale_2021

Carta di Laura Canali – 2021


 

Non basta quindi il consenso dei ceti popolari per spiegarci il successo delle mafie dal 1861 a oggi.  Al contrario, occorre il benestare permanente di parte delle classi agiate e dei reggenti della cosa pubblica affinché la violenza mafiosa possa trasformarsi in potere stabile e duraturo. Per avere accesso al potere e alla ricchezza essa deve essere utile agli interessi delle classi dominanti, o almeno di una sua parte. Non può mettersi in contrasto con loro. Necessita della legittimazione da parte di chi già possiede il potere e la ricchezza.


Si è mafiosi solo se si è in grado di stabilire convergenze con gli interessi delle classi dirigenti. Ecco perché la mafia rappresenta una particolare e originale forma di violenza nel corso della storia: diversamente da quelle che l’hanno preceduta, non è solo predatoria ma tende a reinvestire nei circuiti economici legali ciò che sottrare con la forza (e in alleanza con settori del mondo produttivo). Non si manifesta in contrapposizione alle classi dirigenti, politiche ed economiche, ma stabilisce reciproche e proficue relazioni con esse.


Senza queste relazioni la mafia sarebbe semplice criminalità – perciò facilmente debellabile, come è avvenuto per ogni altra forma criminale nel corso della nostra storia. Se la riproducibilità delle mafie è così alta, anche in contesti diversi e in presenza a volte di forti repressioni, significa che esse possiedono una certa affinità, una certa consustanzialità con il potere economico e politico di Sicilia, Calabria e Campania. Più in generale dell’Italia.


È la legittimazione dall’alto, e non quella dal basso, ad aver fatto la fortuna dei mafiosi. Si parla troppo della tolleranza delle popolazioni ma pochissimo di quella dei settori commerciale, professionale e imprenditoriale. Per non parlare del mondo politico, che ha fornito ai mafiosi la più straordinaria e stabile delle legittimazioni.

 


Cosa succederà ora negli equilibri interni alla mafia siciliana dopo la cattura dell’ultimo dei grandi latitanti che ne hanno determinato caratteri, scelte e azioni concrete negli ultimi 40 anni? A dire il vero, un cambiamento nelle gerarchie delle mafie italiane si è già prodotto 25 anni fa. Oggi Cosa Nostra ha indubbiamente un impatto minore di quello che hanno camorra e ‘ndrangheta sullo scenario nazionale e internazionale. Eppure, anche nei confronti di queste due altre forme di mafia c’è stata una forte repressione da parte degli inquirenti e delle forze di sicurezza.

 


Come mai la repressione ha avuto effetti così destabilizzanti in Sicilia e non in altre regioni? Indubbiamente, il ridimensionamento (non sconfitta) del ruolo di Cosa Nostra si era manifestato già dalla fine degli anni Novanta a causa della perdita del controllo del mercato nazionale e internazionale di sostanze stupefacenti. In particolare dell’eroina, droga in cui si era specializzata grazie ai rapporti storici con la mafia degli Stati Uniti d’America. A metà degli anni Novanta, per via dei troppi morti per overdose, si ridusse infatti il consumo dell’eroina nel mondo e incrementò l’uso di cocaina. Nel frattempo, l’azione dello Stato si fece più dura in Sicilia contro Cosa Nostra dopo l’uccisione dei magistrati Falcone e Borsellino.

 


Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021


 

Fu in questo momento storico che crebbe il ruolo di camorristi e ’ndranghetisti, che andarono a occupare il vuoto lasciato da Cosa Nostra e si proposero come interlocutori privilegiati di numerosi gruppi criminali internazionali, a partire dai narcotrafficanti del Sudamerica, area produttrice di tutta la cocaina del globo. In questa nuova situazione si inserirono bene le varie bande di camorristi, unificate in quel periodo sotto l’egemonia della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, che organizzava l’approvvigionamento e lo spaccio in una delle aree metropolitane a maggior consumo di cocaina, cosa resa possibile dall’abbassamento vertiginoso del prezzo portato alla disponibilità economica quotidiana di tutti i consumatori.

 


La ’ndrangheta ha guadagnato prestigio nel mondo criminale perché capace di pagare sulla parola e rispettare i patti grazie alle grandi disponibilità economiche e alle drastiche punizioni per chi sgarra. La camorra è riuscita invece a “democratizzare” il consumo della cocaina, mettendo a disposizione vaste aree di spaccio controllate militarmente, proponendo prezzi bassi, facilità di approvvigionamento e rifornimento di altre piazze di smercio in Italia.

 


L’alleanza tra i mafiosi italo-americani e quelli siciliani si basava proprio su questo accordo. Erano i siciliani a rifornire di eroina le famiglie statunitensi dopo averla comprata nei luoghi di produzione e raffinata all’interno dell’isola. La Sicilia per un trentennio ha assunto lo stesso ruolo che aveva avuto Cuba prima della vittoria di Fidel Castro come base di rifornimento di droga per i consumatori statunitensi.

 


Cosa Nostra era riuscita ad approfittare della posizione geopolitica che l’Italia (e in particolare la Sicilia)ricopriva per la Nato e per gli Usa nel confronto con l’Unione Sovietica. La strategia anticomunista prevedeva che si potesse anche tollerare, e a volte favorire, la presenza dei mafiosi a supporto della Dc per impedire che il Pci si avvicinasse al governo. C’erano quindi ragioni strategiche dietro al successo storico della mafia siciliana. Ed è stato il drastico ridimensionamento di questo asse con gli Stati Uniti a decretare la fine del ruolo internazionale di Cosa Nostra. Basti pensare che negli ultimi anni i mafiosi siciliani, che hanno continuato a occuparsi di droghe, hanno dovuto comprarla dalla ‘ndrangheta. Allo stesso modo Cosa Nostra americana non si è servita più dei servizi della consorella italiana per approvvigionarsi ma direttamente di alcune ‘ndrine calabresi.

 


Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021


 

Tale cambiamento gerarchico nell’universo della mafia italiana ha avuto ampi riscontri nelle relazioni degli organi di governo e del parlamento preposti al suo contrasto, negli atti della magistratura, nei dati sugli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, nelle statistiche sui beni sequestrati e confiscati, nel numero di omicidi commessi negli ultimi 25 anni e perfino nel numero complessivo dei “pentiti”.

 


Le ordinanze di custodia cautelare dal 1992 al 2020 per il reato 416 bis hanno riguardato 3219 camorristi (il numero più alto in assoluto), 2800 ‘ndranghetisti (il numero più alto in rapporto alla popolazione), mentre Cosa Nostra è arrivata a 2.193 e la criminalità mafiosa pugliese si è fermata a 811. Dei detenuti al 41 bis, calabresi e campani superano il 60% del totale. Se poi si prendono in considerazione gli omicidi ufficialmente riconosciuti dal 1983 al 2018, la camorra ne ha commessi 3026 (ben il 45,4% di tutti gli omicidi di mafia), Cosa Nostra 1701 (il 25, 5%) e la ‘ndrangheta 1320 (il 19,8%). Significativo anche il numero di scioglimenti dei consigli comunali per mafia, dato aggiornato a novembre 2022: la Calabria è la prima (130), seguono Campania (117), Sicilia (89) e Puglia (25).

 


Calcolando il rapporto tra omicidi e popolazioneal primo posto si trova sempre la ’ndrangheta, ma in numeri assoluti il primato spetta alla camorra. Riguardo ai clan mafiosi, a Palermo operano 32 famiglie, a Napoli sono 80 (e 180 in tutta la Campania), mentre in Calabria agiscono 150 ‘ndrine (unità di base della ‘ndrangheta) senza contare quelle operanti nel Centro-Nord Italia. Insomma, camorra e ‘ndrangheta oggi determinano il 65% degli affari delle mafie italiane.

 


Il successo nella lotta a Cosa Nostra dipende anche dalla maggiore permeabilità del suo modello organizzativo. L’impressione è che il modello piramidale della mafia siciliana si sia dimostrato più esposto a una repressione massiccia dello Stato, mentre i modelli organizzativi della ‘ndrangheta e della camorra, più elastici e reticolari, hanno saputo assorbire meglio i colpi delle forze dell’ordine. La camorra difficilmente sarebbe riuscita a darsi una struttura piramidale. Per quanto riguarda la ‘ndrangheta, invece, la struttura organizzativa basata sulla famiglia di sangue ha assorbito più efficacemente i danni delle rivelazioni dei pentiti.

 


La mafia siciliana è stata anche vittima della sua stessa aspirazione a dominare le relazioni con il mondo politico e istituzionale, mentre la camorra e la ‘ndrangheta non hanno mai coltivato simili piani. La ricerca del monopolio del comando e la bramosia di un potere assoluto hanno condotto Cosa Nostra sulla via degli attentati ai vertici delle istituzioni politiche e armate. Ma quella scia di sangue dei “delitti eccellenti” ha determinato una reazione dello Stato che è andata ben al di là della stessa volontà di coloro che con la mafia siciliana avevano stabilito lunghe e proficue relazioni.

 


L’arresto di Matteo Messina Denaro è solo l’ultima dimostrazione che Cosa Nostra ha pagato il prezzo dell’inadeguatezza del suo modello organizzativo piramidale e la sua pretesa di dominio sulle istituzioni, mentre camorra e ‘ndrangheta hanno beneficiato della loro struttura originale e della mai manifestata sete di egemonia politica, accontentandosi di proficue relazioni alla pari e mai di sfida aperta.

 


Oggi sono la ‘ndrangheta e la camorra a condizionare lo scenario mafioso italiano e internazionale e ad essere più pronte a cogliere tutte le opportunità che gli investimenti pubblici determinano nell’economia. Guerre e Pnrr compresi.

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1 risposta a –per chi non l’ha letto — LIMESONLINE.COM — 24 GENNAIO 2023, Tutti gli errori della mafia sotto Matteo Messina Denaro –LIMESONLINE.COM — 24 GENNAIO 2023

  1. DONATELLA scrive:

    Bello e approfondito questo studio sulle “mafie”. E’ terribile pensare di essere nelle “mani” di queste organizzazioni criminali, che hanno poteri enormi nella vita di una nazione come la nostra.

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