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video, 19 minuti ca — Hieronymus Bosch spiegato da Philippe Daverio + il film sulla grande mostra a ‘s-Hertogenbosch + la bellissima città di ‘s-Hertogenbosch
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Hieronymus Bosch, pittore misterioso: vita e opere
L’universo di Bosch è un mondo esclusivo, fatto di simboli, metamorfosi, allusioni religiose e creature demoniache, considerato un anticipatore delle istanze moderne.
Hieronymus Bosch (Jeroen Anthoniszoon van Aken; s’ Hertogenbosch, 1453 – 1516) è stato un pittore olandese attivo tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. La sua esperienza è inquadrabile nell’ambito della pittura fiamminga: fino all’indipendenza dei Paesi Bassi del Nord nel Cinquecento inoltrato, infatti, la pittura delle Fiandre e quella dell’Olanda hanno una storia comune.
La pittura fiamminga conosce un notevole sviluppo dopo che, nel 1419, la capitale del ducato di Borgogna viene spostata a Bruges, nelle Fiandre: l’evento porta nella regione una classe borghese abbiente e cosmopolita, attenta e interessata alle opere d’arte.
Verso la metà del secolo si intensificano anche gli scambi con l’Italia, e il primato di Bruges passa alla città di Anversa, incrementando le committenze e favorendo lo spostamento degli artisti.
I pittori italiani risultano essere sempre più interessati a conoscere le opere dei fiamminghi; molti, infatti, creano i presupposti per vedere personalmente le opere. Gli storici dell’arte ipotizzano un contatto diretto tra l’artista toscano Piero della Francesca (Borgo San Sepolcro, 1412 – 1492) e il fiammingo Rogier van der Weyden (Tournai, 1399 – 1464, Bruxelles), in viaggio tra le corti italiane a metà del Quattrocento. È certo, inoltre, che i pittori italiani vedessero le opere del famoso Van Eyck o di altri fiamminghi, a Firenze e a Genova, due città culturalmente ed economicamente prospere. Anche la pittura fiamminga è stata influenzata dai grandi artisti italiani, consentendo dunque la realizzazione di un sistema di influenze reciproche. Le influenze reciproche non si esauriscono con una data precisa, ma nel Seicento c’è una perdita di interesse, con una minore influenza dell’arte italiana su quella fiamminga e viceversa.
Interessante è la posizione della città di Genova, potenza mercantile e commerciale, che occupa per tutto il Quattrocento una posizione cruciale per la diffusione della pittura fiamminga in Italia. L’aristocrazia ligure apprezza molto le opere degli artisti provenienti dal Belgio e dall’Olanda: si instaura così un assiduo e intenso collezionismo.
Gli scambi economici favoriscono una feconda proliferazione di opere, confluite oggi in diverse collezioni, ad esempio in quella di Palazzo Bianco, e in numerose pinacoteche genovesi. Tutt’ora sono presenti stemmi della città di Genova a Bruges, nel palazzo del consolato, ma anche ad Anversa, dove il fenomeno di penetrazione del gusto rinascimentale italiano si innesta su di una pittura di gusto tardo gotico.
Sono due gli artisti in cui è presente il fenomeno di unione tra arte rinascimentale e pittura tardo medievale, Cornelis Engebrechtszoon (Leida, 1462 – 1527) e Jacob van Oostsanen (Oostzaan, 1470 – 1533, Amsterdam).
C’è poi un artista che lavora autonomamente, con intenzioni ben diverse, attingendo a un immaginario vivace, senza rifarsi ai temi dell’antichità classica come i pittori attivi nei suoi stessi anni: è proprio Hieronymus Bosch, le cui opere rappresentano una perfetta combinazione tra tradizioni locali e inventiva personale.
Cornelis Cort, Ritratto di Hieronymus Bosch (1550 circa) |
L’incerta biografia di Hieronymus Bosch
Le informazioni biografiche sull’artista e la relativa datazione, sono povere, così come sono lacunose le notizie sul periodo della sua formazione. Jeroen Anthoniszoon van Aken, poi Hieronymus Bosch, è nato in Olandaa ‘s Hertogenbosch, il 2 ottobre del 1453, da una famiglia di pittori. Noto in Spagna con il soprannome di El Bosco, o di Gerolamo Bosco, ancora Bosco di Bolduc e in Italia come Ieronimo Bos. Si ipotizza che da giovane abbia compiuto viaggi ad Anversa o a Bruxelles, ma non sappiamo in quali anni di preciso. Nel 1480 circa, o forse prima, si sposa con Aleyt deMeervenne, figlia di una famiglia agiata; ciò permette all’artista di praticare la pittura liberamente e senza preoccupazione, non dovendo pensare a debiti o a inadempienze economiche, problemi comuni per un artista dell’epoca.
In una data oscillante tra il 1486 e il 1488, si unisce alla Confraternita della Nostra Diletta Signora della città natale, legata al culto della Vergine e nel cui archivio sono presenti le poche informazioni che abbiamo sulla vita dell’artista. L’adesione a questa associazione offre all’artista la possibilità di inserire le proprie opere all’interno di una committenza europea che gli permette di acquisire notorietà, di intrattenere rapporti con le classi sociali più elevate, e naturalmente di procurarsi una clientela facoltosa. I principi morali, i dogmi religiosi e la condanna dei peccati sono tra i temi maggiormente affrontati dall’artista, appresi grazie all’esperienza della Confraternita, in connessione con il movimento mistico Devotio Moderna, attivo nei Paesi Bassi a metà del Quattrocento.
Bosch non ama viaggiare, né ispirarsi ad altri artisti, ma si suppone che abbia fatto due viaggi in Europa, in tutta la sua vita. Il periodo che va tra il 1500 e il 1510 è il più fecondo a livello artistico; proprio in questi anni sono datati i più importanti trittici (opere costituite da tre pannelli dipinti, uno più ampio centrale e due laterali, minori come dimensioni) a noi pervenuti, come il famoso Giardino delle delizie. Un altro trittico importante, realizzato tra il 1506 e 1508, è il Trittico del Giudizio, seguito dal Trittico dell’adorazione dei magi del 1510. Dello stesso anno sono il Trittico della passione e il Trittico di Sant’Antonio, capolavoro della maturità dell’artista.
Uno dei pochi documenti della sua biografia registra una committenza importante, a opera di Filippo il Bello, duca di Borgogna dal 1482 al 1506, che nel settembre del 1504 gli commissiona un quadro avente per tema il Giudizio universale (non sappiamo in realtà di preciso quale sia l’opera in questione).
Bosch muore, forse a seguito di un’epidemia di colera documentata proprio a ‘s Hertogenbosch, il 9 agosto del 1516. Nei documenti della Confraternita è presente un requiem dedicato alla perdita dell’artista Jeronimus van Aken pittore, risalente al mese di agosto di quell’anno, facendo presumere che fu proprio la malattia a portarsi via l’artista all’età di poco più di sessant’anni.
Hieronymus Bosch, Trittico del Giudizio di Vienna (1482; olio su tavola, 163,7 x 242 cm; Vienna, Accademia di Belle Arti) |
Hieronymus Bosch, Trittico degli Eremiti (1493 circa; olio su tavola, 86,5 x 120 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia) |
Evoluzione dello stile di Bosch: dall’età giovanile alla maturità
La vita di Bosch è ricostruibile attraverso i suoi dipinti, nonostante anche qui ci siano dei lassi cronologici. Le opere dell’artista, come già detto in precedenza, erano molto apprezzate dal mercato artistico dell’epoca, ma continuarono a esserlo dopo la sua morte. La sua considerazione nei secoli a venire è stata talmente alta, che la critica contemporanea lo ha considerato una fonte d’ispirazione per alcune correnti artistiche tra le più importanti della fine dell’Ottocento, come il Simbolismo, e più tardi l’Espressionismo tedesco e il movimento Surrealista, nati agli inizi del Novecento. Notevole influenza ebbe anche sulle teorie freudiane, tese verso la scoperta dell’inconscio, una dimensione interiore invisibile, ma presente in ognuno di noi. L’influenza sui movimenti artistici sopraccitati è dovuta in buona parte alla scelta dei temi: Bosch, infatti, si rifà a una dimensione che si nutre continuamente di simboli, provenienti dalla tradizione medievale, ma anche da miniature e satire del Quattrocento. La scelta delle tematiche è dovuta all’atteggiamento dell’artista di condanna dei peccati, dal suo disprezzo verso la corruzione e quei vizi che rendono l’uomo un peccatore.
Tra le opere attribuite al periodo giovanile, La cura della follia dove è rappresentata l’estrazione di una pietra dal cervello di un matto, l’Ecce Homo di Francoforte, la Crocifissione a Bruxelles, il Giocoliere e i Sette peccati capitali.
In quest’ultima, sono rappresentate sette scene separate tra loro attraverso dei cerchi, al cui centro c’è l’occhio di Dio, intento a “fissare le nostre azioni sulla terra”. Se in questa prima fase della sua carriera artistica il suo stile è costituito da accostamenti cromatici puri e da una pennellata morbida, nella maturità si aggiunge anche un interesse per il dettaglio, attraverso la definizione minuziosa dei particolari, realizzando composizioni sempre più affollate, senza tralasciare la precisione nel dipingere paesaggi ricchi.
Ad aprire la maturità dell’artista è il trittico con le Tentazioni di sant’Antonio, opera di cui esistono oggi tra le quindici e le venti copie, a testimonianza dell’apprezzamento dell’artista. Nel pannello centrale vi è sant’Antonio, inginocchiato davanti al crocifisso, ignaro di ciò che accade intorno a lui; il diavolo cerca di fare cadere nel peccato il santo, senza successo. Al centro dell’opera c’è l’interesse per il tema umano della tentazione. Lateralmente, infine, è rappresentato l’inferno e quello che succede a coloro che vi finiscono, ossia i peccatori. Sebbene i personaggi sembrino appartenere a una dimensione fantastica, in realtà ognuno di essi si rifà ad un concetto ben preciso. Ad esempio, nell’opera che rappresenta l’apice della sua carriera, il Giardino delle delizie, gli acrobati alludono agli uomini che cercano di alterare le leggi che regolano la natura. Il dipinto è un trittico mobile, ovvero composto da tre tavole richiudibili su se stesse.
Il trittico chiusorappresenta La creazione del mondo, attraverso una sfera rotonda, perfetta, che fluttua nel vuoto. L’opera, nella sua visione frontale, rappresenta tre scene: da sinistra il giardino dell’Eden, il giardino delle delizie e l’inferno musicale. Nel primo pannello, in basso a sinistra, c’è un trio, costituito da Dio, Adamo ed Eva; le loro espressioni sono ambigue, non si riesce a comprendere cosa stiano pensando o facendo. La misteriosità dell’opera prosegue nella scelta di rappresentare le fragole e ciliegie compulsivamente, nel pannello centrale. Forse l’artista voleva rappresentare il giardino delle delizie mondane, lontane da un’interpretazione religiosa, legata soltanto al trio della creazione? Oppure il pannello centrale rappresentava la realtà terrestre, lontana da quella celestiale?
Bosch è tutt’oggi indagato e studiato, per diversi motivi: il complicato e misterioso simbolismo che traspare dalle sue opere, l’alone di mistero che avvolge certe sue creazioni oltre alla sua stessa vita, la sua fantasia che lo porta a popolare i suoi dipinti di personaggi fantastici che hanno pochi altri riscontri nella storia dell’arte e che oggi affascinano moltissimo il pubblico, l’invenzione di temi e personaggi, intrisi di simboli, visioni e allucinazioni.
Hieronymus Bosch, Sette peccati capitali (1500-1525 circa; olio su tavola, 120 x 150 cm; Madrid, Museo del Prado) |
Hieronymus Bosch, Giardino delle delizie (1480-1490 circa; olio su tavola, 220 x 389 cm; Madrid, Museo del Prado) |
Hieronymus Bosch, Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio (1501; olio su tavola, 131 x 238 cm; Lisbona, Museo nazionale d’arte antica) |
Dove vedere le opere di Bosch in Italia e in Europa
Sono pochissime le opere di Bosch che conosciamo. In Italia sono presenti appena tre opere del pittore olandese, tutte conservate alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove sono conservati capolavori dei pittori italiani del Cinquecento e del Seicento attivi in Veneto, come Tintoretto, Tiziano, Canaletto, Giorgione, Giovanni Bellini e Veronese: si tratta delTrittico della martire crocifissa, delle Quattro visioni dell’Aldilà (un’opera costituita da quattro pannelli, la cui lettura orizzontale porta l’osservatore dall’Ascesa, il Paradiso, alla caduta dei dannati, l’Inferno) e del Trittico degli eremiti.
Per poter vedere i suoi capolavori è consigliabile andare anche all’estero, in particolare nella città natale dell’artista, dove è presente lo Jheronimus Bosch Art Center, dedicato alla sua vita e alle sue opere. Curiosamente questo museo, tuttavia, non conserva sue opere. Gli unici dipinti autografi di Bosch in territorio olandese si trovano tutti al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam e sono il Venditore ambulante, il San Cristoforo e le Tavole del diluvio.
Il trittico con le Tentazioni di sant’Antonio è conservato al Museo Nazionale d’Arte antica di Lisbona, il più importante museo del Portogallo, fondato nel 1884 e che ospita opere antiche fino all’Ottocento.
Al Museo del Prado di Madrid (in Spagna, Bosch è noto come “El Bosco”) sono presenti alcune sue importanti giovanili: i Sette vizi capitali, la Cura della follia e il Carro di fieno. Qui è conservato anche il suo capolavoro forse più noto, il Giardino delle delizie, la sua realizzazione più ambiziosa. Il museo, costruito nel 1785 su progetto dell’architetto Giovanni de Villanueva ma inaugurato soltanto nel 1819, ospita tra i capolavori del Seicento spagnolo, opere di El Greco, Giuseppe de Ribera, Diego Velasquez, ma anche di artisti attivi nella seconda metà del Settecento, come Francisco Goya. Una delle sue ultime opere, del 1510 circa, è visibile presso la National Gallery di Londra: è il Cristo deriso.
Ancora, a Francoforte sul Meno è possibile ammirare un Ecce homo giovanile, a Gand, nelle Fiandre, si conservano la Salita al calvario e il San Girolamo in preghiera al Museum voor Schone Kunsten,
e sempre in Belgio, ma ai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, si trova la Crocifissione con donatore.
Questo pittore probabilmente conserverà per sempre i suoi segreti, offrendoci però un meraviglioso spazio per la nostra fantasia.