SILVIA TRUZZI, “La lezione” di Zagrebelsky: un’ora d’amore che può bastare tutta la vita — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 15 GENNAIO 2023

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 15 GENNAIO 2023
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/03/15/la-lezione-di-zagrebelsky-unora-damore-che-puo-bastare-tutta-la-vita/7096867/

 

 

“La lezione” di Zagrebelsky: un’ora d’amore che può bastare tutta la vita

 

L’ULTIMO LAVORO DEL GIURISTA – È un discorso attorno alla scuola, eternamente “al centro” dei dibattiti politici, continuamente riformata e affogata nel mare della burocrazia

15 MARZO 2023

La meta-lezione di Gustavo Zagrebelsky – una lezione sulla lezione che s’intitola appunto La lezione – è un libretto ingannevole che si presenta con la modestia di 120 pagine e invece è un lungo viaggio dentro una delle questioni cruciali di tutti i tempi (non certo meno nel nostro, disgraziatamente global-social-virtuale) ovvero la scuola (intesa come dialogo tra insegnamento e apprendimento). Le parole bisogna usarle bene non solo per l’incombente lapis del professore, notoriamente intransi-esigente, ma anche perché il pamphlet si apre proprio con l’etimo della lectio, che deriva dal greco légein: “Una parola densa di significati che passano dall’uno all’altro illuminandosi reciprocamente e formando una costellazione piena di sorprese. Prima che con ‘lettura’, solo uno dei suoi significati, légein ha a che fare con l’atto del raccogliere, del radunare, del mettere insieme: e non a casaccio, ma selezionando e scegliendo, come sanno, per esempio, i col-lezionisti o coloro che compongono sil-logi o anto-logie di scritti o detti celebri, o flori-legi e, perfino, loga-ritmi”.

Attorno alla lezione gravitano molte parole, come per esempio “istruzione”, “formazione”, “educazione”. I termini sono solo apparentemente sinonimi; diciamo che sono parenti e come tutti i parenti sono spesso tutt’altro che affini. Tra “istruzione” ed “educazione” c’è la distanzache passa tra trasmissione (del sapere) e indottrinamento (delle idee). Per questo la scuola divenuta un riformatorio a suon di perniciose quanto frequenti riforme e divorata da una burocrazia che si autoalimenta, è frequentemente oggetto di brame politiche e ridicoli scontri (i libri di storia “di sinistra” erano il tormentone preferito di ministri, maggiordomi e sottopancia, regnante B; oggi è l’antifascismo, ahiloro “costituzionale”). La distanza tra questi due poli non lascia spazio ad altra visione dell’esperienza scolastica, a una diversa concezione della ‘moralità’ dell’apprendimento? Si deve scegliere tra uno studente “riempito di nozioni” oppure uno studente “imbottito d’ideologia”?

“L’alternativa c’è”, risponde il professore. “Ed è precisamente il camminare insieme guardandosi intorno, sempre e di nuovo. Non c’è forse molta moralità in questo atteggiamento attivo, esplorativo, attento a ciò che c’è costantemente da scoprire e imparare nell’opera di costruzione della propria identità?”. Immagine bellissima, e sarebbe l’atteggiamento migliore con cui affrontare l’avventura del sé e con essa il necessario percorso di formazione.

 

Ma oggi la scuola deve fare i conti con la società del copia incolla, dei social, del sempre connessi-mai concentrati. Un mondo dove sapere non è un valore, saper pensare men che meno. E da tempo crediamo che sia questo il fine ultimo di chi ha abbandonato la scuola, fingendo di volerla “mettere al centro”, cioè i governanti degli ultimi tre decenni, con pochissime eccezioni: meglio allevare sudditi che cittadini.

La scuola chiede fatica, concentrazione e dedizione “quando invece i ragazzi sono immersi in un mondo che, illudendoli, dispensa facilità, tutto e subito a portata di mano, mode, immagini ed esteriorità, rapporti ‘virtuali’, e quindi solo virtualmente sociali, ‘cultura’ che ‘si scarica’ dai siti e poi, eventualmente, ‘si incolla’ in qualche scritto che solo apparentemente viene dallo studio, dall’impegno, dalla creatività”. E dire che la scuola, il poterci andare tutti, è stata una faticosa conquista; e i nostri nonni – sì, erano solo i nostri nonni – che non ci erano potuti andare se ne rammaricavano e se ne vergognavano per tutta la vita, annichiliti davanti al modulo di un telegramma, perché “la timidezza dei poveri è un antico mistero”, come scrive Don Milani.

 

Quello dedicato ad “Altri e nostri tempi” è l’ultimo capitolo della Lezione: non la scuola di massa, non la scuola per pochi eletti (le eccellenze) ma una scuola “per tutti”. Molte sono le migliorie che vanno apportate, vi lasciamo il piacere di leggere il lungo e puntuale elenco stilato dal professore. Le difficoltà però non devono essere alibi per una resa. Che dopotutto basta un’ora. “Un’ora sola, un’oretta di amore che la scuola ti ha dato e che tu hai ricevuto può essere tenuta a mente e valere per tutta la vita che resta”.

 

 

 

 

«Una lezione non è un tram che vi porta da un posto all’altro, ma è una passeggiata con gli amici».
Pavel Florenskij– nota al fondo

La migliore «lezione» è quella che insegna a controllare le emozioni con l’intelletto e a muovere l’intelletto con le emozioni.

 

Il libro

Quotidianità e culmine di una via alla conoscenza, la lezione, così come la pensa e desidera Gustavo Zagrebelsky, è insieme un tempo e un luogo di amicizia – di filía -, creativo tanto per gli studenti quanto per il professore. «La lezione è una sorta di chiamata a raccolta intorno al sapere». La lezione mette insieme persone diverse e parole diverse: è, anzi, una «casa delle parole», parole con le quali professore e studenti creano il mondo nominandolo. «La scuola e la lezione, che si nutrono necessariamente di parole, hanno di conseguenza questo dovere primario: usarle con tutte le cautele del caso, sapendo che il veleno dell’equivoco è sempre in agguato». Lezione si fa insieme, come una passeggiata fra amici. Amici, però, soprattutto della conoscenza. Se il professore inevitabilmente deve sedurre, deve farlo non verso se stesso, bensì  verso la materia che tratta. A lezione c’è «fascino» se c’è «voglia» di partecipare… «con allegria, commozione, paura, turbamento: insomma con l’intelletto e l’emozione». A lezione, nessuno può permettersi di «ripetere» e basta, se si fa sul serio. Né gli studenti né il professore. Tutti, ognuno per la parte che gli compete, devono partecipare al processo della ricerca. La lezione pensa se stessa mentre si sviluppa, con pause, digressioni, interventi di qualche studente, per poi riprendere il filo, il cammino. Per tutto il resto basterà il manuale, quello sí, per forza, fisso e ripetitivo, semplice strumento di supporto, sostituto impossibile della creatività e, di piú, della vivacità della lezione. Come voti ed esami del resto, che, con un simile tipo di lezione, diventano quello che sono da sempre: mero controllo degli «strumenti» di base per addentrarsi nella materia. L’organismo vivente della «classe» è una società in miniatura e cosí «la costruzione di una classe può essere vista come una prefigurazione, una promessa, un’immagine della società che vogliamo costruire, competitiva, discriminatoria, violenta oppure cooperativa, ugualitaria, amichevole». Ciò che in fondo la scuola richiede è di pensarsi in modo utopico, come qualcosa cui si lavora incessantemente ben sapendo che la perfezione è irraggiungibile. Solo allora vale la pena di essere severi. E, quando occorre, eretici.

 

NOTA 1.   –PAVEL  FLORENSKIJ

RAFFAELE K. SALINARI, Hypnos e Thanatos, il Sonno e la Morte –IL MANIFESTO DEL 26 MARZO 2016

 

 

 

Altri libri di  Gustavo Zagrebelsky :

EINAUDI

 

Copertina del libro La Giustizia come professione di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

La Giustizia come professione

 

Copertina del libro Diritto allo specchio di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Diritto allo specchio

 

Copertina del libro Diritti per forza di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Diritti per forza

 

Copertina del libro Imparare democrazia di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Imparare democrazia

 

Copertina del libro Senza adulti di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Senza adulti

Copertina del libro Liberi servi di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Liberi servi

Copertina del libro Il «Crucifige!» e la democrazia di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Il «Crucifige!» e la democrazia

Copertina del libro Fondata sulla cultura di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Fondata sulla cultura

Copertina del libro Fondata sul lavoro di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Fondata sul lavoro

Copertina del libro Simboli al potere di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Simboli al potere

Copertina del libro Giuda di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Giuda

 

Copertina del libro Intorno alla legge di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Intorno alla legge

 

Copertina del libro Principî e voti di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Principî e voti

 

Copertina del libro La domanda di giustizia di Gustavo Zagrebelsky, Carlo Maria Martini
Gustavo Zagrebelsky, Carlo Maria Martini

La domanda di giustizia

 

Copertina del libro Il diritto mite di Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky

Il diritto mite

da :

EINAUDI CATALOGO

https://www.einaudi.it/catalogo-libri/critica-letteraria-e-linguistica/filologia-e-critica-letteraria/la-lezione-gustavo-zagrebelsky-9788858441077/

 

 

Libri di Gustavo Zagrebelsky

Gustavo Zagrebelsky

1943, San Germano Chisone

 

Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte costituzionale, è professore emerito dell’Università di Torino; insegna anche all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. È membro dell’Accademia delle Scienze di Torino e dell’Accademia nazionale dei Lincei.
Tra le sue più recenti pubblicazioni: Principi e voti (Einaudi 2005); Imparare democrazia (Einaudi 2007); La legge e la sua giustizia (Il Mulino 2009); La leggenda del Grande Inquisitore (a cura di G. Caramore, Morcelliana 2009); Intorno alla legge. Il diritto come dimensione del vivere comune (Einaudi 2009); Il grande inquisitore. Il segreto del potere (Editoriale Scientifica 2009); Sulla lingua del tempo presente (Einaudi 2010); L’esercizio della democrazia (con Giorgio Napolitano, Codice 2010); La difficile democrazia (Firenze University Press 2010); Giuda. Il tradimento fedele (a cura di G. Caramore, Einaudi 2011); Fondata sulla cultura. Arte, scienza e Costituzione (Einaudi 2014), Senza adulti (Einaudi, 2016), Il legno storto della giustizia (Garzanti 2017, con Gherardo Colombo), Giustizia costituzionale. Vol. 1: Storia, principi, interpretazioni (Il Mulino 2018, con Valeria Marcenò), Diritto allo specchio (Einaudi 2018), Giustizia costituzionale. Vol. 2 (Il Mulino 2018, con Valeria Marcenò) e Mai più senza maestri (Il Mulino, 2019).

 

 

LIBRI DI IL MULINO

Mai più senza maestri
Qohelet. La domanda
La legge e la sua giustizia
Interpretare. Dialogo tra un musicista e un giurista
Giustizia costituzionale

LIBRI LATERZA ::

 

Norberto Bobbio tra diritto e politica - Gustavo Zagrebelsky,Massimo L. Salvadori,Riccardo Guastini - copertina

 

Contro l'etica della verità - Gustavo Zagrebelsky - copertina

 

 

Contro la dittatura del presente. Perché è necessario un discorso sui fini - Gustavo Zagrebelsky - copertina

 

Il nostro è il tempo grigio del nichilismo, non quello colorato della politica. Paralisi della rappresentanza, congelamento della competizione politica, perdita di significanza delle promesse e dei programmi elettorali, condivisione e larghi incontri, predominio del governo nella sua versione tecnica ed esecutiva di volontà altrui e sovrastanti: tutto ciò è quanto può riassumersi nell’espressione, ormai d’uso corrente, di ‘post-democrazia’, parola che può assumersi nel significato di ‘divieto di discorso sui fini’.

 

 

GARZANTI — 

 

Il legno storto della giustizia - Gherardo Colombo,Gustavo Zagrebelsky - copertina

 

 

 

DA :

https://www.ibs.it/legno-storto-della-giustizia-libro-gherardo-colombo-gustavo-zagrebelsky/e/9788811688020?inventoryId=254708917&queryId=0b0a2d77844a537ee36b65b519ed6653

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1 risposta a SILVIA TRUZZI, “La lezione” di Zagrebelsky: un’ora d’amore che può bastare tutta la vita — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 15 GENNAIO 2023

  1. DONATELLA scrive:

    La scuola pubblica sta perdendo da molto tempo la centralità che dovrebbe invece avere: taglio dei finanziamenti, compensi miseri per gli insegnanti, edifici a volte obsoleti, precariato che dura anni. Questo indebolimento è una caratteristica che dura da anni, anche per una sottovalutazione da parte della politica.

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