+++ LORENZO TROMBETTA ( Beirut, Medio Oriente corrisp. ), In Palestina, Israele vuole un altro Mahmud Abbas dopo Mahmud Abbas — LIMESONLINE — 24 FEBBRAIO 2023

 

LIMESONLINE — 24 FEBBRAIO 2023

https://www.limesonline.com/palestina-abu-mazen-abbas-presidente-israele-dopo/131244

 

In Palestina, Israele vuole un altro Mahmud Abbas dopo Mahmud Abbas

 

Carta di Laura Canali - 2018

Carta di Laura Canali – 2018

 

La ricerca di un vertice per Anp, Olp e Stato palestinese si scontra con l’assenza di una guida rappresentativa e unitaria. Le élite politiche restano disinteressate e incapaci. Cosa (non) fare in un Medio Oriente in crisi.

 

di Lorenzo Trombetta  ( #Beirut -( risiede a )  #MidEast Corrispondente senior per @agenzia_Ansa, @limesonline,  @RSI. Autore di tre libri sulla Siria contemporanea e sul Medio Oriente. )

 

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Mahmūd Abbās
(Abū Māzen) –  (  Safad26 marzo 1935)– nota 1 – al fondo

 

In un Medio Oriente segnato da una prolungata crisi socioeconomica, da una crescente polarizzazione identitaria e da una maggiore frammentazione territoriale, la scomparsa dell’anziano e malato presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) lascerà un vuoto politico.


Che, con molta probabilità, sarà colmato dall’emergere di una figura di secondo piano, incapace di rispecchiare la volontà popolare delle varie anime del movimento nazionale palestinese, ma capace di soddisfare invece le esigenze egemoniche di Israele, dei paesi arabi alleati degli Stati Uniti e della corrotta gerontocrazia palestinese al potere in Cisgiordania.


È quanto emerge dall’analisi delle dinamiche storiche inter-palestinesi e mediorientali degli ultimi decenni e dalla lettura degli eventi della più stretta attualità.


Eventi che dipingono una situazione tutt’altro che stabile: ritorno della violenza politica armata dentro e fuori i territori occupati da parte di gruppi e individui palestinesi, recrudescenza della politica di colonizzazione israeliana in Cisgiordania, aumento delle azioni provocatrici da parte israeliana nei confronti dei luoghi e simboli considerati sacri di Gerusalemme, infine il periodico scontro militare tra le fazioni armate palestinesi a Gaza e le forze armate israeliane.


La successione politica post-Abu Mazen è una questione che solo in apparenza riguarda la politica interna palestinese e i rapporti tra Israele e Palestina.


C’è di mezzo anche il nodo spinoso dello status di Gerusalemme, con i suoi luoghi santi dell’islam, del cristianesimo e dell’ebraismo, tutti temi periodicamente strumentalizzati politicamente da diversi attori regionali e internazionali.


Mahmud Abbas era salito al potere tra il 2003 e il 2005, prendendo il posto del leader storico palestinese Yasser Arafat. Abbas era emerso come un “leader riformatore” e “leader di pace”. Col passare del tempo, la gestione del suo potere si è rivelata improntata al clientelismo e all’autoritarismo.Le istituzioni palestinesi sono state svuotate e asservite alle logiche di egemonia locale e regionale più di quanto già non fossero state svilite nel decennio successivo a Oslo.


In questo contesto, sia Israele sia gli Stati Uniti, sia gli altri attori regionali – Egitto, Giordania in primis– preferiscono mantenere l’attuale precario status quo, anche dopo la morte di Abbas.


La stessa strategia israeliana della tensione nei territori, facilitata dalle compiacenti élite palestinesi capeggiate dall’ottantasettenne Abu Mazen, offre quotidianamente il pretesto per mantenere militarizzata la situazione sul terreno e giustificare così, di fronte alla comunità occidentale, il rinvio periodico di ogni ricerca di soluzione di lungo termine della questione israelo-palestinese.


Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021


Sullo sfondo della successione di Abbas si staglia la ormai protratta e incancrenita crisi del movimento di nazionale palestinese. Dovuta non solo allo squilibrio di forze a favore di Israele, col sostegno statunitense e il processo di normalizzazione tra Gerusalemme e paesi arabi del Golfo e del Nordafrica, ma anche alla consolidata discontinuità geografica tra Cisgiordania, Striscia di Gaza e il resto d’Israele.


Gran parte dei giovani palestinesi sono politicamente alienati. Lottano quotidianamente per resistere in un contesto che li spinge sempre più alla migrazione clandestina, alla lotta armata in fazioni radicali o a lavori saltuari, spesso umilianti, in Israele.


Di fronte alla mancanza di una guida politica palestinese che sia rappresentativa e unitaria della diaspora, della Cisgiordania, di Gaza e dei palestinesi israeliani, da molti anni le élite politiche palestinesi sembrano aver perso interesse e capacità nel cercare di attrarre nuove generazioni nella gestione di quel che rimane della cosa pubblica inter-palestinese.


Così, Mahmud Abbas è da anni ai vertici di tre istituzioni, di fatto svuotate del loro senso e della loro funzione originaria, e asservite sempre più ai suoi interessi e a quelli della sua cerchia: è presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), creata con gli “accordi di pace” di Oslo nel 1993, e diventata uno strumento in mano a Israele nella gestione delle questioni economiche e di sicurezza in Cisgiordania.


L’Anp rappresenta le forze ausiliarie palestinesi al servizio di Israele.


Abbas è anche presidente dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) di cui Fath, è la principale componente. Abbas è anche leader di Fath.


Sia l’Olp che Fath sono al loro interno dominate da fazioni in lotta per accaparrarsi fette di potere e di rendite in quel che rimane nei coriandoli di Cisgiordania e nei paesi dove queste sigle hanno ancora delle sedi.


L’Algeria – sostenitore storico della questione palestinese anche per esigenze interne e regionali mantenendosi in contrasto col vicino Marocco ormai amico di Israele – aveva lo scorso ottobre ospitato l’ennesimo incontro di “riconciliazione” tra le fazioni palestinesi, incluse Hamas e Fath. Ma al di là dei toni di presunta fratellanza e volontà di “unire le forze” non è stato indicato nessun passo concreto per affrontare la questione della rappresentatività politica inter-palestinese.


Nel maggio del 2021 erano inoltre previste le elezioni legislative e presidenziali palestinesi. Ma sono state cancellate proprio da Mahmud Abbas con una mossa molto discussa ma che di fatto ha nuovamente mostrato dove pende la bilancia del potere reale in Cisgiordania.


Chi oggi ha in mano le redini del processo decisionale non vuole dunque che la scelta del futuro presidente passi per un voto genuinamente popolare, espressione almeno degli oltre 5 milioni di palestinesi residenti in Cisgiordania, inclusi quelli di Gerusalemme Est.


Come si è visto nel 2021, negli ultimi decenni i leader palestinesi cooptati da Israele, dall’Egitto e dalla Giordaniahanno di fatto impedito elezioni legislative e presidenziali libere e trasparenti da cui emergesse un’indicazione della legittimità popolare.


Anche altri attori regionali, come Stati Uniti, Qatar e Arabia Saudita, coinvolti in maniera meno diretta con la questione, preferiscono che il successore di Abbas venga nominato internamente dallo stesso anziano presidente, oppure dai suoi colonnelli qualora il raìs non dovesse fare in tempo a indicare un suo delfino.

 

 

Hussein Al Sheikh.jpg

Hussein al-Sheikh ( Ramallah nel 1960 durante il periodo dell’annessione giordana della Cisgiordania )– https://en.wikipedia.org/wiki/Hussein_al-Sheikh


Tra i possibili successori emergono i nomi del sessantenne Hussein Shaykh, nominato l’anno scorso segretario generale del comitato esecutivo dell’Anp e indicato come tra i più papabili per diventare, col placet di Israele, sia presidente dell’Autorità nazionale che dell’Olp. A lungo ufficiale di collegamento tra Abbas e le autorità israeliane, Shaykh gode di scarsissimo sostegno popolare.


Altri tre personaggi ricorrono tra gli analisti di questioni politiche palestinesi perché indicati come vicini al malato raìs e più inclini di altri a eseguire gli ordini impartiti da Israele: Majed Faraj, a capo dei servizi di sicurezza palestinesi; Mahmud Alul, vicepresidente di Fath; Muhammad Shtayye, primo ministro del governo di Cisgiordania.


Accanto a questi si fanno i nomi di Jibril Rajub, già capo dei servizi di sicurezza e messo ai margini dalla coppia Shaykh-Faraj; e di Muhammad Dahlan, ex capo della sicurezza a Gaza, auto-esiliatosi ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, e indicato come in grado di mobilitare fazioni armate sia in Cisgiordania che nella Striscia.

 

 

 


Assai più popolare negli ambienti palestinesi, e per questo escluso di fatto da ogni calcolo che serva gli interessi di Israele e dell’attuale establishment filo-Abbas, è Marwan Barghuthi, condannato a diversi ergastoli che sta scontando nelle carceri israeliane. Si era candidato alle elezioni del 2021, poi cancellate.


Alla luce di questa situazione, è assai difficile che si tengano elezioni presidenziali a breve e medio termine. È anche poco probabile che Israele e altri attori regionali permettano che la Cisgiordania precipiti nel caos di lotte armate tra fazioni palestinesi rivali, ciascuna capeggiata da un aspirante successore di Abbas.


È assai più probabile invece che il futuro presidente palestinese cooptato da Israele sia indicato dalla stessa cerchia più vicina ad Abbas. E questo dopo aver ascoltato, sottobanco, le indicazioni di Israele, dell’Egitto, della Giordania e degli Stati Uniti.


In questo scenario si approfondirà la crisi politica palestinese e ciò contribuirà a mantenere alta la tensione non solo nei Territori occupati ma in tutta l’area.

 

+ 2 note 

 

NOTA 1 – SAFAD e Ramallah
dove nasce Abu Mazen

File:Mandatory Palestine 1945 subdistricts and districts.png

CARTINA DEI SUBDISTRETTI E DISTRETTI DELLA PALESTINA NEL 1945 DEL MANDATO BRITANNICO DELLA PALESTINA
CARTINA DI :: Zero0000

 

nota 2Marwān Barghūthī

Marwān Barghūthī (in araboمروان البرغوتي‎; Ramallah6 giugno 1959) è un politico e militare palestinese.

La Reuters ha affermato che la figura di Barghouti è assimilata da molti a quella di un “Nelson Mandela palestinese”

È considerato come uno dei leader della prima e seconda intifada. Barghouti ha inizialmente supportato il processo di pace israelo-palestinese, ma se ne è successivamente disilluso e dopo il 2000 è divenuto uno dei leader della seconda intifada in West Bank.[1][2] Barghouti è stato uno dei leader di Tanzim, un gruppo paramilitare afferente a Fatah.[3]

È stato accusato dalle autorità militari israeliane di essere un terrorista, responsabile di vari attacchi, tra i quali attacchi suicidi contro obiettivi militari e civili.[4] È stato arrestato dalle Forze di difesa israeliane nel 2002 a Ramallah.[1] È stato quindi processato e condannato per omicidio, con cinque sentenze a vita. Barghouti si è rifiutato di presentare una difesa alle accuse, ribadendo nel corso del processo che il tribunale fosse illegale e illegittimo.

 

CONTINUA : https://it.wikipedia.org/wiki/Marwan_Barghuthi

 

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1 risposta a +++ LORENZO TROMBETTA ( Beirut, Medio Oriente corrisp. ), In Palestina, Israele vuole un altro Mahmud Abbas dopo Mahmud Abbas — LIMESONLINE — 24 FEBBRAIO 2023

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : non sono in grado di affermare se la situazione della dirigenza palestinese sia così terrificante come appare dalle parole di Lorenzo Trombetta ( di cui ho messo le qualifiche ). Posso solo dire che ci documenteremo meglio..

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