La storia nascosta. Gli Uhlfelder, una famiglia ebraica berlinese a Bari negli anni della persecuzione, di Pasquale B. Trizio- editore Gelso Rosso, 2015

 

 

La storia nascosta. Gli Uhlfelder, una famiglia ebraica berlinese a Bari negli anni della persecuzione - Pasquale B. Trizio - Libro Gelsorosso 2015, Origani | Libraccio.it

 

Durante una ricerca effettuata presso l’Archivio di Stato di Bari, su un argomento di tutt’altro interesse, l’autore s’imbatte per caso in un nome a lui ben noto, che ricorda sin da bambino perché apposto su una lapide, situata accanto a quella dei suoi genitori nel cimitero della Città, che gli suscita un immediato interesse sino a indurlo a ricostruirne la storia, “nascosta” sino ad oggi dietro una fredda epigrafe. Il nome, il luogo e le date di nascita e di morte, i soli riferimenti in suo possesso, sono quelli di Berthold Uhlfelder, avvocato ebreo e consigliere di Corte di Appello di Berlino, originario di Norimberga che, con la sua famiglia, fugge dalla Germania nazificata per rifugiarsi a Bari nel 1936 e che, invece, cade vittima delle famigerate leggi razziali che il fascismo emana nel 1938, finendo per essere internato con la moglie Helene per circa quattro anni in uno sperduto paesino dell’Abruzzo. È una storia fatta di ansie, paure, privazioni e umiliazioni, ma anche di profondi sentimenti che emergono da una poesia che Berthold, prima di morire, dedica alla sua Helene e che rappresenta un manifesto della tragedia degli ebrei di tutta Europa negli anni della persecuzione.

 

QUOTIDIANO DI BARI 

Gli Uhlfelder: una famiglia ebraica berlinese a Bari negli anni della persecuzione

 

Si è svolta ieri a Bari, presso l’auditorium dell’Archivio di Stato, la presentazione del volume di Pasquale B. Trizio, “La Storia nascosta. Gli Uhlfelder: una famiglia ebraica berlinese a Bari negli anni della persecuzione”, edito dalla Gelsorosso Editore del capoluogo pugliese. Il volume è il risultato di una approfondita ricerca svolta dall’autore presso l’Archivio di Stato di Bari, per ricostruire la “storia nascosta” della famiglia dell’avvocato Berthold Uhlfelder, consigliere di Corte d’Appello a Berlino, fuggita nel 1936 dalla Germania nazista e rifugiatasi a Bari, dove cadrà vittima delle leggi razziali emanate in Italia nel 1938.

l volume è stato presentato dal Prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (IPSAIC), che ha  voluto sottolineare anche lo spirito di accoglienza della popolazione pugliese nei confronti di quel drammatico periodo bellico. Nell’incontro, moderato dalla Direttrice dell’Archivio Dr.ssa Antonella Pompilio, che ha gentilmente messo a disposizione i documenti fondamentali per la ricerca, è stato ricostruito il drammatico percorso della famiglia tedesca, ma di origine ebraica, Uhlfelder : essa, fuggita come tante altre dalla Germania a causa delle persecuzioni antisemite hitleriane, si era rifugiata in Italia, che negli anni ’30 era tra i principali punti di riferimento per gli ebrei in fuga. Nel nostro Paese essi tentavano di ricostruire non solo la propria esistenza, ma anche il proprio percorso di studi, e l’Università di Bari era divenuta un oasi di cultura non solo per gli studenti, ma anche per i grandi scienziati e medici ebreo-tedeschi, che qui insegnarono e ottennero grande fama, specialmente nel dopoguerra, come nel caso del celebre psicologo Max Meyer.

Purtroppo le speranze dei fuggiaschi si spensero nel 1938 -ma i segni premonitori si erano già avuti l’anno prima -, annus horribilis in cui furono promulgate le famigerate leggi razziali: Mussolini infatti, che precedentemente si era tenuto lontano da quegli infami provvedimenti, aveva in seguito deciso di abbracciare totalmente la follia totalitaria e antisemita di Adolf  Hitler. Così i docenti furono costretti a mandare al macero libri scritti da ebrei, e i bambini di religione non cattolica, allontanati dalle scuole, e a cui fu proibito persino di giocare nei cortili con i propri coetanei, furono i primi a subire quella brutale discriminazione. Molti ebrei furono deportati nei campi di concentramento che, seppur meno famosi di quelli tedeschi – come Dachau – erano presenti anche in Puglia: basti ricordare quello delle isole Tremiti, dove furono imprigionati zingari, pentecostali, omosessuali, parroci che nelle loro omelie si erano opposti alla brutalità nazifascista e persino personalità celebri come il futuro Presidente Sandro Pertini.

L’autore del volume ha dunque ricostruito, in particolare, la storia degli Uhlfelder, il cui capofamiglia, Berthold, prestigioso avvocato di Norimberga, è stato seppellito, nel 1946, proprio accanto alla tomba del padre di Pasquale Trizio, e questi, incuriosito dal leggere sulla lapide il nome e la località in tedesco, si è interessato alle vicende di questo sfortunato nucleo familiare. Nell’ambito della manifestazione è stato infine proiettato un video, realizzato da Giannini, in cui si assiste ai momenti più commoventi e salienti della vita del protagonista, deportato in seguito all’Aquila, città in cui contrasse una grave malattia, e ritornò poi a Bari dove morì in un appartamento in via Dalmazia al rione Madonnella, proprio nelle vicinanze della casa natale dell’autore, come un’ulteriore singolare coincidenza. Da menzionare una profonda poesia scritta dal legale a sua moglie, che ha suscitato grandi emozioni anche ai presenti. All’incontro di ieri era presente anche l’Assessore alla Cultura della civica Amministrazione barese Silvio Maselli. Nutrita anche la presenza degli studenti dei licei baresi Flacco, Bianchi Dottula, Margherita. Da segnalare, infine, l’inaugurazione, presso la Sezione di Archivio di Stato di Trani, della mostra fotografica Auschwitz: i luoghi della Memoria, a cura di Vincenzo Catalano in collaborazione con il Comune di Trani. Il curatore ha realizzato un reportage fotografico sui luoghi della Memoria e sui siti pugliesi che furono campi di concentramento e di passaggio degli ebrei verso lo Stato di Israele.

Piero Ferrarese

 

Pubblicato il 29 Gennaio 2016

 

 

 

se vuoi, nel link trovi la storia del libro ben raccontata:

 

BARI INEDITA- mercoledì 15 marzo 2023

Gianluigi Columbo

 

La “storia nascosta” di Berthold Uhlfelder: ebreo deportato la cui tomba giace nel cimitero di Bari

 

LINK DELLA GALLERIA DI IMMAGINI RACCOLTE CON IL REGISTA DEL  VIDEO/ DOCU

https://www.barinedita.it/gallery/la-storia-nascosta-di-berthold-uhlfelder_f2706

 

LINK GENERALE

https://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n4846-la-

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1 risposta a La storia nascosta. Gli Uhlfelder, una famiglia ebraica berlinese a Bari negli anni della persecuzione, di Pasquale B. Trizio- editore Gelso Rosso, 2015

  1. DONATELLA scrive:

    Chissà quante storie simili a questa si sono svolte, magari nella più completa indifferenza.
    Recentemente ho letto un diario, “Venti mesi” di Renzo Segre, Sellerio editore 2oo2, con prefazione di Nicola Tranfaglia. L’autore, nato nel 1909 a Casale Monferrato, laureato in Economia e Commercio a Torino, si era trasferito a Roma per lavorare nell’ufficio economico della Confederazione dei Lavoratori dell’Industria. In seguito alle leggi razziali viene licenziato. Costretto a lasciare Roma va a lavorare a Biella in una ditta privata tenuta dai fratelli della moglie. La speranza che il fascismo cada dopo l’armistizio si rivela infondata, anzi la situazione peggiora con le truppe tedesche che imperversano contro gli ebrei e contro qualsiasi forma di resistenza. Renzo Segre è costretto a fuggire insieme alla moglie, vari rifugi si rivelano poco sicuri, finché si profila una possibilità di salvezza: una clinica psichiatrica di San Maurizio Canavese, diretta dal professor Angela, disposto ad accogliere persone perseguitate, apparentemente degenti nella clinica e fornite di documenti falsi. Iniziano così per Renzo e la moglie cinquecento giorni di permanenza in una camera di quella clinica, in completo isolamento, senza nessuna notizia degli altri familiari, con spie dentro e fuori. A ciò si aggiunge la necessità di mostrarsi malato e giustificare la presenza della moglie, fatta passare come sua assistente. E’ un incubo senza fine, tra la paura di essere scoperti e l’orrore per le rappresaglie dei fascisti nel paese. La fine della guerra sembra allontanarsi, mentre si fa sempre più aspra nel paese la lotta di resistenza.
    Viene mirabilmente descritta la sofferenza di chi, pur riuscendo ad evitare il lager e la morte, si trova giorno e notte in pericolo di vita, con il terrore che attanaglia ogni momento dell’esistenza.
    “Con la sua prosa serrata come una sorta di confessione quotidiana e di amaro dialogo con se stesso, il diario di Renzo Segre rappresenta in maniera diretta e immediata le dure sofferenze che furono di tanti ebrei italiani magari sfuggiti alla deportazione ma segnati a fondo da un’esperienza terribile che ne fece esseri fragili braccati da belve feroci che prima o poi avrebbero potuto catturarli e finirli come avvenne per milioni di uomini, donne e bambini in tutta l’Europa occupata dalle truppe del Terzo Reich e dei loro alleati” ( dalla prefazione di Nicola Tranfaglia, 1995).

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