REPUBBLICA – 21 MAGGIO 2023
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Corsa all’ultimo respiro per il tetto al debito Usa. Biden: “Default evitabile”
di Massimo Basile
Il presidente degli Stati Uniti costretto a negoziare con i repubblicani. Senza accordo rischio recessione mondiale
NEW YORK – Nell’incertezza dello scontro politico, gli Stati Uniti hanno almeno una certezza: all’Armageddon dei conti federali manca un giorno in meno. Il segretario del Tesoro Janet Yellen ha ribadito ai big di Wall Street che se entro il primo giugno non verrà trovato un accordo per alzare il tetto del debito, il Paese andrà in bancarotta.
In quel caso il dipartimento del Tesoro potrebbe bloccare i pagamenti agli impiegati federali e ai veterani, scatenando un effetto a catena.
Nello scenario peggiore, il mancato rispetto degli accordi potrebbe provocare una crisi finanziaria globale, innescare la recessione e mandare un segnale devastante a Wall Street. Sarebbe la prima volta nella storia degli Stati Uniti.
Il secondo incontro tra Casa Bianca e i Repubblicani per alzare il tetto al debito, che ha raggiunto i 31.400 miliardi di dollari, non ha registrato progressi.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto di credere ancora che il default possa essere evitato, ma ha parlato di “grosse differenze” che rendono difficile un’intesa. Intanto ha dovuto ammettere l’esistenza di “negoziati”, termine finora negato, e il rientro anticipato dall’Australia conferma il momento drammatico.
I Repubblicani guidano la Camera per nove voti, 222-213. Al Senato comandano i Democratici 51-49.
Stessa situazione del 2011, quando alla Casa Bianca c’era Barack Obama. L’accordo venne raggiunto all’ultimo secondo.
I conservatori hanno ribadito che non approveranno nessun incremento, se il governo non accetterà di tagliare la spesa sociale, che colpisce la classe media e le fasce più deboli. Venerdì la Casa Bianca ha comunicato la “messa in pausa” dei negoziati. Lo Speaker della Camera, Kevin McCarthy, ha ribadito: “Dobbiamo spendere meno rispetto all’anno prima”. Il taglio richiesto è dell’8% ma con ricadute diverse per settore: sulla scuola sarebbe del 22 per cento.
Il Wall Street Journal ha disegnato tre scenari possibili: accordo all’ultimo minuto; accordo dopo la deadline e nessun accordo. Nel primo caso non ci sarebbero gravi ricadute sull’occupazione, ma i titoli potrebbero scendere a ridosso della scadenza. Con un accordo dopo l’1 giugno, il rischio default è reale. La terza ipotesi è la più catastrofica: senza accordo il governo non potrà pagare i creditori per settimane.
Secondo l’agenzia Ernst & Young si innescherebbe una recessione più grave di quella del 2007-09. La disoccupazione potrebbe crescere del 5%, i titoli azionari crollare del 45%. Situazione simile a quella di tre anni fa, con la crisi legata alla pandemia da Covid. Ma con una differenza: allora Washington aveva i soldi per reagire. Ora no.
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Però non facciamoci mancare le armi!