BLOG AUTORE : ATTILIO BOLZONI — REPUBBLICA  3 DICEMBRE 2020 :: ” IL massacro dei sindacalisti ” di A. BOLZONI e F. TROTTA

 

ATTILIO BOLZONI–(Santo Stefano Lodigiano, 20 settembre 1955)  ” “da più di trent’anni racconta la Sicilia e la mafia” (  2009, premio ” E’ giornalismo ” ). Il 1º gennaio 2021 inizia a collaborare con Domani, lasciando dopo 41 anni la Repubblica.

 

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BLOG AUTORE : ATTILIO BOLZONI — REPUBBLICA  3 DICEMBRE 2020

https://mafie.blogautore.repubblica.it/2020/12/03/5074/

 

 

 

Il massacro dei sindacalisti

A. BOLZONI e F. TROTTA

È una lunga strage quella dei sindacalisti uccisi dalla mafia. Una strage che inizia più di un secolo fa – nella seconda metà dell’Ottocento – e che continua subito dopo la seconda guerra mondiale. Da una parte i ricchi proprietari e i campieri che difendevano il feudo, dall’altra un popolo affamato che occupava le terre. Al fianco dei contadini e dei braccianti c’erano loro, i sindacalisti. Tutti bersaglio dei boss e dei possidenti. Una mattanza senza fine.

L’omicidio più famoso è stato quello di Placido Rizzotto, assassinato a Corleone da Luciano Liggio e dai suoi scagnozzi il 10 marzo del 1948. Ma chi è stato ucciso prima di lui? E chi, dopo di lui?
Chi erano Luciano Nicoletti e Andrea Raia? Quando avvennero i massacri di Caltavuturo e di Marineo? Perché vennero ammazzati Vincenzo Sansone e Filippo Intili?

Morirono davvero in tanti ma nessuno li ricorda o sa esattamente chi sono quei “tanti”, sono spesso solo nomi incisi su ceppi e lapidi.
Da oggi e per circa venti giorni sul Blog pubblicheremo alcune storie di queste vittime, tratte dal libro di Dino Paternostro scritto per Edizioni La Zisa. Titolo: “La strage più lunga.

Un “calendario della memoria” dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino caduti tra il 1893 e il 1966”.

Il libro di Paternostro scopre alcuni nomi di “vittime” che in realtà non erano tali. E’ un preziosissimo contributo. Contro l’approssimazione con la quale si compilano gli “elenchi” delle vittime delle mafie e sulla necessità di una rigorosa ricerca storica. Nel volume è inserita anche una corposa scheda su Pio La Torre, il leader del Partito Comunista italiano assassinato il 30 aprile del 1982 a Palermo.

La sua battaglia contro la mafia era cominciata infatti nei latifondi della Sicilia più profonda, un Pio La Torre sindacalista che fu tra i primi a capire che la mafia non era solo coppola e lupara ma “un fenomeno di classe dirigenti”.

Gli articoli li trovate anche sulla pagina Instagram dell’Associazione Cosa Vostra.

Supervisione Tecnica a cura di Alessia Pacini.

 

nota —

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/b/b7/Pio_la_torre.jpg

PIO LA TORRE

 

Pio La Torre (Palermo24 dicembre 1927 – Palermo30 aprile 1982) è stato un politico e sindacalista italiano; ricordato per il suo impegno contro Cosa nostra, venne assassinato per ordine di alcuni capi dell’organizzazione criminale tra cui Totò Riina e Bernardo Provenzano.

Era segretario regionale del Partito Comunista Italiano. Sulla base di una proposta di legge da lui presentata, venne promulgata la legge 13 settembre 1982, n. 646 (detta “Rognoni-La Torre”), che introdusse nel codice penale l’art. 416-bis, il quale prevedeva per la prima volta nell’ordinamento italiano il reato di “associazione di tipo mafioso” e la confisca dei patrimoni di provenienza illecita.

Nacque a Baida, un’antica frazione di Palermo, da padre palermitano e da madre originaria di Muro Lucano (in provincia di Potenza), ambedue contadini molto poveri.

Sin da giovane si impegnò, finendo anche in carcere per il suo spendersi a favore dei diritti dei braccianti, prima nella Federterra, poi nella Cgil (dal 1952 come segretario provinciale di Palermo) e, infine, aderendo al Partito comunista italiano.

Si laureò in Scienze politiche all’Università degli Studi di Palermo nel 1961.

Nel 1952 si candidò al consiglio comunale di Palermo, e venne eletto. Nel 1959 divenne segretario regionale della CGIL. Nel 1960 entrò nel Comitato centrale del PCI, e nel 1962 fu eletto segretario regionale, succedendo a Emanuele Macaluso. Nel 1963 fu eletto per il PCI deputato all’Assemblea regionale siciliana e rieletto nel 1967, fino al 1971. Nel 1969 si trasferì a Roma per prendere la direzione prima della Commissione agraria e poi di quella meridionale. Messosi in luce per le sue doti politiche, Enrico Berlinguer lo fece entrare nella segreteria nazionale del partito.

Nel 1972 venne eletto deputato alla Camera nel collegio Sicilia occidentale, e subito in Parlamento si occupò di agricoltura. Rieletto alla Camera nel 1976, fu componente della Commissione Parlamentare Antimafia fino alla conclusione dei suoi lavori nel 1976; nello stesso anno fu tra i redattori della relazione di minoranza della Commissione antimafia, che accusava duramente Giovanni GioiaVito CianciminoSalvo Lima e altri uomini politici di avere rapporti con cosa nostra.

Eletto nuovamente alla Camera nel 1979, fu componente della commissione Difesa.

Nel 1981 chiese ai vertici del PCI di riassumere la carica di segretario regionale del partito in Sicilia. Svolse la sua maggiore battaglia contro la costruzione della base missilistica NATO a Comiso che, secondo La Torre, rappresentava una minaccia per la pace nel Mar Mediterraneo e per la stessa Sicilia; per questo raccolse un milione di firme in calce ad una petizione al governo italiano, ma le sue iniziative erano rivolte anche alla lotta contro la speculazione edilizia.

Nel 1980 presentò alla Camera dei Deputati un disegno di legge che introduceva il reato di associazione di tipo mafioso e il sequestro dei patrimoni mafiosi: infatti, intervistato dal giornalista della Rai Giuseppe Marrazzo, affermò: “Noi proponiamo di concentrare l’attenzione sull’illecito arricchimento. Perché la mafia ha come fine, appunto, l’illecito arricchimento. Allora è lì che dobbiamo mettere i riflettori.

L’agguato e la morte-Alle 9:20 del 30 aprile 1982, con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo, Pio La Torre stava raggiungendo la sede del partito. Quando la macchina si trovava in Piazza Generale Turba, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo, che guidava, ad uno stop, immediatamente seguito da raffiche proiettili. Da un’auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Pio La Torre morì all’istante mentre Di Salvo ebbe il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere.

Dopo il delitto, arrivarono rivendicazioni telefoniche dell’agguato da parte delle Brigate Rosse e di Prima Linea, ma non vennero considerate attendibili

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1 risposta a BLOG AUTORE : ATTILIO BOLZONI — REPUBBLICA  3 DICEMBRE 2020 :: ” IL massacro dei sindacalisti ” di A. BOLZONI e F. TROTTA

  1. DONATELLA scrive:

    I sindacalisti furono quelli più bersagliati dalla mafia, che è sempre stata dalla parte dei padroni.

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