REPUBBLICA.IT — 23 LUGLIO 2023
https://www.repubblica.it/esteri/2023/07/23/news/putin_lukashenko_wagner_polonia-408718121/?ref=nl-rep-f-anr
Bagno di folla per Putin e Lukashenko a un mese dalla fallita rivolta di Wagner: “I mercenari vogliono marciare su Varsavia”
dalla nostra inviata Rosalba Castelletti
Dodicesimo vertice dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina. Il dittatore di Minsk: “I rivoltosi esiliati sono di cattivo umore, ma li tengo a bada”. Poi i selfie con i bambini
MOSCA – Vedersi oggi non è casuale. È passato un mese dalla ribellione di Evgenij Prigozhin sfociata nella marcia di Wagner su Mosca abortita grazie all’accordo mediato da Aleksandr Lukashenko: l’immunità per i ribelli in cambio dell’esilio in Bielorussia.
È di questo e della “sicurezza nella regione” che parlano il presidente russo Vladimir Putin e il suo fedele alleato di Minsk nel loro dodicesimo vertice dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina. Colloqui bilaterali che dureranno “un giorno e mezzo, due giorni”, annuncia Putin a segnalare l’importanza del primo incontro faccia a faccia dal fallito ammutinamento.
Non soltanto i mercenari che un tempo erano di stanza in Ucraina si sono trasferiti a
Osipovichy, ma nei giorni scorsi hanno addestrato le truppe locali e partecipato a esercitazioni congiunte al confine con la Polonia.
“I wagneriti sono di cattivo umore. Hanno iniziato a stressarci. ‘Vogliamo andare in Occidente, dacci il permesso’. E io dico loro: ‘Perché volete andare in Occidente?’. ‘Per fare un’incursione a Varsavia, a Rzeszów’”, racconta Lukashenko teatralmente ricordando che i mercenari a Bakhmut si erano scontrati con unità ucraine dotate di armi occidentali arrivate proprio dall’aeroporto polacco di Rzeszów.
Putin abbozza un sorriso. “Ma, ovviamente, li tengo nella Bielorussia centrale, come abbiamo concordato”, continua il dittatore di Minsk. “Controlliamo ciò che accade”, assicura. La provocazione non finisce lì. Lukashenko accusa Varsavia di voler “trasferire territori” dall’Ucraina occidentale alla Polonia. “Inaccettabile”, commenta.
Non è la prima volta che dai vertici di Mosca e di Minsk arrivano allusioni su presunte mire territoriali polacche nello spazio post-sovietico. Soltanto venerdì Putin aveva fatto osservazioni simili accusando la Polonia di voler “formare una sorta di coalizione sotto l’egida della Nato” per “intervenire direttamente nel conflitto ucraino e poi strappare un pezzo più grande per loro”.
La Polonia occidentale — aveva detto Putin — fu “un regalo di Iosif Stalin”. La stessa logica per cui l’Ucraina esisterebbe per colpa di Vladimir Lenin e la Crimea sarebbe stata un dono di Nikita Krusciov.
Se Varsavia lo ha dimenticato, “glielo ricorderemo”, aveva aggiunto intervenendo davanti ai membri del Consiglio di sicurezza e ricordando che qualsiasi attacco a Minsk equivarrebbe a “un’aggressione alla Russia”. Parole che avevano fatto infuriare la Polonia che il giorno dopo aveva convocato “urgentemente” l’ambasciatore russo.
Paghi delle punzecchiature, Putin e Lukashenko hanno poi visitato il nuovo Museo della Gloria Navale di Kronstadt, cittadina su un’isola di fronte a San Pietroburgo. Ad accompagnarli niente meno che Ksenija Shojgu, figlia trentaduenne del ministro della Difesa russo, dal 2019 a capo del progetto per lo sviluppo turistico della città-fortezza.
Dopo un tour della locale cattedrale di San Nicola, i due hanno poi scattato foto con i festosi passanti nella piazza antistante. Tenendo in braccio una bambina, in completo blu, senza cravatta, Putin ricordava Stalin con Engelsina Markizova, la figlia del suo ministro regionale dell’Agricoltura poi fucilato.
Il celebre scatto del 1936 fu ampiamente sfruttato dalla propaganda sovietica per promuovere l’immagine del dittatore come amico e tutore dei piccoli.
Dopo la fallita ribellione di Prigozhin, anche Putin è tornato a mischiarsi con la folla. Nel tentativo di ostentare il consenso e sostegno popolare, ha abbandonato i rigidi protocolli anti-Covid che obbligavano chiunque dovesse incontrarlo a sottoporsi a diversi test, a rispettare il confinamento e la distanza sociale. Tanto che un uomo in piazza gli ha chiesto: “E la quarantena?”. Putin ha risposto sorridendo: “Le persone sono più importanti della quarantena”.
I dittatori, di qualunque parte politica siano, con in braccio i bambini, sono sempre pericolosi.