A.N.P.I. Nazionale @Anpinazionale :: Domani in tutta Italia e oltre “Pastasciutta Antifascista” : 80 anni caduta del regime e per rilanciare #Pace, #Solidarietà, #Accoglienza, #Uguaglianza. + link vari

 

Domani in tutta Italia e oltre “Pastasciutta Antifascista” per festeggiare gli 80 anni dalla caduta del criminale Benito Mussolini e del suo ventennale regime e per rilanciare #Pace, #Solidarietà, #Accoglienza, #Uguaglianza. Tutti gli eventi su anpi.it/eventi

L’origine della ricorrenza risale al 25 luglio 1943, 80 anni fa, quando i Cervi offrirono pasta a tutti i presenti nella piazza del vicino paese di Campegine per festeggiare la destituzione e l’arresto di Benito Mussolini (vedi: origine della Pastasciutta Antifascista).

viella, 2023

Immagine

di DANIELE SOFFIATI

 

Da una decina d’anni, la “pastasciutta antifascista” è probabilmente la manifestazione più diffusa dell’antifascismo italiano. Sempre più Comuni del nostro paese nei dintorni del 25 luglio celebrano collettivamente il gesto che nel 1943 fece la famiglia Cervi a Campegine, nel Reggiano per festeggiare la caduta del fascismo. Alla notizia della destituzione e dell’arresto di Mussolini, i Cervi offrirono quintali di pastasciutta (rigorosamente in bianco, come si mangiava allora) ai propri compaesani. Purtroppo il fascismo rinacque dalle proprie ceneri e durante i mesi terribili della Repubblica di Salò, i sette fratelli Cervi – Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore –  partigiani, pagarono con la vita l’adesione alla Resistenza e il loro amore per la libertà, trucidati dai fascisti.

Alberto Grandi, professore di Storia dell’alimentazione all’Università di Parma, autore insieme a me di un podcast molto seguito: Doi – Denominazione di origine inventata, disponibile su tutte le piattaforme), illustra i motivi per cui il fascismo osteggiava la pasta.

Il rapporto tra il fascismo e la pastasciutta era stato conflittuale ancor prima della Marcia su Roma – spiega il docente –. Lo stesso Mussolini, romagnolo di nascita, probabilmente era poco avvezzo al consumo di pasta, come quasi tutti gli italiani – esclusi i napoletani e i siciliani – fino alla prima guerra mondiale. Proprio nel primo dopoguerra, però, mentre il fascismo inizia la sua lenta ma inesorabile conquista del potere, gli italiani scoprono la pasta e se ne innamorano. La scoprono in America, dove le varie comunità italiane, così distanti nella madrepatria, si mescolano e creano una cultura nazionale che in Italia ancora non esiste. La pasta, in qualche modo, ne diventa il simbolo, e automaticamente viene associata al sogno americano”.

Tutto questo spiega in buona misura l’ostilità del regime fascista che negli anni Venti considerava la pasta una sorta di moda americana di importazione, lontana dal ruralismo  alla base dell’ideologia di regime. L’ostilità si fece via via più concreta soprattutto dopo il 1925, aggiunge Grandi, quando venne lanciata la famosa “Battaglia del grano”, che aveva lo scopo di far raggiungere all’Italia l’autosufficienza cerealicola. La pasta era un problema da questo punto di vista, dato che il grano duro per produrla è sempre stato coltivato in quantità insufficiente nel nostro Paese. Quindi meno pasta mangiavano gli italiani e meno grano duro si doveva importare.

Infine ci si misero anche i futuristi, in particolare Filippo Tommaso Marinetti, che nel 1931 così si esprimeva nel Manifesto della cucina futurista: “A differenza del pane e del riso, la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica. Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato (…). Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”.

Gli sforzi propagandistici si scontrarono però con una passione incontenibile degli italiani per la pasta. La vicenda dei fratelli Cervi ci dimostra che in qualche modo la pastasciutta era considerata da sempre un simbolo di libertà: un piccolo, silenzioso e quotidiano gesto di resistenza nei confronti del Regime, il cui consenso era solo apparentemente monolitico.

Daniele Soffiati, segretario generale Cgil Mantova

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a A.N.P.I. Nazionale @Anpinazionale :: Domani in tutta Italia e oltre “Pastasciutta Antifascista” : 80 anni caduta del regime e per rilanciare #Pace, #Solidarietà, #Accoglienza, #Uguaglianza. + link vari

  1. DONATELLA scrive:

    W la pappa col pomodoro ( o anche in bianco, come quella offerta dalla famiglia Cervi ai compaesani)!
    Sul 25 luglio del 1+

    W la pappa col pomodoro! O anche ” in bianco”, come quella offerta generosamente e gioiosamente dalla famiglia Cervi ai compaesani per celebrare la caduta del fascismo il 25 luglio del ’43.
    Su un altro 25, questa volta dell’aprile del 1945, ho letto una notizia strabiliante:
    il 25 aprile del 1945 la Banca d’Italia, sede di Milano, pagò al Partito fascista repubblicano la somma di un miliardo di lire ” per contributo Ministero delle finanze per spese di casermaggio, armamento ecc. per il corpo Ausiliario Squadre d’Azione…”.
    “Anche facendo un’eccezione più unica che rara, il pagamento avrebbe dovuto aver luogo il 26 mattina; invece è stato effettuato lo stesso giorno 25 come risulta dalla ricevuta…La Corte dei Conti, infine, ha registrato il mandato in data 26 aprile 1945- Anno XXIII, nello stesso giorno in cui sin dal mattino il generale Cadorna in nome del CLNAI aveva assunto i poteri alla testa del Corpo Volontari della Libertà. La sera prima Mussolini e Pavolini con il loro seguito avevano lasciato Milano nel disperato tentativo di fuga che tutti ricordano. Domandiamo: dove sono finiti i mille milioni che il fascismo ha rubato all’ultima ora al popolo italiano?”
    Questa notizia era pubblicata in prima pagina da “Il Popolo”, organo della DC il 25 maggio 1945, con il titolo ” Un miliardo all’ultima ora”, con la foto della ricevuta n° 655, intestata PNR datata 25 aprile 1945.
    Tutto questo l’ho appreso nel libro “Brigate Nere” di Dianella Gagliani, 1999 Bollati Boringhieri, pag.262, nota n° 5.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *