foto di Chiara, 2012
DONATELLA
Vi assicuro: non c’entra proprio niente:
” Le cose che verranno”, titolo originale .”L’avenir”, Orso d’argento per la regia, Berlino 2016.
Regia e sceneggiatura: Mia Hansen Love; interpreti: Isabelle Huppert, André Marcon, Roman Kolinka, Edith Scob, Sarah Le Picard; Paese:
Francia/Germania 2016; durata 102′; distribuzione : Satine film.
Il film è centrato sulla figura di una donna, Nathalie, magistralmente interpretata da Isabelle Huppert.
L’ambiente sociale è quello della buona e colta borghesia francese: Nathalie è sulla soglia dei sessant’anni, insegna filosofia in un liceo, ha un marito che insegna la stessa materia, ha due figli, una madre anziana, una bella casa piena di libri, e cura una collana della sua materia per una casa editrice accademica. Questa relativa serenità naufraga di fronte ad una serie di violenti cambiamenti: il marito va a vivere con una donna più giovane, la mamma lentamente si spegne, i figli escono di casa e persino la casa editrice non è più interessata alla collaborazione dell’insegnante perché, secondo le regole del mercato, vuole argomenti più appetibili dal pubblico. Insomma, un vero e proprio stravolgimento della vita personale.
La donna reagisce con fermezza, com’è nel suo carattere, tuttavia sente profondamente un vuoto affettivo che, in momenti privati, la fa scoppiare a piangere. Si aggrappa ai suoi studenti, a cui ha sempre voluto insegnare a ragionare con la propria testa. In particolare ha stabilito una materna amicizia con un suo ex-studente; invitata da questi in una sorta di comune, avverte però la lontananza da quegli ideali di libertà anarchica che forse da giovane erano stati anche i suoi.
Le è rimasta in eredità dalla madre una magnifica gatta nera, di cui però vuole liberarsi perché troppo impegnativa per una che, come lei, si muove spesso in viaggio.
Si sente sola, ma nello stesso tempo, pur avvertendo il vuoto che le si è creato intorno per il passare del tempo, è troppo orgogliosa e individualista per non sentirsi ovunque fuori posto. Le vite che scorrono attorno a lei sono sempre le vite degli altri. Uno spiraglio sembra aprirsi con la nascita di un nipotino. Tra la tavola imbandita per festeggiare l’arrivo di una nuova vita e il pianto del nipotino in camera,
Nathalie sceglie quest’ultimo. Abbandona la festa e va a consolare il neonato.
Lascia la sua sedia vuota, mentre in colonna sonora parte Unchained Melody, canzone sullo scorrere del tempo. Il film ha come grande tema la solitudine, temuta ma anche cercata, che caratterizza la nostra epoca. Gli anziani sono messi in case di riposo e muoiono di solitudine, gli animali sono benvoluti ma creano disagi, i giovani sono troppo occupati a cercare se stessi. Gli unici con cui creare un nuovo legame sono i bambini, almeno finché dura.
Il testo e la traduzione di Unchained Melody – Melodia Senza Catene
Oh, my love (Oh mio amore)
my darling (mio tesoro)
I’ve hungered for your touch (ho bramato il tuo tocco)
a long lonely time (un lungo solitario periodo)
and time goes by so slowly (e il tempo passa così lentamente)
and time can do so much (e il tempo può fare così tanto)
are you still mine? (sei ancora mia?)
I need your love (Ho bisogno del tuo amore)
I need your love (Ho bisogno del tuo amore)
Godspeed your love to me (che Dio aumenti il tuo amore per me)
Lonely rivers flow to the sea (fiumi solitari scorrono verso il mare)
to the sea (verso il mare)
to the open arms of the sea (le braccia aperte del mare)
lonely rivers sigh “wait for me, wait for me (fiumi solitari sussurrano “aspettami, aspettami)
I’ll be coming home wait for me” (tornerò a casa, aspettami)
— ripete la strofa
La solitudine è una delle facce tragiche di questo mondo di individualismo sfrenato e di turbocapitalismo.
Penso che la materia prima di cui abbiamo un bisogno assoluto sia l’amore, inteso nel più ampio significato possibile. Altrimenti ci accasciamo, come le piante che non ricevono acqua, e moriamo.