DONATELLA D’IMPORZANO, COMMENTO – CITAZIONI :: PAOLA CARIDI, ARABI INVISIBILI, FELTRINELLI- 2007- 2011

 

 

mario bardelli

 

 

Arabi Invisibili. Lo ebook

 

 

 

 

PAOLA CARIDI–( Roma, 1961 )

(photo credit Marco Giugliarelli per Civitella Ranieri)

 

L’ho scritto nel 2006. L’ho pubblicato nel 2007. Esce in ebook nel 2011. Questo libro è proprio figlio di quel mondo arabo cangiante nel quale vivo da dieci anni esatti. Di carta nel 2007, e ora sullo schermo… sempre edito da Feltrinelli, che ha aperto da mesi una sezione digitale sempre più ricca.

Arabi Invisibili era nato dall’urgenza di spiegare gli arabi che incontravo quotidianamente, ignorati o – peggio ancora – travisati dalla mia Italia, dalla mia Europa e dal mio Occidente. Tutto per un calcolo politico, rivelatosi talmente miope con le rivoluzioni da avere messo addirittura l’Occidente con le spalle al muro. Senza risposte, o con risposte talmente razziste e volgari da essere nauseanti.

Arabi Invisibili parla  di atleti, di donne con o senza velo, di cantanti, di maestri di scuola, di scuole cristiane e di studenti musulmani, di imprenditori, di palazzinari egiziani, di emigranti, di arabi che vogliono la democrazia. Parla anche di blogger.

Alcuni li avete visti a Piazza Tahrir, come Alaa Abdel Fattah e sua moglie Manal Hassan. Alcuni, come Sami Ben Gharbia, sono riusciti a tornare in patria, in Tunisia, dopo un esilio combattuto a suon di web. Altri ancora, in Bahrein, subiscono una repressione più dura di quella che subirono nel 2005.

Non è un libro aggiornato. Non parla delle rivoluzioni. Ma se volete capire le rivoluzioni del 2011, vi potrà essere utile. Perché le rivoluzioni non nascono dal nulla, e anche queste sono il prodotto di una dissidenza che è cresciuta all’ombra del web e di quella gioventù che ha deciso di combattere contro la rottura del contratto sociale, decisa dai regimi corrotti.

Faccio pubblicità al mio libro. Sì. E con molto orgoglio. Questo libro è nato dalla precisa richiesta di un arabo invisibile, di un egiziano. Quell’arabo invisibile, non solo l’11 febbraio del 2011, ma anche nei giorni precedenti, era a Piazza Tahrir, a festeggiare l’Egitto libero. Il nuovo Egitto. Lo sono andata a trovare, ovviamente, quando sono andata qualche settimana fa al Cairo. La prima cosa che mi ha detto è stata: “Hai visto? Avevamo ragione…”. Gli arabi erano invisibili, allora. Ora non più….

 

 

da — INVISIBIBLE ARABS

 

https://www.invisiblearabs.com/bio/

 

 

DONATELLA D’IMPORZANO :: commento e citazioni::
” la vita dei Palestinesi in Cisgiordania, in particolare dei bambini e ragazzi palestinesi che frequentano la scuola. “

 

 

Credo che, molto prima dei massacri, nessuno di noi avrebbe voluto vivere in zone come Gaza , la Cisgiordania e la parte di Gerusalemme assegnata ai Palestinesi.

“Arabi invisibili” di Paola Caridi, giornalista e storica, descrive molto bene la vita dei Palestinesi in Cisgiordania, in particolare dei bambini e ragazzi palestinesi che frequentano la scuola. Il libro è pubblicato nel 2007 da Feltrinelli, quindi in anni ancora distanti dai massacri attuali. ” Le allieve della scuola pubblica superiore di A-Tira percorrono a piedi la distanza tra casa e scuola, anche quando la casa non è nel villaggio, ma sta dall’altra parte dell’autostrada, riservata solo agli israeliani per motivi di sicurezza. Vanno a piedi… Ci sono studenti costretti a un lungo periplo perché le strade sono state bloccate da massi posizionati dall’esercito israeliano. Ce ne sono altri che non hanno alternative se non quelle di aggirare il Muro alto quasi nove metri che Israele ha costruito bloccando le strade di accesso e ridisegnando la geografia cisgiordana. Addirittura ci sono bambini palestinesi scortati per chilometri dall’esercito israeliano per andare dalle grotte in cui vivono a Umm Tuba, sulle colline a sud di Hebron, alla scuola nel vicino villaggio di Tuwani.

I soldati di Tsahal  ( l’esercito israeliano ) devono proteggerli dalle aggressioni ripetute cui sono stati sottoposti da parte dei coloni degli insediamenti vicini di Ma’on e Havat Ma’on. E a Hebron i bambini sono costretti ogni giorno a passare sotto i metal detector per andare a lezione , in una scuola che dista poche centinaia di metri da casa, ma per raggiungere la quale bisogna passare vicino alla Tomba dei Patriarchi e alle colonia israeliane dentro la principale città palestinese della Cisgiordania meridionale. Ci sono, infine, altri studenti che, com’è il caso delle aree più a nord, da Nablus a Jenin, rischiano parecchio ad andare a scuola: è lì, infatti, che le incursioni dell’esercito israeliano si sono concentrate, per tutta la seconda intifada e anche dopo. E’ lì che c’è la più consistente presenza di checkpoint fissi e volanti. E’ lì che va di nuovo in onda l’intifada quotidiana delle pietre, e il confronto tra i ragazzi in divisa e gli altri con i libri sotto il braccio”. ( pagg.118-119 di “Arabi invisibili”, Paola Caridi, Feltrinelli 2007.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *