ALCUNE POESIE DI MAHMOUD DARWISH ( 13 marzo 1941, Al-Birwa / 9 agosto 2008, Houston, Texas ) è considerato il maggiore poeta arabo contemporaneo, la sua vita, oltre che i suoi versi, testimoniano la tragedia del suo popolo.

 

 

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Mahmoud Darwish, scrittore palestinese considerato tra i maggiori poeti del mondo e testimone della tragedia del suo popolo : al-Birwa, suo villaggio natale, è stato distrutto dalle truppe israeliane durante la Nakba e ora non esiste più, né fisicamente né sulle cartine geografiche.

Fuggito in Libano con la famiglia, per scampare alle persecuzioni sioniste, tornò in patria (divenuta terra dello Stato d’Israele) da clandestino, non potendo fare altrimenti.
La sua condizione di “alieno” e di “ospite illegale” nel suo stesso paese rappresenterà uno dei capisaldi della sua produzione artistica.

Arrestato svariate volte per la sua condizione di illegalità e per aver recitato poesie in pubblico, Mahmoud – che esercitò anche la professione di giornalista – vagò a lungo, non avendo il permesso di vivere nella propria patria: Unione Sovietica, Egitto, Libano, Giordania, Cipro, Francia furono le principali nazioni dove il poeta, esule dalla sua terra, visse e lavorò.

Eletto membro del parlamento dell’Autorità Nazionale Palestinese, poté visitare i suoi parenti solo nel 1996, anno in cui – dopo 26 anni di esilio – ottenne un permesso da Israele.

Il poeta si spense a Houston (Texas) il 9 agosto 2008 in seguito a complicazioni post-operatorie. Mahmoud aveva infatti subito diversi interventi al cuore, l’ultimo dei quali gli fu fatale.

 

 

 

 

POESIE

 

 

A MIA MADRE

 

Mi manca il pane di mia madre

Il suo caffè

La sua carezza

Che cresce con la mia infanzia

Giorno dopo giorno

Amo la vita

Perché se morissi

Non sopporterei il pianto di mia madre!

Accoglimi se un giorno diventero’

Mascara per le tue ciglia

E coprimi le ossa di erbe

Portate dal tuo candido seno¨

E stringimi forte

Con una ciocca dei tuoi capelli

Sperando di diventare un dio

Diventero’ un dio …

Quando tocchero’ il fondo del tuo cuore

E quando tornero’, usami come combustibile

Per rinvigorire il fuoco

Come filo da bucato sul terrazzo di casa

Perché non posso resistere senza le tue preghiere

Sono invecchiato

Ridammi le stelle dell’infanzia

Perché possa condividere coi giovani uccelli

La strada del ritorno

Verso il nido della tua attesa!

 

 

TI HO SCONFITTO, MORTE 

O morte, siediti e aspetta.
Prendi un bicchiere di vino e non trattare.
Una come te non tratta con nessuno,
uno come me non si oppone alla serva dell’invisibile.
Prendi fiato… forse sei spossata da questo giorno
di guerra astrale. Chi sono io perché tu mi faccia visita?
Hai tempo di esplorare il mio poema? No. Non è affar tuo
Tu sei responsabile della parte d’argilla
dell’uomo, non delle sue opere o delle sue parole.
O morte, ti hanno sconfitta tutte le arti.
Ti hanno sconfitta i canti della Mesopotamia,
l’obelisco dell’Egizio, le tombe dei Faraoni,
le incisioni sulla pietra di un tempio ti hanno sconfitta,
hanno vinto, ed + sfuggita ai tuoi tranelli
l’eternità…
e allora fa’ di noi, fa’ di te ciò che vuoi.

 

 

 

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PENSA AGLI ALTRI

Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,

non dimenticare il cibo delle colombe.

Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,

non dimenticare coloro che chiedono la pace.

Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,

coloro che mungono le nuvole.

Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,

non dimenticare i popoli delle tende.

Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,

coloro che non trovano un posto dove dormire.

Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,

coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.

Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,

e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.

 

 

 

CARTA D’IDENTITA’

 

Ricorda !

la mia identità è araba

E la mia carta d’identità è la numero cinquantamila

Ho otto bambini

E il nono arriverà dopo l’estate.

ti irriti?

Ricorda!

la mia identità è araba,

e con i compagni della miseria lavoro in una cava

Ho otto bambini

Dalle rocce

Ricavo il pane,

I vestiti e I libri.

Non chiedo la carità alle vostre porte

Né mi umilio sui gradini della vostra camera

Perciò, sarai irritato?

Ricorda!

la mia identità è araba,

Ho un nome senza soprannomi

vivo con pazienza in paesi

La cui gente è arrabbiata.

Le mie radici

esistono da prima delle ere,

da prima dei cipressi e degli olivi

da prima che crescesse l’erba.

Mio padre… viene dalla stirpe dell’aratro,

Non da un ceto privilegiato

e mio nonno, era un contadino

né ben cresciuto, né ben nato!

mi insegnò la dignità

Prima di insegnarmi a leggere,

la mia casa (da guardiano) è semplice

fatta di canne e rami

sei soddisfatto del mio stato?

Ho un nome senza titolo!

Ricorda!

la mia identità è araba,.

le mie caratteristiche sono

capelli color carbone

occhi color marrone

la testa avvolta in una kefyah

ruvido come la pietra il palmo della mia mano

graffia chi lo tocca.

e il mio indirizzo

è quello di un villaggio abbandonato

le sue strade non hanno nomi

e tutti i suoi uomini sono a lavorare la pietra

Questo ti fa irritare?

Ricorda,

la mia identità è araba

E tu hai rubato gli orti dei miei antenati

E la terra che coltivavo

Insieme ai miei figli,

Senza lasciarci nulla

se non queste rocce,

E il vostro governo prenderà anche queste,

Come si era sentito dire.

Perciò!

Scrivilo in cima alla tua prima pagina:

Io non odio la gente

e non ho mai abusato di alcuno

ma se avrò fame

mangerò pure la carne del mio boia

Attenzione…Guardati!

dalla mia collera

E dalla mia fame!

(Traduzione Khalil Tayeh 4-6-2015)

 

 

 

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PROFUGO

Hanno incatenato la sua bocca

e legato le sue mani alla pietra dei morti.

Hanno detto: “Assassino!”,

gli hanno tolto il cibo, le vesti, le bandiere

e lo hanno gettato nella cella dei morti.

Hanno detto: “Ladro!”,

lo hanno rifiutato in tutti i porti,

hanno portato via il suo piccolo amore,

poi hanno detto: “Profugo!”.

Tu che hai piedi e mani insanguinati,

la notte è effimera,

né gli anelli delle catene sono indistruttibili,

perché i chicchi della mia spiga che va seccando

riempiranno la valle di grano.

 

UNA LEZIONE DI KAMASUTRA

Con la coppa incastonata d’azzurro

aspettala

vicino alla fontana della sera e ai fiori di caprifoglio,

aspettala

con la pazienza del cavallo sellato,

aspettala

con il buon gusto del principe raffinato e bello

aspettala

con sette cuscini pieni di nuvole leggere,

aspettala

con il foco dell’incenso femminile dappertutto

aspettala

con il profumo maschile di sandalo sui dorsi dei cavalli,

aspettala.

E non spazientirti. Se arriva in ritardo

aspettala,

se arriva in anticipo

aspettala

e non spaventare gli uccelli sulle sue trecce,

e aspettala

ché si sieda rilassata come un giardino in fiore,

e aspettala

ché  respiri un’aria estranea al suo cuore,

e aspettala

fino a che non sollevi il suo vestito scoprendo le gambe

nuvola dopo nuvola,

e aspettala

e portala su un balcone per vedere una luna annegata nel latte,

e aspettala

e offrile l’acqua prima del vino e non

guardare il paio di pernici che le dormono sul petto,

 e aspettala

e accarezza lentamente la sua mano

quando poggia la coppa sul marmo

come se sollevassi la rugiada per lei,

e aspettala

e parlale come il flauto

alla coda spaventata del violino,

come due testimoni di ciò che il domani vi prepara,

e aspettala

e leviga la sua notte anello dopo anello,

e aspettala

fino a che la notte non ti dica:

Al mondo siete rimasti soltanto voi due.

Allora portala dolcemente alla tua morte desiderata

e aspettala….!

 

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1 risposta a ALCUNE POESIE DI MAHMOUD DARWISH ( 13 marzo 1941, Al-Birwa / 9 agosto 2008, Houston, Texas ) è considerato il maggiore poeta arabo contemporaneo, la sua vita, oltre che i suoi versi, testimoniano la tragedia del suo popolo.

  1. DONATELLA scrive:

    Sono molto belle queste poesie, che riescono a parlarci con immagini e parole dolcissime di una storia terribile di esilio, di violenza, di morte.

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