le province della BASILICATA–Vonvikken – Opera propria
WIKI
cartina con le città – da Alamy
foto Lens Magazine
Henri Cartier-Bresson ( Chanteloup-en-Brie, 22 agosto 1908 – Montjustin, 3 agosto 2004 )
MAGNUM
https://www.magnumphotos.com/arts-culture/travel/henri-cartier-bresson-in-matera/
VIAGGIO
La visione di Matera di Henri Cartier-Bresson
Mentre la città italiana celebra il suo status di Città Europea della Cultura, rivisitiamo le fotografie di Matera scattate dal co-fondatore di Magnum nei momenti critici della sua storia
Henri Cartier-Bresson
Henri Cartier-Bresson arrivò per la prima volta nella città italiana di Matera nel 1951, incaricato di fotografare il locale storico dalle autorità italiane. Il suo obiettivo era catturare la Lucania, l’area dell’Italia meridionale dove si trova Matera, notoriamente raffigurata nei dipinti degli artisti italiani Carlo Levi e Rocco Scotellaro. Cartier-Bresson ha creato un ritratto completo della regione, fotografando la stessa Matera, la vicina Potenza e le rispettive città satelliti.
Nel 1985 Cartier-Bresson donò le sue immagini di Matera alla città italiana.
La collezione comprende immagini realizzate in due periodi temporali: 1951-’52 e 1972-’73. Carmela Biscaglia è la direttrice del Centro di documentazione Rocco Scotellaro e la Basilicata, che documenta la vita del dopoguerra nella regione.
Di seguito, alla luce dello status di Matera Città Europea della Cultura per il 2019, ripubblichiamo le sue parole tratte dal catalogo originale che hanno segnato questa importante acquisizione.
Tutto ha inizio con una donazione fatta da Henri Cartier-Bresson al Comune di Tricarico (Matera) nel 1985, tramite l’amico Rocco Mazzarone, in ricordo di Rocco Scotellaro, giovane poeta conosciuto da Cartier-Bresson durante il suo primo soggiorno in Lucania ma morto prematuramente nel 1953.
La Fondazione possiede 26 fotografie che non solo occupano un posto significativo nel panorama fotografico lucano del Novecento, ma sono immagini scattate da Cartier-Bresson nel 1951-52 e nel 1972-73, due fasi cruciali della storia del Novecento lucano .
Sono accompagnati da un commento dello stesso Mazzarone, intellettuale e medico profondo conoscitore della Lucania, che accompagnò il fotografo francese nelle sue visite nella regione. La corrispondenza tra i due testimonia la loro profonda amicizia. Questo è stato un collegamento cruciale per Cartier-Bresson per entrare in quel mondo, in linea con la sua convinzione che “sia che tu ti muova o resti fermo, devi affermarti, devi costruire relazioni strette, supportato dalla comunità in cui ti trovi”. ”.
Cartier-Bresson vedeva la fotografia come un’esperienza che, indagando i valori dell’esistenza, permetteva la fusione tra sé e gli altri. Come dice lui stesso: “È vivendo che scopriamo noi stessi, nello stesso momento in cui scopriamo il mondo esterno”.
“Che tu ti muova o resti fermo, devi affermarti, devi costruire relazioni strette, supportato dalla comunità in cui ti trovi”
-Henri Cartier-Bresson
Cartier-Bresson arrivò a Matera alla fine del 1951, inviato dalla Prima Giunta dell’UNRRA-CASAS che aveva istituito la storica Commissione per lo studio della città e dell’agricoltura materana, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Urbanistica. Urbanistica) diretta da Adriano Olivetti. Il fotografo ha preso i primi contatti con il gruppo di specialisti tra cui Riccardo Musatti, Giuseppe Isnardi, Tullio Tentori, Francesco Nitti, Rocco Mazzarone e Friedrich George Friedmann (il filosofo tedesco-americano ispiratore del progetto), e ha lavorato con loro, fornendo una splendida analisi visiva della vita nei Sassi, che sarà pubblicata con il resoconto del gruppo.
La Commissione, che durò fino al 1954, fornì le basi antropologiche per comprendere la Weltanschauung ( concezione del mondo ) dei lavoratori della terra, fornendo 38 indicazioni per la pianificazione urbana nel Materano, ispirate al Movimento Comunità (introdotto loro da Olivetti) e negli insediamenti rurali come La Martella e nei nuovi quartieri.
Questi dovevano essere realizzati in seguito alla legge sulla riqualificazione dei Sassi approvata da Alcide De Gasperi, e alla loro realizzazione coinvolgeranno i più grandi architetti e urbanisti dell’epoca, come Luigi Piccinato, Ludovico Quaroni e Carlo Aymonino.
È in questo contesto che nasce il primo reportage fotografico sulla Lucania di Henri Cartier-Bresson, al quale attribuisce il percorso umano, professionale e artistico che ha portato alla realizzazione del volume Les Européens (1955).
Era un contesto tipico della regione nei primi anni Cinquanta, con tutta una serie di ulteriori ricerche portate avanti da studiosi nordamericani, progetti patrocinati dalla Commissione parlamentare sulla povertà in Italia e come combatterla, e reportage di altri fotografi come come Ernst Haas, David Seymour, Fosco Maraini e Arturo Zavattini.
La presenza di ciascuno di questi gruppi trasformò la regione, trasformandola in un focolaio di ricerca dopo l’enorme successo della traduzione inglese di Cristo si è fermato a Eboli. Il bestseller, pubblicato in inglese nel 1947, riportò l’attenzione internazionale sulla difficile situazione dei Sassi come parte del nuovo, drammatico stato di sottosviluppo della Lucania, in un’Italia messa in ginocchio dalla guerra.
Nelle foto scattate tra il 1951 e il ’52, è con grande rispetto per le persone e il paesaggio che Cartier-Bresson coglie la Lucania di Levi e Scotellaro che mostra i primi segni di cambiamento. È a questo punto che le difficili condizioni di vita della regione cominciano a migliorare, grazie ai progetti di riqualificazionevolti a spostare la popolazione dei Sassi in abitazioni più igieniche e dignitose, a migliorare l’alfabetizzazione e a destinare le terre del latifondo alla povertà. contadini colpiti nella speranza che ciò permettesse loro di realizzare le loro aspirazioni.
Emblematica in tal senso è la foto emblematica che mostra, sullo sfondo di una delle affollate cerimonie allora svoltesi in Lucania per l’assegnazione dei piccoli poderi a seguito della riforma agraria, un contadino che ringrazia con un anacronistico “saluto romano”. Indicativa delle ripercussioni che l’assistenza sanitaria e il miglioramento della nutrizione avrebbero sull’altissimo livello di mortalità infantile è la foto che coglie il momento in cui un medico somministra medicine a un neonato. Queste foto sono tipiche del lavoro di Cartier-Bresson nel dopoguerra, quando gli obiettivi sociali del suo lavoro erano cresciuti notevolmente.
“È con grande rispetto per le persone e il paesaggio che Cartier-Bresson coglie la Lucania di Levi e Scotellaro che mostra i primi segni di cambiamento” ( Carmela Biscaglia )
Tuttavia, come possiamo vedere dalle immagini lucane, l’artista non rinuncia alla sua “affettuosa curiosità per i modelli senza tempo del comportamento umano e le loro diverse incarnazioni, che sono sempre uniche”. Notevole fu il suo coinvolgimento emotivo quando entrò in contatto con la povertà lucana, al punto che il 6 luglio 1974 mise da parte il distacco scientifico del cronista e scrisse all’amico Mazzarone: «me lasse une tristesse, car me sens si attaché au pays et aux gens que nous avons connu» [“mi lascia triste, perché mi sento tanto legato al Paese e alle persone che abbiamo incontrato”]. Al suo ritorno in Lucania vent’anni dopo (vent’anni segnati dall’abisso tra l’ultima fase della vita di sussistenza e i problemi legati alla nascente industrializzazione), Henri Cartier-Bresson realizza il suo secondo reportage su una realtà sociale ed economica che era stata cambiato al di là del riconoscimento.
“Il fotografo ha creato un panorama completo della regione” ( -Carmela Biscaglia )
Sorsero nuove aree industriali nella valle del Basento, dove furono scoperti giacimenti di metano, furono bonificate vaste aree paludose intorno a Metaponto, debellata la malaria e predisposti sistemi di irrigazione che avrebbero aperto la strada a un’agricoltura redditizia e altamente specializzata. Il fotografo ha creato un panorama completo della regione: di Matera e dei comuni circostanti di Stigliano, Ferrandina, Aliano, Craco, Pisticci, Scanzano, Sant’Arcangelo e Grassano, di Potenza e dei comuni di Rionero in Vulture, Acerenza, Tolve, Vietri di Potenza, Pietragalla e Avigliano.
Ha immortalato la vita della gente di questi paesi e delle campagne, il lavoro delle antiche masserie e dei moderni poderi della Val d’Agri, i nuovi metodi agricoli a Metaponto e dintorni, il diffuso dibattito culturale all’interno delle antiche biblioteche, le nuove realtà per grandi e piccini, assistendo alle trasformazioni apportate da fabbriche, viadotti, dighe e ponti in cemento – si pensi all’immagine del ponte di Potenza, progettato da Sergio Musmeci, per collegare la città alla sua zona industriale. Hanno lavorato in modo olistico, mostrando alla regione una via d’uscita dalla dignitosa povertà cavernicola e da un’economia di sussistenza lungo i brulli burroni di Pisticci e Aliano, verso le nuove opportunità offerte dall’industria e dalla modernizzazione dell’agricoltura.
“Cartier-Bresson ha colto il contrasto tra antiche e nuove tradizioni in Basilicata” (–Carmela Biscaglia )
Con l’obiettivo della sua Leica puntato sul conflitto tra vecchio e nuovo, uomini e donne, ricchi e poveri, potenti e deboli, individui e gruppi, gruppi e folle, senza mai tradire la sua capacità di penetrare nell’animo del singolo, Cartier-Bresson ha colto il contrasto tra antiche e nuove tradizioni lucane, l’incontro tra miti pagani e tradizioni cristiane, strumenti di lavoro arcaici accanto agli apparecchi elettrici – quello dell’aratro e dell’asino, compagno fedele del duro lavoro del contadino, e il trattore e l’autovettura dell’immigrato di ritorno. Il grande fotografo non mancava di immortalare le nuove masse di giovani,le cui aspirazioni lavorative non erano soddisfatte e che si preparavano a un nuovo esodo, o la classe dirigente che continuava a distribuire favori, i sindacati deboli e i partiti politici che si altro che, per usare le parole di Rocco Mazzarone, “gruppi di famiglie e clientela migrante”, dal momento che le grandi decisioni hanno continuato a essere prese altrove.
Un pomeriggio del 1973 Mazzarone accompagnava il grande fotografo nella valle del Basento, dove doveva essere posata la prima pietra dei tanti insediamenti che non sarebbero mai sorti.Gli chiese di fotografare il “volto presuntuoso di una delle persone coinvolte”, ma Cartier-Bresson rispose che lo avrebbe fatto solo se se ne fosse presentata l’occasione.
Spettatore curioso e testimone attento anche in quelle circostanze, si avvicinò alla realtà con discrezione, in punta di piedi, guardando quelle immagini della sua Lucania “con il guanto di velluto e l’occhio di falco”. Impeccabili nella loro composizione, geometricamente equilibrate, da una catena di forme organizzate istintivamente dal suo sguardo, queste immagini provocano ironia o tristezza, ci chiedono di fare il punto e provocare emozioni di umana simpatia e la stessa gioia che deve aver provato in quel momento. di scattare la foto.
Della Basilicata e di quel territorio conservo un’immagine indimenticabile: le cosiddette Tavole di Metaponto, sulla costa ionica in provincia di Matera ( un po’ sopra c’è Montescaglioso). Tra le foci del Bradano e del Basento si elevano alcune colonne, resti di un tempio e, nella più profonda solitudine, le acque dei fiumi si confondono con quelle del mare. La sensazione è quella di un momento fissato per sempre, l’immaginazione va oltre il reale e l’idea cronologica della storia non esiste più: c’è un tempo eterno che si concretizza davanti a noi, una specie di eternità.
Meraviglioso