ANSA.IT — 27 GIUGNO 2024– 21.04
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I figli assorbono oltre un terzo spesa mensile delle famiglie
Legacoop, ‘6 genitori su 10 costretti a rinunciare ad acquisti’
Figli cari quanto ci costate.
Tra vestiti, libri scolastici, sport, trasporti e tempo libero in media un terzo della spesa complessiva delle famiglie italiane.
Quando va tutto bene: perchè per un terzo delle famiglie la spesa per i figli rappresenta tra il 40% e il 70% del bilancio familiare. E’ quanto emerge dal Report FragilItalia ‘Il costo dei figli’, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, secondo cui per sostenere queste spese, “6 genitori su 10 si vedono costretti a rinunciare ad acquisti per sé stessi, ad andare al ristorante e a ridurre le vacanze”.
“Le famiglie sono la struttura cruciale della nostra società. Invecchiamento, trend demografici negativi, disfunzionalità del mercato del lavoro, mancata inclusione delle donne nei processi economici per ragioni dirette e indirette, costo del welfare, diseguaglianze sociali e territoriali: tutti questi temi e altri ancora, in fondo, dipendono dai costi del fare e mantenere una famiglia”, spiega Simone Gamberini, presidente di Legacoop.
“Per affrontare gli squilibri del Paese servono politiche che le sostengano, ispirate ad un approccio concreto per dare risposte ai problemi delle persone”.
Un bisogno che emerge in maniera evidente dal dettaglio della ricerca. Ad avere figli conviventi infatti sono circa la metà dei genitori italiani e nel caso di figli maggiorenni quasi la metà (il 47%) sono totalmente a carico dei genitori, mentre il 29% lavora contribuendo alle spese della famiglia. Da sottolineare però che il 24% dei figli maggiorenni, pur lavorando e non gravando sul bilancio familiare, continua a vivere con la famiglia, “segnale evidente – sottolineano Legacoop e Ipsos- della persistente difficoltà dei giovani di poter affrontare il costo di una locazione o di un acquisto di un’abitazione autonoma.
In testa alla classifica delle voci che più incidono sulle spese ci sono l’abbigliamento (63%), i testi e libri scolastici (51%), scarpe, borse e accessori e attività sportiva (48%), i pasti fuori casa (46%), seguite dalle spese mediche, lo svago e la mobilità (tutti al 45%). Quattro su dieci (il 41%) indicano rette scolastiche, universitarie e asilo. Tra le fasce d’età e la collocazione geografica le spese per i figli pesano, soprattutto, sul bilancio familiare dei genitori under 30 e dei residenti nelle isole.
Ma spesso sono anche i figli a dover sottostare a delle rinunce quando, per motivi economici, le famiglie si vedono costrette a tagliare le spese. In particolare, il 37% ha dovuto rinunciare a abbigliamento e scarpe e allo smartphone nuovo, il 30% alle uscite con gli amici, il 25% ad un viaggio studio all’estero, il 23% ad iscriversi al corso di studio che desiderava. I figli che si vedono imposte maggiori rinunce per motivi economici sono quelli dei genitori under 30, di quelli residenti nelle isole (dove la rinuncia allo smartphone raggiunge il 50%, ai viaggi di studi all’estero il 37% e all’iscrizione al corso di studi desiderato il 33%) e di quelli al ceto popolare.
ANSA.IT 27 GIUGNO 2024 –16.50
Soldi, acquisti e risparmio i 15enni italiani sono sotto la media Ocse
Chi appartiene a famiglie abbienti ha maggiori competenze finanziarie
Gestione dei soldi, acquisti, comprensione dei rischi finanziari, capacità di gestire il denaro e di risparmiare: i 15enni italiani in competenze finanziarie si collocano al di sotto della media degli studenti dei Paesi Ocse: il nostro punteggio è di 484 contro la media Ocse che è di 498.
Gli italiani, insomma, hanno ottenuto un punteggio simile agli studenti norvegesi e spagnoli ma più basso di Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Austria, Polonia, Portogallo e Ungheria. I numeri arrivano dal “Financial Literacy-Ocse Pisa 2022”, il quale certifica che rispetto ai cicli precedenti c’è un miglioramento di 11 punti rispetto al 2015 e che l’Italia ottiene un punteggio superiore al 2012 di ben 17 punti.
Sono forti le differenze tra nord e sud e tra ragazzi e ragazze: i ragazzi superano le ragazze in competenze finanziarie di 20 punti e tra il 2012 e il 2022 il divario di genere in Italia è molto aumentato, passando da 8 a 20 punti.
E se il 18% degli studenti italiani non raggiunge il livello base di competenza (che è il Livello 2), ritenuto il minimo per una corretta gestione delle questioni finanziarie nella vita di tutti i giorni, solo il 5% si colloca nel livello più alto (Livello 5).
Sono forti però le differenze a livello territoriale: il Nord Est e il Nord Ovest ottengono punteggi medi superiori alle altre aree geografiche e alla media nazionale, mentre il Sud e le Isole mostrano risultati inferiori. Anche il tipo di scuola incide: i Licei ottengono le performance migliori, seguiti dagli Istituti Tecnici, mentre gli Istituti Professionali e la Formazione Professionale registrano punteggi più bassi.
Tuttavia, al miglioramento dell’Italia rispetto a PISA 2012, corrisponde un aumento degli studenti che raggiungono il livello più alto di performance. E questi studenti, i cosiddetti top performer, sono soprattutto al nord ovest e al sud isole, dove si registra anche una diminuzione di studenti al livello minimo di competenze.
“Non siamo peggiorati e abbiamo mantenuto un comportamento costante rispetto ad altri Paesi, il quadro non è negativo”, hanno detto gli studiosi Angela Romagnoli di Banca d’Italia e Carlo Di Chiacchio di Invalsi che oggi hanno illustrato il rapporto, speranzosi che i nuovi interventi previsti nella scuola porteranno ad un ulteriore miglioramento dei risultati.
Lo studio ha mostrato anche che i ragazzi si confrontano con i propri genitori in misura maggiore delle ragazze su argomenti quali il budget.
E complessivamente gli studenti che provengono da famiglie svantaggiate discutono meno degli altri in famiglia di questioni economiche. Si parla di più di questi argomenti con i genitori nelle regioni del sud. La gran parte dei giovani, in Italia e all’estero, subisce l’influenza degli amici e soprattutto le ragazze ammettono di comprare spesso qualcosa che è costato più di quanto preventivato. All’indagine in Italia hanno partecipato 6.200 studenti di 343 scuole; complessivamente, hanno preso parte alla rilevazione 98.000 studenti rappresentativi di circa di 10 milioni di 15enni.