ANSA.IT — 11 SETTEMBRE 2024 –6.57/ 11.42
Usa 2024: Harris mette Trump all’angolo, ‘Putin ti si mangia’
Kamala, ‘non sono Biden, voltiamo pagina’. Tycoon: Marxista
Benedetta Guerrera
Tra affondi più o meno efficaci, scivolate (di Donald Trump) e momenti di tensione, il primo e forse unico duello televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump è andato in scena a Filadelfia, città simbolo della democrazia americana e centro dello Stato in bilico più cruciale per la conquista della Casa Bianca.
Tanti i temi toccati in un’ora e mezza di dibattito, dall’economia all’Ucraina e la guerra a Gaza passando per il diritto all’aborto, l’immigrazione e l’Afghanistan.
“Non sono né Biden né Trump, sono la leader di una nuova generazione”, ha dichiarato la vice presidente che questa sera aveva il compito di presentarsi a quei milioni di americani che non la conoscono o che la associano all’amministrazione attuale.
E la candidata si è “presentata” anche al suo rivale che non sembrava volesse stringerle la mano, avvicinandosi e dicendogli: “Piacere, Kamala Harris”. “E’ il momento di voltare pagina, il mio piano è una nuova strada per il futuro”, ha sottolineato la vice di Biden che per la prima volta ha preso le distanze dal suo presidente. Nel complesso Harris è riuscita a mettere all’angolo il suo avversario in diversi momenti, con calma e determinazione ma anche rubandogli alcune delle sue espressioni più colorite e aggressive. Come quando lo ha accusato di “aver venduto gli Stati Uniti alla Cina” con la sua politica dei chips; o quando lo ha accusato di essere amico di dittatori come Vladimir Putin e Kim Jong Un che “fanno il tifo per lui perche’ lo possono manipolare”. Con il leader nordcoreano “si scriveva lettere d’amore”, ha detto sarcastica. E l’amicizia con il leader del Cremlino è stato uno dei temi di politica estera sul quale la vice presidente ha attaccato più duramente. “Se Trump fosse presidente Putin sarebbe seduto a Kiev con gli occhi puntati sull’Europa”, ha incalzato la democratica provocando il tycoon dichiarando che “i leader stranieri gli ridono dietro”.
“Sei amico di un dittatore che ti si mangerebbe a colazione”.
Decisa anche sull‘aborto – “il governo e soprattutto Donald Trump non dovrebbero dire ad una donna cosa fare con il suo corpo” – tema caldo della campagna sul quale il tycoon è, invece, scivolato affermando che i democratici vogliono consentire l’aborto nel “nono mese” di gravidanza e confondendo la Virginia con la West Virginia.
La strategia di Harris è stata anche quella di ricordare agli americani che il tycoon è già stato presidente con risultati, a suo parere, disastrosi. “Trump ci ha lasciato la disoccupazione più alta dalla Grande Depressione. Quello che abbiamo fatto è stato mettere a posto il pasticcio che lui ha creato”, ha attaccato ricordando le sue politiche fallimentari sul Covid.
Gli ha anche rinfacciato di non poter parlare dei “crimini dei migranti” lui che “è condannato e perseguito” e lo ha ripagato con la sua stessa moneta quando parlando delle folle ai comizi ha detto che da quelli del tycoon se ne vanno “per noia ed esasperazione”.
The Donald da parte sua ha sfoderato i classici della sua retorica: da Harris “marxista che ha distrutto il paese con politiche che sono folli” ad Harris anti-Israele che distruggerà il Paese entro due anni dal suo insediamento. Ed è riuscito a mettere a segno qualcuno delle sue battute come quando l’ha fermata dicendole “sto parlando io” riferendosi alla stessa ormai famosa frase usata da Harris con Mike Pence nel dibattito tra candidati vicepresidenti.
Ma a tratti è sembrato irritato e nervoso, ha alzato la voce ed è andato in confusione di fronte alla calma olimpica dell’avversaria. E oltre all’uscita infelice sull’aborto ha fatto una gaffe ripetendo la falsa teoria cospirativa secondo cui gli immigrati haitiani mangiano i gatti domestici degli americani. Quando poi gli è stato chiesto della questione della “razza” di Harris non è riuscito a fare del tutto un passo indietro liquidandola con un “non me ne potrebbe fregare di meno. Qualunque cosa voglia essere, per me va bene, decida lei”.
Il tycoon ha provato a mettere in difficoltà la sua avversaria sul ritiro dall’Afghanistan, nota dolente dell’amministrazione Biden, ma anche in quel caso Harris si è smarcata rilanciando che fu il tycoon a concludere un accordo disastroso invitando persino i talebani a Camp David, luogo sacro degli Usa.
Alla fine The Donald ha rivendicato di “non aver mai dibattuto così bene in vita sua” accusando i moderatori di Abc news di essere stati “di parte”. Harris dal canto suo ha chiesto subito un secondo dibattito, segno di forza e sicurezza, e alla fine del dibattito ha persino incassato il prezioso endorsement di Taylor Swift.
Taylor Swift a Detroit il 30 maggio 2015 durante
il suo The 1989 World Tour
– Taylor Swift 045
da : https://it.wikipedia.org/wiki/Taylor_Swift#/media/File:Taylor_
Swift_045_(17682880264).jpg
COMMENTO AL RISULTATO DEL DIBATTITO TRUMP – HARRIS
DI MARINA CANTUCCI
IL MANIFESTO 11 SETTEMBRE 2024
Marina Catucci, NEW YORK
Elezioni Usa, dal dibattito emerge il peggior Trump
Elettorale americana. Il tycoon, intrappolato dalle fake news che ha diffuso negli ultimi giorni, esce nettamente sconfitto dal confronto. Il piano di Kamala Harris di far perdere immediatamente le staffe al candidato repubblicano ha funzionato: è sull’aborto che Trump ha mostrato il suo vero volto agli elettori
“Ero tre contro uno”, ha scritto Donald Trump su Truth subito dopo il dibattito, riferendosi a Kamala Harris e ai due giornalisti, David Muir e Linsey Davis, che hanno condotto il dibattito e che, a suo dire, hanno favorito la rivale.
La verità è che il dibattito per Trump è andato malissimo. Se l’intento di Harris era quello di fargli perdere le staffe e confonderlo, c’è riuscita. La vice presidente è partita subito all’attacco, entrando nella sala del dibattito e andando diretta dal tycoon, costringendolo a stringerle la mano. Ed ha continuato assicurandosi che il dibattito riguardasse prevalentemente lui e i suoi tratti più deleteri.
La vicepresidente è riuscita a coprire quasi tutto lo spettro: i processi penali a carico del tycoon, il piano eversivo Project 2025, il tentato golpe del 6 gennaio, la fascinazione per i dittatori, le critiche all’eroe di guerra (per di più repubblicano) John McCain, la violenza razzista di Charlottesville minimizzata da The Donald, il suggerimento di abolire alcune parti della Costituzione e, forse la cosa più notevole di tutte, il diritto all’aborto. Harris lo ha più volte portato a parlare del diritto all’aborto, spingendo Trump su un terreno dove si sentiva profondamente a disagio.
Per buona parte del dibattito il tycoon non è riuscito ad attaccare, è caduto in tutte le trappole, ha perso il filo, si è difeso, ha detto cose sconclusionate e ha ripetuto fake news e bufale clamorose, come il fatto che i democratici siano favorevoli all’aborto anche oltre il nono mese e, più di tutto, la storia per cui in Ohio gli immigrati mangino i propri animali da compagnia. Quest’ultima è una super bufala messa in giro da un influencer di estrema destra, e che è arrivata al dibattito presidenziale grazie a Trump che l’ha ripetuta, e Muir che l’ha dovuta smentire. “Lo vedremo” ha ribattuto a denti stretti Trump.
La redazione consiglia:
Il podcast ( solo voce ) sulle elezioni presidenziali americane
*** ci sono già 36 episodi di 20 min. ciascuno, l’ultimo il 36° parla del rapporto di Kamala / e i sindacati
Sull’aborto il tycoon si è rifiutato di rispondere alla domanda diretta e sul veto a un’eventuale divieto federale per le interruzioni di gravidanza, se il Congresso dovesse approvare una legge simile, ha anche preso le distanze dal suo vice JD Vance, che lo aveva garantito: “Non ne abbiamo parlato”, ha detto Trump.
Il tycoon si è difeso sostenendo che gli elettori vogliono che la legge sull’aborto sia affidata agli Stati, e Harris gli ha elencato una serie di situazioni in cui una donna che vive in uno stato con leggi restrittive in materia, e che ha complicazioni causate da un aborto spontaneo, non è contenta che a gestirle siano medici talmente terrorizzati dalle conseguenze che potrebbero subire che finiscono per non darle le cure necessarie.
Harris lo ha anche provocato parlando delle sue divagazioni, spesso confuse, durante i comizi e delle loro dimensioni, tema a lui carissimo, oltre a citare una revisione negativa delle sue politiche economiche fatta proprio dall’alma mater di Trump, la Wharton School dell’Università della Pennsylvania.
Ancora una volta Trump non ha ammesso di aver perso nel 2020. “Sei stato licenziato da 81 milioni di persone” ha detto Harris, che ha aggiunto: “È una cosa che non riesce a metabolizzare”.
Anche quando le domande erano scomode, la vicepresidente è riuscita a cavarsela. Una che temeva riguardava i suoi voltafaccia rispetto alle posizioni che aveva espresso nel 2019. Quando le è stata posta ha risposto che i suoi valori non sono cambiati, ed è entrata nello specifico parlando di fracking ( vedi nota al fondo ), un tema fondamentale per la Pennsylvania. Ai tempi lo voleva eliminare, ora afferma che non lo vieterà e, anzi, ha rivendicato di averlo favorito da vicepresidente.
Sulla guerra di Israele a Gaza, Harris ha risposto come era prevedibile, dicendo che servono un cessate il fuoco subito e la liberazione degli ostaggi, che i palestinesi devono avere uno stato e Israele deve avere il diritto di proteggersi. Gli Usa continueranno a dare armi a Tel Aviv “ma solo per usarle con l’Iran”. Trump invece sul tema ha affermato che Harris odia sia Israele che gli arabi, poi si è vantato del supporto di Orban e quando gli è stato chiesto se volesse una vittoria dell’Ucraina, ha risposto di volere la fine della guerra.
Harris ha ribattuto che la soluzione di Trump per terminare quella guerra sarebbe consegnare l’Ucraina a Putin, che a quel punto passerebbe ad attaccare la Polonia. Poi, rivolgendosi agli “800.000 polacco-americani che vivono in Pennsylvania”, Harris ha chiesto chi vorrebbero loro come presidente.
Dopo il dibattito, a sorpresa, Trump è sceso in sala stampa a parlare con i giornalisti per avere l’ultima parola, sostenendo: “Questo è stato il mio miglior dibattito. Kamala Harris ha perso”.
A Kamala Harris, invece, è arrivata la notizia dell’endorsement di Taylor Swift, affidato ad Instagram, e firmato “gattara senza figli”.
N OTA DA TRECCANI SUL
” FRACKING “
di Davide Calcagni
Il problema minerario. Quando comunemente si pensa agli accumuli ‘convenzionali’ di idrocarburi, il pensiero immediatamente si focalizza sui grandi giacimenti del Medio Oriente, Siberia, offshore dell’Africa occidentale e orientale piuttosto che quelli localizzati nei mari di molte province petrolifere. In questo caso è bene sapere che petrolio e gas naturale sono contenuti nelle micro vacuità di rocce porose. Questa tipologia di accumulo ha inoltre un’ulteriore caratteristica: gli idrocarburi sono distribuiti nella roccia in modo ben definito e confinato (trappola) e soprattutto, nella grande maggioranza dei casi, il petrolio e il gas si liberano dalla roccia fluendo spontaneamente attraverso un reticolo naturale di micro canali e raggiungono la superficie per mezzo di pozzi di emungimento.
Nel caso di accumuli di shale gas e shale oil parliamo, invece, di accumuli ‘non convenzionali’ perché le semplici regole dette poc’anzi non valgono più. Cadono i concetti di trappola e di giacimento. Il petrolio e il gas sono contenuti in rocce impermeabili, distribuiti in modo diffuso in rocce che non presentano un reticolo naturale di microcanali e. che quindi non permettono agli idrocarburi di liberarsi in modo spontaneo. Siamo di fronte ad accumuli che necessitano di sofisticate tecnologie di produzione quali la perforazione orizzontale e la fratturazione idraulica, in una parola il ‘fracking’.
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DA : TRECCANI