ANSA.IT — 7 SETTEMBRE 2024 – 18.48
La filosofa: ‘Boccia e il potere dei social’
Serughetti: ‘Sangiuliano al Tg1 un residuo del passato’
dell’inviata Mauretta Capuano
Le logiche del potere maschile sono sempre le stesse, ma “Maria Rosaria Boccia ha gestito totalmente in proprio, senza mediatori, quella che lei chiama la sua verità.
La forza dei social è stata determinante ed è la prima volta che accade. Non mi viene in mente un altro caso in cui l’effetto sia stato così rapido ed efficace”. Lo dice all’ANSA la filosofa della politica Giorgia Serughetti del caso Boccia-Sangiuliano che ha portato alla dimissioni del ministro.
Docente alla Bicocca di Milano, Serughetti al Festivaletteratura di Mantova è stata protagonista di un incontro dedicato a ‘Un altro genere di potere‘ che fa riferimento al suo ultimo libro Potere di altro genere. Donne, femminismi e politica (Donzelli).
“Il caso Boccia-Sangiuliano sembra la riedizione un po’ grottesca, ma neppure troppo, dei cosiddetti scandali berlusconiani del 2009-2011. La logica che vediamo all’opera, quella per cui alcune donne ottengono da uomini di potere delle promesse e in qualche caso, degli incarichi, delle risorse, in fondo non è mai stata davvero messa in discussione, non è mai diventata un oggetto di dibattito pubblico” spiega. “Oggi come allora quello che vediamo è che questi uomini di potere, che usano le donne in questa modalità, rimangono vittime del loro stesso gioco perché le donne parlano.
Le donne non sono più da tanto tempo soltanto oggetti da usare o da tenere buoni con regali e promesse. Sono dotate di voci, capaci di raccontare la propria storia e di farlo sempre più da protagoniste e in questo modo veramente smascherano il gioco, denudano il re e provocano delle reazioni a catena” sottolinea la filosofa.
Ma questo caso “racconta moltissimo anche del conflitto oggi tra mezzi di informazione. Se pensiamo ai casi berlusconiani, una Patrizia D’Addario aveva bisogno che qualcuno, che i giornalisti andassero a raccoglierne la testimonianza, cosa che hanno poi fatto anche nel caso di Maria Rosaria Boccia, ma in un secondo momento. Il primo medium per l’espressione della voce della protagonista sono stati i social. Questo ha dato all’imprenditrice un potere gigantesco nel destabilizzare un sistema. Boccia ha avuto la possibilità di destrutturare, confutare e quindi far saltare una produzione di narrazioni, mediate dalla Rai nello specifico, quindi da un organo sotto controllo partitico e governativo, che un uomo di potere poteva controllare, contrapponendo le proprie versioni dei fatti” afferma Serughetti. In questa situazione “del tutto inedita, in cui i media tradizionali non sono più il veicolo principale di propagazione delle narrazioni pubbliche, anche il controllo, da molti contestato, che il governo fa dell’informazione, può saturare in verità fino a un certo punto lo spazio delle informazioni. Resta comunque una possibilità di far coesistere narrazioni diverse” spiega Serughetti. Narrazioni diverse che hanno fatto emergere “la piccolezza del personaggio Sangiuliano, quella che si è rivelata una totale vulnerabilità. La sua narrazione al Tg1 sembra un residuo del passato, di un altro modo di pensare il rapporto tra politica e media, tra politica e informazione.
Insomma, un tentativo ultima spiaggia per mettere uno stop alle narrazioni alternative, che non ha funzionato. È un caso unico per la dinamica, però ci racconta qualcosa che è più grande di così, ci racconta come sia vulnerabile il potere. Qui c’erano delle colpe evidenti proprio nell’aver indebitamente mescolato vita pubblica e vita privata. Un membro importante del governo è stato colpito su un terreno che per il governo è significativo, quello della famiglia”. “È chiaro che un po’ di intenzione nelle azioni della Boccia c’era, ma lei viene fuori come una persona che non ha i tratti della vittima e non sarebbe giusto rappresentarla così”. In ogni caso questo “non può farci spostare lo sguardo sulla demonizzazione della approfittatrice di turno. Il fatto che queste approfittatrici possano introdursi nei luoghi di potere mi pare che racconti ancora una volta come viene pensato e gestito il potere maschile. La vulnerabilità non è della persona Sangiuliano ma istituzionale” sottolinea la filosofa. “La premier Giorgia Meloni che non chiama questa donna con il suo nome ne esce male. Ha sposato la difesa della figura di potere in cui aveva riposto la sua fiducia, ha trattato Boccia come una approfittatrice. Meloni distingue sempre se stessa dalle altre donne, lei è una donna eccezionale, ha capito come farsi valere, ma non è mai uscita una sua dichiarazione di solidarietà con le altre donne o una manifestazione di disagio per il tipo di modello maschile di potere da cui è circondata” afferma Serughetti.
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il libro
immagine. Donzelli Editore
Scheda libro dell’editore
«Si può sostenere che la vittoria di una donna sia una conquista per tutte, qualunque sia la sua storia, la sua visione politica, il suo rapporto con il femminismo, il suo modello di gestione del potere?».
La nomina di Giorgia Meloni a presidente del Consiglio ha inaugurato in Italia il primo governo con a capo una donna. Contemporaneamente, in tutta Europa e in diverse parti del mondo, leader donne stanno assumendo ruoli apicali e di responsabilità. Eppure, la popolazione femminile nel suo complesso subisce ancora le più gravi forme di sfruttamento, violenza, povertà, marginalizzazione culturale. L’inizio del nuovo millennio ha conosciuto un inasprimento degli attacchi a diritti e libertà ottenuti dal movimento femminista nel secolo scorso, con quella che è stata definita la più grande rivoluzione pacifica del Novecento; basti pensare all’offensiva sferrata da più fronti contro l’aborto, una conquista che, insieme al diritto di voto, aveva rappresentato un passaggio chiave di quelle lotte. Come si spiega una tale contraddizione? Attraverso un’analisi degli sviluppi più recenti della politica italiana e internazionale, Giorgia Serughetti riannoda i fili di questo paradosso. L’avanzare delle donne all’interno dei partiti reazionari e conservatori, lungi dal sovvertire le strutture di genere, ha fatto del femminismo un repertorio strumentale, piegato a fini ideologici, sovranisti e autoritari. Piuttosto che di «femminismo di destra» o di «femminismo neoliberista», si può parlare di appropriazione e distorsione del linguaggio femminista da parte di forze avverse all’obiettivo dell’uguaglianza. La retorica dell’ascesa individuale e della rottura del «soffitto di cristallo» occulta un potere sessista che mantiene metà del genere umano in stato di oppressione, e rimuove o addomestica la radicalità del pensiero e della tesi che attraversa le pagine è duplice. Da un lato, il femminismo politico, se non vuole essere ridotto a una serie di parole chiave buone per ogni uso e abuso, deve collocarsi con decisione dalla parte del cambiamento, della lotta per un ordine sociale giusto. Dall’altro lato, le forze politiche che intendono combattere le disuguaglianze e avanzare progetti di giustizia sociale devono porre le istanze del femminismo al centro della propria agenda. La battaglia delle donne può diventare strumento di liberazione per tutti coloro che si trovano ai gradini più bassi della scala sociale: per questo sono centrali le questioni del reddito, della divisione sessuale del lavoro, del razzismo, della violenza istituzionale sulle persone migranti, della cancellazione culturale e giuridica delle sessualità non conformi. Il femminismo è una forza trasformativa radicale, la ricerca di una buona vita per tutte, non per poche, che può avvenire solo attraverso la costruzione e l’attivazione di una nuova dimensione del potere, di un altro genere di potere, un potere di altro genere.
Autore
DA : https://blog.deascuola.it/autori/giorgiaserughetti
Giorgia Serughetti
Giorgia Serughetti insegna filosofia politica all’Università di Milano-Bicocca. Si occupa di gene¬re e teoria politica e sociale. Collabora come editorialista con il quotidiano «Domani». Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Libere tutte. Dall’aborto al velo, donne nel nuovo millennio (con C. D’Elia, minimum fax, 2021); Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia (Laterza, 2021) e La società esiste (Laterza, 2023). la politica femminista.
RECENSIONI PUBBLICATE DALL’EDITORE:
ELIANA DI CARO, Il Sole 24 Ore – Domenica, 25/08/2024
Se le donne al vertice sono casi di successo individuale
Donatella Borghesi, Il Foglio, 17/08/2024
AVANTI, SORELLE
Elvira Federici, Leggendaria, 17/07/2024
Femminismo: il nodo irrisolto
Rosita Mercatante, Left, 15/07/2024
Giorgia Serughetti: «L’ascesa al potere delle donne di destra non è femminismo»
MIRELLA SERRI, La Repubblica, 04/06/2024
Le Pen e Meloni, donne patriarcali
, La7 Tagadà, 03/06/2024
ospite Giorgia Serughetti con Potere di altro genere
SALVATORE CANNAVÒ, Il Fatto Quotidiano, 25/05/2024
Il femminismo fa i conti con l ‘offensiva identitaria e di destra di “donna”Giorgia
GIORGIA SERUGHETTI, DOMANI, 24/05/2024
Il rapporto tra donne e potere è un nodo che rimane irrisolto
Francamente le donne che sono oggi al potere non mi sembra che lo esercitino in modo diverso dagli uomini. C’è sicuramente dietro la mancanza di un movimento unitario e consistente che voglia cambiare le storture della società.