IL MANIFESTO –25 NOVEMBRE 2024
Editoriale
La destra vittimista e il gioco del cerino
PER LE DONNE CHE NON PARTECIPANO ALLE MANIFESTAZIONE ” PERCHE’ SIAMO TUTTE DONNE ” — mi pare che qualche maschietto si vede…certo le ragazze sono di più..
FOTO SOPRA–
MANIFESTAZIONE DEL 23 NOVEMBRE 2024
25 novembre
In mezzo al corteo romano di ieri pomeriggio spiccava anche un cartello sul quale era stato scritto, con garbata ironia, ‘Valditara scegliti un insulto’
Un momento della manifestazione di” Non una di meno a Roma ” – Patrizia Cortellessa
foto Milano Today : ” DISARMIAMO IL PATRIARCATO “
foto Repubblica Milano
Micaela Bongi
In decine e decine di migliaia, tante giovanissime, insieme anche a molti loro coetanei e pure a parecchi maschi più avanti con l’età. Sfilano nei cortei contro la violenza sulle donne e di genere e per «disarmare il patriarcato», come reclama lo striscione di apertura nelle piazze convocate da Non Una di meno che a Roma e a Palermo anticipano la ricorrenza del 25 novembre. Un bellissimo colpo d’occhio, un flusso continuo di consapevolezza e determinazione, di libertà allegra e di rabbia urlata.
E intanto ancora donne uccise, circa cento quest’anno, soprattutto «in ambito famigliare e affettivo», secondo la terminologia burocratica che supporta la compilazione di tristi bollettini di morte, dove la mano armata il più delle volte è quella di mariti o ex fidanzati.
Eppure la notizia, per la destra ma non solo, perché nel mondo alla rovescia del vannaccismo contemporaneo a forza di gridare al lupo alla fine tutti o quasi accorrono impauriti, è un’altra: «Bruciata una foto di Valditara».
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Et voilà. Ve la siete presa tanto con il ministro dell’Istruzione perché ha negato la persistenza del patriarcato (secondo lui sarebbe stato abolito per legge) e puntato l’indice contro gli «immigrati irregolari», riuscendo a essere (lo ha fatto alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin) particolarmente fuori luogo anche per i suoi standard? Ecco il risultato. Un «atto di violenza» contro il ministro, il governo, la premier (durante la manifestazione sono stati addirittura scanditi cori anti-Meloni), «azioni indegne», tuonano dalle file della maggioranza.
Manca solo che il ministro della giustizia Carlo Nordio rilanci il suo allarme terrorismo, ma è in ogni caso un coro d’indignazione accompagnato dalla consueta richiesta all’opposizione di «prendere le distanze», «condannare», «stigmatizzare».
Eppure in mezzo al corteo romano di ieri pomeriggio spiccava anche un cartello sul quale era stato scritto, con garbata ironia, «Valditara scegliti un insulto». Insieme a tanti altri inviti rivolti alla premier Meloni e ai ministri a partire proprio da quello dell’Istruzione, gettonatissimo dopo la sua ultima sortita. Inviti seri o canzonatori, ma comunque sempre puntuali e meritevoli (a proposito di ministero del Merito) di una risposta.
Invece la destra al governo, seguendo il solco della presidente del consiglio, pardon, del presidente, preferisce approfittare del cerino per alzare cortine fumogene. Nel tentativo di oscurare (ma difficile che stavolta ci riesca) una giornata che al di là del solito rituale dei palazzi istituzionali illuminati di rosso e domani si ricomincia promettendo bonus mamme e minacciando nuovi decreti sicurezza, queste piazze riescono a riempire di senso con lo sguardo ogni volta sempre un po’ più in avanti.
Difficile del resto aspettarsi qualcosa di diverso da questa compagine che condanna a ripetizione la «violenza» di chi dissente ma dove, solo per fare qualche esempio, un ministro dell’Istruzione decanta il valore educativo dell’«umiliazione» e passa il suo tempo a inventare nuove forme di punizione, un vicepresidente del consiglio chiama i manifestanti «zecche rosse», un sottosegretario alla giustizia sogna detenuti che non respirano più mentre la premier dirige fieramente l’orchestra.
Un governo che oltretutto ha una particolare attenzione sadica nei confronti di chi è più giovane e addirittura spera che valga la pena lottare per l’ambiente, l’istruzione pubblica accessibile a tutti, combattere il razzismo e rivendicare la libertà e l’autodeterminazione femminile invece di rassegnarsi alle smanie nucleariste di un Pichetto Fratin, al familismo reazionario di una Roccella, al mood penitenziale di un Valditara e in definitiva a questa destra a tinte fosche.
Questo governo dà a tutti noi, che fortunatamente non abbiamo conosciuto direttamente il fascismo, di conoscerlo nelle sue principali caratteristiche: ignoranza, miseria culturale, disarmante superficialità, familismo, disprezzo per i più deboli, fanfaronate, Io so’ e voi non siete un c. A parte questi aspetti che potremmo definire benignamente folcloristici ( la Patria con la P maiuscola, falsità come la riappropriazione del nome di Mattei che è il contrario di ciò che faceva Mattei, le donne violentate dai clandestini,ecc.ecc….) c’è un aspetto di violenza verbale e materiale che dovrebbe far aprire gli occhi a tutti i cittadini, soprattutto a quelli che non vanno a votare. Ma vogliamo davvero che una minoranza incattivita da una lunga assenza dal potere istituzionale si rifaccia su di noi e sulle nuove generazioni , facendo rivivere quello che una tragica e dolorosissima esperienza aveva definitivamente condannato? La condanna del fascismo sta scritta nella nostra Costituzione, costata centinaia di migliaia di morti. Attenzione, perché il fascismo è, come diceva Camus, è una peste, che dopo periodi di scomparsa, si riaffaccia in modo letale nelle pieghe dell’umanità.