Sebastiano Brandolini. Alla riscoperta di Chandigarh, l’utopia di Le Corbusier. Poetica e razionalista, colorata e anche grigia, di cemento e di natura. –ELLEDECOR.COM – 01/06/2020

 

 

 

 

ELLEDECOR.COM —

 

 

https://www.elledecor.com/it/viaggi/a32726093/chandigarh-le-corbusier-libro-foto/

 

 

 

Alla riscoperta di Chandigarh, l’utopia di Le Corbusier.

 

 

Poetica e razionalista, colorata e anche grigia, di cemento e di natura. Un libro ci invita a guardare la città indiana con occhi diversi

 

 

 

Di Sebastiano Brandolini —

 

Manuel Bougot/Photofoyer

 

 

 

 

 

L’ALTA CORTE DI GIUSTIZIA

 

 

 

Ogni tanto esce un nuovo libro con nuove immagini di Chandigarh, la città disegnata da Le Corbusier nel Punjab indiano, e allora si sente un brivido correre lungo la schiena, poi viene l’acquolina in bocca e infine si resta commossi. Costa fatica girare ciascuna pagina e passare alla successiva, perché davanti a ciascuna immagine (il fotografo questa volta è Manuel Bougot) i nostri occhi si fermano per incanto, e richiedono un po’ di tempo per guardare e capire.

La nuova Chandigarh

 

Restiamo commossi per due motivi. Il primo è che la città di fondazione, circa un milione di abitanti (il doppio dell’originariamente previsto), rivela di non essere affatto un progetto utopico o una città ideale, che dir si voglia, come continuano a sostenere ancora oggi molti detrattori del modernismo. Il secondo motivo è che nei dettagli, nei materiali, nei colori, nella luce, negli arredi e nella ricchezza ideativa e nell’invenzione che permeano tutta questa città, c’è qualcosa di incredibile.

 

Viaggio a Chandigarh, la città utopica di Le Corbusier in India

Il Palazzo dell’Assemblea Legislativa.

L’Alta Corte di Giustizia. (sopra )

 

I due edifici pubblici fanno parte del Campidoglio monumentale di Chandigarh, separato dai quartieri residenzialie circondato da giardini. Lunghe rampe tra un piano e l’altro, pilastri giganti dai colori accesi accanto al calcestruzzo grigio e ruvido, aperture senza serramenti. A quasi settant’anni dalla loro realizzazione (subito dopo la drammatica divisione del Punjab tra India e Pakistan. 1947 – nota 1- ), gli edifici si sono arricchiti dei segni del tempo.

 

L’umanità nell’opera di Le Corbusier

 

Da sola Chandigarh giustificherebbe un lungo viaggio. Diversi colleghi architetti pensano che la principale differenza tra l’architettura di Le Corbusier e l’architettura degli altri sia data dalla sua plasticità al chiaroscuro, dalla sua verve artistica, scultorea e pittorica.
Ma queste immagini, che si tratti di quelle dei grandi edifici/monumenti del potere (il Segretariato Generale, il Palazzo dell’Assemblea) o che siano quelle di un disordinato angolo dimenticato nella stanza di un piccolo burocrate indiano, ci fanno sospettare che non si tratti soltanto di questo.

 

Manuel Bougot/Photofoyer

 

A settant’anni circa dal concepimento di Chandigarh da parte di LC, ci accorgiamo che è stata l’umanità piuttosto che l’artisticità a dare profondità ai suoi progetti. La professione indicata sul suo passaporto era ‘homme de lettres’, che potremmo tradurre con umanista. Col senno del poi (e le avvincenti fotografie che presentiamo lo dimostrano in modo inequivocabile), ci accorgiamo che meglio di chiunque altro LC capì ciò verso cui l’uomo del XX secolo poteva aspirare e di cui aveva bisogno, per contrastare l’inarrestabile avanzata della fredda tecnica (che peraltro egli riveriva).

Chandigarh: quando Le Corbusier progettò una città

Manuel Bougot/Photofoyer

Manuel Bougot Photographer

Manuel Bougot/Photofoyer

 

Una selezione di dettagli architettonici di Chandigarh. Le facciate e gli interni modernisti dei settori residenziali che formano una città giardino; i ‘pilotis’ liberi delle strutture che si alternano a setti con aperture biomorfe; i giochi di ombre e penombre filtrate da vivaci schermi in calcestruzzo. Tutti segnali di un’attenzione diffusa ed empatica nei confronti dell’ambiente abitato dall’uomo.

 

Chandigarh, fragments of a modernist utopia by Roberto Conte | METALOCUS

foto da Metalocus

 

 

 

 

Pinterest

 

 

 

 

Tutte le immagini di questo servizio sono tratte da Voyage à Chandigarh di Manuel Bougot, Edition du patrimoine Centre des monuments nationaux, Fondation Le Corbusier.

Le Corbusier in India - Chandigarh :: Behance

 

I tanti suoi progetti che tutti insieme fanno la città di Chandigarh – pubblici, residenziali, scolastici, urbanistici, interni, esterni, urbanistici – sono zeppi di imprevisti, di improvvisazioni, di fantastiche sorprese, di occasioni e sbagli, di gioielli incastonati nei luoghi più inaspettati, di difetti che sono stati magicamente trasformati in virtù, di ombre che creano spazi e di spazi che creano ombre. Straordinarie anche le opere più piccole di tutte, cioè i mobili e gli arredi, non certo subalterne rispetto agli spazi che le ospitano. Queste sottendono uno stile di vita moderno, francescano e poetico: lo scaffale accanto alla finestra ovaleggiante, il corrimano di metallo che si fa scultura, la nicchia colorata, la lampada di lamiera sul tavolo, la canna fumaria organica, il raggio di luce tropicale che taglia l’aria.

 

 

Blue, Metal, Architecture, Building, Symmetry, Steel,

Manuel Bougot/Photofoyer

 

Il Neelam Cinema, progettato da Aditya Prakash sotto la supervisione di Le Corbusier e di suo cugino Pierre Jeanneret, si trova nel Settore 17, principalmente a destinazione industriale. Offre quasi 1.000 posti a sedere. Come molti altri edifici di Chandigarh (un milione di abitanti), combina forme tipicamente occidentali degli Anni 50 con motivi decorativi e cromatici assolutamente indiani. Il suo futuro è oggi a rischio.

 

Manuel Bougot Photographer

Come può un umanista-architetto, seppur in compagnia dei suoi collaboratori dislocati in Francia e in India (non va dimenticato il ruolo importante svolto dalla coppia inglese di Edwin Maxwell Fry e Jane Drew), concepire un’intera città con tanta lungimiranza? Come si può progettare qualcosa di così vasto, polifonico, sfaccettato, a momenti così aulico e monumentale e a momenti invece così prosaico e intimista, se non partendo dall’uomo stesso, dal Modulor?

Tante – mi piace pensarlo – devono essere state le decisioni e altrettanti i disegni scarabocchiati sui muri di cemento, in loco. Tanti i dubbi, i ripensamenti, i prestiti presi dalla cultura vernacolare del Punjab, i lampi di ispirazione, le idee rubate ad altri progetti. Tutto il lavoro di progettazione dev’essere stato accompagnato da un immane sforzo parallelo di immaginazione, nello spazio e nel tempo, rispetto a come sarebbe stata oggi, nel 2020, Chandigarh, in quanto città-capitale e insieme città- giardino. Chi sarebbe venuto a viverci? Come sarebbe stata usata? Come sarebbe invecchiata? All’ombra di che cosa si sarebbero voluti sedere i suoi cittadini? Le vacche sacre si sarebbero trovate bene? La città avrebbe resistito all’usura e al disfacimento che in India sembrano trasformare tutto in rovine? Le Corbusier fu, in questo caso, sia demiurgo che veggente. Sono queste le domande a cui probabilmente ha cercato di dare risposte anche l’ottimo fotografo francese Manuel Bougot.

 

Una sala di lettura, nell’Università del Punjab, Settore 14. Progettata da Pierre Jeanneret sotto la guida di Le Corbusier, lascia intuire l’importanza degli arredi e dei mobili, considerati essi stessi delle piccole architetture. I tavoli di legno massiccio, esemplari da collezione,sono un tutt’uno con le lampade da lettura in metallo.

 

Tramite l’architettura egli ha ritratto la vita stessa che permea la città nel suo insieme, senza privilegiare l’ordine al disordine, oppure il bello al meno bello. In un certo senso, il suo occhio laico ha declassato i monumenti impressionanti del Campidoglio di Chandigarh, facendoli diventare parti viventi della città stessa. Scrive Bougot: “Ho voluto rappresentare l’appropriazione da parte degli indiani di questa architettura occidentale e, a seguire, il confronto tra queste due culture, solo apparentemente contrapposte l’una all’altra”.

 


Voyage à Chandigarh

Editions du Patrimoine Voyage à Chandigarh

 

nota 1.

IL PUNJAB ( qualcosina )

 

La regione del  PUNJAB  nel 1947 fu spartita tra gli Stati successóri dell’India britannicaIndia e Pakistan. La città capitale del Punjab indiviso eraLahore, che sorge ora accanto alla linea di spartizione come capitale del Punjab occidentale ( pakistano) . Il Punjab indiano ha come sua capitale la città di Chandigarh. A seguito della spartizione, il Punjab indiano ora usa la scrittura gurmukhi, mentre il Punjab pakistano mantiene la scrittura shahmukhī.

 

STORIA

Nei tempi preistorici, nel Punjab fu localizzata una delle prime culture conosciute dell’Asia meridionale, la civiltà harappa.
Il periodo vedico ed epico fu socialmente e culturalmente prolifico nel Punjab. Durante questo periodo, ad esempio, nel Punjab furono composte le scritture sacre indù, i Rig Veda e le Upanishad. La tradizione sostiene che il saggio Vālmīki compose il Rāmāyaṇa vicino all’attuale località di Amritsar. Nella leggenda, Krishna diffuse il divino messaggio della Bhagavad Gita a Kurukshetra. Diciotto Purāṇa principali furono scritti nella regione. Gli autori del Vishnu Purana e dello Shiva Purana provenivano dal Punjab centrale.

Le battaglie epiche descritte nel Mahābhārata furono combattute nel Punjab.

Nel 326 a.C.Alessandro Magno tentò d’invadere il Punjab da nord. I suoi eserciti entrarono nella regione attraverso l’Hindu Kush.

Durante l’istituzione e il consolidamento del governo mogol, nel Punjab sorse la figura di Guru Nanak (1469-1538), il fondatore di un potente movimento popolare che ha lasciato un’impronta duratura sulla storia e sulla cultura del Punjab. Nato nel distretto di Sheikhupura, egli rifiutava la divisione del genere umano in compartimenti rigidi di religioni e di caste ortodosse e predicò l’unicità dell’umanità e quella di Dio, mirando così a creare un nuovo ordine che abbracciasse tutto lo spirito pervasivo nell’uomo. Questa nuova filosofia sarebbe servita di base per la fondazione della fede sikh.

L’avvento dell’India britannica (il cosiddetto “Raj Britannico“) ebbe profonde conseguenze politiche, culturali, filosofiche e letterarie nel Punjab, compresa l’istituzione di un nuovo sistema d’istruzione. Durante il movimento d’indipendenza dal Regno Unito, molti Punjabi svolsero un ruolo significativo, compreso Lajpat RaiAjit Singh SindhuBhagat SinghUdham SinghBhai ParmanandMuhammad IqbalChaudhary Rehmat Ali e Ilam Din Shaheed.

All’epoca della spartizione nel 1947, la provincia fu divisa nel Punjab orientale e in quello occidentale. Il Punjab orientale divenne parte dell’India, mentre il Punjab occidentale fu assorbito dal Pakistan.

La parte pakistana della regione copre un’area di 205.344 km², mentre lo Stato indiano del Punjab è di 50.362 km². La popolazione della regione è divisa in modo simile, in quanto 86 084 000 persone (dati 2005) vivono nel Punjab occidentale (Pakistan) e 24 289 296 (dati 2000) nell’attuale Stato del Punjab orientale (India).
https://it.wikipedia.org/wiki/Punjab_(regione)#Cronologia

Al Punjab toccò poi subire l’urto delle cruente agitazioni successive alla fine del Raj Britannico, che produssero un numero di vittime stimato nell’ordine delle centinaia di migliaia, o addirittura superiore.

 

Dopo il 1947:

  • 1966: Punjab indiano diviso in tre parti: Punjab, Haryana e Himachal Pradesh
  • 1973 – 1995: insurrezione del Punjab.
  • Dopo la divisione tra Pakistan e India, i sikh  del Pakistan ( predominanza islamica ) furono costretti ad emigrare in INDIA. Il contrasto fra il movimento separatista dei SIKH. e il governo di Nuova Delhi si aggravò a partire dai primi anni 1980, dando luogo fino alla metà degli anni 1990 a ripetuti e gravi episodi di violenza.
  • DA : TRECCANI

 

 

UNA SCENA DI STRADA A LAHORE NEL 1890 ca
Sconosciuto – http://www.columbia.edu/itc/mealac/pritchett/00routesdata/1500_1599/lahorefort/photosearly/photosearly.html

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1 risposta a Sebastiano Brandolini. Alla riscoperta di Chandigarh, l’utopia di Le Corbusier. Poetica e razionalista, colorata e anche grigia, di cemento e di natura. –ELLEDECOR.COM – 01/06/2020

  1. DONATELLA scrive:

    Grazie per queste notizie, che illuminano un po’ la nostra infinita ignoranza. Originali, sorprendenti le architetture di Le Corbusier: i giochi di forme che si sposano e si respingono tra di loro è eccezionale.

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