Pasquale Pugliese @PasqPugliese – Edgar Morin – 7 novembre 2024– grazie di aver condiviso, ciao chiara +++altro

 

 

 

 

“Dobbiamo resistere all’oscurantismo, alle illusioni, alle visioni unilaterali. Dobbiamo sempre verificare le informazioni e le verità ufficiali. Non dobbiamo lasciarci trascinare nell’isteria collettiva”. Per fortuna che

@edgarmorinparis

c’è.

 

 

 

 

 

 

 

Ancora un momento - Edgar Morin - Raffaello Cortina Editore - Libro Raffaello Cortina Editore

RAFFAELE CORTINA, 2024

“La cosa più stupefacente è che ci si stupisca così poco del fatto di vivere.” Spirito
indipendente e originale, Edgar Morin conserva un gusto e un piacere intatti per le cose della vita e gli oggetti del pensiero. Dall’eleganza del volo di una rondine all’umanesimo di Montaigne, dalla missione dell’intellettuale alla lotta delle donne iraniane, niente di ciò che è umano gli è estraneo. 

In questo insieme appassionante di testi personali, letterari, storici e filosofici, Edgar Morin sfrutta il suo immenso sapere, accumulato in un secolo di vita, per interrogare la complessità del reale e pensare il futuro della nostra società. La curiosità dell’ultracentenario  Edgar Morin per il mondo e l’umano resta incomparabilmente viva e comunicativa.

( Dall’editore )

 

 

 

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EDGAR MORIN  1972  a Rio de Janeiro- ha 51 anni, sembra assai giovane..

 Sconosciuto – Arquivo Nacional

 

 

Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi8 luglio 1921), è un filosofo e sociologo francese. È noto soprattutto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’epistemologia.

Durante la sua carriera accademica ha lavorato principalmente presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Particolare attenzione hanno ricevuto le sue ricerche sulla complessità e il cosiddetto “pensiero complesso

 

Morin nasce in una famiglia ebrea sefardita, originaria di Livorno. Suo padre era un commerciante ebreo di Salonicco ma si dichiarava laico e di origine “neo marrana“; figlio unico, resta orfano di madre a 10 anni.

 

 

 

 

 

Salonicco (2017)

Maragathou/Wikimedia Commons
da : https://orientxxi.info/magazine/

 

Da ragazzo, Morin amava la lettura, il cinema, l’aviazione e il ciclismo. Si lega al socialismo ai tempi del Fronte Popolare francese e della Guerra civile spagnola. Nel 1940 ( ha 19 anni ), quando i tedeschi invadono la Francia, Morin fugge a Tolosa dove si dedica ad aiutare gli esuli e ad approfondire il marxismo. Nel 1942, poco prima di entrare nella Resistenza, nella quale sarà tenente delle forze combattenti, ottiene una licenza in diritto. Nella resistenza conosce François Mitterrand e adotta il nome di battaglia Morin, che preferirà rispetto al cognome vero. Nel 1941 aderisce al Partito Comunista Francese. Prende parte alla liberazione di Parigi nell’agosto del 1944 e l’anno seguente sposa Violette Chapellaubeau. I due si trasferiscono a Landau dove Morin è prima addetto allo Stato Maggiore della Prima Armata francese in Germania (1944), poi Capo dell’Ufficio Propaganda del governo militare Francese (1945).

Alla Liberazione scrive L’an zéro de l’Allemagne sulla situazione del popolo tedesco, libro che richiama l’attenzione di Maurice Thorez, allora segretario generale del Partito Comunista Francese e Ministro della Funzione Pubblica, che lo invita a scrivere nella rivista Les Lettres françaises.

Nel 1946 torna a Parigi e abbandona la carriera militare, proseguendo le attività nel partito comunista.
Per le sue posizioni anti-staliniste il rapporto col partito nel 1949 comincia a deteriorarsi, fino alla sua espulsione nel 1951, seguita alla pubblicazione di un articolo su Le Nouvel Observateur (all’epoca noto come “France-observateur”).

Nel 1950 entra al Centre national de la recherche scientifique (CNRS, Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) nel campo dell’antropologia sociale, su consiglio e con l’appoggio di Georges FriedmannMaurice Merleau-PontyVladimir Jankélévitch e di Pierre Georges. Nel 1955 anima un comitato contro la Guerra d’Algeria.

Successivamente, si distacca progressivamente dal comunismo per avvicinarsi al Partito Socialista francese, per il quale simpatizza a partire dai primi anni ’80, manifestando molta vicinanza in particolare verso le posizioni di François Holland. 

foto e testo da– ( dove prosegue )
https://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Morin

 

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Nell’Anno zero della Germania– dice Morin – ” rifiutavo la colpevolezza collettiva del popolo tedesco. Questa idea era eretica a quel tempo, soprattutto nella letteratura comunista».

 

 

 

CITATO NEL BELL’ARTICOLO::

J’accuse. Morin: «Così tradimmo Berlino»

Lorenzo Fazzini 

AVVENIRE    sabato 28 dicembre 2013

 https://www.avvenire.it/agora/pagine/morin-tradimmo-berlino

 

 

Qualche notizia ” pettegola “, ma non troppo :

 

La rencontre improbable et nécessaire - broché - Edgar Morin, Sabah Abouessalem - Achat Livre | fnac

 

 

Sabah Abouessalam–  una sociologa urbana, docente presso l’ Università di Paris1-Panthéon-Sorbonne ( e altro ), è nata Marrakech, in Marocco.


Dal 1979 al 1992, Sabah ha letto numerose opere di Edgar Mori , il cui pensiero ha strutturato le sue riflessioni mentre era studentessa di sociologia e poi di urbanistica. Diverse sessioni di lavoro e conferenze congiunte hanno preceduto l’incontro nell’, durante il festival di musica sacra a Fez ; da allora la coppia non si è più separata, nel 2012 si è sposata. Nel 2009, Edgar Morin aveva appena perso sua moglie, Edwige, nel 2008. Questa perdita fu così dolorosa che la scrisse in un saggio a lei dedicato: Edwige, L’Inséparable.

Dal 2018, Sabah Abouessalam ha lavorato per creare la Fondazione Edgar Morin. Il 23 settembre 2020 è stata creata a Parigi la Fondazione.
Sabah Abouessalam ha tentato nel 2013, con la collaborazione del marito Edgar Morin , di riabilitare una fattoria ecologica della sua famiglia nella regione di Marrakech, ispirandosi all’agroecologia di Pierre Rabhi. Secondo lei, un’azienda agricola di questo tipo “incoraggerebbe gli agricoltori a rimanere sulla loro terra, ripristinandone la redditività”–  da : “8 marzo, parole di donne, per un riconoscimento della piena umanità”  [ archivio ] , The Economist -(2015)

 

 

 

NOTA:

Pierre Rabhi

 

Rabhi

 

Agricoltore, scrittore e pensatore, Pierre Rabhi nasce nel 1938 nel Sud dell’Algeria.
In seguito alla guerra, lascia gli studi e, a vent’anni, si trasferisce a Parigi dove lavora come operaio. Stabilitosi in seguito in Ardèche, si dedica all’agricoltura, diventando uno tra i pionieri del metodo biologico. Si batte per una società più rispettosa dell’uomo e della terra e sostiene lo sviluppo di pratiche agricole che siano alla portata di tutti, soprattutto dei più poveri, e che, nello stesso tempo, assicurino il mantenimento della fertilità naturale.

Negli anni Settanta prende una sempre più netta posizione contro la logica produttivistica applicata all’agricoltura, le cui conseguenze devastanti si mostrano oggi in tutta la loro ampiezza, e, nella sua fattoria, affina i metodi e le tecniche che negli anni successivi insegnerà e divulgherà sotto il nome di ‘agroecologia’.

Negli anni Ottanta mette a punto diversi percorsi di formazione in Francia e nei paesi aridi dell’Africa e realizza programmi in Burkina Faso, Camerun, Mali, Niger, Senegal, Tunisia, volti a migliorare l’autonomia delle popolazioni, a salvaguardare i patrimoni alimentari locali, a lottare la sterilità e la desertificazione delle terre.

Dal 1988 è protagonista di programmi attuati su scala mondiale e sotto l’egida delle Nazioni Unite.

L’applicazione dei metodi dell’agroecologia ha interessato nel tempo anche alcune comunità religiose, come il monastero di clausura di Solan nel dipartimento del Gard, suscitando un modello di convivenza religiosa attento anche ai valori dalla sostenibilità ambientale e della biodiversità, ripreso anche nei monasteri ortodossi della Romania.

Nel 1994, Rabhi fonda l’associazione Terre & humanisme per coniugare ecologia e solidarietà e rinforzare i legami tra gli uomini e tra questi e la terra.

Nel 2002 è protagonista di una campagna elettorale ‘non convenzionale’, con la proposta di rimettere l’Uomo e la natura al centro, suscitando una mobilitazione eccezionale e costituendo più di 80 comitati regionali di sostegno: i colibrì.

Da questo impegno, nel 2003 nasce il movimento Appel pour une insurections des consciences (Mapic), presente in numerosi distretti francesi, per una trasformazione profonda della società, a partire dai cambiamenti individuali e con il sostegno dell’azione collettiva.

Manifesto per la terra e per l’uomo e La sobrietà felice sono il suo invito a ricordarci del nostro futuro.

 

Pierre Rabhi - La sobrietà felice cover

 

Manifesto per la terra e per l'uomo

 

 

FOTO- TESTO DA :

Pierre Rabhi

 

AGGIUNGO QUESTA FOTO DI PIERRE RABHI PERCHE? E’ TROPPO BELLA:

 

 

Pierre Rabhi, parrain de Permae - Salon Permae

DA :

Pierre Rabhi, parrain de Permae

 

 

QUI E’ CON CARLO PETRINI

 

 

QUI VENIAMO A SAPERE CHE:

 

Si è spento a 83 anni il contadino-scrittore e filosofo, amico di lunga data di Slow Food– il 4 dicembre 2021. Era nato nel 1928 il 29 maggio a Kénadsa , Algeria francese , Francia

Kénadsa è capitale del distretto omonimo, nella provincia di Béchar

 

Archivo:Bechar in Algeria.svg

PROVINCIA DI BECHAR– CARTINA DA 

Per lui l’agroecologia non era solo un metodo di coltivazione ma una chiave di lettura: capovolge il sistema dell’agrobusiness, si prende cura delle risorse naturali e valorizza la biodiversità: ci offre delle buone pratiche. Un orto è un atto politico, di resistenza.

 

foto e notizie da SLOW FOOD5/ 12 / 2021
https://www.slowfood.it/pierre-rabhi/

 

 

Béchar – Veduta

Béchar – Veduta
Mimoomim – Opera propria– neige de Béchar
https://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A9char

 

 

Mappa Politica Dell'Algeria Illustrazione Vettoriale ...

Béchat è quasi al confìne con il Marrcco

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1 risposta a Pasquale Pugliese @PasqPugliese – Edgar Morin – 7 novembre 2024– grazie di aver condiviso, ciao chiara +++altro

  1. DONATELLA scrive:

    In questo momento così brutto, dove sembra che brutalità e ignoranza abbiano oscurato l’intelletto umano, è confortante rifarsi a uomini e donne che non hanno mai dimenticato la parte buona dell’uomo.

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