FINESTRE SULL’ARTE– REDAZIONE — 5 GENNAIO 2025:: Amburgo, alla Kunstverein vandalizzata opera d’arte pro-Palestina, un’opera d’arte che affronta il tema dell’eredità del colonialismo e dell’eurocentrismo. Nella parte in cui appariva la parola ’Palestina’ è stata cancellata la scritta. + Aimé Césaire, poesia + Boubacar Boris Diop + GENOCIDIO NEL RWANDA + PAUL KAGAME

 

 

FINESTRE SULL’ARTE–

REDAZIONE — 5 GENNAIO 2025

https://www.finestresullarte.info/attualita/amburgo-kunstverein-vandalizzata-opera-d-arte-palestina

 

 

Amburgo, alla Kunstverein vandalizzata opera d’arte pro-Palestina

 

Alla Kunstverein di Amburgo è stata vandalizzata un’opera d’arte che affronta il tema dell’eredità del colonialismo e dell’eurocentrismo. Nella parte in cui appariva la parola ’Palestina’ è stata cancellata la scritta.

 

 

KUNSTVEREIN  ( = CIRCOLO ARTISTICO ) DI AMBURGO

Foto

THOMAS HERZST

 

 

Foto

JENS PETER WALKER

 

Vandalismo sfondo politico alla Kunstverein di Amburgo: è quanto fa sapere il museo, che con un post pubblicato sui suoi canali social fa sapere che l’opera site-specific di Phoebe Collings-James, intitolata red earth, blood earth, blood brother earth [kick dirt] ha subito una menomazione da un visitatore. ( earth= terra; red = rosso; blodd= sangue – kick dirt = calcio sporco )

Questa installazione su larga scala, commissionata per la mostra In and out of Place. Land after Information 1992–2024 alla Kunstverein, intende misurarsi con l’eredità duratura del colonialismo traendo ispirazione dalla poesia Return to My Native Land (1939) dello scrittore e politico martinicano Aimé Césaire attraverso disegni e scritti intricati resi in barbottina di argilla sul pavimento della galleria. Facendo riferimento ad artisti come Beverly Buchanan e Donald Locke, considerati al di fuori del canone statunitense della Land Art, Collings-James vuole sfidare le narrazioni eurocentriche che dominano la storia del movimento: in un punto dell’installazione compaiono alcune scritte con nomi di paesi e aree che secondo Collings-James avrebbero subito più di altre il prezzo del colonialismo e dell’eurocentrismo: Congo, Sudan, Palestina, Haiti.

Un visitatore, al momento ancora ignoto, ha vandalizzato una sezione dell’installazione in cui appariva la parola Palestina, cancellando la scritta. La Kunstverein di Amburgo, scrive il museo nella sua nota, “condanna inequivocabilmente questo atto di vandalismo motivato politicamente e ha segnalato i danni alle autorità che stanno indagando come crimine d’odio”.

Collings-James, dal suo profilo Instagram, nel presentare l’opera aveva rivolto una sorta di appello: “Liberate la Palestina. Liberazione autodeterminazione, libertà”.

 

L'opera di Phoebe Collings-James L’opera di Phoebe Collings-James

L'opera di Phoebe Collings-James L’opera di Phoebe Collings-James

L'opera di Phoebe Collings-James L’opera di Phoebe Collings-James

L'area vandalizzata, prima del vandalismo L’area vandalizzata, prima del vandalismo

L'area vandalizzata, dopo il vandalismo L’area vandalizzata, dopo il vandalismo

 

 

 

nota:

DA:

ALFREDO RIENZI, 30 GENNAIO 2022

da “Diario del ritorno al paese natale”, di Aimé Césaire.

 

 

da “Diario del ritorno al paese natale”, di Aimé Césaire.

 

 

Immagine da Aime Cesaire, Cuaderno de un retorno al pais natal, Laberinto Ediciones, 2010, dettaglio di copertina

 

 

da Aimé Césaire, Diario del ritorno al paese natale. Poema. Jaca Book, 2004, trad. Graziano Benelli, pagg. 97-103

 

[…]

O luce amica
o fresca sorgente della luce
quelli che non hanno inventato né la polvere da sparo né la bussola
quelli che non hanno mai saputo dominare il vapore e l’elettricità
quelli che non hanno esplorato né il mare né il cielo
ma quelli senza i quali la terra non sarebbe la terra gibbosa tanto più benefica della terra deserta
più della terra
silos dove si conserva e matura ciò che la terra ha di più terra
la mia negritudine non è una pietra dalla sordità scagliata contro il clamore del giorno
la mia negritudine non è un’albugine d’acqua morta sull’occhio morto della terra
la mia negritudine non è una torre né una cattedrale
affonda nella carne rossa del terreno
affonda nella carne ardente del cielo
scava la prostrazione opaca della sua retta pazienza.

Eia per il kaïlcédrat regale!
Eia per quelli che non hanno inventato nulla
per quelli che non hanno esplorato nulla
per quelli che non hanno dominato nulla

ma che si abbandonano commossi all’essenza di ogni cosa
ignari della superficie ma commossi dal movimento di ogni cosa
incuranti di dominare, ma in armonia col mondo

effettivamente i primogeniti del mondo
porosi a tutti i venti del mondo
spazio fraterno di tutti i venti del mondo
alveo senza drenaggio di tutte le acque del mondo
scintilla del fuoco sacro del mondo
carne della carne del mondo che partecipa dello stesso movimento del mondo!

Tiepida alba di virtù ancestrali.

Sangue! Sangue! Tutto il nostro sangue turbato dal cuore maschio del sole
quelli che conoscono la femminilità della luna dal corpo d’olio
l’esaltazione riconciliata dell’antilope e della stella
quelli la cui sopravvivenza striscia nella germinazione dell’erba!

Eia cerchio perfetto del mondo e chiusa concordanza!

Ascoltate il mondo bianco
orribilmente stanco per la fatica immensa
le sue articolazioni ribelli scricchiolano sotto le stelle implacabili
la sua rigidità d’acciaio scadente trafigge la carne mistica
ascolta le sue vittorie traditrici annunciare le sue sconfitte
ascolta dagli alibi grandiosi il suo misero vacillare.

Pietà per i vostri vincitori onniscienti e ingenui!

Eia per quelli che non hanno inventato nulla
per quelli che non hanno esplorato nulla
per quelli che non hanno dominato nulla.

Eia per la gioia
Eia per l’amore
Eia per il dolore alle mammelle delle lacrime reincarnate.

Ed ecco alla fine di quest’alba la mia preghiera virile
che io non ascolti né le risa né le rida, con gli occhi fissi
su questa città che profetizzo bella,
datemi la fede selvaggia dello stregone
date alle mie mani la forza di plasmare
date alla mia anima la tempra della spada
non mi tiro indietro. Fate della mia testa la testa di una prua
e di me, cuore mio, non fare né un padre, né un fratello
né un figlio, ma il padre, ma il fratello, ma il figlio
non il marito, ma l’amante di questo popolo unico.

[…]

Aimé Fernand David Césaire

 

Aimé Fernand David Césaire (Basse-Pointe26 giugno 1913 – Fort-de-France17 aprile 2008) è stato un poetascrittore e politico francese, originario della Martinica.

Dopo aver compiuto studi secondari in Martinica, poi a Parigi (presso il Liceo Louis-le-Grand), e studi universitari a Parigi (École normale supérieure), fa conoscenza con il senegalese Léopold Sédar Senghor e il guyanese Léon-Gontran Damas. Insieme scoprono, grazie alla lettura di opere sull’Africa di autori europei, i tesori artistici e la storia dell’Africa nera, e creano la négritude (negritudine), cioè la nozione che comprende i valori spirituali, artistici, filosofici dei Neri dell’Africa; nozione che diventerà l’ideologia delle lotte dei Neri per l’indipendenza.

Lui stesso voleva liberare la sua isola – la Martinica – dal giogo del colonialismo francese; l’isola diventò, nel 1946, un Dipartimento d’oltremare della Francia. Deputato della Martinica all’Assemblea generale francese, membro (fino al 1956) del Partito comunista francese, fu sindaco di Fort-de-France (capitale della Martinica)

Come poeta, è uno dei rappresentanti più celebri del surrealismo, come scrittore, è autore di drammi illustranti la sorte e le lotte degli schiavi dei territori colonizzati dalla Francia (come Haiti), ma ha attualizzato anche un dramma di ShakespeareUne tempête (Tempesta1968). Il suo poema più conosciuto e popolare è il Cahier d’un retour au pays natal (Diario del ritorno al Paese natale1939), che può essere considerato l’enciclopedia della sorte degli schiavi neri e l’espressione della speranza della liberazione dei neri.

Ha vissuto gli ultimi anni in Martinica, ma senza rinunciare completamente alla politica: si veda a questo proposito la sua dura presa di posizione contro il Ministero dell’interno francese, a proposito dei movimenti di protesta degli immigranti in Francia nel 2005-2006.

Césaire è morto il 17 aprile 2008 all’ospedale di Fort-de-France, dove era ricoverato dal 9 aprile. Gli è stato intitolato l’aeroporto internazionale di Martinica.

 

 

OPERE:

 

  • La poésie (La Poesia), raccolta delle sue poesie, 1994;
  • Discours sur le colonialisme (Discorso sul colonialismo), pamphlet, 1955;
  • Et les chiens se taisaient (E i cani tacevano), dramma in versi, 1946; lo stesso ma in forma di dramma, 1956;
  • La tragédie du roi Christophe (La tragedia del re Cristoforo), dramma, 1963;
  • Une saison au Congo (Una stagione nel Congo), dramma, 1966;
  • Negro sono e negro resterò, conversazioni con Françoise Vergès (Città Aperta Edizioni, 2006).

 

 

Discorso sul colonialismo. Seguito dal «Discorso sulla negritudine» - Aimé Césaire - copertina

2020

 

Discorso sul colonialismo è sicuramente uno dei testi politici più significativi del Novecento. Apparso per la prima volta nel 1950, ma ristampato a Parigi nella sua versione più nota nel 1955, il discorso di Aimé Césaire ha profondamente influenzato diverse generazioni di attivisti in tutto il mondo. La sua denuncia del sistema di dominio economico e culturale alla base del colonialismo costituì infatti un punto di riferimento fondamentale non solo per le lotte anticoloniali in Africa, in Asia e nei Caraibi, ma anche per i movimenti politici più radicali degli anni Sessanta e Settanta nel continente latinoamericano così come per i gruppi maggiormente impegnati negli Stati Uniti nella conquista dei diritti civili e nello sviluppo del Black Power. Ma non solo. Portando alla luce la “concezione ristretta e limitante, parziale ed esclusiva e, tutto sommato, odiosamente razzista” dell’uomo alla base di molti dei testi più importanti della cultura umanistica europea del suo tempo, Discorso sul colonialismo finiva per gettare le basi di quello che qualche anno dopo sarebbe diventato un nuovo tipo di pratica critica e di analisi testuale: la “teoria del discorso coloniale”. Principale ispiratore della poetica della negritudine, autore di importanti studi storici sulla schiavitù e sul colonialismo e di originali opere teatrali, Aimé Césaire è sicuramente uno dei protagonisti principali del pensiero anticoloniale del Novecento e un anticipatore di molti dei temi oggi al centro della critica postcoloniale. Postfazione di Baubacar Boris Diop.

 

 

Boubacar Boris Diop (Dakar1946) è uno scrittore senegalese.

Boubacar Boris Diop è autore di romanzi, saggi ed opere teatrali. È stato direttore del quotidiano “Le Matin”. Scrive in francese e in wolof, la principale lingua parlata in Senegal. In Italia è stato pubblicato “Murambi, il libro delle ossa (E/O), risultato dal progetto “Rwanda: écrire par devoire de mémoire” a cui Diop ha partecipato con altri nove intellettuali africani, allo scopo di raccogliere materiale sul genocidio del 1994.

Nel 2021 è stato insignito del prestigioso Neustadt International Prize for Literature

 

Rwanda. Murambi, il libro delle ossa - Boubacar B. Diop - copertina

e/o 2004

Questo libro mi ha lasciato l’amaro in bocca. Nonostante ricordi ancora le immagini di un fiume dove un piccolo rivolo di acqua rosso sangue cercava di farsi largo tra centinaia di cadaveri, la sua lettura mi ha nuovamente sconvolto e lasciato tante domande, ma una su tutte: perché continuiamo a dimenticare? Riusciamo a dimenticare tutto e tutti anche il grido d’aiuto che proviene ogni giorno dall’Africa. La tristezza è vedere che nonostante tutti dicano che la storia è maestra di vita, noi occidentali continuiamo a guardare, chiusi nel nostro perbenismo, il mondo massacrarsi senza intervenire, senza comprendere quale compito ci attende: l’esempio l’autore lo esplicita con le scelte operate dalla Francia e dal suo esercito presente durante il genocidio in Rwanda e dal colloquio fra il comandante dell’esercito francese ed il massacratore della scuola di Murambi. ( Nico 76 )

 

Opere  Apri qui

 

 

 

GENOCIDIO DEL RWANDA

 

Remembering Rwanda's darkest hundred days and the thousands who died

dieci giorni dopo l’inizio del genocidio,  circa 160.000 rifugiati ruandesi hanno allestito un campo improvvisato a 10 km a nord della città di confine di Goma, nell’est della RDC. © Pascal Guyot / AFP

 

 

 

 

L’uccisione iniziò il 7 aprile 1994 e durò 100 giorni. Costò la vita a 800.000 persone, per lo più appartenenti al gruppo etnico Tutsi. Furono assassinate dai loro vicini.

Per 100 giorni, dal 7 aprile a metà luglio 1994, i membri dell’amministrazione a maggioranza hutu promossero l’assassinio di membri della minoranza tutsi e di chiunque protestasse contro gli obiettivi del genocidio.

L’RPF, guidato da Paul Kagame, ottenne finalmente il controllo della capitale e di gran parte del paese all’inizio di luglio del 1994, ponendo di fatto fine al massacro indiscriminato dei ruandesi.

LINK DELLA FOTO E DEL TESTO

https://www.rfi.fr/en/africa/20230407-remembering-rwanda-s-darkest-hundred-days-and-the-thousands-who-died-genocide#:~:text=Dieci%20giorni%20dopo%20l%27inizio%20del%20genocidio%2C%20circa%20160.000%20rifugiati%20ruandesi%20hanno%20allestito%20un%20campo%20improvvisato%20a%2010%20km%20a%20nord%20della%20citt%C3%A0%20di%20confine%20di%20Goma%2C%20nell%27est%20della%20RDC.%20%C2%A9%20Pascal%20Guyot%20/%20AFP

 

 

 

PAUL KAGAME– attuale Presidente ( dal 2000 )

 

Paul Kagame is Predicted to Win the Rwandan Election; But What About the Opposition? | OkayAfrica

PAUL KAGAME
da: https://www.okayafrica.com/lander

 

PAUL KAGAME — Uomo politico ruandese (n. Kamonyi, Gitarama, 1957). Di etnia Tutsi, oggetto di persecuzione, fuggì con la famiglia nel 1960 in Uganda. Tra i fondatori del Fronte patriottico ruandese (FPR), rientrò in patria nel 1990 e assunse la guida della guerriglia. La vittoria sulle milizie hutu (1994) pose fine al genocidio in Ruanda. Fu allora eletto vicepresidente e ministro della Difesa. Dal 2000 è presidente della Repubblica, riconfermato alle elezioni del 2003, 2010, 2017 e 2024; dal gennaio 2018 al gennaio 2019 ha ricoperto la carica di presidente di turno dell’Unione africana. ( TRECCANI )

 

PAUL KAGAME – RWANDA – HAPPY NEW 2025Attenzione dura 2 h/ 43 !

 

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