ULTIMA NEWS – ORE 9:20 –IL FATTO QUOTIDIANO- 17 GENNAIO 2025
Media ebraici: “Netanyahu riprenderà la guerra dopo la prima fase dell’accordo”
Le richieste del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich al primo ministro Benjamin Netanyahu, che Israele continui la guerra contro Hamas a Gaza una volta conclusa la prima fase dell’accordo e abbia il controllo sulla distribuzione degli aiuti umanitari, sono state accettate. Lo riferiscono Channel 12 e il portale Walla, citati da Times of Israel, aggiungendo che Smotrich e il suo partito, il Sionismo religioso, voteranno contro l’accordo, ma rimarranno al governo. Ieri sera, Itamar Ben Gvir, membro della coalizione di estrema destra di Smotrich, ha dichiarato che il suo partito Otzma Yehudit abbandonerà il governo se l’accordo verrà approvato.
10:35
Katz annulla la detenzione per i coloni come parte dell’accordo
Il ministro della Difesa israeliano Israel Kazt ha annullato tutti gli ordini di detenzione amministrativa nei confronti dei coloni israeliani “alla luce del previsto rilascio di terroristi in Cisgiordania” come parte dell’accordo di cessate il fuoco di Gaza. Secondo Katz, la decisione intende “inviare un chiaro messaggio di sostegno e incoraggiamento al progetto di insediamento, che è in prima linea nella lotta contro il terrorismopalestinese e le crescenti sfide alla sicurezza”.“È meglio che le famiglie dei coloni ebrei siano felici piuttosto che quelle dei terroristi rilasciati”, ha aggiunto Katz.
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IL FATTO QUOTIDIANO 17 GENNAIO 2025
DALLE ORE 9.00 AGGIORNATO ALLE 10.35
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AVVENIRE – VENERDI’ 17 GENNAIO 2025
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/firma-a-doha-israele-hamas
Medio Oriente. Israele e Hamas hanno firmato l’accordo. Cosa succede adesso.
Nella notte raggiunto a Doha il cessate il fuoco di sei settimane a partire da domenica. Ma il governo israeliano resta diviso e sulla striscia continuano a piovere bombe
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu – Ansa
Nella notte è stato siglato l’accordo tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza. Dopo ore di negoziati a Doha, mediati da Qatar e Stati Uniti, è stata annunciata una tregua iniziale di sei settimane. In questa prima fase, verranno liberati 33 ostaggi israeliani in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti in Israele. L’accordo include anche la promessa di negoziare la fine definitiva del conflitto.
Secondo l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, “i dettagli finali dell’accordo sono stati completati e il gabinetto politico e di sicurezza si riunirà oggi per approvare l’intesa”. Le famiglie degli ostaggi sono state informate e sono già iniziati i preparativi per accoglierli. Tuttavia, alcuni ministri di estrema destra, tra cui il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, hanno annunciato la loro opposizione, definendo l’accordo “irresponsabile”.
La tregua, annunciata mercoledì, dovrebbe entrare in vigore domenica, a condizione che venga approvata dal governo israeliano, che appare però spaccato al proprio interno.
Nel frattempo, la situazione nella Striscia di Gaza rimane critica: nelle ultime 24 ore, gli attacchi israeliani hanno provocato almeno 81 morti, secondo il ministero della Sanità di Hamas. La Protezione Civile ha parlato di una “forte intensificazione” dei bombardamenti, mentre l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito circa 50 obiettivi.
La comunità internazionale ha accolto con favore l’accordo. I leader del G7 hanno definito la tregua “uno sviluppo significativo”, esortando Israele e Hamas a rispettarne i termini. Hanno inoltre sottolineato l’urgenza di affrontare la crisi umanitaria a Gaza, dove le condizioni continuano a peggiorare. “Esortiamo tutte le parti a garantire il passaggio sicuro degli aiuti umanitari e la protezione dei civili”, si legge nella dichiarazione.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken si è detto fiducioso sull’attuazione dell’accordo. “Mi aspetto che tutto abbia inizio domenica”, ha dichiarato in una conferenza stampa. Anche l’Egitto, che ha contribuito alla mediazione, ha chiesto che l’accordo venga implementato “senza indugio”.
L’intesa rappresenta un passo cruciale dopo mesi di intensi combattimenti, iniziati il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha attaccato le comunità israeliane vicino al confine, provocando oltre 1.200 vittime e rapendo più di 250 persone. Da allora, gli scontri hanno causato oltre 46.000 morti e lo sfollamento della maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza.
La tregua potrebbe aprire la strada a un miglioramento delle condizioni umanitarie nella regione, consentendo l’ingresso di aiuti essenziali e garantendo una pausa dai bombardamenti. Tuttavia, restano molte sfide: il rischio di nuove violenze, le divisioni interne al governo israeliano e la necessità di un dialogo costruttivo tra le parti. La comunità internazionale continua a monitorare la situazione, auspicando che questa tregua possa rappresentare l’inizio di un processo di pace duraturo.
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AVVENIRE — MERCOLEDI’ 15 GENNAIO 2025 —
Analisi. Il testo dell’accordo è lo stesso naufragato 8 mesi fa. Cosa è cambiato?
Lo scenario internazionale, i sabotaggi interni, i retroscena: ecco come e perché si è arrivati finalmente a una tregua
I festeggiamenti per la tregua a Gaza – Reuters
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A cominciare dall’imminente arrivo di Trump alla Casa Bianca. Nel frattempo si era aperta la crisi militare con il Libano, ci sono stati almeno due scontri militari a distanza con l’Iran, le operazioni dell’intelligence israeliana contro Hezbollah, Hamas e Iran, infine la caduta di Assad in Siria.
Oltre a questo, c’è la voce del ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir, esponente dell’estrema destra israeliana. «Nell’ultimo anno, attraverso il nostro potere politico, siamo riusciti a impedire, ripetutamente, che questo accordo venisse portato a termine».
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In queste ore all’Aja, al Tribunale, guardino anche a quello che succede in Italia. Dove il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar, che tra gli altri ha incontrato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sarebbe venuto a chiedere un salvacondotto per Netanyahu, ricercato in campo internazionale, nel caso in cui si recasse nella città che ha dato il nome all’atto costitutivo del tribunale internazionale: lo “Statuto di Roma”.
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Avvenire, mercoledì 15 gennaio 2025
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/perche-adesso-la-tregua