il Blog di Daniele Barbieri & altr*
I FIGLI COSTRETTI
(Tratto da “I sogni di un uomo”)
L’occidente costringe i figli dell’Africa
a scegliere tra tre viaggi.
Il più veloce e sicuro.
Quello provocato dalle pallottole micidiali
e dalle bombe fabbricate da mani straniere.
Poi quello lento ed asfissiante
della fame e della malattia.
Che lascia la pelle sulle ossa.
E rende anche i raggi del sole
un peso sulle spalle.
Infine c’é il deserto e il mare.
Dove le probabilità,
un poco
sono più alte.
Il mare è vuoto.
Non ci sono più barconi.
Semmai, tanti corpi in più.
Basta puntare il binocolo sul niente.
Il nero colpevole è affondato,
o in carcere sull’altra sponda.
Potete girarvi, e vedere,
pur senza occhiali.
L’Italia è in alto mare, ed affonda.
E questa volta, siamo tutti sulla stessa barca.
La demografia scende, il Pil anche,
ed i giovani abbandonano la nave.
Non ci sono più barconi sul mare.
Siamo noi ad essere in balia di due imbecilli.
Ogni riferimento è pura casualità.
***
“Salvini ha ragione”.
Non mi ribolle più il sangue
quando sento questa frase.
Non mi importa nemmeno
più sapere su cosa abbia ragione.
Se tutti i neri sono delinquenti.
Se tutto il Sud deve bruciare.
Se le donne devono fare le mogli.
Se gli omosessuali devono emigrare.
Non mi interessa più.
Trovo sia di una grande viltà.
Penso sia la risposta di chi
non ha argomenti.
È priva di consistenza e di coscienza.
La forza, quella vera, si dimostra con la compassione e l’equità, non nel piegare la schiena dei più deboli.
“Salvini ha ragione”.
Così dicono e si fanno forza,
sulla pelle dei più disadattati.
Una ragione senza vere ragioni,
che nasce dalla parte oscura dell’uomo, che è parte della bestia in noi.
Non c’è gloria nel privare gli altri,
ancor di meno nell’ucciderli o costringerli.
Ci sono ragioni che diventano pallottole e ci sono vittime che derivano da quelle ragioni.
SOUMAILA DIAWARA è uno scrittore e attivista politico maliano rifugiato in Italia. Nato a Bamako nel 1988, è laureato in Scienze Giuridiche e specializzato in Diritto privato internazionale. Costretto nel 2012 a scappare dal Mali in seguito all’accusa ingiusta di aggressione nei confronti del Presidente dell’Assemblea Legislativa, giunge in Libia e nel 2014 attraversa il Mar Mediterraneo a bordo di un gommone. Vive a Roma dove ha ottenuto la protezione internazionale.
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ALTRE POESIE
POETARUMA SILVA – 17 LUGLIO 2018
Soumaila Diawara, Sogni di un uomo. Raccolta di poesie. Prefazione di Roberta Parravano. Youcanprint, Tricase 2018
Il male, una componente naturale?
Dicono che il male
sia una componente naturale
che porti all’equilibrio del tutto.
Insieme al bene.
Sono come il sole e la luna.
Lo Ying e Yang, il cielo e la terra.
In poche parole, in noi tutti,
senza eccezione, il male esiste.
In quanto etichetta di vita
in un mondo accogliente,
ma ostile al contempo,
poiché attizzato da credi e da valori
insensati per l’era che viviamo.
Alimentato da questa società autodistruttiva.
Perciò, prendetene coscienza
ed esagerate nel bene.
Soumaila Diawara al Villaggio Cultura Pentatonic il 15 luglio 2018., in occasione di “Porti diVersi”, incontro organizzato da Libera, Roma IX
Sono io
Sono quello che dovrei essere?
Sono quello che vorrei essere?
Sono quello che potrei essere?
I libri hanno aperto finestre nella mia anima,
ma altrettante voragini.
Le domande si sovrappongono a domande,
le cui risposte sono altrettante domande.
Alla moltitudine, l’ovvia risposta.
È la solitudine.
O meglio.
La ragione di vita come ricerca
sfrenata dell’equilibrio.
Ricerca della pietra filosofale.
Poiché la ricerca stessa,
non è ragione di vita.
Non perché siamo vivi, la vita è vivibile.
Gli slogan condizionano l’esistenza.
Non c’è dubbio.
Le mancanze, troppo spesso, sono tali
agli occhi degli altri e non ai nostri.
Qual è la ragion di vita?
Da dove vengo?
A cosa posso o devo aspirare?
Dove mi porta l’obbligo della società?
Dove mi porta il peso della mia anima?
Ci hanno insegnato che una vita
improduttiva non è una vita.
Ci hanno convinto che non lasciare il segno
ci rende inferiori.
E tali insegnamenti
non sono altro che la coda
dell’evoluzione dell’animale.
Quell’animale che eravamo
e che stiamo riprendendo ad essere.
Proteggere è un verbo
che fin quando sarà usato
genererà verbi di morte.
Chi protegge, possiede di più.
Chi ha di più, toglie ad altri.
Ma quegli stessi altri,
sono coloro che temiamo.
Coloro che toglierebbero a noi,
nel caso avessero la possibilità di farlo.
La fiducia disperde la fede
degli uni sugli altri.
Per riporla in un’entità
che non può deludere.
Dio.
Ma Dio, funziona a doppio senso;
dona e prende.
Laddove placa le ansie e le angosce,
rimane placido dinnanzi alle opere
del diavolo dando libero arbitrio all’Uomo.
Voliamo al di là di quelle considerazioni
quando siamo noi
il punto focale, cruciale.
Il resto è come il grido di orrore
che percuote la folla
quando il boia cala la scure
e fa rotolare la testa.
Rimane un grido, un momento.
Lo stesso che per certi uomini,
sarà come impresso a fuoco
nello spirito e nella memoria.
Per altri, sarà dimenticato all’angolo.
Il tempo di un panino e di una birra.
Chi siamo noi, non lo decide nessuno.
Forse, in tanti, lo provocano.
Ma quel mosaico intimo
che non siamo in grado di ricostruire,
nessuno potrà mai.
Mio nonno
Ricordo un insegnamento di mio nonno.
“Tutti lotteranno contro tutti.
Come i maialini per il cibo,
così gli uomini per il potere.
Chiunque veda negli altri un nemico,
non è altro che un uomo
inconscio di esserlo.
Privo di logica e desideroso
di essere veduto.
È per questo che bisogna opporre
il mare alla bombe,
l’aria alle pallottole,
il cielo all’odio.
E per farlo, è necessario essere coscienti.
Consapevoli della stessa valenza
che hanno gli altri.
Del loro stesso sangue rosso.
Delle loro differenze.
Dei loro usi e valori,
derivati da una nascita
non da loro programmata.
Da’ vita a loro ed avrai esistenza.
Poiché il fiato, senz’acqua,
è mera illusione.”
grazie