Frasi dal Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry ( Lione, 29 giugno 1900 – Riou, 31 luglio 1944 ) + Goffredo Fofi, L’ingombrante solitudine del Piccolo principe – IL MANIFESTO 1 FEBBRAIO 2025 ++ Arianna Di Genova, Solo tra gli asteroidi, IL MANIFESTO 14 DICEMBRE 2013

 

 

Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupéry - copertina

Mondadori, 2015

 

 

Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano).

 

 

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“Mi disegni per favore una pecora?”

“Cosa?”

“Disegnami una pecora”.

Balzai in piedi come fossi stato colpito da un fulmine. Mi strofinai gli occhi più volte guardandomi sempre intorno. E vidi una straordinaria personcina che mi stava esaminando con grande serietà. (…)

Feci il disegno. Lo guardò attentamente, e poi disse: “No! Questa pecora è malaticcia. Fammene un’altra”. Feci un altro disegno. Il mio amico mi sorrise gentilmente,con indulgenza. “Lo puoi vedere da te che questa non è una pecora. E’ un ariete. Ha le corna”. Rifeci il disegno per la terza volta, ma fu rifiutato come i precedenti. Buttai giù un quarto disegno. E tirai fuori questa spiegazione: “Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro”.

 

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“Cosa vuol dire addomesticare?”

“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare legami”.

“Creare dei legami?”

“Certo. Tu fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”

 

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Ma se vivessimo in una dimensione al di là di tutto questo? Se vivessimo senza l’ossessione del tempo e dei mezzi attraverso cui comunicare?

“Che cos’è un rito?”

“Anche questa è una cosa da tempo dimenticata. E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore”

 

 

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“Gli uomini coltivano cinquemila rose nello stesso giardino, e non trovano quello che cercano. E tuttavia, quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua.

Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore!

 

I BRANI DEL PICCOLO PRINCIPE SCRITTI ALL’INIZIO SONO DA:
LA CHIAVE DI SOFIA–testo scritto da CECILIA COLETTA,  che ringraziamo di averli pubblicati oltre che commentati.

 

 

Il piccolo principe

 

 

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Antoine de Saint-Exupéry nel 1942

Antoine de Saint-Exupéry nel 1942  ( Lione, 29 giugno 1900 – Riou, 31 luglio 1944 )– © Coll. Succession Saint Exupéry-d’Agay

segue in  Wikipedia

 

 

 

 

IL MANIFESTO 1 FEBBRAIO 2025
https://ilmanifesto.it/lingombrante-solitudine-del-piccolo-principe

 

 

 

L’ingombrante solitudine del Piccolo principe

 

 

 

 

L’ingombrante solitudine del Piccolo principe

il piccolo principe e la volpe

 

Goffredo Fofi

 

Ho sempre considerato Il piccolo principe di Saint-Exupéry uno squisito libro antipatico. È un long-seller di enorme successo, da quando fu pubblicato la prima volta nel 1943. Di Saint-Exupéry mi piacquero molto i libri di aviazione e ho sempre pensato che doveva essere una persona simpatica e generosa. Se non sono un fanatico del Piccolo principe è per il successo che ha avuto, spia di qualcosa che detesto: l’elogio della solitudine. Il piccolo principe ha un pianeta a disposizione di cui è re e unico cittadino, e ci si trova bene. E ora è uscito per l’editore Orecchio acerbo un album per bambini che ne segue le orme,Solo con sé stesso di Geoffrey Hayes, un piccolo gioiello illustrato dall’autore con un testo essenziale, con una breve riga a commento di ogni immagine.

 

 

Solo con sé stesso - Orecchio Acerbo editore | libri illustrati

Solo con sé stesso

illustrazioni di Geoffrey Hayes

Area tematica: Grandi temi

 

 

 

15  IMMAGINI DELLO STESSO AUTORE DELLA FAVOLA SCRITTA- premi qui sotto all’estrema destra, segno di maggiore o minore

 

 

LINK:   ISSUE 

 

 

 

 

Seguiamo un orsetto quando riesce a stare solo con sé stesso, in casa o nella natura, e perfino i suoi sogni lo vedono, solo, godere della sua solitudine. Nella quarta di copertina dell’albo si dice che Hayes ci «fa riflettere su quanto sia importante convivere bene con chi abita sempre con noi: noi stessi». Giustissimo, sacrosanto. Ma intorno c’è tuttavia il mondo, che l’orsetto non frequenta e che l’autore evidentemente vede senza simpatia.

Via dalla pazza folla - Thomas Hardy - copertina

Quest’elogio della solitudine mi pare assai ambiguo: altro è dire (cito Francesco d’Assisi) «sola beatitudo, beata solitudo», o «via dalla pazza folla» come nel grande romanzo di Thomas Hardy, e altro è vivere in solitudine, nel rifiuto del mondo. Invitando l’infanzia alla solitudine, al rifiuto dell’altro. Non mi sembra una proposta molto educativa, oggi in particolare, e tra i classici per l’infanzia penso si debba senz’altro prediligere

 

 

Peter Pan. Ediz. a colori - James Matthew Barrie - copertina

Peter Pan. Ediz. a colori

 

Peter Pan con la sua banda di amiche e di amici sull’«Isola che non c’è» – che ospita anche pirati contro cui lottare, e piante e animali, e permette il confronto con la natura e soprattutto una vita comunitaria. Viva le esperienze fatte in comune, bambini con adulti, piante animali, e abbasso la solitudine, si dovrebbe dire specialmente oggi quando i nuovi nati sono destinati a molta solitudine, nonostante i loro telefonini. E viva, tra i libri da mettere in mano ai bambini, viva sempre, insieme a PinocchioGian Burrasca! Godendo la solitudine tra un’azione e l’altra come un modo per pensare e ricaricarsi, verso nuovi incontri e nuove avventure.

 

 

 

PRESENTAZIONE DELL’EDITORE

 

Solo con sé stesso

Con il suo maglione verde a collo alto e la sua salopette a righe, l’orsetto esce di casa e, tutto solo, prende il viottolo segreto e passeggia tra gli alberi, canticchia e si guarda intorno. Di nuovo a casa, tutto solo assapora il silenzio, il rumore della pioggia e, passato il temporale, corre di nuovo fuori con il suo aquilone. Tutto solo, si sdraia nell’erba, o va in città a guardare le vetrine, oppure si gode il freddo della neve oppure il caldo davanti al camino o ancora, a notte fonda, si mette sotto le coperte nel proprio letto con un bel libro in mano prima di prender sonno: questi sono i suoi momenti preferiti in cui è proprio bello e necessario stare solo con sé stesso.

Una storia che nella sua particolarità sa essere universale. E che ci fa riflettere su quanto è importante convivere bene con chi abita sempre con noi: noi stessi.

Età di lettura: da 3 anni.

 

 

 

IL MANIFESTO 14 DICEMBRE 2013
https://ilmanifesto.it/solo-fra-gli-astereoid

 

 

Solo fra gli astereoidi

 

immagine tratta da Google Immagine

I viaggi avventurosi di Jules Verne e la Sirenetta malinconica di Andersen, il teatrino improvvisato con i fratelli e il calore della voce di Marie, sua madre, ad accompagnarlo nel sonno. Su tutto, la stessa riluttanza di Peter Pan, quello scalcitrare furioso di fronte al mondo adulto. «Non sono sicuro di essere mai uscito dall’infanzia» si sorprenderà a confessare lo scrittore francese. Il Piccolo Principe di Antoine Saint-Exupéry nacque molti anni dopo, in esilio, quando lo scrittore-aviatore era in America e stava per terminare la sua vita sulla terra, perdendosi misteriosamente nei cieli estivi, a bordo del suo aereo. Si inabissò a largo di Marsiglia il 31 luglio del 1944, forse abbattuto dai tedeschi (i rottami del suo aereo sono stati ritrovati dopo decenni di ricerche, ma sul velivolo non c’era neanche un buco a testimoniare la battaglia), lasciando dietro di sé la pubblicazione, presso l’editore Reynal & Hitchcock di New York, di quel capolavoro della letteratura di tutti i tempi. Il Piccolo Principe uscì il 6 aprile del 1943 in inglese e poco dopo in francese, ma Gallimard lo riportò in patria solo nel 1946, postumo e a guerra finita.

Saint-Exupéry lo aveva già abbandonato e non seguì i suoi successi: il 13 aprile aveva salutato l’America per raggiungere le forze francesi in Algeria. Un viaggio da cui non fece mai ritorno. Si può dire che il suo romanzo filosofico, che traccia le linee eterne dell’esistenza umana, fosse nato molto prima, in quel «secondo letto» della camera della madre cui aveva libero accesso ogni figlio nel momento della malattia e febbre. Carattere esuberante, accentratore e votato a spettacolarizzare il quotidiano, Antoine adulto cominciò a convivere con un mini saltimbanco, un ragazzino nomade, avvolto in una sciarpa sempre al vento che poggiava in piedi direttamente nell’aria: lo disegnava spesso sui tovaglioli dei ristoranti. Fu così che l’editore Reynal, anzi sua moglie Elisabeth, lo incoraggiarono: «Scrivi un racconto per bambini con il tuo petit bonhomme, lo pubblichiamo per Natale». A quel progetto, Saint-Exupéry lavorò nell’estate e autunno del 1942 con una dedizione quasi pazza, stando sveglio intere notti, ingurgitando caffè nero e fumando un numero smodato di sigarette condite dal gin. Ogni tanto crollava sulla scrivania, ma poi si risvegliava per chiamare a ore impossibili qualche amico, che usava come cavia, sottoponendogli brani del manoscritto. Era assetato di pareri, posseduto dalla favola.

Disegnava incessantemente il bambino biondino ed esile abitante di altri mondi, forse ricordando suo fratello François, scomparso prematuramente e, nella realtà, prendendo spunto – per le pose e i comportamenti – dal figlio del filosofo Konnick.

Pativa moltissimo la difficoltà di rappresentarlo come desiderava: i suoi acquerelli furono la causa del ritardo per l’uscita del libro, che non vide la luce per le feste natalizie. Anche la famosa pecora che il petit prince fissa sui fogli ha un antenato in carne ed ossa sulla terra: è il barboncino di Silvia Hamilton, la giovane giornalista newyorkese che fu l’ultima amante dell’autore, la stessa a cui regalò il manoscritto (oggi conservato alla Pierpont Morgan Library di New York, 132 pagine scritte fittissime, con molte cancellature, 35 solo illustrate).

Da allora, Il Piccolo Principe – in Italia «importato» fin dal 1949 da Bompiani – ha avuto una vita autonoma dal suo autore e ha conosciuto infinite ristampe e traduzioni (in almeno 257 lingue, è il libro più tradotto e letto dopo la Bibbia e il Corano):

adottato come testo nelle scuole giapponesi per l’insegnamento del francese (qui, nel sol Levante, è stato realizzato anche un museo dedicato al personaggio), «parla» anche lappone, tuareg, khmer e toba, la lingua amerindiana del nord dell’Argentina.

La sua traduzione sul grande schermo, invece, nacque sotto non buoni auspici. Fu Orson Welles fra i primi ad interessarsi alla storia del principino solo tra gli asteroidi: ne preparò un adattamento che propose a Walt Disney per un film che mescolasse animazione e personaggi dal vivo, ma la collaborazione non andò in porto. Un colloquio di mezz’ora fra i due mise fine al sogno: i geni evidentemente lavorano in solitudine, difficile farli intendere. Andrà meglio forse al regista di Kung Fu Panda, Mark Osborne, che proporrà per il 2014 un film animato in 3D, targato Universal e con un cast vocale di tutto rispetto (Jeff Bridges, James Franco, Marion Cotillard, Benico Del Toro, Paul Giamatti).

Nel 2011, intanto, in vista della celebrazione dei settant’anni del Piccolo Principe, è stata tratta dal romanzo una serie televisiva in animazione e in 3D, 52 episodi con una potente coproduzione internazionale (Rai fiction, le\ emittenti pubbliche francese, svizzera, tedesca, il gruppo indiano Dq) e la distribuzione Sony Pictures. Realizzata dallo studio francese Method Animation – insieme alla succession Saint Exupéry d’Agay, garante del rispetto dell’opera e della memoria dell’autore – la serie ha potuto contare su una regia costata 18 milioni di euro, affidata a Pierre Alain Chartier, un team al lavoro di quattrocento persone, il coinvolgimento di scrittori come Daniel Pennac e disegnatori come Moebius

 

 

Il piccolo principe e la rosa video,

4 min. ca

 

secondo me è un ideale alto, molto alto, a cui conviene ( per noi stessi ) non rinunciare, così come non si può rinunciare al socialismo e al  vivere bene e alla giustizia per tutti. ch.

 

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