video, 1.36 —
GIGI PROIETTI
C’è un paio di scarpette rosse – poesia di Joyce Lussu
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald.
Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald.
Servivano a far coperte per i soldati.
Non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas.
C’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald.
Erano di un bimbo di tre anni,
forse di tre anni e mezzo.
Chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni,
ma il suo pianto lo possiamo immaginare,
si sa come piangono i bambini.
Anche i suoi piedini
li possiamo immaginare.
Scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini
morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald,
quasi nuove,
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole…
*****
Joyce Lussu. Una vita contro. Diciannove conversazioni incise su nastro
“È emozionante poter leggere questo libro e scoprire fino a che punto l’esistenza di una persona possa essere vera e magnifica: i sentimenti dell’onestà e del coraggio, di cosa significhi essere leali o saper assumere su di sé, nei momenti di più pressante necessità, l’estremo rischio, poterli riconoscere come incarnati nella persona stessa, nel dettato della voce, nella moralità del tono. Chiunque scorra queste pagine costituite dal domandare di una giovane e consapevole narratrice qual è Silvia Ballestra e dal rispondere e argomentare di una persona come Joyce Salvadori Lussu, sente, con estrema chiarezza, quanto tutto questo è vero. Dalla Firenze degli anni Venti, con le camicie nere che s’apprestano a conquistare brutalmente il potere, all’esilio in Europa durante i Trenta, agendo a fianco del proprio compagno, il leggendario Emilio Lussu; dalla Heidelberg universitaria attraversata dalla furia invettiva di Hitler, alla politica clandestina, alla guerra antifascista combattuta in Italia coi partigiani; dalle lotte di liberazione in Kurdistan o in Angola, alla militanza a favore della pace. È straordinario restare in compagnia delle parole di Joyce, essere ospitati nel procedere del suo pensare, comprendere in che modo limpidissimo ci parla una vita; scoprire in che senso profondo tutto questo ci riguarda e ha a che vedere con noi, la nostra contemporaneità, i nostri anni a venire.”
Silvia Ballestra è autrice della biografia “La Sibilla. Vita di Joyce Lussu” edita da Laterza. In questo tascabile, che è la riedizione del volume del 1996 (Lussu aveva 84 anni e Ballestra 27) raccoglie le conversazioni con Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti alias Joyce Lussu – partigiana, sindacalista, traduttrice, storica – una delle figure più luminose eppure sconosciute del Novecento. È un documento eccezionale.
Edizione: 2022, X rist. 2023
Pagine: 248
Collana: i Robinson / Letture
«Laggiù, in una bella casa di campagna tra Porto San Giorgio e Fermo, vive una donna formidabile, saggia e generosa, ricchissima di pensieri, intuizioni, toni, bellezza, forza, argomenti, intelligenza. La mia Joyce, la mia sibilla.»
Lungo tutto il secolo breve, una donna bellissima e fortissima pensa, scrive, agisce, lotta. Viaggia prima per studio, poi attraversando fronti e frontiere dell’Europa occupata dai nazifascismi: Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma, il Sud dell’Italia dove sono arrivati gli Alleati. Documenti falsi, missioni segrete, diplomazia clandestina. Joyce, insieme al marito Emilio Lussu e ai compagni di Giustizia e Libertà, sostenuta nelle sue scelte dalla sua famiglia di origine, è in prima linea nella Resistenza. Poetessa, traduttrice, scrittrice, ha sempre coniugato pensiero (prefigurante, modernissimo) e azione. Azione che prosegue nel dopoguerra con la ricerca di poeti da tradurre per far conoscere le lotte di liberazione degli altri paesi, in particolare dell’Africa e del Curdistan.
Nazim Hikmet, Agostinho Neto, i guerriglieri di Amílcar Cabral che compongono canti di lotta durante le marce, sono alcuni degli autori che Joyce ‘scopre’ e propone attraverso traduzioni rivoluzionarie. Rievocando le scelte, gli incontri, le occasioni, ripercorriamo l’esistenza di questa donna straordinaria (laica, cosmopolita, ‘anglo-marchigiana’) e il suo essere, da sempre, riferimento per molte donne e molti giovani.
Joyce Lussu, 13 dicembre 2023- link
Una poesia di Joyce Lussu da “Inventario delle cose certe”
Sulla brace del focolare s’è acceso un fuoco vivo
così non ho più freddo.
Forse è solo la fiamma di un ramoscello secco
di lentischio
strappato dai cespugli che crescon sulla rena
tra il mare e la collina
forse è soltanto la vampata breve
d’erbe secche e di steli
d’asfodelo.
Ma io vorrei che fosse un grande fuoco
d’un tronco d’elce o d’olivastro
anzi di un albero bizzarro
che, non so più dove l’ho letto,
arde senza consumarsi.
22 marzo 2023- terza edizione
Joyce Lussu
Sul certo non possiamo non capirci; non ci sono casi speciali; la maniera migliore di vivere è quella di non prendersi troppo sul serio.
Ecco la visione del mondo di Joyce Lussu, la sua fiducia nel buon senso quotidiano e nella chiarezza della comunicazione, entrambi capaci di controllare la realtà e dunque di intervenire su di essa per migliorarla.
Ciò che è pensato è detto, è detto e scritto su una sola facciata e lì va letto riga dopo riga: è una poesia certo, che vuoi che sia; uno stimolo di conoscenza funzionale al bisogno di capire, lo strumento di comunicazione più utile al bisogno di essere capiti. Il poeta non è solo con se stesso, cammina tra la gente, da essa deriva la giustificazione alla sua esistenza. La sua funzione è quella di ridimensionare gli eccessi e infrangere le regole, le convenzioni.
( al fondo altri testi di Joyce Lussu pubblicati da questo editore )
Joyce Lussu
Specie in momenti di grande tensione sociale, di lotta e di dibattito, insieme a un gruppo di lavoratrici ho trovato il coraggio di fare un comizio, di cantare in pubblico, di avanzare senza esitazione delle proposte politiche, di disegnare grandi cartelli, di bruciare in piazza il fantoccio di mister-muscolo perché tutti capiscano che la tendenza non è la lotta tra i sessi.
La tendenza è la rivoluzione: ma è proprio la donna sfruttata, siamo noi di oggi e noi di domani che accendendo il falò abbiamo dimostrato che la vita con tutti i suoi avvenimenti è un fatto politico, noi che abbiamo abbattuto le barriere fittizie tra pubblico e privato, che pretendiamo non una vita migliore per noi, ma una vita diversa per tutti; cominciando da subito.
Da “Padre Padrone Padreterno” (1976) di J. Lussu
Padre, padrone, padreterno. Breve storia di schiave e matrone, villane e castellane, streghe e mercantesse, proletarie e padrone
*****
DOPPIOZERO – 17 GENNAIO 2023
https://www.doppiozero.com/vita-e-opere-di-joyce-lussu
Vita e opere di Joyce Lussu
Quando si entra nel cimitero acattolico di Roma si viene sopraffatti dalla bellezza e dalla quiete, e in mezzo ai dedali di percorsi fra tombe di personaggi più o meno celebri, quasi non si fa caso a una piccola pietra miliare posta proprio all’ingresso, per terra, su cui si legge «In memoria di Joyce Salvadori 1912 – 1998 Emilio Lussu 1890 – 1975». È qui che sono custodite, insieme per l’eternità così come insieme avevano vissuto, le ceneri di due dei più importanti protagonisti della Resistenza italiana.
La storia della loro vita è la geografia di una guerra e al contempo la mappa di un amore, e se per tutta la loro esistenza l’importanza politica e letteraria di Emilio Lussu (scrittore, partigiano, padre costituente e deputato) sembra aver offuscato il ruolo di Joyce nella scrittura e nella Resistenza, lasciando la conoscenza di questa importantissima figura del ‘900 a un pubblico ristretto di intellettuali, adesso la bella biografia scritta da Silvia Ballestra per Laterza, La Sibilla, vita di Joyce Lussu, restituisce al grande pubblico la consapevolezza di un personaggio storico, culturale e letterario di prim’ordine.
Ballestra ha svolto un accuratissimo lavoro di ricostruzione della vita di Lussu, basandosi non solo sui documenti e sui libri, ma anche sulla testimonianza diretta di Joyce, conosciuta quando Ballestra era poco più che ventenne e a cui è rimasta legata per tutta la vita da un intenso rapporto di amicizia e condivisione di intenti letterari, oltre che dalle comuni origini marchigiane.
Ballestra segue dunque le orme di Beatrice Gioconda Salvadori (detta Joyce) fin dalla nascita, avvenuta a Firenze l’8 maggio del 1912, ultima dei tre figli di Guglielmo Salvadori Paleotti (detto Willy), filosofo, professore di filosofia e traduttore italiano di Herbert Spencer, e di Giacinta Galletti di Cadilhac (detta Cynthia), donna coltissima e poliglotta, che trasmette a Joyce il Collier’s pluck, la grinta che proviene dal ramo femminile inglese trapiantato nelle Marche della sua famiglia: entrambi provengono da nobili famiglie di possidenti terrieri marchigiani ed entrambi hanno rinnegato le loro famiglie d’origine, ritenute distanti dagli ideali socialisti che li animano.
È dunque in seno alla famiglia che Joyce inizia a sviluppare la propria coscienza politica, segnata, appena dodicenne, dal pestaggio del padre e del fratello maggiore Max a opera dei fascisti. È dal ’24 dunque che Joyce conosce la fuga: prima in Svizzera, da cui fa la spola con le Marche, al seguito dei genitori, poi in Africa per lavoro e in Germania per studio.
Questo primo episodio di violenza lascia una traccia profondissima nella coscienza della giovanissima Joyce, la stessa consapevolezza che attraverserà in quegli anni altre scrittrici italiane della resistenza come Alba de Céspedes e che porta in sé una domanda che è una rivoluzione epocale: dove sono le donne?
Mentre gli uomini combattono, vanno in guerra, si armano per la Resistenza e subiscono attacchi, le donne restano a casa, al sicuro. Cosa possono fare le donne? Moltissimo, sembra mostrarci Joyce con l’esempio della sua vita, fedele al principio dei suoi dodici anni, quando «giurai a me stessa che mai avrei usato i tradizionali privilegi femminili: se rissa aveva da esserci, nella rissa ci sarei stata anche io».
Ed è proprio questo che viene fuori dalla scrittura di Ballestra, il ritratto di una donna forte, determinata, senza peli sulla lingua tanto da usare liberamente il turpiloquio e capace di raccontare le esperienze umane senza tabù, dalla guerra all’aborto del primo figlio di Emilio – che non poté tenere perché fuggitiva – al parto di suo figlio Giovanni, in grado di arringare le piazze con determinazione e mantenere il sangue freddo nelle situazioni più controverse, capace di lasciare a guerra terminata il figlio piccolissimo alle cure di sua madre Giacinta nelle Marche per girare la Sardegna – terra del suo amato Emilio – a cavallo, per parlare con le donne sarde e smuoverle dal loro torpore, per instillare in loro una coscienza politica.
Joyce non è sempre stata così, racconta Ballestra, è stata timida in giovinezza, ma è stata la vita a forgiarla. Scrive Ballestra: «È il fascismo che l’ha spinta fuori dal suo paese, le ha tolto i documenti, ha punito i suoi familiari. A questo Joyce reagisce con la rivolta. E con non poca rabbia, sentimento indispensabile per la sopravvivenza».
Ci vuole coraggio, determinazione, e anche la forza di sfidare le convenzioni per essere Joyce Salvadori e diventare Joyce Lussu: mettere a tacere un primo matrimonio fallito nelle Marche degli anni ’30, legarsi per la vita e negli intenti a un rivoluzionario e seguirlo e sostenerlo per tutta la vita, sopportare i pettegolezzi che vedevano nella caparbietà del suo carattere e nella scelta di essere una donna libera i tratti di una poco di buono, ma Joyce non è una che si fa piegare dalle convenzioni sociali, né dai ruoli convenzionali e precostituiti. È una donna bellissima, colta e tenace che anche nei momenti più duri – la depressione che segue l’aborto, la lontananza da Emilio, dal fratello Max e dai suoi familiari, che rivedrà solo a guerra finita – non smette di apprezzare le piccole cose belle che la vita può offrire, quelle che restituiscono dignità anche nella disperazione: «i fiori, gli animali, il paesaggio, il buon cibo, le case accoglienti, l’aspetto ordinato di capigliatura e vestiario», sono questi gli elementi che rendono possibile resistere, combattere, perché «la lotta – scrive Ballestra – è un rimedio alla disperazione, l’azione è un richiamo morale ma anche di sopravvivenza alle atrocità della guerra».
Ed è con questo animo che seguiamo Joyce mentre si unisce al gruppo di Giustizia e Libertà, impara a falsificare documenti, assume identità sempre nuove e diverse, porta in salvo ricercati come i coniugi Modigliani, viene addestrata e reclutata a Londra nelle file del SOE (Special Operations Executive, agenzia segreta britannica nata per volere di Churchill) e nel settembre 1943, con il nome in codice di Simonetta, attraversa l’Italia per arrivare nel sud liberato dagli Americani per conto del Comitato di Liberazione Nazionale, perché «una donna può farcela dove tre uomini hanno già fallito». E Joyce riesce, supera difficoltà, mantiene i nervi saldi, e dimostra quello che si era prefissata da ragazzina: che una donna può essere nella lotta allo stesso modo di un uomo, tracciando così, con il suo esempio, un luminoso modello per le sue contemporanee e per le donne a venire.
foto dal Facebook Joyce Lussu
dal blog di Andrea Vitali Editore
Racconti sibillini
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Prefazione di Alfredo Luzi
Joyce Lussu
I racconti di Joyce Lussu, qui pubblicati, nascono da un’idea di storia in cui s’intrecciano varie accezioni: storia come «scienza degli uomini nel tempo», secondo la definizione di Marc Bloch in Apologia della storia; storia come novella, fiaba; storia come leggenda tramandata oralmente, archetipo culturale che ricompatta la diacronia temporale; storia come racconto della propria vita, narrazione autobiografica dell’io.
L’elemento unificante è il foscoliano incantesimo della parola.
Grazie per avere illustrato questa figura eccezionale di donna, che conoscevo pressoché solo per la fama del suo cognome.