Jazz Hot (1938) Il raro cortometraggio con la leggenda del jazz Django Reinhardt– ( a parte il tono di voce del presentatore ), sembra un modo simpatico di introdurre al jazz–+++altro

 

 

 

 

 

 

1. Gypsy Jazz – “Minor Swing” ( di Django Reinhardt ) – Rhythm Future Quartet +++

2.  Minor Swing, Django Reinhardt, Stéphane Grappelli e Le Quintette di Hot Club de France, 1937

 

 1.   QUARTETTO

Jason Anick (violin)

Olli Soikkeli (guitar)

Vinny Raniolo (guitar)

Greg Loughman (bass)

 

 

 

Django Reinhardt – Minor Swing – HD *1080p –  1937

 

 

2.   QUINTETTO HOT CLUB DE FRANCE 1937

 

 

 

 

 

 

Django Reinhardt: storia di un talento assoluto | Biblioteche Civiche Torinesi

Django Reinhardt, all’anagrafe Jean Reinhart (Liberchies, 23 gennaio 1910 – Samois-sur-Seine, 16 maggio 1953), è stato un chitarrista jazz francese.

 

Nacque a Liberchies (in Belgio), il 23 gennaio 1910 da una famiglia di etnia sinti (1.in fondo )

Dopo un lungo girovagare in varie nazioni europee e nord-africane, la sua carovana si fermò presso la periferia di Parigi, in Francia, città che fu scenario della quasi interezza della carriera del jazzista d’oltralpe.

Quando aveva diciotto anni Reinhardt, che aveva già iniziato una carriera da apprezzato banjoista, subì un grave incidente. La roulotte di famiglia fu divorata da un incendio; Django riportò gravi ustioni, tanto da perdere l’uso della gamba destra e di parte della mano sinistra (l’anulare e il mignolo, distrutti dal fuoco, furono saldati insieme dalla cicatrizzazione).

Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz. Infatti, a causa della menomazione alla mano sinistra, Reinhardt dovette abbandonare il banjo ed iniziare a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida. Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a queste, sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare riuscendo in questo modo a vincere la menomazione ed in breve tempo fu in attività assieme a diverse orchestre che giravano per la Francia, tra cui quella del fisarmonicista Vettese Guerino, con cui incise i primi dischi.

 

Certificato di matrimonio di Django Reinhardt e Sophie “Naguine” Ziegler


LE NOZZE  —PINTEREST

 

 

BABIK, IL FIGLIO MINORE DI DJANGO–IL SUO NOME ERA JEAN-JACQUES  ed è diventato chitarrista come il fratello Lousson,  figlio della prima moglie Bella

foto da :

INSTAGRAM

https://www.instagram.com/djangonostra/p/Cn4RNRjuI8C/

 

 

 

A metà degli anni trenta, Reinhardt e il violinista Stéphane Grappelli formarono un quintetto di soli strumenti a corda, denominato Le Quintette du Hot Club de France che divenne presto famoso grazie anche all’appoggio dell’Hot Club de France, una delle prime associazioni di promozione del jazz in Europa.

 

Django Reinhardt & Stephane Grappelli - Minor Swing - YouTube

django reinhardt and stephane grappelli

SEGUE :

https://it.wikipedia.org/wiki/Django_Reinhardt

 

 

nota:   SINTI

 

sinti sono una etnia appartenente alla più ampia famiglia delle comunità romaní  ( con l’accento sulla ì ) dell’Europa.

L’origine del nome sinti è nella parola indo-persiana Sindh, ad indicare la regione nella valle dell’Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu), nell’attuale Pakistan ed India nord-occidentale, e per estensione tutta l’India.

In Francia, i Sinti sono chiamati Manouches o Manus (nella loro lingua, una delle parole per “uomini”), in Spagna Caminadores sebbene alcune fonti le trattino come etnie differenti. La lingua propria dei Sinti è comunque pressoché la stessa dei Manouches, ed è piuttosto affine alle lingue parlate dai Rom nonché condivide il lessico base dei gerghi parlati dai Kalé: tutte queste etnie condividono una stessa origine linguistica.

È opinione diffusa che gli antenati dei Sinti debbano essere partiti come profughi di guerra a causa degli attacchi degli Omayyadi al Regno Sindhi nel 711-713 e della morte di Raja Dahir. La loro presenza in Ungheria è documentata dalla fine del XIV secolo e nell’Europa centrale dall’inizio del X  secolo (1407, HildesheimGermania).

La lingua dei Sinti indica che sono chiaramente la più antica diaspora indiana immigrata in Europa. Gli antenati di Sinti e Kalé erano Kshatriya Sindhiens (=in sanscrito, nelle caste induiste, erano nobili da cui si traevano le caste guerriere, erano sotto solo ai braimini ) “sinto” deriva dalla parola “sindho” che significa “abitante del Sindh” (ora Pakistan). Una ricerca condotta da Louis de Gouyon Matignon mostra che il 50% di Sintikes, la lingua Sinti, proviene dalla lingua hindi. È un dialetto germanizzato (nel nord) ed italianizzato (nel sud).

La storia recente dei Sinti è analoga a quella della popolazione Rom: furono perseguitati in tutti i Paesi europei subendo di volta in volta pratiche di inclusione (schiavizzazione nei paesi dell’Est Europa) ed in particolare in Romania (schiavitù abolita solo dopo il 1850), esclusione (cacciata dai territori) e discriminazione.

Il nazismo riservò ai Rom e Sinti lo stesso trattamento riservato agli ebrei, ai testimoni di Geova ed agli omosessuali. Essi furono deportati in campi di concentramento. Si stima che circa 500.000 tra Rom e Sinti trovarono la morte nei campi di sterminio durante il Porajmos ( 1). Anche nel fascismo italiano i Sinti furono severamente discriminati ed internati in campi di concentramento.

Tradizionalmente i Sinti hanno esercitato l’attività del giostraio e del circense. Tra i più famosi circensi italiani di origine sinta ci sono Moira Orfei e la sua famiglia. Anche la seconda famiglia circense più famosa d’Italia, i Togni, è di origine sinta. Molti sinti parlano il romaní, ma diversi gruppi utilizzano dialetti influenzati dalle lingue regionali del luogo di insediamento.

 

 

****** QUELLO CHE SEGUE, PER CHI POTESSE, VALE APRIRE IL LINK E LEGGERLO.. FINCHE’ SI PUO’

 

segue da :

PORRAJMOS

https://it.wikipedia.org/wiki/Porrajmos

(1)  porajmos ( pr. italiana : poràimos ) che letteramente significa  “grande divoramento” o “devastazione”);  è il termine con cui da diversi decenni viene indicato lo sterminio delle popolazioni romaní,  da molti considerato inadeguato. Viene sempre più utilizzato il termine Samudaripen (Samudaripen = sa+mudaripen = tutti+uccisione = uccisione di tutti = sterminio, genocidio) ritenuto più appropriato.

 

 

«Noi Rom e Sinti siamo come i fiori di questa terra.
Ci possono calpestare,
ci possono eradicare, gassare,
ci possono bruciare,
ci possono ammazzare –
ma come i fiori noi torniamo comunque sempre…»

( tradotto dal testo in tedesco )

 

 

Uno dei più importanti musei del mondo, l’United States Holocaust Memorial Museum (USHMM), il museo dell’olocausto ufficiale degli Stati Uniti d’America ha dedicato un’ampia collezione alla persecuzione nazista del Popoli romanì

Dal sito del Museo del USHMM : “Tra il 1933 e il 1945, i Rom (Zingari) hanno sofferto molto come vittime della persecuzione nazista e dello sterminio di massa. Costruito su pregiudizi di lunga data, il regime nazista ha giudicato gli zingari sia come “asociali” (fuori quindi della cosiddetta società normale) sia come “di razza inferiore”, ritenendo che essi rappresentavano una minaccia per la purezza biologica della razza “ariana”. Durante la seconda guerra mondiale, i nazisti e i loro collaboratori uccisero fino a 220.000 uomini, donne e bambini zingari in tutta l’Europa occupata dai tedeschi. Auschwitz-Birkenau il più grande centro di sterminio nazista, è stato anche il sito di uno speciale “campo famiglia” zingaro. Nato nel febbraio del 1943, in questo campo ci sono stati ben 20.000 zingari. La stragrande maggioranza di essi sono morti di fame, di malattie, di esperimenti medici e nelle camere a gas. Tra i popoli nomadi come i Rom, le storie, le poesie e le canzoni sono tramandate da una generazione all’altra grazie alla tradizione orale. Recentemente, i ricercatori hanno cominciato a raccogliere e a pubblicare il folklore correlato all’olocausto come esperienza dei sopravvissuti zingari e delle loro famiglie. La canzone-lamento Aušvits (Auschwitz) è stata registrata nel 1960 da Ružena Danielová, una sopravvissuta della città ceca di Mutenice […]. Cantata in lingua rom, Aušvits attinge a temi comuni del repertorio dei lamenti popolari dei rom, in particolare vengono messi in risalto i sentimenti della cantante che canta l’isolamento e la disperazione in un racconto in cui l’immagine simbolica di un uccello scuro porta un messaggio dalla terra dei morti.”

note del testo

  1. ^ I rom, il nazismo nella musica-lamento di Ružena Danielová. Archiviato il 3 settembre 2013 in Internet Archive.

 

***per ora la canzone non l’ho trovata, ma vedremo

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1 risposta a Jazz Hot (1938) Il raro cortometraggio con la leggenda del jazz Django Reinhardt– ( a parte il tono di voce del presentatore ), sembra un modo simpatico di introdurre al jazz–+++altro

  1. DONATELLA scrive:

    Fantastica questa musica!

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