ANSA.IT 14 APRILE 2025 — LA PAROLA DELLA SETTIMANA : ” ANSIA ” — Paura, panico, ansia e angoscia: è un groviglio di profondi timori generalizzati + Amygdaloids– Le neuroscienze incontrano il rock

 

 

ANSA.IT — 14 APRILE 2025

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La parola della settimana: ansia.

 

Paura, panico, ansia e angoscia: è un groviglio di profondi timori generalizzati

La parola della settimana: ansia - RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 La parola della settimana: ansia –

 

Paura, panico, ansia e angoscia: è un groviglio di profondi timori generalizzati quello che sta prendendo il mondo intero ma soprattutto l’Occidente, innescato, o forse sarebbe meglio dire potenziato e velocizzato, dalle decisioni del presidente Trump sui dazi e dalle relative reazioni, in qualche caso speculari e altrettanto aggressive, come quelle della Cina.

Non è un caso che queste parole si usino anche in modo intercambiabile in una fase storica definita di policrisi, tra guerre, migrazioni, cambiamento climatico, incertezze economiche e crolli finanziari.

 

 

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Ognuna di loro ha in realtà un significato specifico: tipicamente la psicologia distingue la paura, come reazione ad un pericolo reale che una volta cessato la fa scomparire, dall’ansia che invece tende ad essere costante e ad attivarsi anche nel caso di una minaccia vaga o anche solo percepita.

Ad ascoltare analisti, a seguire i tg e a leggere i giornali, l’ansia sembra essere in questa momento la più gettonata. Il caos trumpiano, come è stato definito arriva dunque buon ultimo ma l’impatto potrebbe essere il più devastante, come hanno dimostrato le reazioni delle Borse, a cominciare da quella americana, per le quali sono state ricordate le grandi crisi del XX e XXI secolo, dal 1929 al crollo di Lehman Brothers e alla consapevolezza del Covid passando per il famigerato lunedì nero del 19 ottobre 1987, quando Wall Street perse in un solo giorno oltre il 20% e nessuno è mai veramente riuscito a spiegare la causa di quel crollo.

Ma cosa c’entra l’ansia e in cosa si distinguerebbe dalla paura e dal panico (si parla, non a caso, di panic selling, cioè di vendite massive di strumenti finanziari che avvengono in condizioni di paura)?

 

NOTA: 

Ansia. Come il cervello ci aiuta a capirla - Joseph LeDoux - copertina

di Joseph LeDoux (Autore)

G. Guerriero (Traduttore)

Raffaello Cortina Editore, 2016

 

Con concetti chiari e fondati sulla sperimentazione, le future generazioni potranno essere meno inclini della nostra a considerare la loro epoca “l’età dell’ansia”.
I disturbi di paura e ansia rappresentano un problema psichiatrico molto diffuso ma anche chi è considerato mentalmente e fisicamente sano può soffrire temporaneamente di terrori e preoccupazioni invalidanti. Joseph LeDoux, all’avanguardia nella ricerca in questo campo, prende in esame questi disturbi, le loro origini e le scoperte che possono aiutare chi ne soffre a tornare alla normalità. La premessa fondamentale è che paura e ansia sono esperienze che costruiamo cognitivamente. Dato che il cervello è plastico, può apprendere anche come non essere ansioso.

 

FINE DELLA NOTA

 

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La parola ‘groviglio’ non è usata a caso: è quella scelta da Joseph LeDoux, neuroscienziato americano che somiglia vagamente al leader dei King Crimson, Robert Fripp (lui d’altra parte è anche chitarrista e cantante di un gruppo che si chiama, non certo a caso, The Amygdaloids), impegnato nella ricerca su come il cervello processa i meccanismi di pericolo e all’ansia ha dedicato un libro, intitolato appunto Ansia, il cui primo capitolo recita ‘L’intricato groviglio di ansia e paura’ e il cui attacco è, a seconda dei punti di vista, sconsolante o, tutto sommato, incoraggiante. ‘L’ansia fa parte della vita’, scrive LeDoux.

Ecco forse perché è quella l‘espressione più usata in questo contesto di scosse e sollecitazioni continue che stiamo vivendo. Ma da dove viene la parola? Il termine latino anxius deriva dal greco angh, una radice che significava anzitutto ‘oppresso’ (pensiamo per esempio alla parola italiana ‘angheria’, che è un atto di sopraffazione).

Il verbo angere significa ‘stringere’, ‘opprimere’ e da qui, per esempio, l’angina pectoris, caratterizzata da un dolore al petto come conseguenza di un restringimento e di un senso di oppressione.

 

L’ansiolitico, cioè il farmaco calmante dell’ansia, si chiama così perché ‘scioglie’, luein e lutikos, l’ansia. La radice è presente in molte lingue non solo latine: oltre al francese angoisse, l’inglese anxiety, lo spagnolo angustia e il tedesco Angst che significa in prima battuta ‘paura’ e poi anche ‘angoscia’: con questo significato la usò per primo Soren Kierkegaard, considerato il padre nobile dell’esistenzialismo, nel libro ‘Il concetto dell’angoscia’ del 1844, facendone la condizione strutturale dell’esistenza.

 

 

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NOTA SU_- HANS BLUMERNERG

Hans Blumenberg and His Myth Science Arkestra | by David Auerbach | Mediumù

Medium photo

Hans Blumenberg ( Lubecca, 1920- Altenberge. 1996 )

 

L' ansia si specchia sul fondo - Hans Blumenberg - copertina

IL MULINO, 2005

Questo libro parla di un’inquietudine esistenziale per ciò che si muove e perennemente ondeggia e oscilla come la superficie dell’acqua, spingendo l’uomo alla ricerca di ordine e sicurezza sia nel sistema politico sia negli enunciati filosofici. Le avventure sulle acque, i rischi di naufragio, i pericoli marini, l’affanno e la pena, nonché la nostra inadeguatezza antropologica, fanno sì che ci rivolgiamo per la nostra sopravvivenza ad artefatti simbolici, alla retorica, ai “verba” più che alle “res”. Digressioni e deviazioni, aforismi, glosse, aneddoti, miti antichi, racconti filosofici: si compone di questo la materia cui Blumenberg attinge per riflettere intorno agli interrogativi che riguardano l’esistere dell’uomo e del mondo.

 

Copertina Naufragio con spettatore. Paradigma di una metafora dell'esistenza

“Naufragio con spettatore”, che con la presente arriva alla sesta edizione, fu pubblicato dal Mulino nel 1985 ed è senza dubbio il libro che più ha fatto conoscere il nome di Blumenberg al di fuori della cerchia degli specialisti, contribuendo in maniera determinante alla fortuna di questo autore in Italia. Sono complessivamente otto i titoli di Blumenberg pubblicati dal Mulino. La ragione del particolare successo di quest’opera risiede nel fatto che essa offre, in cento pagine di eleganti analisi letterario-filosofiche, la storia di una metafora centrale nella civiltà dell’Occidente, quella appunto del “naufragio con spettatore” in cui si riflette l’atteggiamento dell’uomo dinanzi alla vita e alla storia: il bisogno di sicurezza e il gusto del rischio, l’estraneità e il coinvolgimento, la contemplazione e l’azione.

 

FINE NOTA

 

 

 

 

Un altro filosofo, il tedesco Hans Blumenberg, noto per aver indagato la nozione di metafora, usa la parola Sorge (preoccupazione, la stessa usata da Heidegger per il concetto chiave di Cura come condizione strutturale dell’uomo) nel libro che in italiano è stato tradotto come ‘L’ansia si specchia sul fondo’, dedicato ad altre metafore nautiche dopo ‘Naufragio con spettatore’, e che secondo Blumenberg caratterizza l’esistenza umana come incertezza. Un’incertezza divenuta così strutturale da aver spinto il New York Times a parlare di società dell’ansia, soprattutto per le fasce più giovani, che avvertono la perdita delle opportunità e l’irrilevanza sociale.

D’altra parte il panico (compreso quello delle Borse, parola di cui ci siamo già occupati) si spiega con il significato simbolico dell’ansia che trae origine proprio da Pan dio delle selve e della natura che si manifestava in piena luce, a mezzogiorno, con urla spaventose per ricordarci la forza e la violenza della natura da cui un eccesso di raziocinio e di programmazione ci tiene lontani. Non stupisce che in una condizione di ansia costante, tendenzialmente proiettata sul futuro anche immediato, come ci insegnano i film della Pixar o la filosofia di Martin Heidegger, si possa reagire, a diversi livelli, con attacchi di panico o panic selling.

E il minimo che potesse fare il gruppo The Amygdaloids (di cui fanno parte ben tre professori della New York University, tra cui LeDoux) era comporre un brano dal titolo Fearing, cioè avere paura.

 

 

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Gli Amygdaloids…

Joseph LeDoux ( il più vecchietto ), Tyler Volk, Daniela Schiller e Nina Curly, è il Gruppo di origine, in seguito è cambiato, ma Joseph Le Doux è sempre rimasto.

Adesso, LeDoux esegue principalmente versioni acustiche dei brani degli Amygdaloids con  Colin Dempsey  in un duo chiamato So We Are.   Un documentario sulla vita, il lavoro e la musica di LeDoux  è disponibile su Amazon Prime.

Gli Amygdaloids sono scienziati che di notte si spogliano dei loro abiti scientifici e salgono sul palco con canzoni sull’amore e sulla vita, arricchite da spunti tratti dalla ricerca sulla mente, sul cervello e sui disturbi mentali.

 

 

FEARING =  temendo

 J. LeDoux (basato su Emily Dickinson)

Fearing – J. LeDoux (based on Emily Dickinson)

While I was fearing it came
But with less of the fear because
Fearing it so long
Had almost made it dear
There is a fitting dismay
An appropriate despair
Tis harder knowing that fear is due than
Knowing it is here
The waiting is the worse
It ties you up in knots
Anticipation a curse
A thousand empty shots
If to fear were merry
And to worry were gay
How blithe would be the memory
Of that awful day
When hell was turned loose
A full psychic assault
A fearful memory so cruel
Could it be my fault
If recollecting were forgetting
Then I remember not
And if forgetting recollecting
How nearly I forgot
But recollecting is not forgetting
It’s vivid rehearsal of pain
It reminds me of that day It keeps fear in my brain
If recollecting were forgetting
Then I remember not
And if forgetting recollecting
How nearly I forgot

DA :
chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.cns.nyu.edu/ledoux/pdf/Fearing.pd

 

 

 

TEMENDO  — TRADUZIONE

Mentre temevo che arrivasse

Ma con meno paura perché

Temendolo così a lungo

L’avevo quasi reso caro

C’è un appropriato sgomento

Una disperazione appropriata

È più difficile sapere che la paura è dovuta che

Sapendo che è qui

L’attesa è la cosa peggiore

Ti lega in nodi

L’anticipazione è una maledizione

Mille colpi a vuoto

Se temere fosse allegro

E preoccuparsi se fossi gay

Quanto sarebbe allegro il ricordo

Di quel giorno terribile

Quando l’inferno si scatenò

Un assalto psichico completo

Un ricordo spaventoso così crudele

Potrebbe essere colpa mia?

Se ricordare fosse dimenticare

Allora non ricordo

E se dimenticare ricordare

Quanto quasi dimenticavo

Ma ricordare non è dimenticare

È una vivida prova del dolore

Mi ricorda quel giorno

Mantiene la paura nel mio cervello

Se ricordare fosse dimenticare

Allora non ricordo

E se dimenticare ricordare

Quanto quasi dimenticavo

Ma ricordare non è dimenticare

È una vivida prova del dolore

Mi ricorda quel giorno

Mantiene la paura nel mio cervello

Mi fa aspettare

Ma non aspettare invano

Mi fa aspettare

Mantiene la paura nel mio cervello

Mi fa aspettare

Mantiene la paura nel mio cervello

 

DA:

 

GLI AMIGDALOID — LE NEUROSCIENZE INCONTRANO IL ROCK

‘Theory of My Mind’ Lyrics

 

 

NOTA FINALE SU JOSEPH LEDOUX E GLI STUDI SULL’AMIGDALA :

 

All’inizio degli anni ’70, le emozioni venivano liquidate dalla maggior parte dei neuroscienziati come un argomento troppo vago, ma il mentore di LeDoux, Michael Gazzaniga, noto per le sue ricerche sui pazienti con cervello diviso, incoraggiò LeDoux ad approfondire l’argomento.

Era un rischio. Ma la ricerca di LeDoux ha avuto un ruolo fondamentale non solo nel generare nuove conoscenze, ma ha anche contribuito a rendere le emozioni un argomento di tutto rispetto nelle neuroscienze. LeDoux è noto per il suo lavoro sul ruolo dell’amigdala nella formazione delle emozioni, sebbene le sue idee al riguardo siano spesso fraintese.

Ledoux non si era prefissato di studiare l’amigdala. Nelle sue prime ricerche sui ratti, osservò che, esposti a numerosi stimoli, i loro sistemi sensoriali si collegavano ai loro sistemi motori. Ad esempio, se un suono è minaccioso, un ratto – o qualsiasi altro animale, compresi gli esseri umani – potrebbe bloccarsi, con un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna. Nel tracciare la connessione tra i sistemi sensoriali e motori, LeDoux e i suoi colleghi scoprirono l’amigdala, due gruppi di cellule a forma di mandorla situati vicino alla base del cervello. Le informazioni sensoriali, osservò, passano attraverso l’amigdala e vengono poi trasmesse ai sistemi motori.

Sebbene l’amigdala svolga un ruolo nella formazione della paura, dell’ansia e di altre emozioni, non è il “centro della paura” del cervello, come spesso viene erroneamente interpretato. Nelle sue parole:

“L’amigdala è stata a lungo considerata il centro della paura. Ma se per paura intendiamo lo stato mentale, la sensazione di paura, non è l’amigdala ad esserne responsabile. L’amigdala rileva e reagisce al pericolo. La paura è un’interpretazione cognitiva della situazione, sia esterna che interna.”

L’amigdala funge da fulcro tra i sistemi cerebrali, tra i tanti, nella generazione delle emozioni, inclusi i sistemi che regolano la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, gli ormoni dello stress e il blocco nervoso. Le prime ricerche di LeDoux hanno dimostrato le relazioni tra questi sistemi e il resto delle risposte dell’organismo alle minacce.

L’amigdala funge da fulcro tra i sistemi cerebrali, tra i tanti, nella generazione delle emozioni, inclusi i sistemi che regolano la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, gli ormoni dello stress e il blocco nervoso. Le prime ricerche di LeDoux hanno dimostrato le relazioni tra questi sistemi e il resto delle risposte dell’organismo alle minacce.

“Ciò che si perde”, afferma, “è la connessione tra la sensazione di paura e la risposta alla minaccia”. La paura – e altri stati mentali – sono risposte cognitive agli stimoli rilevati dall’amigdala. Le interazioni dei vari sistemi coinvolti, sostiene, creano un circuito di memoria di lavoro che si traduce nella sensazione di paura.

Non sapeva di essere diventato un neuroscienziato, ma LeDoux aveva le mani nel cervello fin da piccolo. Era cresciuto nella cittadina di Eunice, in Louisiana. La sua famiglia possedeva una macelleria. Il suo lavoro consisteva nel rimuovere i proiettili usati per macellare le mucche dai loro cervelli. Descrivendo la sua esperienza, ha acquisito una profonda familiarità con il cervello, senza il linguaggio per descriverla.

Quando LeDoux entrò nel laboratorio di Gazzaniga e iniziò il dottorato in neuroscienze, aveva una laurea triennale in marketing e nessuna esperienza concreta in ambito scientifico. Ma aveva la scintilla e fu ammesso. Nessuno poteva immaginare quanto LeDoux avrebbe avuto un impatto così profondo sul modo in cui neuroscienziati e psicologi interpretano le emozioni, in particolare la paura e l’ansia.

Verso la fine del diciannovesimo secolo, William James propose un’idea simile a quella di LeDoux: che il nostro corpo risponda agli stimoli prima di diventare coscienti.

“Per me”, spiega LeDoux:

 

“C’è molto di più nelle interpretazioni cognitive: lo schema mnestico che integra le informazioni sulla situazione, su cosa siano il pericolo e la paura, sui pericoli passati, su come si è sentito il corpo. Gli schemi sono il modello preconscio da cui nasce la sensazione di paura. Poiché nessun altro ha il tuo schema, nessun altro ha la tua paura. E solo perché possiamo tradurre la parola paura in diverse lingue non significa che le persone di culture diverse provino la stessa sensazione di paura. Le tue esperienze personali e lo schema che ne deriva sono quindi in parte plasmati dalla tua cultura (e dalla/e sottocultura/e).”

 

Se la paura e l’ansia fossero semplicemente prodotti dell’amigdala, sarebbe molto più difficile cambiare il nostro rapporto con esse, ad esempio attraverso l’esercizio fisico, la psicoterapia , la terapia dell’esposizione o la terapia cognitivo-comportamentale , lo yoga, la meditazione o le pratiche somatiche. La ricerca di LeDoux ha implicazioni per tutte queste modalità terapeutiche. Nella sua vita personale, la musica ha svolto un ruolo terapeutico.

“Neuroscience and Emotions” racconta anche la carriera musicale di LeDoux , dimostrando la stretta affinità tra la sua ricerca e la sua musica. Lui e i suoi compagni di band definiscono il loro genere come “heavy mental”. Le loro canzoni parlano di cervello, psicologia e disturbi mentali. Ma l’affinità più interessante è il rapporto tra musica ed emozioni.

LeDoux ha suonato per tutta la vita, ma ha iniziato a dedicarsi seriamente alla musica dopo aver vissuto una tragedia personale. Nel documentario, racconta di come la musica gli abbia portato conforto e stimoli.

Sebbene la musica non allevi il dolore , può aiutare una persona a stabilire un nuovo rapporto con l’emozione. La musica – scriverla, suonarla, ascoltarla – può portare l’ inconscio alla coscienza. Quando un topo sente una nota, risponde con il corpo. Lo stesso vale per gli esseri umani. Sebbene LeDoux non studi la relazione tra musica ed emozione, la mette in scena attraverso la sua musica.

Come la ricerca di LeDoux ha dimostrato nel tempo, nessun sistema nel cervello agisce da solo, ma in relazione ad altri. Quindi non dovrebbe sorprendere che stia rivolgendo la sua attenzione a queste interconnessioni.

 

Se LeDoux vuole che sappiamo una cosa, è che l’amigdala non è un centro della paura. Al contrario, è un tassello importante in queste interconnessioni. Nella poesia di Dickinson che LeDoux ha adattato in forma di canzone, descrive dettagliatamente le oscillazioni cognitive della paura che rendono i sentimenti di paura e ansia così minacciosi. Dickinson, generalmente in anticipo sui tempi, esplora le vicissitudini degli stati di paura. Dickinson, come LeDoux, ci ricorda che queste sensazioni dolorose, come tutte le emozioni, cambiano con il tempo e l’esperienza.

 

 

DA : 

https://www.psychologytoday.com/us/blog/the-elusive-brain/202308/how-the-brain-really-generates-fear-and-anxiety

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1 risposta a ANSA.IT 14 APRILE 2025 — LA PAROLA DELLA SETTIMANA : ” ANSIA ” — Paura, panico, ansia e angoscia: è un groviglio di profondi timori generalizzati + Amygdaloids– Le neuroscienze incontrano il rock

  1. DONATELLA scrive:

    Direi che, in generale, l’ansia è intimamente connessa con la condizione umana. Poi può aumentare o diminuire in base a quello che stiamo vivendo nei vari momenti della nostra vita.

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