La fine. Amburgo 1943
Lo scrittore Nossack era in vacanza in campagna quando, alla fine del luglio 1943, i bombardamenti incendiari angloamericani rasero al suolo Amburgo, la sua città. Dalla sua casa al di là dell’Elba poté assistere alla distruzione della città, poi alla fiumana dei profughi in cerca di salvezza. Infine, poté rientrare in città e vedere lui stesso un paesaggio infernale di macerie e di morte, il lento riprendere della vita.
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Come negli scorsi anni La Germania bombardata di Friedrich e la Storia naturale della distruzione di Sebald, anche il libro di memorie di Nossack affrontò a suo tempo il tema dei bombardamenti alleati in Germania durante la seconda guerra mondiale.
Nel luglio del 1943 Amburgo venne infatti rasa al suolo dalla Royal Air Force e dal Bomber Command.
Gli attacchi aerei sulla città durarono quattro notti e quattro giorni. Il numero delle vittime compiuto dai raid di 1.800 bombardieri fu tra le sessanta e le centomila.
A questo tragico bilancio si aggiungano le migliaia di sfollati che riuscirono a fuggire dalle loro case in fiamme. La tempesta di fuoco li sorprese nel cuore della notte e li costrinse ad abbandonare tutto per mettere in salvo almeno la vita. Si riversarono sulle strade senza portare nulla con sé. Non avevano né vestiti, né denaro, né oggetti di valore. Si ritrovarono d’un tratto nullatenenti e senza fissa dimora. L’autore dell’opera è uno di coloro che, come tantissimi, perse tutto dall’oggi al domani e che all’improvviso dovette reinventarsi da capo un’esistenza, un lavoro, un’identità. I bollettini ufficiali del Reich sminuirono l’accaduto e ridussero considerevolmente il numero dei morti, ma in realtà il problema degli sfollati fu di difficile gestione per le stesse autorità.
Ma quale fu l’obiettivo degli Alleati in una guerra totale che non aveva rispetto nemmeno per i civili? Su Amburgo, insieme alle bombe, caddero anche montagne di volantini che annunciavano, con numeri e statistiche alla mano, la sconfitta pressoché imminente della Germania. Gli Alleati sperarono che i tedeschi si opponessero al regime, e lo rovesciassero, per arrivare il prima possibile alla capitolazione del Reich A differenza dell’Italia di Mussolini, però, la Germania del führer mantenne un controllo strettissimo sulla società.
Francesca Somenzari
foto Babelio
Hans Erich Nossack (Amburgo, 30 gennaio 1901 – Amburgo, 2 novembre 1977) è stato uno scrittore, drammaturgo e giornalista tedesco, uno degli scrittori tedeschi del secondo dopoguerra più popolari e apprezzati dal pubblico.
Hans Erich Nossack esordì nella letteratura già da adolescente, con opere di generi differenti, che però vennero censurate dal regime nazista e che furono distrutte, per la maggior parte, durante un bombardamento nella seconda guerra mondiale.
Quindi le sue prime pubblicazioni risalirono al dopoguerra, quando si mise in evidenza come un importante esponente dell’avanguardia.
Uno dei temi principali delle sue opere, racconti, drammi, saggi, riguardò le possibilità di una vita dignitosa e decorosa nell’ambito della società contemporanea e dell’esistenza della vita umana alla luce di quanto accaduto prima e durante la seconda guerra mondiale.
La una prosa vicina al surrealismo, si intrise di elementi esistenzialisti, più aderenti con i pensatori e scrittori francesi, Albert Camus e Jean-Paul Sartre, che con i filosofi tedeschi.
Nossack si dimostrò uno degli interpreti più singolari e problematici delle tematiche belliche e sociali.
Dopo il romanzo fantastico Nekya. Rapporto di un sopravvissuto (Nekya. Bericht eines Überlebenden, 1947), il cui titolo è derivato dal canto XI dell’Odissea, dove si descrive il regno dei morti, il suo scritto più importante si rivelò Intervista con la morte (Interview mit dem Tode, 1948), incentrato su dieci narrazioni, sia autobiografiche sia fantasiose, tra le quali emerse quella sulla distruzione di Amburgo.
Il titolo del romanzo rispecchiò tutta la sua produzione letteraria, basata sulla tematica della fine, del crollo, con conseguenze nichilistiche.
Anche l’argomento dell’amore, fondamentale nei romanzi Al più tardi in novembre (Spätestens im November, 1955, tradotto in italiano nel 1960) e Il fratello minore (Der jüngere Bruder, 1958), si coniugò con la tematica della morte.
Il suo stile letterario, ricco di simboli e parabole fu molto distante da una narrazione realistica, inoltre gli aspetti visionari ingrandirono il tono irreale.
UN ALTRO LIBRO DELL’AUTORE IN ITALIANO:
Nekya. Resoconto di un sopravvissuto
Artemide, 2021
Testimone oculare dell’Operazione Gomorrah, Hans Erich Nossack (1901-1977), “il più grande scrittore tedesco del dopoguerra” secondo Sartre, traccia in questo come in altri racconti scritti durante e dopo la guerra un confronto serrato con le possibilità di reazione esistenziale al nulla, assurto ad unica certezza ontologica dell’io. Abbozzato nel 1942, Nekyia fu pubblicato con il sottotitolo Bericht eines Überlebenden (Resoconto di un sopravvissuto) nel 1947 e rappresenta uno dei testi di Nossack di più difficile accessibilità. Visione poetica e costruzione intellettuale dal taglio surrealista, il racconto offre, nella sua intricata cornice simbolico-mitica, un viaggio regressivo nell’atemporale. La catabasi apre le porte al dialogo con i modelli della tradizione culturale occidentale, unico residuo del passato annientato dall’incursione della storia, mentre figure archetipiche (che richiamano alla saga degli Atridi) assurgono ad annunciatori di un possibile superamento del trauma, della catastrofe e, soprattutto, della colpa. Il mito di Oreste e il viaggio di Odisseo (esplicitamente evocato già dal titolo, che richiama l’XI Canto dell’Odissea) si intrecciano con visioni apocalittiche e paesaggi lemurici, funzionali alla rappresentazione di quel punto zero che Nossack destoricizza e riconduce al mito.
chiara, mi ha fatto piacere conoscere questo personaggio, pur per quel poco che mostro, con desiderio di risentirlo meglio vicino leggendo qualcosa di suo, fortunatamente pubblicato in italiano
E’ sicuramente molto interessante. Grazie per avercelo fatto conoscere.