LUCIO CARACCIOLO, Il papa che si sentiva Matteo — LIMESONLINE –21 APRILE 2025  aggiorn. 20.33

 

 

 

LIMESONLINE –21 APRILE 2025  aggiorn. 20.33
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Il papa che si sentiva Matteo

 

Jorge Mario Bergoglio è morto oggi, 21 aprile 2025, a Roma. La sua impronta rimarrà nella storia.

 

di Lucio CARACCIOLO

 

 

DUE FOTOGRAFIE DIVERSE DELL’OPERA DI CARAVAGGIO

https://it.wikipedia.org/wiki/Vocazione_di_san_Matteo#/media/File:Michelangelo_Caravaggio_040.jpg

 

 

https://www.limesonline.com

Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571-1610), Vocazione di San Matteo. Olio su tela

 

 

Papa Francesco è morto oggi, 21 aprile 2025, Natale di Roma, a Roma. In attesa di approfondirne la figura e l’opera, a noi piace ricordarlo così.

Quando, da arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio s. j. veniva a Roma per mettere a dura prova la sua fede, usava stabilirsi in via della Scrofa. A pochi passi da San Luigi dei Francesi, dove è custodita La Vocazione di San Matteo, capolavoro di Caravaggio, ispirato a Matteo, 9-13.

Bergoglio amava contemplare quell’olio in chiaroscuro che rivoluziona il modo di raffigurare il sacro, riportandolo alla sua umana storicità.Nella stanza spoglia domina la scena la mano di Gesù che indica il giovane gabelliere Matteo piegato a raccattare i soldi sparsi sul tavolo, mentre altri ne tiene nascosti in un sacchetto. ( 1  nota al fondo )

 

Il futuro Francesco si identifica con il pubblicano, odiato collettore di tasse: “Quel dito di Gesù così…verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo. È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: ‘No! Non a me! No, questi soldi sono miei!’. Ecco, questo sono io: un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi. E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a pontefice: ‘Peccator sum, sed super misericordia et infinita patientia Domini nostri Iesu Christi confisus et in spiritu penitentiae accepto’” 1. ( Sono un peccatore, ma avendo fiducia totale nella grandissima misericordia e nell’ infinita pazienza del Signore Nostro Gesù Cristo, con spirito penitente, accetto )

Di sé stesso, peccatore misericordiante, Francesco amava dire: “Sì posso dire che sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo” 2.

Furbizia e ingenuità si incrociano nel colpo di genio con cui il 18 agosto 2014, improvvisando con i giornalisti di ritorno dalla Corea, lancia: “E oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: ‘Lei sa, Padre, che siamo nella terza guerra mondiale, ma a pezzi?'”.

L’amico vaticanista Lucio Brunelli, incuriosito, gli fa recapitare una mail per sapere chi mai fosse Qualcuno. Il papa gli risponde con una telefonata, che lui racconta così: “Mi disse che il misterioso ‘Qualcuno’ non esisteva, l’idea era venuta a lui, ma gli sembrava inopportuno, lì per lì, attribuirsene in modo diretto la paternità. Era il frutto di tanti colloqui con vescovi e nunzi nelle aree di crisi. La terza guerra mondiale era già scoppiata, ma si combatteva su diversi scacchieri, coinvolgeva tante e diverse forze sul campo, che spesso agivano ‘per procura’ delle grandi potenze. Mi citò come esempio la guerra in Siria, dove ‘i siriani mettevano i morti e le grandi potenze le armi’” 3.

 

Per ricordare la memoria di un papa la cui impronta resterà nella storia, non solo e forse nemmeno tanto della Chiesa, a noi mestieranti della geopolitica piace ricordarlo come facemmo nel marzo 2014, nel volume Le conseguenze di Francesco:

Francesco è convinto che Dio abbia un suo ‘punto di vista’ sul creato. A ogni buon cristiano il compito di discernerlo, secondo la lezione di Sant’Ignazio. Al papa di farne la cifra del suo ministero. Impresa infinita ed esigente, specie per chi si ostenta ‘indisciplinato nato, nato, nato’, fugge gli accademismi, scarta il pensiero sistematico perché lo ama ‘incompleto’ si vuole ‘decentrato’, ‘sempre in tensione’, da buon gesuita. Ma sa, con il fondatore della Compagnia, che ‘i grandi princìpi devono essere incarnati nelle circostanze di luogo, di tempo e di persone’. Una definizione dell’ignaziano discernimiento – la postura dello spirito che cerca di cogliere la volontà celeste per orientarvi la missione in terra – che più geopolitica non si può. Nel metodo, ma soprattutto nelle conseguenze” 4.


NOTE

1 – PAPA FRANCESCO, La mia porta è sempre aperta. Una conversazione con Antonio Spadaro, Milano 2013, Rizzoli, pp. 24-25.

2 – L. BRUNELLI, Papa Francesco. Come l’ho conosciuto io, Cinisello Balsamo 2020, Edizioni San Paolo, p. 123.

3 – Ivi, pp. 126-127.

4 – “Primerear o balconear”, editoriale di Limes n. 3/2014, “Le conseguenze di Francesco”, p. 8.


Qui i numeri di Limes dedicati al pontificato di Francesco:

 

1. nota del blog- chi è Matteo nel quadro ?

Nel quadro  ” Vocazione di San Matteo “, Cristo, accompagnato da San Pietro, chiama Levi (poi rinominato Matteo), un esattore delle tasse, a essere suo discepolo. Questi siede a un tavolo assieme ad altri personaggi, probabilmente altri pubblicani, intenti a contare del denaro. Il gesto di Cristo causa una diversa reazione in ciascuno dei presenti, le cui espressioni denotano di volta in volta stupore, fastidio, diffidenza; san Matteo è identificato nell’uomo anziano e barbuto seduto dirimpetto allo spettatore, che punta il dito contro sé stesso quasi a chiedere «State davvero chiamando me?». Parte della critica tende invece a identificare Matteo nel giovane seduto a capotavola, che sèguita a contare e rimane del tutto indifferente alla chiamata; questa ipotesi è tuttavia ritenuta improbabile[5], anche perché l’uomo anziano presenta caratteristiche fisiognomiche sovrapponibili al soggetto rappresentato nelle altre due tele, rendendole di fatto un piccolo ciclo.

L’opera è nota per essere la prima in cui Caravaggio fa un uso ragionato della luce, caratteristica che diventerà distintiva della sua pittura. La scena è infatti immersa nella penombra: l’unica fonte di illuminazione è una lama di luce che proviene dall’angolo in alto a destra, la cui origine si trova all’esterno del riquadro. Essa ha una doppia funzione, una pratica e l’altra simbolica: serve infatti a far emergere le figure e conferire loro realismo, ma anche a rappresentare visivamente l’intervento salvifico della Provvidenza: la luce segue infatti il gesto di Cristo, colpendo in pieno Matteo.

San Matteo e il gruppo di persone che siedono con lui veste alla moda di fine XVI – inizi XVII secolo, a differenza di Gesù e di San Pietro. Anche questo espediente diventerà una costante nei lavori di Caravaggio: rappresenta la potenza del messaggio cristiano, capace di trascendere i secoli. Il fatto stesso che la scena si svolga in un ambiente chiuso, simile alle bettole che l’artista frequentava (molto comuni a fine ‘500), dimostra il carattere atemporale dell’opera.

La scansione radiografica dell’opera ha mostrato che in origine non era presente la figura di san Pietro, aggiunta successivamente.

 

DA : WIKIPEDIA

https://it.wikipedia.org/wiki/Vocazione_di_san_Matteo

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1 risposta a LUCIO CARACCIOLO, Il papa che si sentiva Matteo — LIMESONLINE –21 APRILE 2025  aggiorn. 20.33

  1. DONATELLA scrive:

    Affascinante, come sempre, osservare il dipinto di Caravaggio: i personaggi sono raffigurati nella realtà storica contemporanea al grande artista, ma una luce illumina la scena, qualcosa di superiore perfino al denaro sparso sul tavolo: realismo e spiritualità mescolati come sempre nell’animo umano.

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