Jacques Le Goff ( Tolone, 1º gennaio 1924 – Parigi, 1º aprile 2014 )
Laterza 2002
“Nell’attrattiva che su ogni storico esercita la tentazione di raccontare la vita di un uomo (o di una donna) del passato, di scrivere una biografia che si sforzi di raggiungere la sua verità, Francesco è stato ben presto l’uomo che più di qualunque altro ha suscitato in me ildesiderio di farne un oggetto di storia totale, storicamente e umanamente esemplare per il passato e il presente”(Dalla Prefazione). Jacques Le Goff è tra i massimi storici viventi del Medioevo. (2002 )
Jacques Le Goff
“Il Papa vuole cambiare la Chiesa
proprio come fece San Francesco”
Lo storico francese, che a San Francesco d’Assisi ha dedicato un saggio, racconta la povertà e la risata, simboli del santo
di FABIO GAMBARO
LA REPUBBLICA 05 ottobre 2013 / LINK
ASSISI- PARROCCHIA SAN FRANCESCO D’ASSISI
GIOTTO- LA LEGGENDA DI SAN FRANCESCO
UN DIPINTO ATTRIBUITO A CIMABUE
Tavola di San Francesco, Museo della Porziuncola
Attribuito a Cimabue- link
L’INTERVISTA:
PARIGI –
Le Goff: “Prima di essere l’autore del Cantico delle Creature, San Francesco è l’uomo che dice no al denaro”.
Per Jacques Le Goff, l’appello alla povertà è il tratto fondamentale del santo d’Assisi. Il celebre storico francese, che al poverello ha dedicato un importante saggio intitolato San Francesco d’Assisi (Laterza), lo ricorda commentando le ultime dichiarazioni di papa Bergoglio:
Le Goff :: “Al di là della complessità del personaggio, San Francesco rappresenta la condanna vivente del denaro. Figlio di un mercante che aveva viaggiato molto tra l’Italia e la Francia, da dove peraltro importò il nome Francesco, nulla sembrava predisporlo alla scelta di povertà. Il rifiuto della ricchezza fu innanzitutto l’espressione di una rivolta nei confronti del padre, ma poi vi diede anche un valore sociale e collettivo, quando si spogliò dei vestiti e dei beni materiali davanti al Vescovodi Assisi”.
Evocando una chiesa della povertà, il Pontefice si muove nel solco della più autentica tradizione francescana?
Le Goff : “Direi di sì. In un periodo di crisi economica, dove la povertà aumenta mentre una minoranza non cessa di arricchirsi, la figura di San Francesco acquista una forza tutta particolare. Anche il santo d’Assisi immaginava una Chiesa della povertà contrapposta alla Chiesa dei potenti. Fu però un sogno che non riuscì a realizzare. Dato che era un cristiano molto pio, accettò di fare delle concessioni al papato. Insomma, alla fine non è riuscito a riformare la chiesa”.
Papa Francesco può riuscirvi?
Le Goff :: “Il Vaticano è ancora un simbolo di ricchezza. Tentare di combattere il denaro sul piano simbolico come su quello concreto è un’impresa molto difficile. Il pontefice però ha cominciato a muoversi in questa direzione. Ad esempio, rendendo pubblici i conti della banca vaticana, un fatto molto importante in nome di quel rinnovamento che vuole rendere la Chiesa più trasparente e più vicina agli uomini. Proprio come voleva San Francesco. Naturalmente, per riuscirvi dovrà scontrarsi con il carattere intrinsecamente monarchico della Chiesa”.
Nel suo libro, lei sottolinea la dimensione della gioia e del riso in San Francesco. È un aspetto decisivo?
Le Goff ::“Certamente. La dimensione gioiosa del poverello è un vero elemento di novità e di rottura, perché fino ad allora tutto il cattolicesimo si era costruito in contrapposizione al riso. La regola benedettina intimava di non ridere. Il riso era considerato nemico di Dio. Francesco invece ride liberamente, esprimendo così un modo diverso e più gioioso di rapportarsi al mondo. Questo tratto è evidente anche in Papa Bergoglio. A differenza di Benedetto XVI, Francesco è un papa che parla, proprio come il santo che parlava a tutti, perfino agli uccelli”.
Le Goff : Perché San Francesco continua ad affascinarci?
“Perché veicola atteggiamenti e valori considerati essenziali dalla maggior parte del mondo cristiano. La critica del denaro e dei banchieri, la povertà e la solidarietà rendono San Francesco molto vicino alle nostre preoccupazioni, specie in tempo di crisi. Ispirandosi a lui, il Pontefice diventa l’uomo della semplicità e dell’apertura che molti cercano nella Chiesa da sempre, senza trovarlo”.
CANTO XI DEL PARADISO DI DANTE ALIGHIERI– vedi Nota al fondo
Intra Tupino e l’acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d’alto monte pende
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo.
Di questa costa, là dov’ ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange.
Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Orïente, se proprio dir vuole
Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
de la sua gran virtute alcun conforto;
ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
la porta del piacer nessun diserra;
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
poscia di dì in dì l’amò più forte.
Questa, privata del primo marito,
millecent’ anni e più dispetta e scura
fino a costui si stette sanza invito;
né valse udir che la trovò sicura
con Amiclate, al suon de la sua voce,
colui ch’a tutto ’l mondo fé paura;
né valse esser costante né feroce,
sì che, dove Maria rimase giuso,
ella con Cristo pianse in su la croce.
Ma perch’ io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso.
La lor concordia e i lor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi;
tanto che ’l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo.
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.
Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l’umile capestro.
Né li gravò viltà di cuor le ciglia
per esser fi’ di Pietro Bernardone,
né per parer dispetto a maraviglia;
ma regalmente sua dura intenzione
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
primo sigillo a sua religïone.
Poi che la gente poverella crebbe
dietro a costui, la cui mirabil vita
meglio in gloria del ciel si canterebbe,
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l’Etterno Spiro
la santa voglia d’esto archimandrita.
E poi che, per la sete del martiro,
ne la presenza del Soldan superba
predicò Cristo e li altri che ’l seguiro,
e per trovare a conversione acerba
troppo la gente e per non stare indarno,
redissi al frutto de l’italica erba,
nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno.
Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
piacque di trarlo suso a la mercede
ch’el meritò nel suo farsi pusillo,
a’ frati suoi, sì com’ a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,
e comandò che l’amassero a fede;
e del suo grembo l’anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara.
Pensa oramai qual fu colui che degno
collega fu a mantener la barca
di Pietro in alto mar per dritto segno;
e questo fu il nostro patrïarca;
per che qual segue lui, com’ el comanda,
discerner puoi che buone merce carca.
Ma ’l suo pecuglio di nova vivanda
è fatto ghiotto, sì ch’esser non puote
che per diversi salti non si spanda;
e quanto le sue pecore remote
e vagabunde più da esso vanno,
più tornano a l’ovil di latte vòte.
Ben son di quelle che temono ’l danno
e stringonsi al pastor; ma son sì poche,
che le cappe fornisce poco panno.
Or, se le mie parole non son fioche,
se la tua audïenza è stata attenta,
se ciò ch’è detto a la mente revoche,
in parte fia la tua voglia contenta,
perché vedrai la pianta onde si scheggia,
e vedra’ il corrègger che argomenta
“U’ ben s’impingua, se non si vaneggia”».
DA :
Edizione: La Commedia secondo l’antica vulgata
a cura di Giorgio Petrocchi
Casa Editrice Le Lettere
Firenze, 1994
MANCA L’INIZIO DEL CANTO CHE TROVATE NEL LINK:
*** chi parla di Francesco è San Tommaso
https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Paradiso/Canto_XI
NOTA SUI PRIMI VERSI DI DANTE SU FRANCESCO:
Il fiume Cascio nella Piana di Valfabbrica
In questi versi si spiega che tra i fiumi Topino e Chiascio (quest’ultimo scende dal monte Ausciano dove il beato Ubaldo si ritirò in eremitaggio) digrada la fertile costiera del monte Subasio, dalla quale Perugia riceve il calore estivo e il freddo invernale dal lato di Porta Sole; dalla parte opposta del monte ci sono invece Nocera Umbra e Gualdo Tadino, in posizione svantaggiosa.
Da questa costiera del monte, dove essa è meno ripida (ad Assisi), nacque un Sole per il mondo (San Francesco), come il Sole vero e proprio sorge talvolta dal fiume Gange (all’equinozio di primavera, quando è più luminoso).
Perciò, se qualcuno parla di quella città, non la deve chiamare Ascesi (Assisi), ma Oriente, poiché ha dato i natali al Santo.
ALTRO :
REGIONE UMBRIA –
VALFABBRICA, PROV. DI PERUGIA
https://www.halleyweb.com/c054057/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/313
TRAILER UFFICIALE DEL FILM DI ZEFFIRELLI RESTAURATO — IN USCITA NELL’OTTOBRE 2024
7 minuti ca
del film non restaurato– molto piacevole — anche noi ” sogniamo ” di fare così con Netanyahu…
video, 14 min. ca-
San Fr4ancesco dal Papa
San Francesco l’ha scampata bella!