APPELLI. Sulla sanità «non possiamo restare in silenzio». Presentato in Senato l’appello firmato da oltre 130 associazioni a difesa della sanità pubblica. La mancanza di fondi, le assicurazioni private, il mercato farmaceutico e l’autonomia differenziata i veri nemici del diritto universale alla salute. Il Manifesto, 30 aprile

 

 

 

 

IL MANIFESTO 30 APRILE 2025
https://ilmanifesto.it/sulla-sanita-non-possiamo-restare-in-silenzio

 

Appelli

Sulla sanità «non possiamo restare in silenzio»

 

 

L interno dell'ospedale Lotti di Pontedera nel 2011

L’interno dell’ospedale Lotti di Pontedera nel 2011, foto Ansa – Ansa

 

 

 

Andrea Capocci

 

 

È stato presentato oggi in Senato il documento «Non possiamo restare in silenzio», che chiede alla politica azioni concrete per salvaguardare il diritto universale alla salute.

 

Non si tratta del primo appello in materia, ma questo è rilevante per almeno due motivi.

Il primo è l’ampio numero delle associazioni coinvolte.

L’altro è la natura qualificata del mondo di provenienza.

L’appello infatti riunisce comitati e intellettuali che da anni praticano la materia. Alla sua elaborazione hanno partecipato, tra gli altri, l’Associazione Salute Diritto Fondamentale, il Laboratorio Salute e Sanità, l’associazione “Salute internazionale”, il “Forum Diseguaglianze e Diversità”, il Gruppo Abele e CittadinanzAttiva. Il documento può così mettere a fuoco questioni centrali ma spesso trascurate dal dibattito sul diritto alla salute

Certo, i riferimenti al cronico sottofinanziamento del Ssn e alla necessità di nuove iniezioni di personale non mancano. Il nostro «è un sistema che costa meno di tutti gli altri e produce più salute di tutti gli altri, e i confronti internazionali ce lo dimostrano» dice l’ex-ministra della sanità Rosy Bindi, intervenuta nell’incontro al Senato. 

 

Ma il documento punta il dito sui fondi integrativi, le assicurazioni sanitarie private ormai sdoganate anche in una parte del mondo sindacale e della sinistra.

Fu proprio il fallimento delle mutue professionali a stimolare l’istituzione della sanità pubblica nel 1978.

Da allora, i fondi dovrebbero integrare le prestazioni garantite dalla sanità pubblica mentre troppo spesso si sostituiscono ad essa.

«Tra i fondi iscritti all’Anagrafe – spiega il documento – quelli realmente integrativi sono solo il 4%».

Ne consegue la «moltiplicazione delle prestazioni erogate, con il conseguente rischio di aumento di prestazioni e diagnosi inappropriate», cioè inutili. In più, i casi più gravi e meno lucrativi rimangono a carico della sanità pubblica, che così svolge il ruolo della bad company

 

Il documento sottolinea un’altra questione che le famiglie conoscono bene ma che la politica regolarmente ignora: la non autosufficienza. Per cambiare l’approccio al problema oltre a favorire la domiciliarità, secondo gli estensori è necessario garantire

«un governo pubblico del settore dell’assistenza residenziale e semiresidenziale e un’adeguata presenza di strutture pubbliche in un ambito attualmente dominato dalle imprese private».

 

Un altro bubbone che divora fette crescenti della spesa sanitaria è quello dei farmaci, ovviamente a tutto vantaggio delle grandi aziende multinazionali. Con 24 miliardi, rappresenta un quinto della spesa totale a carico dello Stato. Spesso però il prezzo non corrisponde al valore terapeutico, troppi farmaci sono giudicati “innovativi” senza reali evidenze e troppo spesso si ricorre al farmaco “di marca” pur in presenza di un generico della stessa efficacia ma meno costoso. E farmaci che per legge dovrebbero essere gratuiti, come i contraccettivi, in troppe Regioni sono ancora a carico delle donne che ne fanno uso.

 

Il documento sottolinea l’urgenza di portare a compimento la riforma delineata nel Pnrr e finora rimasta largamente incompiuta realizzando le Case di comunità in cui integrare servizi sociali e sanitari «il cui governo deve essere necessariamente pubblico».

«Un percorso formativo specialistico universitario al pari degli altri professionisti del Ssn, e la possibilità di far parte, come loro, della dirigenza medica del Ssn» dovrebbe rimettere i medici di famiglia (oggi lavoratori autonomi) sullo stesso livello professionale dei medici del Ssn. 

 

Non manca un capitolo sulla salute sul lavoro, questione storicamente trascurata. Il documento segnala il peggioramento di tutti gli indicatori. «La ‘causa delle cause’ – vi si legge – è rappresentata dal modo di produzione, dalle condizioni di lavoro, dalla precarietà, dagli appalti al massimo ribasso e dalla diffusione dei subappalti» e «le strategie delle industrie che in nome del profitto promuovono prodotti e scelte nocivi per la salute».

Infine, il documento chiede di escludere la materia sanitaria da quelle su cui le Regioni potranno chiedere l’autonomia differenziata: “già oggi – si legge – la sanità pubblica paga il prezzo di un processo di forte differenziazione regionale, di un ‘federalismo d’abbandono’». Non un appello settoriale, dunque, ma un piano d’azione radicale. La politica, anche quella di sinistra, è avvertita. Astenersi perditempo.

 

 

 

TRA LE 130 ORGANIZZAZIONI  FIRMATARIE DELL’APPELLO- METTIAMO IL LINK DEL :

 

Forum Disuguaglianze Diversità

 PERCHE’ CI E’ NOTO –OLTRE AD AVERNE FIDUCIA

*****   Gruppo di Coordinamento, presieduto da Fabrizio BarcaElena Granaglia e Andrea Morniroli, e si avvale di uno staff.

https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/lappello-non-possiamo-restare-in-silenzio-la-societa-civile-per-la-sanita-pubblica/

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