“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.”
Paul Klee nel suo studio, 1924 — LINK DI ROMA ARTWEEK 21-26 OTTOBRE 2024
qualcosina sulla vita e i burattini ” astratti “
Vita e opere di Paul Klee — di Felix Klee (figlio dell’artista) – pp. 263 –Ghibli, 2020 ++ altro
Nel periodo della sua formazione Klee esitò a lungo, come è noto, tra musica, pittura e poesia; e il fatto di avere infine scelto la pittura, dando così inizio a quella che è forse la più alta e feconda esperienza artistica del Novecento, non gli impedì mai di continuare a coltivare, in modo “disinteressato” e quasi segreto, la ricerca poetica. I sui versi non sono dunque il frutto di un’attività marginale; non si tratta di glosse esistenziali alla sua pittura, ma di oggetti espressivi autonomi e, per così dire, omologhi rispetto a quelli creati dalla sua fantasia figurativa. Come nella pittura, anche nella poesia Klee tende a impadronirsi dei meccanismi originari della genesi cosmica. Indipendentemente dal fatto che il processo sia affidato al linguaggio iconico o a quello verbale, Klee tende all’individuazione e alla messa in scena di codici archetipici. Ed è proprio a questa ricerca grandiosa e, per definizione, infinita che Klee doveva pensare quando scriveva di se stesso: “Nel mondo terreno non mi si può afferrare perché io abito altrettanto bene tra i morti come tra i non nati. Più vicino del consueto al cuore della creazione e ancora troppo poco vicino”.
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paul klee
GUANDA EDITORE – TASCABILI
per chi volesse, l’editore Guanda offre alcune pagine di lettura dell’introduzione di Giorgio Manacorda
LE POESIE E LE IMMAGINI DEI QUADRI DI KLEE SONO TRATTE DA:
https://lombradelleparole.wordpress.com/
Paul Klee-Drawing-365×365
(…)
Per i dolori di molti e per i miei
io ti giudico,
per ciò che non hai fatto.
Ti giudica
il tuo figlio migliore,
il tuo spirito più audace,
a te affine eppure
tanto da te diverso.
Eveline è un sogno verde fra gli alberi, il
sogno di un bambino nudo nella campagna.
Poi mi fu negato di essere felice, quando
arrivai fra gli uomini per non lasciarli più
Una volta mi sono liberato dalla violenza del dolore
e sono fuggito nei campi assolati, abbandonato
al rovente declivio. E ritrovai Eveline, matura
ma non invecchiata. Solo spossata dall’estate
Adesso lo so. Ma lo intuivo solo quando cantavo.
Siate teneri con i miei doni. Non spaventate
la nudità che cerca sonno.
(Poesie tratte da Poesie di Paul Klee, a cura di Giorgio Manacorda, traduzioni di Giorgio Manacorda e Ursula Bavaj; Abscondita; carte d’artisti)
paul klee
1915
Dal sottosuolo
sorge la mia stella
dove abita d’inverno la mia volpe?
dove dorme il mio serpente?
.
LINGUA IRRAZIONALE
-E la ragione se ne andò
nella corrente del vino-
1
Una buona pescata è una grande consolazione.
2
L’abiezione cerca anche quest’anno
di scivolarmi dentro.
3
Io devo essere salvato.
Attraverso il successo?
4
Ha occhi o cammina nel sonno
l’ispirazione?
5
Si piegano talvolta per pregare
le mie mani. Ma il ventre
poco sotto digerisce
e il rene filtra l’urina chiara.
6
Amare la musica soprattutto
significa essere infelici.
7
Dodici pesci,
dodici assassini.
(1901)
.
ASINO
il raglio risuona e mi strazia
udite udite che grazia!
Quando tacque l’usignolo
notevole fu il nulla solo.
Cresce sola e isolata
la pianta d’avorio abbandonata.
Pensieri e pensieri si scambia il mare
non c’è più nulla da afferrare.
C’era una volta una cosa
ha chiesto: cosa
contava qualcosa?
da no a niente
nessun ente
comunque oplà
il senso eccolo qua
entrò l’apparenza
dentro la verità
e divenne possibilità.
UNA SIMILITUDINE
Il sole cova vapori;
i vapori si levano
e combattono contro di lui.
(1899)
AD EVELINE
Ti ho promesso di essere
un uomo onesto. Io voglio
sopportare il tuo sguardo. Devo
inginocchiarmi davanti a Dio.
Poi Eveline salvami tu!
Perché non ho nessuno!
Giocavo col veleno
e mi sono avvelenato,
perché ho voluto chiamarmi fuori?
Ma in fondo tenevo troppo
al bene. Maledetta
colpa, forse è maggiore
di quanto pensassi.
Dimenticare lei con te!
Ma prima, se puoi,
mi dovresti perdonare.
Ti saluto in lontananza.
.
ANEDDOTI VERI
Uno
cui nel più grande dolore
cresca una dentatura da belva.
Deve essere una sorta di naufragio,
quando da vecchi
ancora ci si arrabbia per qualcosa.
. (1905)
***
Ridurre!
Vogliamo dire qualcosa
in più della natura e si fa
l’incredibile errore di volerlo dire
con più mezzi invece
che con meno strumenti.
La luce e le forme razionali
sono in lotta, la luce
le mette in movimento,piega
angoli retti,
curva parallele,
costringe i cerchi dentro gli intervalli,
rende l’intervallo attivo.
Da tutto questo l’inesauribile
diversità.
. (1908)
La creazione vive
come genesi
sotto la superficie visibile
dell’opera.
A ritroso la vedono
tutti gli intellettuali.
Avanti- nel futuro-
solamente gli artisti.
.
EPIGONO
In me scorre il sangue di un tempo migliore.
Sonnambulo del presente
dipendo da una vecchia patria,
dalla tomba della mia patria.
La terra inghiotte tutto
e il sole del sud non lenisce i miei dolori.
(1902)
QUASI UN PROMETEO
Eccomi davanti a te, Giove,
perché ne ho la forza.
Tu mi hai eletto e questo
mi obbliga a te. Sono
saggio abbastanza da pensarti
ovunque, e non cerco
il potente ma il dio buono.
Sento la tua voce dalle nubi:
tu ti tormenti, Prometeo.
Da sempre il tormento è il mio destino
perché sono nato per amare.
Spesso chiedendo e pregando
ho guardato a te: ma invano!
Batta dunque alla tua porta
La grandezza del mio scherno!
E se non basto io,
ti lascio con la tua superbia.
Tu sei grande, è grande
la tua opera. Ma
solo grande all’inizio,
incompiuta.
Un frammento.
Compila!
Allora griderò l’evviva!
Viva lo spazio, la legge
che lo attraversa e misura.
Ma non griderò l’evviva.
Approverò soltanto
l’uomo che lotta.
E il più grande sono io
che lotto con la divinità.
Per i dolori di molti e per i miei
io ti giudico,
per ciò che non hai fatto.
Ti giudica il tuo figlio migliore,
il tuo spirito più audace,
a te affine eppure
tanto da te diverso.
(1901)
.
GUARDANDO UN ALBERO
Gli uccellini sono da invidiare,
evitano
di pensare al tronco e alle radici
beati si dondolano tutto il giorno,
loro che sono leggeri
cantando sull’orlo dei rami.
(1902)
Con fiori, io uomo bambino,
voglio incoronare il tuo pallido viso.
Sulle bianche pareti si legge
Che i crisantemi sono vicini.
Le tue fredde labbra hanno bisogno di una lieve febbre,
forse un bacio le difende dall’arsura.
Come sei bella ora, i tuoi colori,
sono solo apparenza di colori.
I miei occhi voraci volevano
raccogliere nuovi fantasmi.
Se morirò brilleranno molli
due fiori notturni nel crepuscolo.
Ai tuoi occhi dolcemente cerchiati
dirò ich glaube e crederò
quel che vedo morendo.
(1902)
FINESTRE SULL’ARTE.INFO/ ARTE-BASE
Paul Klee, vita, opere e stile del pittore astrattista
https://www.finestresullarte.info/arte-base/paul-klee-artista-astratto-vita-opere-stile
Alcune di queste poesie sono davvero “poesia”.