Roberto Rododendro ci racconta ” un pezzetto della nostra vita giovanile quando in testa e nel cuore ( almeno io ) avevamo Cesare Pavese. ” ( Roberto )

 

 

Son qui per una considerazione o un pezzetto di nostra vita giovanile quando in testa e nel cuore avevamo Cesare Pavese ( almeno io).

 

Quando mi capita una riga o un verso o un romanzo o il diario “lavorare stanca” tanto per dire. Io sono un ragazzo nato nella guerra anche se non la ricordo e con me tanti amici miei ( e alcuni ancora fortunosi vivi) ma ce l’ho nell’anima che a volte penso che ci sia a volte no. Ricordo una sera e poi una notte senza soluzione di continuità, all’Inter bar, via Matteotti _ avevano cambiato da poco il nome della strada da via vittorio emanuele a via Matteotti, un bel salto e sano. All’Inter bar, ricordo che fu Giancarlo a cominciare le prime parole: Pavese e il suo suicidio. non sapevamo darcene una ragione perché le ragioni potevano essere troppe- comunque è un fatto che in quegli anni tra i miei compagni di liceo e no, ci furono un bel pò di tentativi di suicidio e molti furono tentativi riusciti, povere anime, perché in certi casi ci sono. Troppi avvenimenti o cose incombevano su di noi ed eravamo ancora piuttosto fragili, o forse no, chi lo sa? Allora non ci pensavano. E dunque fu una lunga notte, quella all’Inter bar a parlare di Pavese, conosciuto e amato da tutti noi. Il suicidio era di pochi anni addietro e si diceva “per amore “. “verrà la morte e avrà i tuoi occhi” ma no, non era questo. E invece con qualche anno, perchè ci ritornammo, capimmo o pensammo che il peso di una guerra, di sogni anche infranti e sì, anche di un amore non corrisposto, tutto influì, ma noi ragazzi giovani non riuscivamo a capire se fu un atto di coraggio o di paura. Quel periodo, diversamente dai successivi, esempio il ’68, la nostra vita era presa dalla letteratura, dalla filosofia dall’amore, e sì, eravamo anche giovani, e dalla politica, ma per noi esistevamo solo noi, strana famiglia di comunisti individualisti e gli altri, gli ancora tanti fascisti che incontravamo, ovviamente, Sanremo era ( ed è) una piccola città, si conviveva, a volte nascevano perfino amicizie perché una certa gioventù aveva molte esperienze simili e nessuno di noi e di loro visse la parte attiva ed atroce di quel periodo.

 

 

 

Ivan della Mea – ” Sente on po’ Gioan, te se ricordi.. ” — 1966

 

 

 

La prima di una serie di ballate in dialetto milanese scritte da Ivan Della Mea, e dedicate a Gianni Bosio (1923-1971), storico, animatore culturale, fondatore e direttore della rivista “Mondo operaio”, fondatore e direttore delle edizioni “Avanti” poi del “Gallo”, dei “Dischi del sole” e dell’Istituto Ernesto De Martino.

 

1948

 

 

Sent on po’ Gioan, te se ricordet
del quarantott, bei temp de buriana…
Vegniven giò da la Rocca de Bergem
i tosann brasciaà su tutt insema
tutt insema cantaven, cantaven
“Bandiera Rossa”, Gioan, te se ricordet…

Mi s’eri nient, vott ann
e calsetòn e duu oeucc pien de fam per vedè
e mi ho vist, Gioan, e mi ho vist
ind i oecc di tosann brasciaà su insema
la speransa pussee bela, pussee vera
“Bandiera Rossa”, Gioan, te se ricordet…

E quij oeucc mi hoo vist, dopo tri dì,
inscì neger de rabia e de dolor
l’ha vint el pret cont i so beghin
l’ha vint el pret cont i ball e i orazion
Ma ind i oeucc di tosann gh’era la guera
“Bandiera Rossa”, Gioan, te se ricordet
Te se ricordet…

inviata da Bernart Bartleby – 7/6/2017 – 09:00


Traduzione italiana da L’isola mai trovata

 

SENTI UN PO’, GIOVANNI, TI RICORDI

Senti un po’, Giovanni, ti ricordi
del ’48, bei tempi di buriana…
Venivano giù dalla Rocca di Bergamo
le ragazze abbracciate insieme
e tutte insieme cantavano, cantavano
“Bandiera Rossa”, Giovanni, ti ricordi…

Io ero niente, otto anni
e calzettoni e due occhi pieni di fame per vedere
e ho visto, Giovanni, io ho visto negli
occhi delle ragazze abbracciate
insieme la speranza più bella, più vera
“Bandiera Rossa”, Giovanni, ti ricordi…

E quegli occhi li ho visti dopo tre giorni
così neri di rabbia e di dolore
ha vinto il prete con le sue beghine
ha vinto il prete con le sue balle e le preghiere.
Ma negli occhi delle ragazze c’era la guerra
“Bandiera Rossa”, Giovanni, ti ricordi…
Ti ricordi…

 

 

segue da :

Te se ricordet, Gioan, de me fradel

 

 

Te se ricordet, Gioan, de me fradel
de quand rivava al sabet de Milan
e coi cavej an’mò bianch de segadura
del Deposit Legnami Via Cenisio…
Te se ricordet la famm foeura di dent
ch’el gh’aveva e come el mangiava
prima de ‘ndaa a la cà de la cultura.
Quatordes luli, Gioan, del quarantott
e a Togliatti g’han sparà in Parlament;
el me visin, magutt: «A l’è ‘l moment
de ‘ndà giò in piazza», ‘l diseva, e poeu la sira
tacà la radio «Viva Bartali!» el vosava.
«el Gir de Francia l’ha vinciuu, che campion!»,
e i democristi han vinciuu i elezion.
Riva el cinquanta, Gioan, l’Anno Santo
cont la Madona su e giò per l’Italia,
papa Pacelli l’ha fat el Giubileo:
“santa crociata” contra i comunista,
giò acqua santa e l’era on gran pregà…
L’era ‘l cinquanta, Gioan, te se ricordet,
l’era ‘l cinquanta ‘l Pavese ‘l s’è copaa.
Te se ricordet, Gioan, de me fradel,
l’è tornaa a cà ai des or de la sira,
facia gialda e ugiai in fond al nas:
«L’è mort Pavese», l’ha dit, «el s’è copaa»,
e la vos la sonava ciara e dura;
e l’ha mangiaa del grana e una pera
prima de ‘ndà a la cà de la cultura…
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1 risposta a Roberto Rododendro ci racconta ” un pezzetto della nostra vita giovanile quando in testa e nel cuore ( almeno io ) avevamo Cesare Pavese. ” ( Roberto )

  1. DONATELLA scrive:

    Quegli anni, a ricordarli adesso, mi sembrano come rivestiti da una nebbia, non quella cattiva che non fa vedere niente, ma da una nebbiolina quasi trasparente. Conoscevamo poche cose, la scuola non era un granché, i compagni e soprattutto le compagne di scuola erano invece per noi dei riferimenti. Uscivamo dal bozzolo della famiglia e si aprivano davanti a noi grandi spazi. Ci interessavano le questioni politiche, sociali, culturali. Eravamo piccoli ma con una grande voglia di cambiare in meglio il mondo. Ci è rimasto fortunatamente questo grande desiderio, migliorare la nostra vita e quella degli altri: non è poco, abbiamo vissuto una grande stagione. Purtroppo non frequentavamo i bar, essendo donne, come invece faceva il nostro Roberto. Di queste mancate frequentazioni mi rammarico, ma pazienza, ho cercato di rimontare in seguito, con un certo successo.

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